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Quale convergenza nella soddisfazione?

Nel documento Conciliare lavoroe famiglia (pagine 105-111)

4. Lavoro familiare e genere: un gap trasversale alle fasi

4.4.3 Quale convergenza nella soddisfazione?

Se si guarda alla convergenza nella soddisfazione sulla divisione dei carichi di lavoro espressa dai due partner emerge una forte concordanza di opinioni: nel 60,5 per cento delle coppie in cui sono entrambi occupati la divisione del lavoro domestico tra i due partner è soddisfacente, la percentuale sale al 76,5 per cento se si considera il lavoro di cura (Figura 4.22). In altri termini, in tre coppie su cinque, nel primo caso, e in tre coppie su quattro nel secondo, la divisione dei carichi di lavoro non rappresenta un problema visto che se ne dichiarano soddisfatti entrambi i partner. Inoltre è la divisione del lavoro domestico, percepito come oneroso e poco gratificante, ad associarsi più frequentemente ad una insoddisfazione non solo individuale, ma anche di coppia.

La convergenza di significato opposto, ovvero di insoddisfazione espressa da entrambi i partners, riguarda un numero molto più contenuto di coppie: nel 7,5 per cento e nel 4,2 per cento dei casi entrambi i

partner si dichiarano poco o per niente soddisfatti, rispettivamente della divisione del lavoro domestico e del lavoro di cura.

I casi di non concordanza nelle risposte fornite dai due partner riguardano essenzialmente la circostanza in cui ad una soddisfazione dell’uomo corrisponde una non soddisfazione della donna (28,3 per cento e 14,5 per cento). Rari i casi in cui la concordanza è di segno opposto.

Figura 4.22 - Coppie con figli per soddisfazione espressa dai partner sulla divisione del lavoro domestico e di cura all’interno della coppia - Anni 2002-2003 (composizione percentuale)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Ovviamente la probabilità di essere entrambi soddisfatti della divisione dei ruoli in famiglia dipende da una serie di fattori. In generale, se la donna ricopre una posizione lavorativa elevata (dirigenti, imprenditrice, libera professionista) o l’uomo lavora alle dipendenze cresce la frequenza di coppie in cui i partner convergono nell’esprimere soddisfazione. Al contrario, i casi in cui la donna lavora part time o l’uomo ha un lavoro autonomo sono quelli per i quali si registra un più forte incremento di coppie insoddisfatte o di coppie in cui è soddisfatto solo lui. Anche avere più di due figli o avere l’ultimo figlio tra i 6 e i 10

60,5 76,5 28,3 14,5 3,7 4,7 7,5 4,2 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Divisione lavoro domestico Divisione lavoro di cura

%

anni si associa ad una maggiore frequenza di coppie insoddisfatte della divisione dei ruoli in famiglia.

Distinguendo lavoro domestico e lavoro di cura, su quest’ultimo aspetto un’opinione positivamente convergente è più frequente nelle coppie in cui la donna è più matura (oltre i 45 anni), con basso titolo di studio e figli più grandi: in altri termini nelle condizioni in cui il lavoro di cura tende a scemare.

4.5 - In sintesi

I tempi obbligati condizionano la vita quotidiana delle donne molto più di quella degli uomini. In particolare è il forte gap di genere in termini di carichi di lavoro familiare ad originare la differente organizzazione degli altri tempi di vita. Le differenze nei carichi di lavoro familiare compaiono già durante l’infanzia e l’adolescenza, si acuiscono nell’età adulta e persistono fino alle età più avanzate, ripercuotendosi su tutta l’organizzazione della quotidianità.

Il quadro che ne deriva descrive una tradizionale divisione dei ruoli che vede l’uomo investire nel lavoro retribuito e la donna farsi carico della gran parte del lavoro familiare, anche quando è inserita sul mercato del lavoro e deve far fronte ad un sovraccarico lavorativo di difficile gestione.

Nonostante questa persistente asimmetria di genere, emergono nei 14 anni che separano le due rilevazioni segnali di una convergenza nei

modelli di uso del tempo femminile e maschile6. Sembra dunque

6 Parte delle variazioni osservate nell’organizzazione della vita quotidiana è originata dalle

modifiche strutturali e dalle tendenze demografiche che hanno interessato la popolazione. In particolare, in Italia nell’arco dei 14 anni che separano le due rilevazioni sull’uso del tempo, l’aumento nella speranza media di vita, il calo della fecondità, il conseguente invecchiamento demografico, l’aumento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, l’innalzamento dell’età media di uscita dalla famiglia di origine e la conseguente posticipazione della formazione di nuove famiglie sono tra i principali processi di trasformazione che hanno caratterizzato la famiglia italiana e che si riflettono, insieme ad altri processi quali l’innalzamento del livello di istruzione, sulla struttura delle 24 ore analizzata per grandi gruppi di popolazione. Tuttavia all’origine dei mutamenti riscontrati si collocano anche variazioni nei comportamenti e negli stili di vita, come evidenziato in alcuni studi. Su questo tema si veda Romano M.C., Bruzzese D. (2005), La partecipazione dei padri al lavoro familiare nel contesto della quotidianità, in Rosina A., Sabbadini L.L., Diventare padri in Italia, Collana Argomenti, Istat, Roma: pp. 212-247 e Romano M.C., Bruzzese D. Uso del tempo e differenze di genere: principali tendenze, in Istat (2007) I tempi della vita quotidiana, Collana Argomenti, Istat, Roma: pp. 29-79.

confermata anche per l’Italia la tesi, da più parti sostenuta, di una progressiva convergenza nella struttura dell’uso del tempo di uomini e donne, al pari di quella tra gruppi sociali (Robinson & Godbey, 1999, Gershuny, 2000; Niemi, 1995). In particolare, si conferma la tendenza rilevata a livello internazionale verso una progressiva maggior partecipazione degli uomini al lavoro familiare e una riduzione del carico di lavoro domestico delle donne (Gershuny, 2000).

