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18 C OMUNICAZIONE DEL R ISCHIO

4.5 CORPI IDRICI E DEPURATORI

Lungo la costa versiliese troviamo Fossi e Fiumi interessanti perché sfociano nelmare in prossimità dei punti di campionamento.

Tra i corpi idrici di maggiore interesse ambientale annoveriamo:

- Fiume Versilia;

- Fiume Camaiore;

- Fosso Fiumetto;

- Fosso Scialo;

- Canale Burlamacca.

Il Fiume Versilia prende tale nome a partire dalla confluenza del Torrente Vezza, che raccoglie le acque del Canale Mulina e del Canale del Giardino nonché quelle dell’originario Canal Versilia, con il Torrente Serra, ricettore di un denso reticolo d’impluvi ed alimentato dal serbatoio ipogeo della sinclinale marmifera del Monte Altissimo.

Nonostante gli ambienti naturali in cui è inserito, soprattutto nei tratti più alti, l’intero bacino mostra una certa sofferenza rilevabile sia in regime di magra che in regime di morbida.

Le problematiche che interessano l’intera asta fluviale sono da ricercare, oltrechè nell’attività estrattiva e di lavorazione del marmo caratteristica dell’uso antropico di questa zona, anche nell’impatto sulle caratteristiche ecologiche originatosi dalla trasformazione morfostrutturale delle sponde avvenuta in seguito alla messa in sicurezza del corso d’acqua a dopo l’alluvione del 1996.

Inoltre, in anni recenti, proprio la presenza di mezzi meccanici in alveo e la conseguente produzione di ingenti quantitativi di solidi sospesi, dovuti alla movimentazione di terra per la modifica di argini e la realizzazione di infrastrutture ad essi connesse, hanno prodotto un’alterazione delle comunità

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acquatiche. L’azione di questi fanghi è assimilabile a quella provocata dal fango derivante dall’estrazione e lavorazione del marmo (marmettola), che andando a ricoprire gli habitat acquatici, impediscono lo sviluppo di comunità integre.

Diverse le problematiche rilevabili nella parte bassa del bacino, ove, evidentemente a seguito dell’ingresso dello scarico del depuratore consortile di Pietrasanta - Forte dei Marmi (“indagine sulla qualità biologica dei corsi d’acqua della Provincia di Lucca soggetti a particolari pressioni ambientali- Luglio 2003”), la qualità del corso d’acqua decade irrimediabilmente. Ad accentuare l’impatto dello scarico contribuisce anche la mancanza di funzionalità di un alveo pensile e regimato sottoposto a periodica manutenzione finalizzata al contenimento della vegetazione spondale.

Il Fiume Camaiore si forma dalla confluenza dei torrenti Lombricese e Lucese, che originano entrambi dalle pendici del M. Prana. Il fiume, passando in prossimità della foce della valle di Camaiore, assume un’andatura rettilinea e scorre in un alveo pensile che attraversa tutta la pianura bonificata fino al suo sbocco in mare.

Il Fosso Fiumetto, originatosi nel XVI secolo come scolmatore del fiume Versilia, si snoda, nel suo tratto terminale, all’interno di un’antica depressione retrodunale ed è forse uno dei pochi corsi d’acqua della pianura che ha mantenuto una certa neutralità anche nella morfologia dell’alveo. Queste caratteristiche vanno accentuandosi man mano che il fiume si avvicina alla sua foce in mare, allorché attraversa il bosco della Versiliana in territorio comunale di Pietrasanta. Il suo deflusso è regolamentato alla foce da una chiusa nata per ridurre l’intrusione del cuneo salino nella piana versiliese.

Il Fosso Scialo si origina in un ambiente ormai urbanizzato e vede la luce solo dopo un sistema di tombatura che lo immette nel suo alveo di origine

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artificiale. Le acque che lo alimentano derivano probabilmente da antiche polle alimentate dal subalveo del Versilia e si immettono nel fosso Fossetto, tributario del Versilia stesso, dopo un percorso di circa 1200m.

