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Il lavoro della donna: un costo per la qualità della vita

Nel documento Conciliare lavoroe famiglia (pagine 169-176)

7. La qualità della vita percepita

7.1 Il lavoro della donna: un costo per la qualità della vita

L’analisi finora effettuata sui comportamenti delle donne occupate ha messo in luce, da un lato, la situazione di oggettivo sovraccarico di lavoro a cui sono esposte le donne lungo tutto l’arco della vita, e in particolar modo in alcune situazioni familiari (in presenza di piùfigli, di figli in età prescolare, eccetera), dall’altro, le strategie adottate per far fronte all’esigenza di conciliare impegni lavorativi e esigenze familiari.

È apparso evidente che le scelte familiari, sia in termini di costituzione di una famiglia propria, sia in termini di comportamenti riproduttivi impattano fortemente sulla vita quotidiana delle donne e solo in misura marginale su quella degli uomini.

Tuttavia il quadro derivante da un’analisi degli indicatori oggettivi va completato alla luce delle informazioni che rimandano al vissuto delle persone e dunque alla percezione che le stesse hanno del modo, soddisfacente o meno, in cui spendono il proprio tempo.

A tale proposito un set di quesiti relativi alla soddisfazione espressa dagli intervistati in merito alla quantità di tempo dedicata ad alcuni Il presente capitolo è stato curato da: Maria Clelia Romano.

specifici aspetti della vita quotidiana può aiutarci a chiarire l’importanza del tema della conciliazione in termini di qualità della vita percepita.

Innanzitutto, continuando a concentrare l’attenzione sul segmento di popolazione per il quale i problemi conseguenti alla necessità di conciliare lavoro-famiglia sono sicuramente più pressanti, ovvero sulle donne in coppia con figli, il primo dato che emerge è che la condizione lavorativa determina per le donne un significativo incremento dell’insoddisfazione non solo per il tempo dedicato alla famiglia, ma anche in senso lato per il tempo dedicato a se stesse (per il riposo, lo studio, lo svago, eccetera) (Figura 7.1).

Figura 7.1 - Donne di 25-54 anni in coppia con figli che si dichiarano soddisfatte del tempo destinato ad alcuni aspetti della vita per ciascun aspetto e condizione lavorativa - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Guardando i dati l’impressione è che le frequenze relative all’insoddisfazione riflettano una gerarchia di valori: le differenze più elevate nella percentuale di insoddisfatte tra occupate e non occupate si rilevano sul tempo dedicato a se stesse, ai figli, al partner e ad un’esigenza fisiologica, come il riposo. Per gli altri ambiti, svago, relazioni amicali e parentali, l’insoddisfazione per il tempo ad essi

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riservato continua ad essere più frequente tra le occupate, ma la differenza, più contenuta rispetto alle non occupate, sembra rimandare ad una minore importanza attribuita in generale a questi ambiti.

Nel momento in cui una quota importante del proprio tempo quotidiano è assorbita dal lavoro retribuito, si potrebbe ritenere scontato che il tempo sia insufficiente a soddisfare tutte le altre esigenze. Ciò non toglie che l’insoddisfazione espressa dalle donne relativamente al tempo dedicato a se stesse e alla famiglia sia un chiaro sintomo di disagio. Un disagio che in parte deriva dall’avere un ruolo lavorativo, in parte si associa a condizioni familiari gravose. Infatti, confrontando le lavoratrici in coppia con figli e quelle in coppia senza figli, le differenze sebbene meno evidenti di quelle emerse nel confronto con le non occupate, comunque permangono. Le madri sono più frequentemente insoddisfatte del tempo che riescono a dedicare ai vari aspetti della vita e in particolare a se stesse, al tempo libero nelle sue diverse dimensioni (vita relazionale, relax, leisure, eccetera) e al partner (Figura 7.2). Figura 7.2 - Donne occupate in coppia che si dichiarano soddisfatte del

tempo destinato ad alcuni aspetti della vita per ciascun aspetto e tipo di coppia - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003 0 10 20 30 40 50 60 70 80

A sé Al partner Ai figli Ai genitori Ad altri parenti

Al lavoro Agli amici Allo svago Al riposo

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Avere un’occupazione part time si associa ad una generale maggiore soddisfazione per il tempo dedicato ai vari aspetti della propria vita (Figura 7.3). In particolare le lavoratrici part time esprimono più frequentemente soddisfazione per il tempo dedicato ai figli (66,7 per cento contro il 53,5 per cento delle lavoratrici full time) e al lavoro (75,5 per cento contro il 63 per cento).

Figura 7.3 - Donne occupate in coppia con figli che si dichiarano

soddisfatte del tempo destinato ad alcuni aspetti della vita per ciascun aspetto e regime orario - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

In generale dunque la mancanza di tempo affligge prevalentemente le lavoratrici madri, in particolare quelle che lavorano full time, e si esprime in una diffusa percezione di non corrispondenza tra le aspettative individuali e la realtà quotidiana, tra una organizzazione ideale dei tempi di vita e l’effettiva ripartizione di una risorsa limitata, come il tempo.

Anche il numero dei figli e l’età degli stessi influenzano la percezione che le donne hanno del modo in cui spendono il proprio tempo. Sostanzialmente avere più figli accresce la percezione di avere poco tempo libero, in termini sia di relax che di svago, coerentemente del resto con quanto accade sul piano oggettivo. Più precisamente, le

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donne occupate con un figlio sono insoddisfatte di questo aspetto nel 50,1 per cento dei casi a fronte del 57,9 per cento di quante hanno tre o più figli.

