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Gestione integrata del rischio per le acque di balneazione: dal monitoraggio alla comunicazione

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INTRODUZIONE

... 5

1.1 PROLOGO ... 5

1.2 PERICOLO E RISCHIO AMBIENTALE ... 7

1.3 RISCHIO AMBIENTALE E ECONOMIA DELL’AMBIENTE... 9

1.5 CONTAMINAZIONE FECALE E QUALITÀ DELL’ACQUA ... 16

1.6 GESTIONE DEL RISCHIO ... 23

1.7 MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE... 29

18

C

OMUNICAZIONE DEL

R

ISCHIO

31

1.9 LA REVISIONE DELLA DIRETTIVA EUROPEA ... 37

1.10 OBIETTIVI DELLA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA... 46

2

SCOPO DELLA TESI

... 49

3

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

DELL’AREA

... 51

3.3 Cenni di evoluzione paleogeografica della

pianura

... 63

4

MATERIALE E METODI

... 75

4.5 CORPI IDRICI E DEPURATORI ... 77

NOME... 81

INDIRIZZO ... 81

COMUNE ... 81

GESTORE... 81

AB. EQ. DI PROGETTO... 81

(2)

Abstract

Il mondo delle acque di balneazione sta vivendo un periodo transitorio per quanto riguarda il “controllo del loro stato di salute”.

Per venticinque anni la direttiva europea sulle acque di balneazione (76/160/CEE) ha indicato la via per un attento controllo della qualità delle nostre coste. Grazie all’esperienza accumulata in questi anni, e forte di un superiore supporto scientifico-tecnologico, la Commissione Europea ha verificato il bisogno di apportare modifiche a tale direttiva, per rendere così più agevole li lavoro degli operatori e trovare una conformità maggiore alle esigenze attuali.

La Commissione Europea, dopo la Comunicazione del dicembre 2000 riguardante “Una nuova politica per le acque di balneazione” (COM(2000)860.def), ha presentato in forma definitiva, la proposta di nuova Direttiva (COM(2002)581.def), introducendo importanti novità dal punto di vista analitico e, al contempo, proponendo un cambiamento radicale rispetto all’ottica adottata fino ad oggi.

Nel documento presentato vengono introdotti due nuovi parametri microbiologici, suggeriti dall’ OMS, considerati più sensibili e significativi per valutare il rischio per la salute pubblica durante l’attività di balneazione e gli altri usi ricreativi della risorsa idrica. I parametri in questione sono: Enterococchi intestinali(EI) ed Escherichia coli (EC).

La classificazione in diversi livelli di “qualità” (eccellente, buona e scarsa) è del tutto innovativa in questo settore e si basa sui parametri secondari e l’utilizzo che viene fatto delle acque. Tale cambiamento porta con sé il vantaggio di poter ridurre il numero dei campionamenti stagionali in base ai risultati ottenuti nei vari siti, permettendo alle zone aventi un numero rilevante di siti con qualità “eccellente”, di diminuire lo sforzo e le risorse necessarie al controllo delle acque di balneazione. La Commissione evidenzia che “ la drastica riduzione dei parametri prescelti nella nuova direttiva sulle acque di balneazione comporta ingenti riduzioni dei costi, evitando duplicazioni, ma senza portare alcuna riduzione nel grado di protezione dei cittadini”.

(3)

Introduzione

3

FIORENTINO

Quest’ultima affermazione della Commissione ha ispirato una tesi innovativa, che cerchi di affrontare il tema delle analisi delle acque di balneazione, confrontando l’aspetto tecnico analitico con quello di comunicazione ambientale.

Le acquee di balneazione e quelle adibite a divertimento sono una risorsa ambientale ed economica di grande importanza e la loro sicurezza è un obiettivo primario della gestione dell'area litoranea ed integrata (ICAM) raccomandata dalle linee guide del WHO (2003). Un possibile impatto negativo delle acque ad uso ricreativo sulla salute degli utenti è dimostrato da studi epidemiologici (Prüss Un, 1998), ma deve essere confrontato con i benefici innegabili associati con l'uso di questi ambienti. Sta crescendo la consapevolezza di elevare e migliorare la capacita di scegliere personale informato, cosi come un fattore importante è assicurare l'uso sicuro degli ambienti acquatici ricreativi ed un importante intervento di gestione: in particolare, se le persone sono capaci di ricevere e capire correttamente i risultati del monitoraggio della qualità dell'acqua essi possono scegliere per le loro attività di piacere le aree meno inquinate e cosi indurre una sorta di competizione tra risorse e destinazioni per rendere le aree più sicure e incoraggiare investimenti per migliorarle. Un cittadino ben informato è anche più fiducioso nelle istituzioni e può essere capace di reagire propriamente nel caso di particolare tempesta mediatica fonte di notizie allarmistiche. Per migliorare la consapevolezza delle persone è essenziale che informazioni siano disponibili, comprensibili, diffuse in maniera completa e fornite in una maniera opportuna secondo una strategia che coinvolga gli

interessati il più possibile. Esempi di coinvolgimento pubblico in questo

campo sono identificazioni di qualità, classificazione della spiaggia o schemi di premio, promossi da organizzazioni diverse come la Bandiera Blu" in Paesi europei (FEEE, 1998), ma anche nuovi approcci regolatori (European Directive (COM (2002)581.def) che considerino informazione, istruzione e partecipazione come problemi critici per la gestione del rischio causato dall'acqua.

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Introduzione

4

Il primo passo per programmi di informazione dei piani pubblici è lo studio della popolazione bersaglio in modo da stimare la conoscenza, gli atteggiamenti, la percezione di rischio e i comportamenti.

(5)

Introduzione

5

FIORENTINO

INTRODUZIONE

1.1 Prologo

L’uomo guarda, capisce e agisce.

L’osservazione dei fenomeni e delle loro interazioni è la necessaria premessa per la presa di coscienza, il progetto, l’azione.

Nel corso della storia l’uomo ha sempre utilizzato le risorse a propria disposizione in modo pressoché indiscriminato, senza curarsi delle particolari ricadute ambientali che la sua presenza e le sue azioni potevano generare nell’ambito dei vari cicli naturali. L’alterazione e l’inquinamento ambientale sono sempre andati di pari passo con la crescente antropizzazione dei territori. Oggi l’incessante, enorme incremento demografico e, soprattutto, l’addensamento abitativo in alcune specifiche aree, come le città, comporta un’azione inquinante a livello sia locale che regionale assai più elevata rispetto al passato che può assumere aspetti preoccupanti sia per l’ambiente che per l’uomo.

Da un punto di vista strettamente sanitario, solo negli ultimi cinquant’anni si sono raggiunti soddisfacenti conoscenze nell’ambito degli studi legati alle correlazioni tra patologie e cause di natura ambientale. Viviamo in città caotiche, sovraffollate e contaminate da ogni genere di inquinamento, ma spesso siamo talmente assorbiti dal ritmo frenetico del quotidiano, che perdiamo di vista la qualità della vita.

Affrontare il tema del rischio ambientale presenta non poche difficoltà. L’argomento è vasto, complesso, in continua evoluzione. I punti di vista sono numerosi: non esiste un approccio privilegiato, in quanto ci troviamo in un ambito ricco di controversie.

I rischi per la salute umana e l’ecosistema derivanti dall’impiego di alcune tecnologie, il deterioramento dell’ambiente, l’intensificarsi dei disastri naturali hanno dato vita a un intenso, ma spesso scomposto, dibattito. Dall’effetto serra alla perdita della biodiversità, dalla desertificazione agli uragani e alle inondazioni: la lista è lunga. Annunci catastrofici si alternano a silenzi più o

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Introduzione

6

meno prolungati. Il mondo dell’informazione è alla spasmodica ricerca di notizie: che facciano colpo, possibilmente. Dal dopoguerra ad oggi l’ambiente e le tecnologie sono state un ottimo terreno di caccia. Gli allarmi si sono susseguiti con impressionante regolarità. Incidenti e disastri, tuttavia, vengono “consumati” rapidamente. Alcuni fanno più colpo o infondono una sorta di timore per più tempo, ma col passare dei mesi diventano ricordi sbiaditi e pian pianino lasciano il posto a fatti più recenti e più interessanti in quel dato momento. L’arena pubblica è affollata e, in periodi di difficile congiuntura economica o politica, lo spazio per le questioni ecologiche si restringe notevolmente. Di questo risentono le politiche del rischio, che tuttavia hanno ormai trovato un posto stabile nelle agende nazionali e internazionali.

