3. La giornata lavorativa
3.2.3 La sovrapposizione dei tempi di vita: lavoro e non
Il tema dell'orario di lavoro è sempre più centrale nell’ottica delle politiche di conciliazione, non solo per le richieste dei lavoratori di orari più flessibili e sincronizzabili con gli altri tempi sociali, ma anche per le crescenti richieste di flessibilità provenienti dal mercato del lavoro, in parte originate dall’esigenza di assecondare le necessità produttive, in
17,1 10,3 4,2 68,4 56,8 33,9 12,2 25,5 42,3 7,5 19,5 2,3 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Sì No, è troppo No, è poco
%
parte connesse alla natura stessa di alcune sempre più diffuse professioni (per esempio quelle di natura intellettuale). Tuttavia, rispondere alla richiesta di disponibilità e di flessibilità dell’orario di lavoro può significare che il lavoro diventi un ambito predominante della propria quotidianità, in grado di schiacciare gli altri tempi di vita oltre che di modificarne la qualità del vissuto. Di fatto, spesso i tempi di lavoro impegnano gli individui anche in momenti della giornata o della settimana solitamente dedicati alla famiglia, al tempo libero, eccetera. La linea di confine tra le due dimensioni (lavoro/non lavoro) è sempre più sfumata: si ricevono telefonate di lavoro anche nel tempo libero, si scaricano messaggi di posta concernenti il lavoro anche nel fine settimana, eccetera.
In Italia più di cinque milioni di occupati (23,2 per cento) dichiarano di lavorare in tempi extra-lavorativi7. Le differenze di genere sono minime essendo il fenomeno connesso per lo più al tipo di lavoro svolto. Infatti, gli sconfinamenti del tempo di lavoro sono più diffusi tra gli autonomi, che lo sperimentano nel 37,3 per cento dei casi a fronte del 18 per cento dei dipendenti (Figura 3.8). Le professioni per le quali il fenomeno è più significativo sono, tra i dipendenti, gli insegnanti (67,3 per cento), i dirigenti (55,5 per cento) e i quadri (40,3 per cento); tra gli autonomi, i liberi professionisti (57,3 per cento) e gli imprenditori (44,7 per cento).
Anche la frequenza con cui si lavora al di fuori dell’orario di lavoro è più elevata per gli autonomi: tra questi il 66,2 per cento lavora al di fuori dell’orario di lavoro almeno qualche volta a settimana, contro il 58,2 per cento dei dipendenti. Tuttavia, sono gli insegnanti a dichiarare più frequentemente, in assoluto, una maggiore regolarità di lavoro a casa: il 37,7 per cento lo fa tutti i giorni. Questo dato spiega anche perché tra le donne dipendenti il fenomeno sia più diffuso che tra gli uomini. Tra gli autonomi sono invece gli imprenditori a lavorare tutti i giorni fuori dell’orario di lavoro in misura maggiore (23,1 per cento).
Se lo sconfinamento dei tempi di lavoro negli altri tempi di vita è quotidiano, esso si traduce in un incremento del tempo lordo di lavoro di oltre mezz’ora. Chi lo fa tutti i giorni ha un orario giornaliero di lavoro mediamente più lungo di 46 minuti rispetto a quanti non sperimentano
7 Rientrano in tale categoria quanti affermano di lavorare al di fuori del proprio orario di lavoro,
questo sconfinamento: su base settimanale totalizzano cioè oltre cinque ore di lavoro aggiuntivo.
Figura 3.8 - Occupati per frequenza con cui capita di lavorare al di fuori dell'orario di lavoro, portarsi il lavoro a casa o lavorare durante il tempo libero per sesso e tipo di lavoro - Anni 2002-2003 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)
Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003
Se si analizzano le specifiche attività svolte frequentemente (almeno qualche volta durante la settimana) a fini lavorativi ma fuori dall’orario di lavoro, al primo posto per frequenza di svolgimento si colloca l’uso del telefono, a cui ricorre il 65,1 per cento degli occupati che lavorano fuori dell’orario di lavoro. Anche leggere riviste (54,7 per cento) e incontrare persone (51,9 per cento) sono attività svolte da oltre la metà degli individui più volte nell’arco di una settimana. Seguono poi l’utilizzo del pc (46,6 per cento), l’uso di Internet (33,3 per cento), l’acquisto di materiale vario (31,2 per cento) e il lavoro di contabilità (21,1 per cento) (Figura 3.9).