Sia il Fosso Scialo che il Fosso Fiumetto hanno avuto origine in seguito alle profonde trasformazioni dell’assetto idraulico cui è stata sottoposta l’intera pianura versiliese. Entrambi i corsi d’acqua seguono un percorso rettilineo, spesso caratterizzato da evidenti difese spondali in calcestruzzo.

In prossimità dei corpi idrici troviamo impianti di depurazione di varie dimensioni e di diversa portata. I corpi idrici risentono degli scarichi provenienti dai depuratori ma non sempre in maniera rilevante.

In generale: gli scarichi urbani contengono in prevalenza sostanze di natura organica derivate dall’attività dell’uomo (feci, avanzi animali e vegetali, detersivi), una mescolanza quindi di carboidrati, grassi, proteine, perborati, ipocloriti, ecc. oltre ad una grande varietà di microrganismi. I materiali appaiono particolati o finemente dispersi, colloidali, dissolti nell’acqua che è il costituente fondamentale degli scarichi di questo tipo. Fare una distinzione tra scarichi urbani ed industriali è praticamente impossibile, soprattutto per le città dove vi sono industrie di vario tipo.

Gli scarichi cloacali riversano in mare direttamente o attraverso i corsi d’acqua una enorma quantità di batteri, miceti, virus, larve ed uova di parassiti, eliminati dall’uomo e dagli animali. I batteri saprofiti normalmente presenti nell’intestino sono in numero altissimo e hanno varie funzioni: favoriscono la digestione con attività proteolitica, amilolitica, cellulosica, ed intervengono nella sintesi delle vitamine. Questi microrganismi possono essere accompagnati da altri organismi patogeni presenti nelle feci di ammalati o di portatori sani il cui numero varia enormemente a seconda delle condizioni sanitarie delle popolazioni umane e della provenienza degli scarichi.

Per quantificare oggettivamente, anche se in modo parziale, la pressione esercitata sull’ambiente marino costiero dagli insediamenti antropici, si considerano i potenziali depurativi presenti nei comuni rivieraschi (scarichi civili), i quali possono rappresentare appunto, quand’anche approssimati, utili

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indicatori di pressione. Si tratta dei valori, espressi in abitanti equivalenti (Ab.Eq.), dei massimi carichi trattabili dal singolo impianto e, quindi, della massima pressione che potrebbe gravare sul corpo idrico recettore.

Per “abitante equivalente” si intende: il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di

ossigeno al giorno (D.Lgs. 152/1999).

Nel caso della Versilia, essendo la provincia di Lucca molto attenta all’importanza sia turistica che ambientale della risorsa “balneazione”, ha da sempre privilegiato la realizzazione di impianti depurativi che avessero interesse per i Comuni costieri.

Al momento possiamo dire che, sia per la quantità degli abitanti equivalenti depurati, sia per l’efficienza complessiva del sistema depurativo, il deficit depurativo complessivo della provincia è minimo.

I depuratori che riversano nel tratto di mare della versilia (Tab.4.1), hanno valori che variano dai 2000 Ab. Eq agli 85000 Ab. Eq.

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Tab. 4.1 – Elenco dei Depuratori Ab. Eq > 1999

Nome Indirizzo Comune Gestore Ab. Eq. di progetto Nome fosso scarico Depuratore del Secco Via Macchia Monteggiorini

Camaiore GAIA SPA 20.800 Fosso del Giardo Depuratore

di Camaiore

Via Duccini Camaiore GAIA SPA 25.000 Fosso Duccini Depuratore

di Capezzano Via

Arginvecchio

Camaiore GAIA SPA 2.000 Fosso del Bagno Depuratore di Forte dei Marmi Via XX settembre Forte dei Marmi