Le domande di fondo sono: ci troviamo davvero in un mondo più rischioso rispetto a un passato non lontano? Ci sono veramente più rischi o semplicemente se ne parla di più, ne siamo consapevoli? Come incidono i rischi ambientali sulla nostra vita e, più in generale, sull’assetto della società contemporanea? Cosa possiamo fare al riguardo? L’espressione “società del rischio” è uscita dall’ambito accademico, dal gergo sociologico: è finita sulle pagine dei giornali, sta entrando nel lessico quotidiano. Quest’espressione è comunque ambigua e non viene accettata da tutti. Ma cosa si intende quando si parla di rischio? Perché spesso si parla di “pericoli” e non di “rischi”?

(7)

1.2 Pericolo e rischio ambientale

Dalla sua comparsa sulla Terra, la specie umana è stata esposta ad una serie di pericoli ambientali che hanno minacciato il suo benessere e la sua stessa sopravvivenza. Prima che l’ambiente venisse modificato in maniera globale da interventi antropici, i pericoli più temibili erano connessi ad agenti e fenomeni fisici naturali, attribuibili alla normale fisiologia del pianeta e dell’universo: terremoti, maremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, alluvioni, siccità, ecc.

Gradualmente, il progresso della conoscenza scientifica ha contribuito alla trasformazione della nozione del pericolo in quella di rischio, in concomitanza con la creazione di nuovi e temibili hazards.

Per hazard, termine inglese senza un soddisfacente equivalente italiano, si intende: un evento, un fenomeno, una sostanza, un comportamento un’attività che può causare un danno.

Tutte le società possiedono la nozione di pericolo ed elaborano dei “rituali” per la sua gestione psicologica e sociale. La nozione di rischio è invece tipica della società moderna dove la sua analisi e gestione vengono associate alla scienza e alla tecnologia. Ad esse viene delegata la gestione dei pericoli che tradotti nel linguaggio quantitativo de rischio, appaiono prevedibili e controllabili da parte delle istituzioni a ciò preposte (Giddens, 1990).

Nell’uso comune i termini “pericolo” e “rischio” vengono considerati interscambiabili. In realtà con “pericolo” si intende la qualità o proprietà intrinseca di una determinata entità avente il potenziale di causare danni. Il “rischio” invece è la probabilità matematica che un evento (in teoria non necessariamente negativo) si verifichi, ovvero che sia raggiunto il livello potenziale di danno.

Nel 1921 l’economista Frank Knight introduce la distinzione fra rischio e incertezza, basata sull’idea di quantificazione probabilistica, non sempre possibile, soprattutto nel caso dei fenomeni naturali. E’ altresì vero che molte

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Introduzione

8

delle questioni ambientali di maggiore pregnanza ai nostri giorni presentano caratteri di irriducibile incertezza piuttosto che di rischio calcolabile.

Esistono varie tipologie di pericolo in base all’ambiente in cui ci troviamo. Il termine “ambiente” secondo una accreditata definizione dell’OMS, rappresenta un sistema integrato di fattori e di influenze esterne (fisiche, chimiche, biologiche e sociali) che possono esercitare un effetto significativo ed apprezzabile sulla salute.

L’ambiente di vita va considerato non come “uno scenario passivo in cui si realizza l’evento malattia, ma un contesto attivo nel quale si svolgono le interazioni fra agenti/fattori di malattia ed individuo/collettività”.

La salute è un completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste solamente in una assenza di malattia o di infermità. (Atto di Fondazione O.M.S., 1946).

Il rischio ambientale chiama in causa il rapporto della società con la natura e con la tecnologia. Due dimensioni a cui non si può guardare in modo ingenuo o completamente “obiettivo”. Per questo la prospettiva socio-politica assume particolare rilevanza. In un momento storico dominato dala globalizzazione dei mercati e della cultura, ma anche dei rischi e dai dilemmi dello sviluppo sostenibile, come si può garantire la compatibilità sociale delle crescenti capacità di manipolazione della natura da parte dell’uomo?

Un’attenta analisi del rischio ci terrebbe indubbiamente più al sicuro, ma perché si crei una società attenta bisogna comunicare in maniera semplice e diretta con i cittadini e prima di fare questo è necessario che il mondo scientifico ne comprenda l’importanza.

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1.3 Rischio ambientale e economia dell’ambiente

I rischi ambientali mettono in discussione il modello che ha promosso la vorticosa crescita del XX secolo e ha successivamente guidato la ricerca di antidoti alle proprie disfunzioni. La crisi della razionalità economica si sintetizza nel conflitto tra “economia dell’ambiente” e “economia ecologica”: tra approci che affrontano i problemi ambientali applicando riflessivamente ad essi la visione tradizionale dell’economia (in particolare il principio del mercato autoequilibrante e quello delle crescita continua promossa dall’innovazione tecnologica) e approci che cercano di esplorare strade nuove.

Per l’economia ambientale la risposta ai problemi ecologici sta in un accorto utilizzo dei meccanismi di mercato. Si tratta di trasformare la natura in una serie di merci, che possano essere trattate come le altre merci. Una merce scarsa è costosa, una abbondante è a buon mercato: questo regola automaticamente il consumo evitando sovra o sottosfruttamenti. Ciò che non ha un mercato è invece disponibile liberamente, per quanto prezioso possa essere. Da qui l’eccessivo sfruttamento dell’ambiente. Molti dei ben che lo compongono non solo sono disponibili in quantità apparentemente illimitata, ma sono anche “beni pubblici”.

L’attenzione ai meccanismi della formazione dei prezzi ha condotto l’economia dell’ambiente ad approfondire il problema del valore. Si è notato cosi che per i beni ambientali e culturali l’uso non si traduce per necessariamente in un consumo, ma soprattutto che accanto al valore d’uso e di scambio esiste un valore d’opzione, un valore di lascito, un valore d’esistenza. Per esempio, una persona, non è mai scesa a visitare i fondali del parco marino di Ustica, ma potrebbe decidere di farlo in un futuro e vuole trovarli intatti; oppure vuole che i suoi nipoti, se lo desidereranno, lo possano fare. Lo sforzo dell’analisi economica rimane tuttavia mirato alla trasformazione di tali valori in valori monetari. Si può ad esempio considerare la domanda di beni associati a una risorsa ambientale: la differenza di prezzo

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Introduzione

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tra un appartamento con vista sul mare e uno che ne è privo può tradurre in termini monetari il valore della contemplazione del paesaggio.

In termini di economia ambientale va comunque registrata una volontà di cambiamento e uno sviluppo dello sfruttamento delle risorse in modo più eco-sostenibile. Questo miglioramento si vede soprattutto nelle zone costiere in cui si investe sempre di più nel turismo.

La varietà del turismo dà la possibilità a tutte le località di inserirsi in questo grande mercato. In genere i ragazzi cercano località che possano garantirgli divertimento, mentre famiglie o persono più in su con gli anni cercano luoghi che offrano una certa tranquillità e spazi naturali il più integri possibile. La costante per le varie tipologie di “turista” rimane comunque la salubrità del luogo prescelto. Chi vorrebbe fare il bagno in acque contaminate?

Il turismo porta benessere economico e sociale permettendo alle strutture ricettive di ampliarsi e agli abitanti di allargare le proprie prospettive allontanando cosi la fobia nei confronti del forestiero.

Per strutture ricettive si intendono: esercizi alberghieri, residenze turistiche-alberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi dati in affitto da privati o imprese, alloggi agrituristici, ostelli per la gioventù, case per ferie e altre strutture ancora.

