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Una disparità sofferta?

Nel documento Conciliare lavoroe famiglia (pagine 101-105)

4. Lavoro familiare e genere: un gap trasversale alle fasi

4.4.2 Una disparità sofferta?

Nonostante la evidente disparità di genere nei carichi di lavoro familiare, le donne non appaiono particolarmente insoddisfatte della divisione dei carichi di lavoro domestico e di cura all’interno della coppia.

Le ragioni di questo apparente paradosso sono state indagate in molti studi. Secondo alcuni, le scarse alternative in termini di relazioni a disposizione riducono il potere di contrattazione delle donne nella coppia: di conseguenza esse vedrebbero la divisione del lavoro come soddisfacente, semplicemente perché ritengono di non avere diritto a qualcosa di più (Lennon Rosenfeld, 1994). Secondo la teoria dell’equità (Sprecher Susan, 1986), invece, nella misura in cui le donne percepiscono i propri partner come soggetti in grado di compensare il basso contribuito alla vita familiare, con input maggiori in altri importanti campi della vita familiare, come il lavoro retribuito, sarà

giustificato un maggiore coinvolgimento delle donne nel lavoro

familiare5. In effetti, questi approcci riescono probabilmente a dare

ragione di quanto accade nelle coppie con una tradizionale divisione dei ruoli, e rendono comprensibile l’elevato numero di donne non occupate che risultano molto o abbastanza soddisfatte di come viene diviso con il partner il lavoro domestico (oltre i due terzi) e di cura (oltre l’80 per cento).

Tuttavia, come sostengono Thompson e Walker (1989), questi approcci non spiegano perché le donne continuano a svolgere la gran parte del lavoro familiare, anche quando sono occupate. In questo caso intervengono fattori di natura culturale: secondo l’approccio “gender ideology”, nella misura in cui le norme che regolano la vita sociale definiscono come “femminili” i compiti di gestione e cura della casa, gli individui accetteranno una divisione del lavoro in cui le donne svolgono la gran parte delle attività domestiche e sono preparate a ciò da processi di socializzazione anticipatoria già durante l’infanzia. Quando questa ideologia è fatta propria dalle donne, esse stesse mettono in atto una serie di comportamenti che limitano fortemente la stessa possibilità degli uomini di apprendere il modo in cui prendersi cura della casa e dei figli (Sara M. Allen e Alan J. Hawkins, 1999).

In effetti, anche in Italia, l’inserimento della donna nel mondo del lavoro e la conseguente amplificazione dei carichi di lavoro complessivi non si associa in generale ad una maggiore insoddisfazione. Non si rilevano differenze tra le madri occupate e quelle non occupate: sono soddisfatte della divisione del lavoro domestico tra i due partner il 64,2 per cento delle prime, a fronte del 64,0 per cento delle seconde (Figura 4.20) Parimenti sulla divisione del lavoro di cura esprimono soddisfazione l’81,0 per cento delle madri occupate contro l’80,7 per cento delle non occupate. In generale, la presenza di figli si associa ad una maggiore insoddisfazione per la divisione del lavoro domestico: coerentemente con i crescenti carichi di lavoro. Si passa dal 35,8 per cento delle madri occupate al 24,9 per cento delle occupate in coppia senza figli.

Anche dall’analisi delle caratteristiche sociodemografiche e dell’attività lavorativa svolta non emergono differenze significative. Essere più o meno giovane, vivere al Sud o al Nord, in unione libera o in una coppia coniugata, avere un livello di istruzione più o meno

elevato non determina variazioni nel grado di soddisfazione espresso sulla divisione del lavoro domestico e di cura. Allo stesso modo non si osservano mutamenti al variare del tipo di attività lavorativa svolta dall’intervistata (regime orario, posizione nella professione, eccetera). Figura 4.20 - Donne in coppia di 25-54 anni che si dichiarano molto o