GAIA SPA 8.000 Fosso Fiumetto Depuratore di Lido di Camaiore Via del Termine

Camaiore GAIA SPA 50.000 Fosso Lama della Torre Depuratore di Piano di Mommio Via del Boccella

Massarosa GAIA SPA 10.000 Fosso delle a Acque Alte Depuratore

di Massarosa

Via Rietto Massarosa Gaia SPA 20.000 Fosso Rietto Depuratore di Pietrasanta Via Pontenuovo (Loc Pollino)

Pietrasanta GAIA SPA 80.000 Fosso Fornacione Depuratore

di Querceta

Via Olmi Seravezza GAIA SPA 45.000 Fiume Versilia Depuratore

di Seravezza

Via Ceragiola Seravezza GAIA SPA 3.000 Fiume Versilia Depuratore

di Viareggio

Via degli Aceri Viareggio GAIA SPA 83.000 Fosso Parabola

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4.2 Analisi e laboratorio

L’analisi microbiologica delle acque marine prevede l’utilizzo di una serie di tecniche a conteggio diretto (MF) e a matrice statistica (MPN).

Di seguito riportiamo brevemente le caratteristiche ed i limiti delle due tecniche con annessi i casi in cui è consigliato il loro utilizzo per ottenere la massima resa.

Tecnica della filtrazione su membrana (MF)

La tecnica della filtrazione su membrana costituisce una metodologia altamente riproducibile (APHA, 1992) e può essere utilizzata per analizzare volumi di campione relativamente grandi.

Tale procedura permette di contare i microrganismi presenti in un campione di acqua che hanno formato colonie sulla superficie di una membrana posta su terreno di coltura.

Poiché non è possibile determinare se una colonia individuale sia stata formata da una o più cellule batteriche, il numero di colonie ottenuto si riporta come “Unità Formante Colonie” (UFC). Il valore ottenuto viene riferito, generalmente, a 100 mL di campione analizzato (Bonadonna & Villa, 1994) accettando che una cellula batterica produca una colonia e che la conta riporti direttamente il numero di batteri presente.

Il metodo delle membrane foltranti consente una buona precisione nel conteggio dei microrganismi prsenti in un campione poiché, come detto in precedenza, si può verificare direttamente sulla membrana il numero di colonie che si sono sviluppate. E’, inoltre, un test poco dispendioso e veloce da effettuare (si ha la risposta dell’analisi entro 24 ore circa).

L’accuratezza del risultato dipende dal numero di colonie contate. E’ necessarioi, infatti, che tale numero sia compreso in limiti leggibili. Un numero di colonie, sulla membrana, che sia compreso tra 20 e 80 e non

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superiore alle 200 (APHA, 1992) fornisce un risultato accettabile e statisticamente accurato. Entro questo ambito più alto è il numero delle colonie, più alta è la precisione.

IL numero di microrganismi presenti nel campione esaminato si ottiene dalla seguente equazione:

UFC/100 mL = N° colonie contate x 100 mL di campione filtrati

Se l’esame è svolto in doppio, in triplo, ecc.. il risultato si ottiene calcolando la media aritmetica del nuero di colonie contate su ciascuna membrana e riportando il valore numerico ottenuto al volume di 100 mL. Inoltre, nel calcolo deve essere considerata l’eventuale diluizione effettuata.

La procedura standard di filtrazione prevede l’utilizzo di membrane costituite mdamdiversi tipi di materiali. Nei laboratori di analisi sono di norma impiegate quelle di acetato di cellulosa, misto di esteri di cellulosa e nitrato di cellulosa (Farber, 1986). In tutti i casi queste membrane possiedono pori di 0’45 µm di diametro.

I materiali impiegati nel confezionamento delle membrane devono garantire l’assenza di sostanze chimiche che possano inibire la crescita e lo sviluppo dei batteri. Devono permettere una soddisfacente velocità di filtrazione (entro 5 minuti) e non devono avere una significativa influenza sul pH del terreno (± 0,2 unità di pH).