L’elemento più importante da prevedere, a nostro giudizio, resta l’incidenza del turismo sulla popolazione, in quanto tende a valutare il grado di problematicità apportato alla presenza di turisti su un territorio più o meno strutturato e popolato. Infatti il turista non deve essere visto solo come una fonte di reddito economico e possibilità di svilupposociale, ma anche come fattore di potenziale criticità verso la gestione del territorio, se non regolamentato a sufficienza e se non si predispongono le misure necessarie ad una compensazione di questi scarichi

(11)

1.4 Tipologie di pericolo

Le tipologie di pericolo associate agli ambienti di acque costiere ad uso ricreativo ricadono nei seguenti gruppi:

:

- pericoli fisici

- freddo, caldo e luce solare

- qualità dell’acqua

- contaminazione della sabbia

- alghe e loro prodotti tossici

- agenti chimici e fisici

- organismi acquatici pericolosi.

I pericoli hanno diversi gradi di severità, per esempio: le fratture hanno una minore gravità dei tagli da residuo di vetro o altri rifiuti. Spesso il comportamento umano è la prima causa di rischio, come nel caso dell’abuso di alcool che provoca annegamenti o incidenti di altro genere.

Negli ultimi anni molta attenzione si è focalizzata sui pericoli di natura microbica. In particolare, i rischi sulla salute dovuti alla contaminazione di origine fecale delle acque chiare sono stati oggetto di interesse pubblico e scientifico (World Health Organization, 2003). I pericoli non sono limitati a quelli gastroenterici e potenzialmente includono malattie febbrili respiratorie acute, infezioni alle orecchie ed altre con vie di penetrazione cutanea (come la leptospirosi).

Negli ultimi anni si sta sviluppando una politica per il controllo dei rischi sulla salute e conseguente gestione per il benessere nelle acque ad uso ricreativo, che si basano sulla valutazione preventiva degli stessi rischi. La valutazione e il controllo si basano sull’esperienza e sull’applicazione del senso comune, come l’interpretazione dei dati.

Nella Tabella 1.1 vengono riportati i pericoli più frequenti nelle acque ad uso ricreativo e loro possibili danni alla salute dei bagnanti

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Introduzione

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Tabella 1.1 - Esempi di danni alla salute associati ai pericoli delle acque ricreazionali

Fonte: World Health Organization, 2003

Tipologie di danno

alla salute Esempi di pericoli associati

Annegamento

• Trascinamento in profondità ad opera di correnti tidali,

cadute fuoribordo, urti con ostacoli sommersi, colpi di sonno su natanti gonfiabili trascinati al largo dalla corrente, perdite d’equilibrio sugli scogli, sopravvalutazione delle proprie capacità natatorie

Ferite da impatto

• Impatto con superfici dure o oggetti taglienti, trasportati da

partecipanti ad attività ricreative, sportive o lavorative, oppure trascinati dalle correnti;

• Ferimenti con oggetti appuntiti abbandonati o spiaggiati;

• Tagli da coralli o ostriche, e abrasioni da scivolamenti su

scogli;

• Attacchi di animali acquatici.

Fisici

• Assideramento (che può portare al coma e alla morte);

• Esposizione acuta al sole ( colpi di caldo, ustioni e colpi di

sole);

• Prolungata esposizione al sole, che può provocare cancri

alla pelle (carcinomi, melanomi, ecc..).

Infezioni

• Ingestione di, inalazione di, o contatto con batteri patogeni,

virus, funghi e parassiti che possono essere presenti nelle acque come risultato di contaminazione fecale umana o animale, o naturalmente presenti;

• Punture di zanzare o altri insetti vettori di parassitosi.

Avvelenamenti e tossicosi

• Ingestione di, inalazione di, o contatto con acque

contenenti inquinanti chimici;

• Punture o morsi di animali nocivi o velenosi (meduse,

serpenti, ecc..);

• Ingestione di, inalazione di, o contatto con “blooms” di

cianobatteri tossici in acqua dolce o marina e/o di dinoflagellati in acqua marina.

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Introduzione

13

FIORENTINO

L’inquinamento di tipo fecale delle acque costiere ad uso ricreativo, ha un ampio raggio e influenza parecchie persone che ne fanno uso, la maggior delle quali mostra sintomi di leggere gastroenteriti.

Pericoli per la salute umana esistono anche in ambienti incontaminati. Per esempio le irritazioni agli occhi dei bagnanti possono risultare dalla riduzione delle naturali difese dell’occhio a seguito di un contatto breve con l’acqua e non sono necessariamente causate dall’inquinamento delle stesse.

Per verificare lo stato di salute di spiagge e acqua bisognerebbe prendere in considerazione alcuni fattori chiave:

- presenza e natura dei pericoli naturali e artificiali;

- severità del pericolo in termini di conseguenze sulla salute;

- disponibilità e applicabilità di rimedi;

- frequenza e densità d’uso;

- livello di sviluppo.

A parità di rischio vengono prese misure diverse a seconda che le aree siano più o meno sfruttate o più sviluppate.

Spesso viene ust un approccio schematico per comparare i vari pericoli che si corrono nell’utilizzare acque costiere ad uso ricreativo. Il grafico che ne viene fuori ci permette di mettere in relazione la severità di un pericolo con il rischio associato e può esserne un mezzo di riduzione.

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Introduzione

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Figura 1 – Approccio schematico per comparare i pericoli per la salute durante l’uso delle acque ricreazionali

Fonte: World Health Organization, 2003

Negli ultimi tempi sono stati fatti molti studi riguardo al legame tra alcune patologie riscontrate dai bagnanti, come gastroenteriti e altre malattie trasmissibili, e la contaminazione fecale delle acque. Si può affermare che le informazioni epidemiologiche sono più affidabili dei dati statistici pubblici, in quanto progettate per eliminare ogni tipo di errore di interpretazione. Questo rigore ne limita però l’applicazione a pochi tipi di pericolo, impedendoci di misurare il completo intervallo di variazione delle conseguenze sulla popolazione.

Si possono avere diversi gradi di contatto ed è importante comprenderli, in base all’uso che si vuole fare delle acque di balneazione, per sviluppare un’eventuale strategia di riduzione del rischio.

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Introduzione

15

FIORENTINO

- assenza di contatto (prendere il sole);

- contatto accidentale (pescare);

- contatto con tutto il corpo (nuotare).

Le vie di esposizione agli agenti tossici e infettivi variano in funzione del grado di contatto. Solitamente le più frequenti sono le esposizioni della pelle e delle mucose. Il pericolo può comportare effetti nocivi sulla salute anche dopo esposizioni brevi e per questo motivo bisogna evidenziare l’importanza della prevenzione. A tal scopo l’ O.M.S. ha formulato delle “linee guida” che col passare del tempo vengono sempre più assorbite da decreti legislativi nazionali e direttive dell’Unione Europea (World Health Organization, 2003).

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1.5 Contaminazione fecale e qualità dell’acqua

La contaminazione fecale può essere un problema sia di acque superficiali che di acque costiere ad uso ricreativo.Nel caso di acque di balneazione l’inquinamento può derivare da scarichi fognari non depurati a norma di legge o da escrementi di animali.; in entrambi i casi le particelle di origine fecale possono causare problemi alla salute di varia entità

La combinazione di ispezioni sanitarie e verifiche microbiologiche dell’acqua ci danno un quadro chiaro sulla sua qualità.. I dati ottenuti su possibili sorgenti di inquinamento possono quindi essere combinati con informazioni numeriche sui livelli attuali di contaminazione fecale, per classificare le acque allo scopo di:

- supportare le scelte decisionali;

- provvedere ad informare gli utilizzatori;

- assistere nell’identificazione e promozione di interventi gestionali effettivi.

In alcuni casi si è visto che la qualità microbica dell’acqua può essere influenzata da fattori climatici e meteorologici come ad esempio le piogge. Combinando la classificazione (basata su ispezioni sanitarie e verifiche di qualità microbica) con la prevenzione dell’esposizione nel momento di più alto rischio si può arrivare alla formazione di un importante schema. La classificazione che ne risulta avrà grossa importanza per le attività di prevenzione dell’inquinamento.