Le attività di formazione/informazione attraverso la lettura di materiale cartaceo o l’accesso ad Internet, insieme all’uso del pc, sono attività diffuse in ugual misura tra autonomi e dipendenti. La gestione delle relazioni di lavoro (di persona o per telefono) e le attività più
38,2 16,5 20,1 35,1 0 10 20 30 40 50 Dipendenti Autonomi Dipendenti Autonomi Mas chi F em mi ne
direttamente collegate al proprio lavoro (acquisto materiale e gestione della contabilità) sono più diffuse tra gli autonomi.
Figura 3.9 - Occupati per attività svolte almeno qualche volta a settimana a fini lavorativi ma al di fuori dall'orario di lavoro, per posizione nella professione - Anni 2002-2003 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)
Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003
Lo sconfinamento del tempo di lavoro in altri tempi di vita si lega in modo complesso alla soddisfazione per il proprio tempo di lavoro: tra quanti sperimentano questa sovrapposizione dei tempi (soprattutto se ciò accade quotidianamente) sono più numerosi gli occupati che ritengono eccessivo il tempo di lavoro (cinque punti percentuali in più rispetto a quanti non lavorano mai fuori dall’orario di lavoro) e che si dichiarano stressati per motivi di lavoro (12 punti in più); allo stesso tempo, sono anche più numerosi coloro che si dichiarano più frequentemente molto soddisfatti del proprio lavoro in generale (quattro punti percentuali in più). A questo proposito, va forse sottolineato che sentirsi gratificati dal lavoro può essere una prerogativa stessa dello sconfinamento del lavoro in altri tempi di vita.
In conclusione, i risultati confermano la complessità della relazione tra orario di lavoro e soddisfazione. Lavorare oltre una certa soglia di
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 Usare il pc Navigare in internet Usare il telefono Comprare materiale vario Incontrare persone Tenere la contabilità Leggere riviste, libri, eccetera % Dipendenti Autonomi
ore (variabile per autonomi e dipendenti), così come vivere uno sconfinamento (che tra l’altro spesso si associa a una maggiore durata del tempo di lavoro) sono fattori che possono associarsi alla sensazione che il lavoro occupi una parte eccessiva del proprio tempo quotidiano e ad una conseguente insoddisfazione; tuttavia la relazione può essere anche di segno opposto, per cui un lavoro molto impegnativo e invasivo della quotidianità può associarsi ad un più alto livello di gratificazione.
4.1 - Le disuguaglianze di genere nel lavoro familiare
Come si è visto nel capitolo 1, la divisione del lavoro in Italia presenta una connotazione di genere più spiccata che negli altri paesi. Il lavoro familiare resta una responsabilità quasi esclusiva delle donne in tutte le fasi della vita. Nel presente capitolo saranno oggetto di analisi i carichi di lavoro che ricadono sulla donna lavoratrice soprattutto quando è madre, il ruolo ancora marginale degli uomini anche nelle fasi più critiche del ciclo di vita familiare e i mutamenti che si sono registrati nel periodo che separa le due rilevazioni Istat sull’uso del tempo.
Se si considera il numero di persone che in un giorno medio dedica almeno dieci minuti ad un’attività di lavoro familiare: le differenze tra uomini e donne sono evidenti in qualsiasi condizione familiare, che si viva ancora a casa dei genitori, che si faccia parte di una coppia e, addirittura, anche quando si vive da soli.
Il presente capitolo è stato curato da: Maria Clelia Romano.