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La convenzione di Unione di Parigi del 1883 e l’accordo di Madrid del 1891

Per il peso assunto dall’indicazione geografica nei rapporti commerciali come valore economico e concorrenziale, gli Stati iniziarono a consludere accordi

multilaterali già a partire dalla fine dell’800, così vietandone usi impropri e fraudolenti. È del 1883 la Convenzione dell’Unione di Parigi, il primo trattato in forza del quale le indicazioni di provenienza o denominazioni d’origine vengono ricondotte nell’alveo della proprietà intellettuale, ex art. 1. La disposizione contenuta all’art. 10 della Convenzione medesima vieta le importazioni di prodotti recanti una indicazione falsa relativa alla provenienza e, ex art. 10 bis, si considera atto di concorrenza sleale l’uso di indicazioni idonee a determinare nel pubblico un errore, fra l’altro, sulle caratteristiche delle merci180. Dunque la CUP identifica le indicazioni geografiche come un diritto di proprietà intellettuale autonomo, anche se non ne fornisce chiarimenti sulla nozione, a dimostrazione del fatto che la preoccupazione dell’Accordo è soprattutto quella di impedire l’uso fraudolento di una “indication of source”, ossia il riferimento ad un’area geografica da cui il prodotto non provenisse effettivamente.

Relativamente alla genericità di un marchio contenente un’indicazione geografica, inoltre, l’art. 6 bis da applicazione al principio di priorità nei casi in cui vi fosse stato conflitto tra segni identici, attribuendo, in questo modo, maggior peso alla situazione de facto creatasi nel Paese in cui i prodotti venivano esportati.

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Cfr. J.FLODGREN, Geographical Indications and Trademarks: Synergies and Conflicts in the International

Market, 2009, pag. 5: “However, the Paris Convention does not stipulate any particular requirements as to

“quality, characteristic or reputation of the identified product”, in which aspect it differs from some more recently adopted legal frameworks.”

Infine, l’art. 19 della Convenzione di Parigi autorizza le Parti a stipulare tra loro speciali accordi per la protezione della proprietà industriale, cosa che è avvenuta, in primis, nel 1891 con l’Accordo di Madrid181.

A seguito della scarsa efficacia della Convenzione di Parigi182, già nel 1891 alcuni Paesi, in prevalenza europei, che avevano maggiori interessi a ottenere una migliore protezione internazionale delle indicazioni di provenienza e delle denominazioni di origine conclusero un nuovo trattato, finalizzato a reprimere l’uso di indicazioni di provenienza false o ingannevoli, noto come Accordo di Madrid. Quest’ultimo detta precise regole per la repressione di indicazioni di provenienza false o ingannevoli, obbligando gli Stati membri a impedire non solo l’uso di “false” indicazioni di provenienza, ma anche l’uso di indicazioni di provenienza e di denominazioni di

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Un importante contributo per la comprensione della Convenzione dell’Unione di Parigi è fornito da M.HOPPERGER, Geographical indications in the international arena: the current situation, relazione discussa

in occasione dell’ International Symposium on geographical Indications, tenutosi a Pechino, 26 – 28 luglio 2007, consultabile in

www.wipo.int/edocs/mdocs/geoind/en/wipo_geo_bei_07/wipo_geo_bei_07_www_81753.doc Nello specifico, pagg. 8 ss.: “A provision prohibiting the use of a false indication of source appeared as early as in the original text of the Paris Convention of 1883. However, that protection was rather limited, since the prohibition was only applicable where the false indication of source was used in conjunction with a

fictitious or non-existing trade name. Article 10 of the Paris Convention in its current version sets forth that, in cases of “direct or indirect use of a false indication of the source of the goods or the identity of the producer, manufacturer or merchant,” Article 9 of the Paris Convention should be applicable. Article 9 provides that goods bearing a false indication of source are subject to seizure upon importation into countries party to the Paris Convention, or within the country where the unlawful affixation of the indication of source occurred or within the country of importation. This seizure shall take place at the request of the public prosecutor, or any other competent authority, or any interested party. However, Article 9 (5) and (6) of the Paris Convention allows that countries party to the Paris Convention whose national laws do not permit seizure on importation or inside the country to replace those remedies by either a prohibition of importation or by any other nationally available remedy. Furthermore, Article 10ter (2) contains an undertaking of the States party to the Paris Convention to allow federations and associations representing producers and trade circles to bring actions in order to enforce the means of protection envisaged in Articles 9 and 10”.

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Si veda G.CAPUZZI,La tutela della qualità agro-alimentare sul mercato globale: proprietà intellettuale e profili di rilievo concorrenziale, Dottorato di ricerca in Diritto commerciale: proprietà intellettuale e

concorrenza, Università degli Studi di Parma, ciclo XXI, pag. 306: “[…] la CUP in origine non garantiva la protezione dall’uso di false indicazioni per sè "but only where such use occurred in connection with the use of a false trade name”.

origine ritenute “ingannevoli”183, cioè letteralmente vere, ma tuttavia fuorvianti per i consumatori; ad esempio, quando un nome geografico esisteva in due Paesi differenti, ma veniva usato come indicazione di origine solo in uno dei due.

L’Accordo di Madrid, nonostante le modifiche che ad esso sono state apportate, non ha incrementato in modo significativo il livello di protezione già attribuito alle indicazioni di provenienza e alle denominazioni di origine dalla Convenzione di Parigi, considerato anche il limitato numero di Paesi aderenti, a tutt’oggi (settembre 2016) solo trentaquattro184.

3. L’Accordo di Lisbona del 1958 per la protezione delle denominazioni