Nelle acque ad uso ricreativo è presente una miscela di microrganismi, patogeni e non, che può derivare da effluenti fognari, escrementi di chi usa le acque, processi industriali, attività agricole, animali domestici e selvatici. In queste acque possono essere presenti microrganismi patogeni liberi. Tutti questi microrganismi causano infezioni intestinali, a seguito di ingestione o infezioni dell’apparato respiratorio, degli occhi, delle cavità nasali e della

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Introduzione

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FIORENTINO

pelle. Nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni leggere e difficili da scoprire attraverso i normali canali di sorveglianza. Ad ogni modo molto dipende dalle dosi, cioè dal numero di microrganismi che possono causare malattie; ed alle caratteristiche dei patogeni specifici, alle condizioni di esposizione e alla sensibilità della persona.

Il numero degli agenti patogeni può variare notevolmente in base all’area geografica ed al periodo dell’anno. La presenza di patogeni nelle fogne grezze (Tab 1.2) è quindi variabile ma caratterizzata da elevate concentrazioni.

Il controllo della qualità delle acque viene effettuato tramite la ricerca di microrganismi indicatori di contaminazione, storicamente utilizzati in alternativa ai patogeni, agenti eziologici di malattie e responsabili dei rischi connessi con l’uso di acqua. La ricerca di microrganismi patogeni è spesso tecnicamente difficile a causa sia della scarsa sensibilità dei metodi e dei lunghi tempi di analisi, sia della necessità di prelevare e di concentrare grandi volumi d’acqua. Infatti l’agente patogeno è molto diluito nell’ambiente acquatico e le sue densità variano in base a diversi fattori, primo tra tutti il livello di endemicità delle malattie nella popolazione.

Pertanto il rischio di contrarre malattie causate da agenti eziologici specifici (virus, batteri, protozoi, metazoi) a seguito dell’uso di un’acqua è in relazione al suo grado di fecalizzazione. Per questo motivo le analisi routinarie di controllo fanno riferimento a gruppi microbici di per sé non patogeni, ma indicatori del livello di fecalizzazione ed in grado di esprimere l’esistenza o meno di una contaminazione microbica in tempi rapidi e con metodi facilmente applicabili.

Gli indicatori microbiologici sono stati scelti tra quelli che, vivendo nel tratto gastrointestinale dell’uomo e degli animali a sangue caldo, entrano a far parte del ciclo di infezioni a trasmissione fecale-orale.

Un indicatore microbiologico di contaminazione, per essere definito tale, dovrebbe rispondere ad alcune caratteristiche:

(18)

Introduzione

18

 essere presente là dove è presente la fonte del patogeno;  essere facilmente isolabile con metodologie ripetibili,

economiche e specificamente selettive;

 avere la capacità di rispondere in eguale misura, rispetto al patogeno, alle condizioni ambientali e sopravvivere almeno tanto a lungo quanto il patogeno stesso.

Gli schemi regolamentari fino ad oggi attuati (D.P.R. 470/82 e L. 422/2000) per la qualità microbica delle acque ad uso ricreativo si basano per la maggior parte dal conteggio degli organismi fecali presenti. Tali schemi hanno però delle limitazioni:

- le azioni di gestioni sono retrospettive e possono essere fatte solo dopo l’esposizione umana al pericolo;

- in molti casi non vi sono corrispondenze specifiche fra rischi sulla salute derivati e gli indici tradizionali di contaminazione fecale (World Health Organization, 2003);

- le spiagge vengono classificate o “sicure” o “non sicure” senza tenere conto del gradiente di contaminazione fecale che corrisponde ad un analogo gradiente nella varietà e nella frequenza degli effetti sulla salute.

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Introduzione

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FIORENTINO

Tabella 1.2 – Esempi di concentrazioni di organismi patogeni e indicatori nelle fogne grezze

Organismo patogeno/indicatore Danno/ruolo Elementi/100 ml

Batteri

Campylobacter spp Gastroenterite 104 - 105

Spore di Clostridium perfringens Org. Indicatore 6 x 104 - 8 x 105

Escherichia coli Org. Indicatore (eccetto

stress specifici 106 - 107 Streptococchi fecali/

Enterococchi intestinali Org. Indicatore 4.7 x 103 - 4 x 105

Salmonella spp Gastroenterite 0.2 - 8000

Shigella spp Dissenteria bacillare 0.1 - 1000

Virus

Poliovirus

Org. Indicatore (stress da

vaccino), poliomeliti 180 - 500 000

Rotavirus Diarrea, vomito 400 - 85 000

Adenovirus

Malattie respiratorie,

gastroenterite non enumeratia Norwalk virus Diarrea, vomito non enumeratia

Epatite A Epatite non enumeratia

Protozoi parassitib

Oocisti di Criptosporidium parvum Diarrea 0.1 - 39

Entameba istolitica Dissenteria amebica 0.4

Cisti di Giardia lamblia Diarrea 12.5 - 20 000

Elmintib (uova)

Spore di Ascaris Ascariasi 0.5 - 11

Spore di Ancylostoma e

spore di Necator Anemia 0.6 - 19

Spore di Trichuris Diarrea 1 - 4

a

Molti importanti patogeni delle fogne sono già stati adeguatamente enumerati, come gli Adenovirus, i virus tipo-Norwalk, i virus dell’Epatite A

b

Il numero di parassiti varia notevolmente a seconda dei differenti livelli di danni endemici in regioni differenti

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Introduzione

20

La verifica del rischio di esposizione delle persone ad acque ricreazionali inquinate da feci può essere fatta direttamente attraverso studi epidemiologici o indirettamente mediante la “Q.M.R.A” (Quantitative Microbial Risk Assessment), ovvero la verifica quantitativa del rischio microbiologico.

Alcuni studi hanno dimostrato una relazione tra inquinamento fecale (usando indici batterici) e conseguenze negative; altri studi hanno permesso di quantificare il rischio attribuibile all’esposizione ricreazionale.

La QMRA viene usata per stimare indirettamente il rischio di malattie predicendo le infezioni dalla densità di particolari agenti patogeni, con appropriati modelli dose/risposta per la popolazione esposta. L’applicazione della QMRA per le acque ad uso ricreativo è purtroppo limitata dalla mancanza di dati specifici di qualità dell’acqua per molti patogeni e dal fatto che il numero di patogeni varia con la prevalenza di un agente patogeno specifico e può esibire un trend stagionale. Data l’oggettiva difficoltà si rende necessario che uno screening a livello generale della verifica del rischio (SLRA = Screening-level Risk Assessment) sia il primo step per identificare la necessità di altri dati e di una verifica quantitativa. E’ comunque noto agli operatori che occorre usare una certa cautela in fase d’interpretazione poiché il rischio di infezione o di malattia da esposizione a microrganismi patogeni è fondamentalmente diverso dal rischio associato ad altri contaminanti, come ad esempio le sostanze tossiche.

Nonostante la differenza il rischio da microrganismi viene calcolato allo stesso modo di quello da agenti chimici. Utilizzando la stessa metodologia dei chimici, per effettuare lo screening iniziale (SLRA) viene usato un agente patogeno rappresentativo per caratterizzare conservativamente il suo gruppo microbico. Di conseguenza, le stime conservative di esposizione a ciascun gruppo patogeno (virus, batteri, ecc…) possono essere usate per caratterizzare il rischio totale dovuto a ciascun gruppo. I risultati della SLRA dovrebbero indicare l’ordine di grandezza del rischio, se sono necessari altri dati e se i rischi sono dominati da un’unica classe di patogeni.

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Introduzione

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FIORENTINO

Sfortunatamente però i microrganismi che rispondono alla relazione dose/risposta sono pochi e la SLRA è limitata a questi. In alternativa alla SLRA possono essere usati modelli di trasmissione delle malattie per la verifica dei rischi associati all’esposizione ad organismi patogeni (World Health Organization, 2003), ma per vari motivi questo approccio risulta ancora più limitato del precedente.

A favore della QMRA possiamo attestare che i vantaggi potenziali e le limitazioni delle opzioni di gestione del rischio possono essere esplorati tramite simulazioni numeriche atte ad esaminarne l’efficacia potenziale e il rischio sotto i livelli epidemiologici misurabili. Da ciò deriva che, nonostante le sue limitazioni, la QMRA può essere uno strumento utile per lo screening del rischio alla salute pubblica dei siti acquatici ricreazionali e per determinare l’efficacia potenziale delle alternative di gestione attraverso l’integrazione di un’ampia gamma di dati. Essa fornisce delle analisi scientifiche credibili che possono essere usate in congiunzione con investigazioni epidemiologiche in loco per verificare il rischio sulla salute umana.