Operando in condizioni di asepsi le membrane vengono poste sulla base di un supporto filtrante e ad esso viene successivamente fissato, con apposita pinza, il bicchiere (di vetro pirex, di acciaio inossidabile o di policarbonato) nel quale verrà versato il volume di campione da analizzare.

La filtrazione avviene tramite una pompa da vuoto o una pompa ad acqua mantenendo pressioni negative comprese tra i 34 e i 51 Kpa.

Una volta effettuata la filtrazione le membrane vengono sollevate dal supporto della rampa filtrante mediante una pinzetta sterile ed adagiate direttamente sui terreni preventivamente preparati. E’ indispensabile evitare

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di toccare, con la punta delle pinzette, la zona di membrana che è stata a diretto contatto con il campione e sulla quale, poi si svilupperanno le colonie batteriche.

Questa tecnica è controindicata quando si devono analizzare campioni di acqua ad elevata torpidità. Il film dovuto alla sospensione, che si deposita sulla membrana, rende difficoltosa e non precisa la lettura dei risultati. Inoltre è facile che, quando la torpidità del campione è elevata si abbia un intasamento dei pori della membrana che rende impossibile la filtrazione. Per acque reflue, sedimenti e fanghi è quindi consigliata la tecnica dei tubi multipli (MPN).

Tecnica del numero più probabile o dei tubi multipli (MPN, Most Probabile Number)

La tecnica dei tubi multipli è un metodo fondato sulla elaborazione statistica di dati positivi e negativi ricavati da più semine in opportuni terreni colturali liquidi.

Il risultato finale può essere ricavato, in base alle diverse combinazioni, dalla Tabella 3.1 i cui valori si basano sulla formula di Thomas (APHA, 1992):

MPN/100 mL = P x 100 √ NT

dove P rappresenta il numero di tubi positivi, N il volume del campione nei tubi negativi e T il volume totale del campione misurato in tutti i tubi.

La tecnica dell’MPN è da preferire quando il campione ha un elevato contenuto in sospensioni solide. Tuttavia presenta alcuni limiti: la risposta dell’analisi richiede tempo (dalle 48 alle 96 ore), è costosa e laboriosa in quanto necessita di un’elevata quantità di materiale da laboratorio e soprattutto manca di precisione nei risultati poiché è un metodo statistico (Bonadonna & Villa, 1994). La precisione aumenta all’aumentare del numero dei tubi inoculati. Confronti analitici effettuati in ambito europeo hanno

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confermato la mancanza di precisione dei risultati delle analisi svolte con 3 o 5 tubi (BCR Information, 1995).

Tabella 3.1 – Indice MPN e limite fiduciario al 95% per varie combinazioni dei risultati positivi, quando i tubi vengono inoculati con diluizioni di 10 mL, 1.0 mL, 0.1 mL

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Per l’analisi di campioni di acqua per la ricerca dei coliformi totali, i campioni da analizzare possono venire inoculati in tre serie di 5 provettoni contenenti, con le campanelle di Durham, il terreno Brodo lattosato.

Effettuato l’inoculo, i provettoni si pongono ad incubare a 35 ± 0,5 °C per 24+24 ore. Al termine delle prime 24 ± 2 ore essi si esaminano per verificare la presenza di gas. In assenza di questo si reincubano per ulteriori 24 ore. La presenza di gas costituisce una reazione positiva presuntiva. Si annotano i risultati ottenuti indicando il numero dei positivi e dei negativi.

Gli inoculi risultati positivi si sottopongono ad una prova di conferma. Tale prova consiste nell’inoculare, sterilmente, un’ansata ovvero 0,1 mL di brodocoltura da un tubo positivo ad uno corrispondente contenente, con le campanelle di Durham, il terreno Brodo lattosato bile verde brillante. I tubi si incubano a 35 ± 0,5 °C per 48 ± 3 ore.