Cionostante, le responsabilità di gestione della casa e della famiglia in Italia restano in maniera ancora preponderante a carico delle donne, condizionandone fortemente quantità e qualità degli altri tempi di vita, soprattutto in presenza di figli. La strategia difensiva delle donne, concretizzatasi nella riduzione dei tempi di lavoro familiare e l’incremento di partecipazione dei padri al lavoro familiare hanno ridotto il gap di genere interno alla coppia e complessivamente migliorato la qualità della vita delle donne in coppia, in termini di tempo sottratto al tempo di lavoro totale.

In questo contesto non può non far riflettere il dato per cui la disparità di genere non sembra associarsi ad una diffusa insoddisfazione sulla divisione dei ruoli all’interno della coppia. Sicuramente giocano un ruolo chiave fattori culturali, fortemente interiorizzati dalle stesse donne, e che attribuiscono loro in maniera quasi esclusiva le responsabilità familiari. Di conseguenza a meno che la disparità non superi certe (elevate) soglie, le donne non esplicitano insoddisfazione, quasi come se non si attendessero un contributo diverso dai loro partners o semplicemente che gli bastasse quello attuale.

Solo in alcuni casi, quando il contributo degli uomini è particolarmente scarso (per es. se sono lavoratori autonomi), o quando la predominanza delle attività di lavoro domestico priva le donne anche della gratificazione derivante dal lavoro di cura, allora cresce, ma in modo comunque contenuto, la frequenza con cui manifestano insoddisfazione.

Permangono infine aree di forte criticità associate a specifiche fasi del ciclo di vita familiare. In particolare, emerge in Italia una categoria sociale che appare overburdened by work: le persone tra i 25 e i 44 anni, occupate e in coppia con figli. Si tratta di una categoria sociale pressata dagli impegni lavorativi, da un lato, e dagli oneri conseguenti alla costituzione di una famiglia propria, dall’altro. La vita quotidiana è fortemente scandita dai tempi di lavoro; il tempo destinato alle attività di leisure ne risulta fortemente condizionato. Anche il tempo per

dormire, mangiare e altra cura della persona appare compresso rispetto alle persone nella stessa condizione familiare, ma in altra classe di età o ai coetanei in altra condizione familiare. Tuttavia rispetto a 14 anni addietro se per le donne si registra una significativa riduzione del tempo di lavoro totale (conseguente al calo del tempo di lavoro familiare) e quindi comunque un miglioramento, pur nella persistente criticità di questa fase del ciclo di vita, per gli uomini invece si rileva un sostanziale incremento del tempo totale di lavoro (+41’), un calo del tempo libero (-22’) e una perdita di tempo da dedicare al personal care (-33’).

Al di là delle differenze di genere dunque, in corrispondenza di alcune fasi del ciclo di vita emergono delle criticità di cui è auspicabile che le politiche sociali tengano conto nella pianificazione degli interventi a sostegno delle famiglie nei prossimi anni.

5.1 - Introduzionea

Come si è visto nel capitolo precedente conciliare lavoro e famiglia rappresenta per le donne una sfida quotidiana. A fronte di queste difficoltà, la prima strategia che le donne hanno messo in atto per far fronte agli elevati carichi di lavoro complessivo è stata la riduzione del tempo dedicato al lavoro familiare, ed in particolare alle attività domestiche. Si tratta di una strategia individuale ma che accomuna donne di ogni età, condizione familiare e status lavorativo.

Tuttavia esistono anche altri strumenti a disposizione delle donne per conciliare impegni lavorativi e responsabilità familiari: in questo capitolo ne analizzeremo i principali.

Nella prima parte vengono illustrati alcuni degli strumenti che riducono o articolano diversamente il tempo di lavoro (part time, telelavoro, flessibilità dell’orario in ingresso e/o uscita dal lavoro). In modo particolare, si entrerà nel dettaglio delle motivazioni che spingono molte donne a scegliere il part time, la cui funzionalità nel conciliare ruoli diversi è già emersa nel precedente capitolo.

Il presente capitolo è stato curato da: Tania Cappadozzi (parr. 5.2, 5.3, e 5.5), Rita Ranaldi (parr. 5.4, 5.6, 5.6.1 e 5.6.2) e Maria Clelia Romano (parr. 5.1 e 5.6.3).

a) Le informazioni sul regime orario, la flessibilità oraria e l’interesse per il telelavoro rilevati

tramite l’indagine Uso del tempo e analizzati nel presente capitolo fanno parte di un modulo ad hoc oggetto di una Convenzione tra Istat e Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, finanziata dal F.E.S.R. e dal F.S.E.

Nel documento Conciliare lavoroe famiglia (pagine 105-111)