In acque altamente contaminate da scarichi fognari si può stimare la concentrazione dei patogeni in acqua per mezzo della densità media dei patogeni nelle fogne e della diluizione in acqua. Un agente di riferimento usato di frequente è rappresentato dagli enterococchi, i quali possono essere usati in maniera indiretta per misure di diluizione di agenti patogeni batterici e spore, o in alternativa la presenza/assenza diretta di misure di patogeni in grossi volumi di acqua. Poi un volume di acqua da ingerire è richiesto per determinarne la dose patogena.

Dopo che le concentrazioni di patogeni dei tre gruppi microbici sono state determinate, vengono selezionati i rappresentanti di cui si conoscono le curve dose/risposta. Di seguito (tabella 1.3) riportiamo uno schema semplificato del metodo appena presentato:

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Introduzione

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Tabella 1.3 – Paradigma di valutazione del rischio per ogni effetto sulla salute umana a

Passi Scopi

1. Identificazione del pericolo

Per descrivere gli effetti acuti e cronici sulla salute umana (tossicità, cancerogenicità,, mutagenesi, tossicità dello sviluppo, tossicità riproduttiva e neurotossicità) associati a ciascun particolare pericolo, inclusi i patogeni

2. Valutazione dell'esposizione

Per determinare la dimensione e la natura della popolazione esposta e la modalità, la quantità e la durata dell'esposizione 3. Valutazione

della curva dose/risposta

Per caratterizzare la relazione tra varie dosi somministrate e l'incidenza dell'effetto sulla salute

4. Caratterizzazio- ne del rischio

Per integrare l'informazione derivante dagli stadi esposizione, dose/risposta e identificazione del pericolo, per stimare la grandezza del problema di salute pubblica e per valutarne variabilità e incertezza

a

Adattato dal NRC, 1983

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Introduzione

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FIORENTINO

1.6 Gestione del rischio

Per raggiungere un livello di rischio tollerabile sono stati fissati negli ultimi anni degli obiettivi di qualità dell’acqua e di gestione. La HACCP (Analisi dei Pericoli e punti critici di Controllo) è un esempio di tale approccio, che permette una buona pratica di gestione e assicurazione della qualità, già usata nella industria alimentare.

Poiché gli strumenti per predire il rischio possono essere poco costosi e di ottimo effetto, misure precauzionali sono possibili.

Esistono anche dei valori guida, al di sotto dei quali non sono attesi effetti negativi sulla salute, tipici di molti campi sanitari e usati efficacemente anche per le acque ad uso ricreativo.

Per verificare la contaminazione fecale negli ambienti acquatici ricreazionali bisogna osservare due elementi fondamentali: ispezione sanitaria e conteggio dei microrganismi indicatori.

L’ispezione sanitaria è volta ad identificare tutte le possibili sorgenti di contaminazione fecale. Le tre principali sono gli scarichi fognari, le foci dei fiumi e la contaminazione da parte dei bagnanti. Altre sorgenti includono le fosse settiche vicino alle spiagge e le navi.

Le informazioni da raccogliere nelle ispezioni dovrebbero coprire :

- presenza/assenza di cascate fognarie, scarichi di fiumi - tipologia

- tipo di trattamento delle fogne - densità di bagnanti

- diluizione

La densità degli organismi indicatori può essere aumentata a seguito delle spiagge che possono portare in mare rifiuti lavati via dalle foreste o ambienti naturali per effetto della risospensione dei sedimenti.

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Introduzione

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Ogni indice usato per la gestione del rischio dà solo un’idea approssimativa dell’efficacia della rimozione patogena nelle acque, perciò è fondamentale tenere conto di tutti i fattori che eliminano o influenzano questi indici fecali. La QMRA con il suo screening iniziale può aiutare quando ci siano valori di organismi patogeni e fecali molto diversi da quelli inglesi, sui quali le linee guida sono state standardizzate, per adattarle alla realtà locale

( per esempio alta temperatura, UV, intensità, ecc..).

Per ogni microrganismo da usare come parametro di riferimento nell’ambito della salute delle acque ad uso ricreativo bisognerebbe:

- avere un metodo standard di analisi

- avere metodi di analisi poco costosi

- avere equipaggiamento a disposizione.

I microrganismi normalmente usati sono:

- E. coli (per acque dolci, ma di cui si conosce poco per sviluppare delle linee guida);

- coliformi totali (che però non sono specifici di materiale fecale);

- coliformi termotolleranti (migliori dei precedenti ma hanno lo stesso problema);

- Salmonella (usata già per questi scopi ma poco probabile via di trasmissione delle malattie perché in genere è poco presente nelle fogne);

- Enterovirus (anch’essi già usati a questo scopo, sono però costosi e necessitano di metodi di analisi di concentrazione ancora imprecisi; nonostante siano sempre nelle fogne il loro numero è variabile e non necessariamente causa di malattie).

Per verificare la contaminazione fecale negli ambienti acquatici ricreazionali bisogna osservare due elementi fondamentali:

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Introduzione

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FIORENTINO

- verifica del grado di influenza del materiale fecale

- conto dei batteri indicatori fecali disponibili.

Per il controllo microbiologico i microrganismi selezionati sono quelli che si ritrovano nel tratto gastrointestinale dell’uomo e degli animali a sangue caldo. La scelta degli indicatori è sempre stata piuttosto controversa e solo nell’ultimo ventennio sono state stabilite normative internazionali dirette a definire parametri e standard per la verifica della qualità delle acque sulla base di sistemi integrati.

Indicatori storici di inquinamento sono i microrganismi appartenenti al gruppo dei coliformi totali presenti nel materiale fecale di origine umana con una densità media di 109 UFC/g (Tabella 1.4), sono batteri bastoncellari gram-negativi, aerobi ed anaerobi facoltativi, non sporigeni e che si caratterizzano per la loro capacità di fermare il lattosio con produzione di gas alla temperatura di 35 ± 0,5 °C in 48 ore (APHA, 1992).

Negli anni più recenti è stata messa in discussione la loro validità come indicatori di contaminazione. Infatti tra essi sono compresi germi ubiquitari, largamente diffusi nell’ambiente, che colonizzano acqua, aria e vegetazione. Possono sopravvivere in acque contenenti anche basse concentrazioni di sostanza organica (Bigger, 1937) e si possono trovare associati ad insetti, alla vegetazione (Geldreich et al., 1964), sui pesci (Geldreich et al., 1966), nel suolo e nell’acqua delle zone artiche (Boyd & Boyd, 1962).

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Introduzione

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Tabella 1.4 – Stima della flora batterica nelle feci umane

Fonte:

Diversamente, il gruppo dei coliformi fecali a cui appartiene, in misura rilevante, Escherichia coli e che comprende anche i generi Citrobacter,

Enterobacter e Klebsiella ed alcuni coliformi mutanti dotati di idrolisi

termostabile, è strettamente legato alla presenza di scarichi di origine fecale (Geldreich et al., 1962).

IL termine “coliformi fecali” appare per la prima volta negli Stati Uniti nel 1960 con l’introduzione di un nuovo terreno di coltura (m-Fc Agar) specifico per il

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Introduzione

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FIORENTINO

loro rilevamento. Questo substrato ne permette lo sviluppo, con un solo passaggio alla temperatura di 44,5 °C in 24 ore. Es si si ritrovano nel materiale fecale degli animali a sangue caldo in concentrazioni di 104– 106 organismi per grammo. Nell’ambiente acquatico il tempo di decadimento dei coliformi si differenzia marcatamente da quello dei patogeni non batterici: Virus, Miceti, Cisti di Protozoi ed uova di metazoi sono in grado di sopravvivere più a lungo dei coliformi. Ciò è particolarmente vero in acque salate osalmastre dove intervengono fenomeni di autodepurazione di natura fisica, chimica e biologica (antibiosi, antagonismo) o nelle acque clorate. Per il controllo microbiologico quindi le ricerche da effettuare si basano principalmente sul sistema di indicatori sopra individuati che, insieme agli streptococchi fecali, hanno il significato di segnalare l’avvenuto verificarsi di un evento, ad esempio una contaminazione di origine fecale.