Alla fine del periodo di incubazione, la formazione di gas nelle campanelle costituisce una reazione positiva per i coliformi totali. Si annotano i risultati ottenuti indicando il numero di tubi positivi e negativi e sulla base delle combinazioni ottenute, consultando la Tabella 2, si calcola il valore dell’indice MPN per 100 mL di campione.

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Metodologie delle indagini di questionario

La misurazione di un fenomeno è una componente essenziale della ricerca scientifica, nella quale è essenziale disporre di informazioni attendibili inerenti lo stato di salute, l’esposizione ai fattori di rischio e il gradimento di sazioni. Spesso per perseguire tali scopi si ricorre all’utilizzo di questionari che rappresentano quindi uno dei più importanti strumenti di misurazione degli eventi.

Prima di iniziare una rcerca bisogna definire gli obiettivi e la scelta della metodica per raggiungerli.

La fase iniziale di una ricerca (detta disegno dello studio) rappresenta un elemento fondamentale per una sua corretta esecuzione.

Dopo aver formalizzato gli obiettivi della ricerca e scelto il tipo di studio, si passa all’impostazione della fase di raccolta dei dati che, in alcuni casi, si basa sulla consultazione di documenti già esistenti, in altri sulla misurazione di parametri individuali o ambientali, in altri ancora, sul coinvolgimento attivo delle persone prescelte per l’indagine.

Dati quantitativi e qualitativi

I dati raccolti nelle indagini contengono variabili che vengono definite come qualsiasi tipo di osservazione che può assumere valori diversi. Esistono variabili quantitative e variabili qualitative; queste prevedono diverse tecniche di rilievo e di trattamento in fase di elaborazione.

La variabile quantitativa assume valori numerici. La variabile qualitativa non assume un valore numerico, essendo un attributo che non può essere quantificato con una cifra.

L’approcio quantitativo, molto più comune per le ricerche statistiche ed epidemiologiche, ricade nella teoria positivistica di Durkheim che è il contesto più agevole per chiunque si occupi di ricerche scientifiche.

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Per le indagini qualitative sono da preferirsi domande di tipo aperto come avviene nelle conversazioni esplorative (che non hanno la funzione di verificare delle ipotesi, ma prendere coscienza delle dimensioni e degli aspetti di un problema) nelle quali ci si può concentrare sull’analisi delle conversazioni stesse con un’interpretazione soggettiva del fenomeno.

Domande aperte possono essere utili anche in fasi preliminari dello studio, o negli studi pilota che precedono la ricerca vera e propria.

La forma delle domande dipende da come i questionario verrà somministrato (“faccia a faccia”, intervista telefonica o autosomministrato) e dalla natura, qualitativa o quantitativa, dei dati che si intendono acquisire.

La scelta dei metodi di raccolta dei dati influenza i risultati del lavoro in modo diretto. I metodi di raccolta e di analisi dei dati sono spesso complementari, e devono essere scelti insieme, in funzione degli obiettivi e delle ipotesi di lavoro.

Tipologie di indagine

Le indagini ad hoc sono in genere di tre tipi:

 1) Interviste “faccia a faccia”;  2) Interviste telefoniche;

 3) Questionari autosomministrati.

1)Interviste “faccia a faccia”

L’intervista “faccia a faccia” è la modalità che permette, di norma, i migliori risultati per il ruolo attivo rivestito dall’intervistatore sia nel convincere la persona selezionata a collaborare all’iniziativa che, successivamente, a rispondere a tutte le domande del questionario nell’ordine proposto dai ricercatori.

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2)Interviste telefoniche

Questa tipologia di intervista diretta si è andata affermando negli ultimi decenni per la rapidità di esecuzione e per la mancanza della presenza fisica dell’intervistatore che, talvolta potrebbe influire sulle risposte.

La rispondenza all’intervista telefonica è di poco inferiore a quella che si ottiene con l’intervista “faccia a faccia” mentre i costi variano notevolmente a seconda della lunghezza dell’intervista e dalle modalità di chiamata prescelta (chiamate urbane o interurbane e fasce orarie diurne o serali, feriali o festive,ecc.).