abbastanza soddisfatte della divisione del lavoro domestico tra i due partner per condizione lavorativa e tipo di coppia - Anni 2002-2003 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Le uniche due variabili che sembrano avere un impatto sulla soddisfazione relativa alla divisione dei carichi di lavoro espressa dalle occupate sono l’età dei figli e il tipo di lavoro svolto dal partner. Nel primo caso all’aumentare dell’età dei figli, e coerentemente con quanto emerso in merito ai carichi di lavoro, cala il numero di madri che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte della divisione del lavoro domestico, passando dal 67,2 per cento delle madri di bambini fino a cinque anni al 62,7 per cento delle madri di figli con più di 13 anni. Ancora più evidente l’importanza dell’occupazione del partner: se si tratta di un dipendente, le donne soddisfatte della divisione del lavoro domestico e di cura sono rispettivamente il 66,3 per cento e l’83,1 per cento, ma se si tratta di un lavoratore autonomo queste percentuali scendono al 58,1 e al 76,4 per cento. Del resto, come si è già visto, avere un partner con un lavoro autonomo significa per le donne vivere con

75,1 64,2 71,0 64,0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

In coppia senza figli In coppia con figli

%

maggiore probabilità in una coppia più asimmetrica. In altri termini solo nelle situazioni altamente critiche, l’insoddisfazione delle donne diventa più visibile.

Un nesso tra soddisfazione dichiarata e la diseguale ripartizione dei carichi di lavoro familiare emerge in generale considerando l’indice di asimmetria, ovvero la percentuale di lavoro familiare svolta dalle donne sul complesso del lavoro svolto dai due partner. Nelle coppie in cui lei si dichiara soddisfatta della divisione del lavoro domestico, mediamente cade sulle spalle della donna il 73,7 per cento del lavoro complessivo a fronte del 77,4 per cento che caratterizza le donne non soddisfatte (Figura 4.21). Una differenza di pari entità separa soddisfatte e insoddisfatte tra le donne non occupate: sebbene, in entrambi i casi, l’indice di asimmetria si collochi su livelli mediamente più elevati (superiori all’80 per cento del tempo di lavoro complessivo).

Figura 4.21 - Indice di asimmetria del lavoro familiare nelle coppie con figli con donna di 25-54 anni per condizione lavorativa della donna e soddisfazione espressa dalla donna sulla divisione del lavoro domestico con il partner - Anni 2002-2003 (composizione percentuale)

Fonte: Istat, Indagine Uso del tempo 2002-2003

Anche per gli uomini in coppia con figli la soddisfazione si associa ad una divisione del lavoro familiare meno asimmetrica: i soddisfatti

73,7 82,1 77,4 85,7 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Occupate Non occupate

%

svolgono mediamente all’incirca il 20,0 per cento del lavoro domestico e del lavoro di cura svolto dalla coppia, mentre tra gli insoddisfatti la percentuale di lavoro svolto scende rispettivamente al 15,9 per cento e al 16,3 per cento.

In altri termini, sembrerebbe che la divisione del lavoro familiare possa risultare più soddisfacente se più paritaria, non solo per le donne per le quali ciò significherebbe una riduzione dei tempi di lavoro, ma anche per gli uomini per i quali la variazione sarebbe di segno esattamente opposto.

Ad ogni modo, nonostante sia cresciuto il potere di contrattazione della donna all’interno della coppia, grazie all’inserimento nel mondo del lavoro, all’incremento del livello di istruzione, all’inserimento in posizioni lavorative di maggiore prestigio (fattori che secondo alcune teorie garantirebbero alle donne maggiore potere di contrattazione nella coppia), il lavoro familiare continua ad essere strutturalmente e simbolicamente identificato con le donne (Thompson e Walzer, 1989). Le donne ritenendo di propria responsabilità il lavoro familiare, scoraggiano il coinvolgimento maschile e tendono sempre più a “monitorare” e “dirigere” il contributo dei padri alla vita familiare (Greenstein, 1996), inibendone una maggiore partecipazione (Sara M.Allen e Alan J. Hawkins, 1999).

Nel documento Conciliare lavoroe famiglia (pagine 101-105)