I criteri di qualità furono fissati dal Consiglio delle Comunità Europee che, con la Direttiva n. 76/160 dell’8 dicembre 1975 (Direttiva del Consiglio, 8 dicembre 1975), ha definito i parametri da ricercare e fornito una indicazione sui metodi di analisi da utilizzare.

Nel 1982 la normativa italiana ha recepito la Direttiva Europea con il D.P.R 470/82 (Decreto del Presidente della Repubblica, 8 giugno 1982, n. 470), sulla base del quale sono stati effettuati fino ad ora i controlli di qualità delle acque di balneazione. Tra i parametri microbiologici da ricercare sono indicati anche i coliformi totali, coliformi fecali e le tecniche di analisi da utilizzare per il loro rilevamento: il metodo dei tubi multipli (MPN) e la tecnica della filtrazione su membrana (MF).

Da più parti e già da tempo sono stati tuttavia segnalati problemi relativi alla ricerca dei coliformi totali con le metodiche indicate nella normativa. In modo particolare, la tecnica della filtrazione su membrana comporta difficoltà legate all’uso del substrato indicato, l’m-Endo Agar. Il substrato costituisce infatti un punto critico nell’analisi delle acque, per problemi legati alla sua selettività, specificità ed all’interpretazione dei risultati.

Spesso, il rilevamento delle colonie di coliformi su questo substrato comporta lo svolgimento, da parte degli operatori delegati al controllo, di una serie di

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Introduzione

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esami aggiuntivi per la verifica e la conferma del risultato delle analisi, con aggravio dei costi ed allungamento dei tempi di risposta.

D’altra parte è da considerare che i test tradizionali utilizzati per il rilevamento dei microrganismi indicatori si basano sull’uso di substrati formulati 30-40 anni fa. E’ pertanto necessario individuare procedure più rapide ed efficaci, anche alla luce delle nuove conoscenze ed in considerazione della presenza di cellule stressate, di differenze fenotipiche e di caratteristiche intrinseche dei microrganismi isolati.

A tale scopo sono state effettuate in questi anni varie ricerche volte alla valutazione comparativa, anche su base statistica, per quanto riguarda l’aspetto sia qualitativo, sia quantitativo, del terreno m-Endo rispetto ad un terreno di più recente formulazione: il C-EC Agar che, oltre ad essere in grado di permettere la crescita dei coliformi totali alla temperatura di 37 °C in 18-24 ore, permette anche lo sviluppo dei coliformi fecali e contemporaneamente di Escherichia coli alla temperatura di 44,5 °C.

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1.7 Monitoraggio e valutazione della qualità delle

acque di balneazione

Per una corretta gestione del rischio ambientale è importante stilare un programma di valutazione dei pericoli esistenti. Per fornire una guida pratica riguardo alla progettazione e alla realizzazione di programmi di monitoraggio per le acque adibite ad uso ricreativo, WHO ha sviluppato il libro “Bathing Water Monitoring” (Bartram & Rees, 2000). La struttura è basata sullo schema del “Code of Good Practice (COGP) for Recreational Water Monitoring” (Codice delle Buone Regole per il Monitoraggio delle Acque ad uso Ricreativo). Il Codice è stato sviluppato attraverso un ampio processo di consultazione e in un contesto di cooperazione tra WHO e la Commissione Europea.

Questo COGP costituisce una serie di indicazioni di principio o oggettive che, se adottate, portano alla progettazione e alla realizzazione di un programma di monitoraggio credibile. Questo si applica in principio al monitoraggio di tutte le acque usate per attività ricreative che comportano un diretto contatto ripetuto o continuo con la massa d’acqua.

Per la buona riuscita del Monitoraggio è necessario che gli obiettivi di un programma vengano identificati prima della progettazione e dichiarati precedentemente alla raccolta dei dati. Idealmente gli obiettivi dovrebbero essere basati sull’accertamento della frequenza e della severità delle differenti conseguenze avverse per la salute. Gli obiettivi dovrebbero essere descritti in modo che possano essere messi in relazione con la validità scientifica dei risultati ottenuti. Alcuni dati (come ad esempio i risultati delle analisi di qualità delle acque) devono essere confrontati tra laboratori o tra siti; perché possa avvenire ciò è necessaria la realizzazione delle seguenti misure:

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Introduzione

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- un programma di assicurazione di qualità basato su controlli interni ed esterni (comparazioni interlaboratorio);

- sviluppo di criteri in comuni per incentivare quei laboratori che difettano ad osservare il minimo di qualità analitica.

Nella pianificazione e nella realizzazione dei programmi di monitoraggio, le parti interessate (legislatori, organizzazioni non governative, comunità locali, laboratori, ecc..) dovrebbero essere consultate. Il catalogo delle caratteristiche basilari di tutte le acque ad uso ricreativo, dovrà essere preparato e aggiornato periodicamente (di solito annualmente), includendo per altro l’estensione e la natura delle attività ricreative con i rischi per la salute dell’uomo che possono essere presenti o che sono stati affrontati in passato. La lista dei potenziali pericoli per la salute dell’uomo dovrebbe normalmente includere i rischi nascosti in relazione a lesioni, gli organismi acquatici dei quali si conosca la pericolosità, la qualità macrobiotica dell’acqua e cianobatteri o alghe nocive. Frequentemente capita che i programmi di monitoraggio si rivolgano anche ad aspetti estetici e a parametri di amenità correlabili allo stato di benessere. Il piano logistico di ogni programma o studio di monitoraggio dovrebbe tener presenti le capacità socioeconomiche, tecnico-scientifiche e istituzionali, il personale, la disponibilità di equipaggiamento, le ricerche consumabili, le condizioni di viaggio e di sicurezza e i numeri campione, senza compromettere il raggiungimento degli obiettivi o la validità scientifica del programma o studio. Staff preparati, fanno in maniera di includere nei propri programmi di monitoraggio, “assicurazioni di qualità” appropriate (QA) che non contravvengano alla salute e alla sicurezza e che coprano l’integrità di tutte le osservazioni, interviste, campionamenti sul campo e analisi di qualità delle acque, così come l’inserimento, l’analisi e l’interpretazione dei dati.

Gli elementi essenziali dei programmi di QA includono:

- la stesura e l’utilizzazione di un Manuale di Qualità e di Procedure Operative standard (SOPs);

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FIORENTINO

- Tutte le SOPs dovrebbero essere esaminate e aggiornate secondo necessità;

- le SOPs dovrebbero includere il mantenimento e l’aggiornamento di inventari e cataloghi.

Dove possibile, tutte le procedure analitiche dovrebbero seguire protocolli definiti (es. i protocolli International Organization for Standardization o American Public Health Association).L’accreditamento del laboratorio può costituire una parte preziosa di attività in relazione alla qualità analitica, per la ricerca dei requisiti per l’ISO/IEC 17025. Il programma sarà valutato periodicamente; data l’importanza, il commissionamento a provvedere a tali valutazioni dovrebbe essere fatto durante la pianificazione ed autorizzazione del programma di monitoraggio.

Per ricavare dati importanti bisogna utilizzare la più efficace combinazione di metodi di investigazione, includendo:

- osservazione;

- recensione storica di decessi, lesioni e incidenti; - campionamenti e analisi della qualità delle acque; - interviste a persone “significative”;

- esame della lettura pubblicata o non pubblicata.

Durante l’ispezione, le influenze temporali e spaziali dell’inquinamento sulla qualità delle acque dovrebbero ricevere piena considerazione.