Sebbene ci sia il vantaggio che l’intervistato, non avendo un contatto diretto con l’intervistatore non sente violata la sua intimità, risulta più difficile spingere gli intervistati a collaborare per l’impossibilità di usare supporti visivi. Infatti spesso gli intervistati dimostrano diffidenza dovuta alla paura di scherzi telefonici.

3)Questionari autosomministrati

Il questionario consegnato alle persone da intervistare consente spesso di risparmiare tempo e di ridurre i costi di un’indagine. Essendo somministrato con modalità standard a tutti i soggetti prescelti,si eliminano le distorsioni dovute alla presenza dell’intervistatore, garantendo meglio l’anonimato, evitando l’imbarazzo del contatto con un intervistatore nel caso di domande indiscrete e consentendo quasi sempre all’intervistato di compilarlo quando gli fa più comodo. Nonostante questi vantaggi si è visto che questo metodo, mediamente, fornisce una percentuale minore di risposte, lasciando spesso il dubbio ai ricercatori che i non rispondenti abbiano caratteristiche personali diferenti rispetto a chi aderisce e che quindi il risultato finale sia distorto.

Osservazione diretta

Questa tecnica è molto utilizzata nella ricerca sociale ma poco impiegata nella ricerca biomedica a causa della sua complessità.

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Nelle interviste “faccia a faccia”, l’osservazione diretta da parte dell’intervistatore viene richiesta per raccogliere dati su taluni attributi dell’intervistato come la razza, il sesso, il colore degli occhi e dei capelli; i vantaggi di far rilevare queste caratteristiche personali all’intervistatore sono legati ad un risparmio di tempo, alla minor soggettività del rilievo e all’evitare di sottoporre l’intervistato a domande così banali da inficiare la serietà dell’intervista.

Codifica delle risposte

Nel corretto disegno di uno studio epidemiologico si devono programmare a priori anche le modalità con cui codificare le risposte fornite dagli intervistati.La codifica dei dati riveste particolare importanza perché eventuali errori potrebbero essere più identificabili e quindi correggibili. Per questo motivo è fondamentale predisporre un manuale di codifica in fase iniziale dello studio.

La preparazione del manuale simultaneamente al questionario consente inoltre un suo collaudo con le relative modifiche durante l’eventuale esecuzione dello studio pilota.

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L’approvazione della nuova Direttiva dell’Unione Europea sulle acque di balneazione comporterà cambiamenti radicali nella tipologia e filosofia di studi ambientali sulle acque ad uso ricreativo. Tuttavia è stato garantito dai ricercatori che tale cambiamento non svaluterà la qualità delle analisi.

In questo momento storico abbiamo voluto sentire il “cittadino comune” per capire quanto è al corrente di quanto sta avvenendo e quanto gli interessi o gli sia permesso di saperne di più.

La nuova Direttiva propone anche uno sviluppo della comunicazione ambientale per continuare quel processo di responsabilizzazione e collaborazione fra le parti sociali e il cittadino.

“Quanto sarà pronto il cittadino per questo cambiamento nella gestione del rischio?”

“Quanto invece gli organi competenti saranno preparati a comunicare parametri, talvolta complicati, ai cittadini in maniera semplice o comprensibile?”

Provando a rispondere a queste domande, ci siamo proposti di sviluppare uno studio pilota che potesse testare le conoscenze del cittadino e le responsabilità eventuali di comuni ed enti locali.

Per un esame pilota iniziale, 240 persone che erano presenti nelle spiagge delle coste versiliesi e di marina di Massa, sono state intervistate durante la stagione balneare 2005.

Allo studio pilota è stato dato il nome simbolico di “il mare visto da terra” per testimoniare la volontà di affrontare queste tematiche col linguaggio e nel

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