La relazione con l’età del figlio è invece di diverso significato. Avere un figlio piccolo ed essere assorbite dal lavoro di cura, di fatto, accresce la frequenza con cui le donne percepiscono inadeguato il tempo dedicato a se stesse e al partner, ma poco incide sugli altri aspetti della vita, sia in termini di tempo ad essi dedicato che di qualità percepita. Quasi a dire che la maternità conduce nei primi anni di vita del figlio a rinunce talmente onerose, perché riguardanti ambiti prioritari della propria vita, che restano del tutto in secondo piano, almeno in termini di percezione, le rinunce, che pure obiettivamente queste donne fanno (Capitolo 4), rispetto ad altre dimensioni della vita quotidiana (ovvero le relazioni amicali e tutte le forme di fruizione del tempo libero).

Tutt’altra cosa però è la soddisfazione riferita ai vari aspetti della propria vita: infatti, si può essere molto soddisfatti di un aspetto a cui si dedica poco tempo e al contrario, poco soddisfatti di un aspetto a cui si ritiene di dedicare molto tempo. Sotto questo profilo emergono dei risultati molto interessanti: la diversa condizione lavorativa delle madri non sembra associarsi a differenze significative nella soddisfazione per la vita in generale. La percentuale di donne che si dichiara molto o abbastanza soddisfatta della vita che fa si attesta sul 78,9 per cento per le occupate e sul 77,1 per cento per le non occupate (Figura 7.4). Tuttavia mentre le donne occupate sono più frequentemente soddisfatte della situazione economica, le non occupate invece, contando su una maggiore quantità di tempo libero, sono più soddisfatte di questa dimensione sia sul piano quantitativo che qualitativo.

In sintesi la maggiore tranquillità sul piano finanziario delle famiglie a doppio reddito ha per le donne un costo chiaro: meno tempo libero e minori possibilità di fruirne in maniera soddisfacente.

Se lavorare part time si associa ad una maggiore soddisfazione relativa all’organizzazione dei propri tempi di vita, la relazione tra regime orario e qualità generale dei vari aspetti della propria vita si presenta più complessa. Come comprensibile, le lavoratrici part time sono meno frequentemente soddisfatte della situazione economica, ma anche del lavoro in generale (Figura 7.5). Al contrario sono più soddisfatte delle relazioni amicali e della quantità e qualità del tempo libero. Non ci sono differenze di sorta in merito alla soddisfazione per la vita in generale.

Figura 7.4 - Donne di 25-54 anni in coppia con figli che si dichiarano soddisfatte di alcuni aspetti della vita per ciascun aspetto e condizione lavorativa - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Figura 7.5 - Donne occupate in coppia con figli che si dichiarano

soddisfatte di alcuni aspetti della vita per ciascun aspetto e regime orario - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

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Lavoro Vita di coppi

a Re la zi on i co n ami ci Qua ntità di te m p o lib er o Qua lità d i te m p o lib er o V ita in g eneral e %

Occupate Non occupate

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Si tuazione econom ica Sal ut e Lavor o Vi ta d i coppia Rel az ioni con am ic i Q uant ità di te mp o liber o Q ual ità di te m po liber o Della vit a in ge ner ale %

Lavorare comunque presenta un costo in termini di stress. In generale tra gli occupati sono più numerose le persone a cui capita di sentirsi stressate. In particolare, se si guarda alle donne con figli, la percentuale di donne che si sentono stressate sempre o spesso è del 29,8 per cento tra le occupate e del 20,5 per cento tra le non occupate (Figura 7.6). Al contrario non sono mai stressate il 16,5 per cento delle lavoratrici contro il 26,9 per cento di quante non lavorano.

Figura 7.6 - Donne di 25-54 anni in coppia con figli per frequenza con cui si sentono stressate e condizione lavorativa - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Il significato delle differenze si chiarisce alla luce della fonte principale dello stress indicata dalle donne. Un milione e 223 mila lavoratrici madri pari al 31,6 per cento del complesso delle occupate in coppia con figli indica il lavoro come fonte principale di stress. Tuttavia si tratta di una percentuale ben più bassa di quella che si registra per le lavoratrici senza figli che si sentono stressate dal lavoro nel 43,6 per cento dei casi, probabilmente sia per il maggior tempo che mediamente vi dedicano, sia per un maggiore investimento nello stesso. Le madri non occupate indicano invece più frequentemente come causa di stress la situazione in generale (52,5 per cento contro il 37,6 per cento delle

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Sì, sempre Sì, spesso Sì, qualche volta No, mai

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occupate), la situazione finanziaria, (15,6 per cento contro il 6 per cento) e il rapporto con i figli (9,4 per cento contro il 3,8 per cento).

Avere un figlio tra i 6 ei 10 anni accresce la probabilità di sentirsi stressate, probabilmente per i problemi di conciliazione con gli orari scolastici (Paragrafo 7.1), così come avere un partner che lavora alle dipendenze, dunque con scarsa flessibilità di orario lavorativo. Al contrario poter contare su una colf o una babysitter è un fattore protettivo (Figura 7.7).

Figura 7.7 - Donne di 25-54 anni occupate in coppia con figli che si sentono stressate sempre o spesso per ricorso a servizi di collaborazione domestica - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Nel documento Conciliare lavoroe famiglia (pagine 169-176)