Un’ispezione esaustiva dovrebbe essere condotta prima della stagione balneare e le ispezioni di condizioni specifiche dovrebbero essere condotte unitamente a campionamenti di routine durante la stagione balneare.La posizione dei punti-campione e la loro distanza dovrebbe rispecchiare le condizioni locali, come ad esempio le sorgenti previste di inquinamento fecale, e possono variare considerevolmente da un sito ad un altro

Ponendo attenzione a non inquinare i campioni durante la manipolazione, usando contenitori sterili, si identificheranno i campioni con l’ora, la data e il

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Introduzione

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luogo di raccolta. Informazioni aggiuntive come la temperatura dell’acqua, condizioni climatiche, trasparenza dell’acqua, presenza di materiale fecale, scolorimento anormale dell’acqua, detrito galleggiante, proliferazioni cianobatteriche o algali, vengono raccolte al momento del campionamento. La necessità primaria è quella di trasformare i conteggi dei batteri in logaritmi e convertire la loro frequenza approssimativamente logaritmica in un logaritmo normale.

Nel caso in cui si trovassero valori microbiologici molto alti, si dovrebbe effettuare un ricampionamento per capire se ciò fosse dovuto a eventi sporadici o a una contaminazione persistente.

Il monitoraggio ci permette anche di identificare il rischio di proliferazioni di alghe e cianobatteri. Nelle aree ad alto rischio, il campinamento dovrebbe essere effettuato almeno settimanalmente e, durante lo sviluppo di proliferazioni, intensificarlo a giornaliero.

Il monitoraggio della tossicità è giustificato solo se vi siano ragioni per sospettare che i rischi per la salute dell’uomo possano esser significativi. Le analisi delle tossine si faranno comunque solo dove possono essere effettuate analisi standard, replicabili e credibili.

I risultati dei campionamenti dovrebbero essere resi visibili a tutte le parti interessate, inclusi il pubblico, i legislatori e pianificatori. Tutte le informazioni relative alla qualità delle aree di acque ad uso ricreativo dovrebbero essere chiare, concise e dovrebbero comprendere aspetti di salute, microbici ed estetici.

Dove avvengono eventi specifici o estremi che possono minacciare la salute pubblica, l’autorità competente alla salute pubblica dovrebbe essere informata.

Le relazioni rivolte alla qualità delle aree di acque ad uso ricreativo dovrebbero essere accompagnate da riferimenti alle percezioni dei residenti e dei visitatori riguardo alla qualità estetica e ai rischi per la salute e la sicurezza dell’uomo. In altre parole, viene data molta importanza ad aspetti di Comunicazione con sondaggi o interviste, il che è un’innovazione in

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confronto al vecchio concetto di segregazione dei dati ambientali rispetto al cittadino.

La speranza è che le norme per annullare o ridurre gli impatti del rischio possano essere introdotte nei programmi di educazione alla salute ambientale nelle istituzioni educative sia formali che informali.

Nella valutazione del significato dei rischi, si dovrebbe tenere conto della severità e della probabilità delle conseguenze avverse alla salute, insieme all’estensione dell’esposizione.

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1.8 Comunicazione del rischio

Lo studio delle acque di balneazione si basa su due elementi: classificazione microbiologica delle acque e informazione pubblica di buone qualità.

L’espressione “comunicazione del rischio” si riferisce allo scambio fra differenti soggetti di informazioni riguardanti eventi, fenomeni, attività, processi che comportano la possibilità di un danno alla salute o all’ambiente. Fino a qualche anno fa non era abitudine dei tecnici, manager e analisti, comunicare al cittadino il risultato di studi ambientali. Dopo una serie di stadi evolutivi, nel 1995 ci fu la svolta definitiva iniziando a riconoscere ai “cittadini qualunque” un ruolo più attivo nelle questioni del rischio e della sicurezza. Oggi molti documenti programmatici, trattati, testi legislativi riconoscono ed incoraggiano la partecipazione democratica ed anzi sostengono che la sostenibilità non è raggiungibile senza di essa. La considerazione dei “fatti estesi” che la conoscenza locale può produrre diventa indispensabile per l’analisi e la gestione di rischi

A livello locale poi, si moltiplicano gli esempi di tavoli allargati a tutti gli stakeholders (quanti hanno una posta in gioco) su una determinata questione. Focus groups, giurie di cittadini, comitati pubblici di consulenza, mediazioni e negoziazioni ambientali sono esperienze comuni ormai in tutta Europa.

La comunicazione del rischio è cambiata: l’informazione non fluisce più a senso unico. Questo non vuole dire che esista un maggiore consenso: al contrario i conflitti risultano spesso esacerbati, ma l’esistenza di una pluralità di prospettive non può più essere ignorata. La capacità di instaurare fra queste un dialogo proficuo è una delle sfide più difficile della società del XXI secolo. La fiducia necessaria ad operare in una situazione di complessità politica com’è quella dei nostri giorni non può basarsi su un’idea romantica di comunanza di interessi o buone intenzioni, ma richiede la condivisione di determinate norme e procedure.

Il pubblico, i consumatori, i cittadini, come individui singoli e nelle loro aggregazioni, diventano un soggetto non solo sempre più importante, ma anche attivo nelle politiche comunitarie. Se dapprima si tratta semplicemente

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FIORENTINO

di guadagnare il loro consenso e di far loro accettare le decisioni prese in circoli ristretti, successivamente ci si orienta verso un attento monitoraggio delle loro aspettative, una sistematica considerazione dei loro bisogni e un loro progressivo coinvolgimento nei processi decisionali. Ovviamente parliamo di linee di tendenza, sinuose e non completamente realizzate, ma che sono comunque nettamente discernibili in un contesto radicalmente mutato, ed in continuo e progressivo mutamento, rispetto agli anni in cui si cominciava a disegnare una politica ambientale all’interno dell’Unione Europea.

Le istituzioni dell’Unione, così come quelle degli Stati membri, così come i cittadini, stanno ridisegnando lo stile di governance per il XXI secolo. Con questa parola, che non trova soddisfacente traduzione in italiano, si designa:

“..la somma dei molti modi in cui gli individui e le istituzioni, pubbliche e private, gestiscono i loro affari. E’ un processo continuo mediante il quale interessi conflittuali o diversi possono essere conciliati e la cooperazione può avere luogo. Essa include istituzioni formali e regimi legittimati a garantire il rispetto delle regole, così come procedure informali che la gente e le

istituzioni hanno concordato o comunquepercepiscono essere nel loro interesse” [Commission on Global Governance 1995, 2].

Sebbene la diffusione del nuovo modo di concepire i problemi del rischio e della governance non abbia modificato radicalmente gli assetti politico-strutturali dell’Unione europea e dei suoi Stati membri, è possibile riconoscere chiaramente un trend verso l’inclusione progressiva di nuovi attori nell’arena decisionale. Dall’ Europa dei sei (dal 1958 al 1972), a quella dei dodici (dal1986 al 1994), a quella dei quindici (a partire dal 1995), con molti Stati in lista d’attesa per entrare nell’Unione, sono cambiati i numeri e la “qualità” dei cittadini. Pur nel permanere di molte disparità economiche e sociali, la popolazione europea è oggi fra le più benestanti, istruite ed emancipate dell’intero pianeta, risultati che spesso ha conquistato con “sudore, lacrime e sangue”. E’ in grado di accedere ad una pluralità di fonti di

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informazione, di organizzarsi autonomamente per la difesa dei propri interessi, diritti e valori, di esprimere la propria partecipazione democratica in forme molteplici ed efficaci.

Le questioni ambientali premono per un ripensamento delle forme democratiche in direzione di una progressiva responsabilizzazione di tutte le componenti sociali.. Si tratta, in particolare, di inserire nei processi decisionali le diverse istanze che la società civile esprime, anche attraverso forme di organizzazione spontanea. Queste ultime non vanno viste come una minaccia alla democrazia, bensì come una potenziale risorsa verso un modello di “governance concertata” [Faucheux e O’Connor 2000], in cui nessuno sia esentato da impegni e responsabilità. Certamente la portata della sfida e la difficoltà del cambiamento non vanno sottovalutate e richiamano la necessità di strategie flessibili e capaci di autocorrezione.

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1.9 La revisione della direttiva europea

La consapevolezza dei limiti delle normative che fino ad oggi hanno regolamentato i campionamenti relativi alla balneazione è il motivo principale che ha spinto l’Unione Europea a proporre una revisione della direttiva sulle acque di balneazione in vigore dal 1976, cercando di rispondere alle problematiche attuali.

Ad oggi la normativa italiana DPR 470/82 (e successive modifiche apportate da leggi come la 422/2000), in applicazione alla Direttiva Europea 76/160, stabilisce che il giudizio di idoneità alla balneazione venga espresso in conformità a valori-limite di una serie di parametri microbiologici e chimico-fisici.

Per la verifica della qualità microbiologica, attualmente si usano parametri indicatori di contaminazione fecale e, per il giudizio di conformità si fa riferimento ai valori limite stabiliti.

I prelievi vengono eseguiti ogni 15 giorni nel periodo compreso fra il 1° aprile e il 30 settembre. Logicamente, per ogni singolo punto di campionamento,nell’arco del mese, i prelievi vengono distanziati in maniera opportuna.

Durante la stagione estiva in corso, per essere considerati idonei alla balneazione, i punti di prelievo dovranno avere i parametri conformi ai valori previsti dal DPR 470/82. Qualora uno o più parametri dovessero risultare non conformi, il punto in questione verrebbe sottoposto a 5 campionamenti suppletivi e, in caso di ulteriore non conformità di almeno 2 di essi, verrebbe emessa ordinanza sindacale di temporanea non idoneità.

L’idoneità all’inizio della stagione balneare viene assegnata sulla base dei risultati di analisi effettuate l’anno precedente. Queste risulteranno conformi se presenteranno il 90% dei campioni in cui tutti i parametri siano rientrati nei limiti di legge (per quelli microbiologici è sufficiente l80%).

Nei casi di non conformità (per colorazione, pH, temperatura, fenoli, oli minerali e sostanze tensioattive) non hanno avuto valori superiori del 50%

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dei limiti (Tabella 1.5). I campionamenti durano per tutta la stagione balneare e questo permette di verificare continuamente la conformità dell’area. Nel caso in cui un punto risultato non idoneo all’inizio della stagione, diventasse idoneo, vi si potrebbe togliere il divieto dopo la conformità di due campionamenti.

Le percentuali di conformità dovranno essere calcolate solo sul totale dei campioni “routinari”(generalmente sono 12 a stagione per ogni punto di prelievo).

Esaminando i parametri della tabella 1.5, si può notare come il legislatore abbia tentato di elaborare un protocollo normativo teso alla tutela dei bagnanti.

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FIORENTINO

Tabella 1.5 - Quadro riassuntivo dei parametri, dei limiti e dei criteri di determinazione dell’idoneità alla balneazione in base al DPR 470/82 ed alla L. 422/2000

Limiti Parametro Unità Min Max % minima di conformità Scostamento ammesso

dei valori non conformi.

2.000 80% Coliformi totali ufc/100 ml - Se

>10.000 95% 100 80% Coliformi fecali ufc /100 ml - Se

>2.000 95% Streptococchi fecali ufc /100 ml - 100 80% pH 6 9 90% Colorazione 0 90% Trasparenza m 1 - 90% < 50% < 0,5 Oli minerali mg/l 0,5 90% < 50% <0,075 Sostanze tensioattive mg/l 0,5 90% < 50% < 0,075 Fenoli mg/l 0,05 90% < 50% < 0,075 Ossigeno disciolto % saturazione 70 120 90%

Fonte: i dati sono stati forniti da Arpat dipartimento di Firenze

Il problema emerso in varie occasioni nel corso degli ultimi anni, riguardo al controllo dei rischi di natura sanitaria correlati alla balneazione, è l’inadeguatezza di un criterio basato solo sulla valutazione analitica delle acque. Aggiunto a questo problema vi è anche che, i metodi analitici, spesso diversi da paese a paese, non permettono di ottenere risultati completamente

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compatibili. La molteplicità dei fattori dell’ambiente acquatico e l’associazione tra uso ricreativo delle zone adibite alla balneazione e patologie specifiche possono infatti rendere complicata l’interpretazione dei dati ricavati dalle indagini di controllo. Col tempo ci si è accorti anche che i parametri dell’attuale normativa sono poco significativi, sia per la valutazione della qualità delle acque, sia per l’analisi del rischio. Può accadere che a causa della variabilità temporale e spaziale degli ambienti acquatici vengano dati giudizi sbagliati ad alcuni siti, magari assegnando una non conformità ad aree idonee ed una conformità ad aree non salubri. Questo potrebbe accadere con i criteri utilizzati attualmente, a causa della molteplicità degli elementi che possono interagire con l’area in esame. Tra questi vi sono tutti quei parametri che sono funzione della pressione antropica, legati all’uso che si fa del territorio. L’urbanizzazione, la presenza di fonti potenziali di contaminazione legata ad attività industriali, agricole e zootecniche, l’immissione nei corpi idrici recettori e in mare di fonti puntiformi di contaminazione (fiumi, scarichi diretti, ecc..) e non puntiformi, nonché la presenza di impianti di trattamento delle acque reflue e il grado e la tipologia di trattamento che esse subiscono, ma anche la configurazione fisica dell’area, il clima, le caratteristiche idro-geologiche e meteo-marine (livelli di marea, moto ondoso, ecc..), gli eventi meteorologici e tutti quegli elementi biotici e abiotici che caratterizzano un ecosistema possono influenzare e contribuire alle modifiche e/o al deterioramento della qualità igienico-sanitaria e ambientale dell’acqua.

Queste osservazioni hanno fatto si che in questi anni si formulassero dei principi di programmazione e di gestione integrata che hanno portato infine alla proposta che da poco è stata approvata.

Non esistendo una formula gestionale da poter usare universalmente per l’analisi del rischio, tutti i parametri dovranno tenere conto di ogni fattore ambientale che caratterizzi un dato ambiente o territorio, ma anche gli aspetti sociali, economici, culturali e tecnici. La conoscenza di tutti questi fattori e di ogni aspetto che possa avere effetto sulla qualità dell’ambiente può

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avvicinarci a delle più appropriate misure di prevenzione e tutela della salute pubblica.

Nel corso degli anni la direttiva sulle acque di balneazione del 1976 (76/160/CEE), è stata oggetto di critiche sempre più estese sulla base delle osservazione sopraccitate e di problemi di ordine tecnologico. Nel 1994 la Commissione Europea ne ha iniziato un processo di revisione e aggiornamento. Il momento che ha dato la svolta è stato quello dell’emanazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE), atta a cambiare approccio della materia e a rendere tutte le direttive sulle acque esistenti, attuabili in maniera coerente. Sulla base dei progressi ottenuti dal nuovo approccio combinato, la Commissione, alla fine del 2000 ha presentato una comunicazione relativa ad “Una nuova politica per le acque di balneazione” (COM(2000)860 def.). Questo enuncia i suoi principi ispiratori, che staranno alla base anche di successive revisioni:

- gli standard di qualità delle acque sono elementi indispensabili e devono

essere ambiziosi e giuridicamente vincolanti;

- la gestione della qualità delle acque di balneazione non è solo una

questione di controllo della qualità;

- è necessario disporre di informazioni di buona qualità sulle zone di

balneazione, per i cittadini che devono fare scelte informate e per le autorità competenti per adottare decisioni di lungo termine sulla gestione della qualità delle acque.

Tali considerazioni sono il frutto di studi specifici condotti tra il 1999 ed il 2002 in varie parti d’Europa, tra cui anche l’Italia. Grazie a questi studi si ebbero molte informazioni importanti, ha consentito di ottenere un quadro d’insieme, elaborato sulla base dei vari elementi, delle diverse aree considerate e di individuare le potenziali fonti di contaminazione, nonché ha permesso di verificare la fattibilità e la congruenza della nuova metodologia di controllo e gestione delle acque di balneazione.

Figura

Tabella 1.1 -  Esempi di danni alla salute associati ai pericoli delle acque ricreazionali
Tabella 1.2 – Esempi di concentrazioni di organismi patogeni e indicatori nelle fogne grezze
Tabella 1.4 – Stima della flora batterica nelle feci umane
Tabella  1.5  -  Quadro  riassuntivo  dei  parametri,  dei  limiti  e  dei  criteri  di  determinazione  dell’idoneità alla balneazione in base al DPR 470/82 ed alla L
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