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Il corpo nel Medioevo e nella Commedia

Durante il Medioevo, il corpo non è considerato semplice involucro dell’anima o luogo di bassi istinti, bensì oggetto di un paradosso57: all’interno della tradizione cristiana, esso viene da un lato mortificato in quanto ritenuto causa del peccato originale – trasformato dalla religione cristiana istituzionalizzata in un peccato sessuale –, dall’altro esaltato in quanto legato all’incarnazione, al miracolo di Cristo fattosi uomo per redimere l’umanità dai peccati. Da un lato, il corpo è «abominevole involucro dell’anima», come afferma

56 Purg. III 118-119.

Gregorio Magno, dall’altro «tabernacolo dello Spirito Santo», secondo San Paolo.58 Nel Medioevo, anima e corpo non sono nettamente divisi, bensì indissociabili; le idee medie-vali riguardo al corpo si rifanno a quelle di Platone, secondo il quale l’anima preesiste al corpo – idea fondamentale nella dottrina del contemptus mundi, ossia del disprezzo del mondo, e quindi anche del corpo, da parte degli asceti cristiani – e a quelle di Aristotele, il quale riteneva l’anima forma del corpo.59 Il corpo si trova in una continua simbolica tensione tra la Quaresima, periodo di digiuno e astinenza, e il Carnevale, periodo di libe-razione corporale. Una continua tensione, dunque, tra corpo glorificato ed esaltato e corpo represso.60

Nel XII secolo si assiste a una Rinascenza, la quale, basandosi sulla concezione dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, comporta una “riabilitazione” della corporeità61: basti solo pensare alle lodi che Francesco d’Assisi rivolge al corpo, da lui definito frater.62 Senza dimenticare tuttavia che, nel corso del Medioevo, il corpo non esiste in sé, ma in quanto sempre compenetrato dall’anima. Alla salvezza eterna di quest’ultima si pensa sempre dunque in primo luogo, anche in ambito medico, il quale comincia ad affermarsi proprio in questi anni (prima di tutto come una medicina, per l’appunto, dell’anima), sulla base delle conoscenze di Galeno o della Scolastica63, fondate sulla teoria dei quattro umori racchiusi nel corpo: sangue, flemma, bile e atrabile.64 In ambito medico, cominciano a essere praticati l’uroscopia e i salassi, e ci si avvicina dun-que a dun-quelle parti del corpo e a dun-quelle manifestazioni corporee ritenute tra le più basse e sporche.65 Si assiste inoltre, nel corso di tale Rinascenza, all’accettazione delle più ele-mentari dimostrazioni esteriori delle passioni dell’animo: il riso, ritenuto sino ad allora spinta verso azioni “basse”, poiché generatosi nel ventre, parte negativa del corpo66, e il

58 Ibidem. 59 Ivi, p. 22. 60 Ivi, p. 50. 61 Ivi, p. 53. 62 Ivi, p. 97. 63 Ivi, pp. 99-101. 64 Ivi, p. 94. 65 Ivi, p. 98. 66 Ivi, p. 61.

pianto accompagnato dalle lacrime, versato dallo stesso Cristo e da Giovanni nel Nuovo

Testamento.67

Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo si assiste inoltre a un’individualizzazione della morte, sia come disperato tentativo di risposta alla perdita d’individualità che le falcidiazioni dovute alle epidemie comportano, sia grazie al IV Concilio Lateranense, in occasione del quale viene posta la confessione come centro della vita del cristiano, grazie a cui l’individuo comincia a mettersi nell’ottica dell’esame di coscienza e dell’introspe-zione.68 Nel Medioevo il tema della morte è pregnante: si diffonde l’arte macabra, si svi-luppano racconti su spiriti che tornano dall’aldilà per tormentare e terrorizzare i vivi, vige il terrore d’incontrare una morte repentina in stato di peccato mortale, e si assiste alla nascita del Purgatorio.69 La profonda tensione che nel Medioevo attraversa il tema della corporeità si riscontra in maniera evidente anche nel fatto che l’anima, pur spirituale, è suscettibile alla sofferenza, e tormentata all’inferno o in purgatorio dal fuoco o dal gelo, immaginati concreti e corporali dagli uomini del tempo.70 L’intero cristianesimo medie-vale è dunque attraversato dalla tensione continua tra il desiderio della negazione del corpo, al fine dell’avvicinamento a Dio, e la tendenza a concretare il visibile in luoghi immateriali in cui esso non dovrebbe esservi.71

Dante pone nella Commedia un’attenzione costante alla tematica della corporeità nel corso di tutte e tre le cantiche. La prima cosa che, infatti, l’anima compie dopo essere precipitata, dopo il giudizio di Minosse, su una delle due rive, quella dell’Acheronte per i dannati e quella del Tevere per i salvati, è, come visto (cfr. 1.2.3), creare attorno a sé un «corpo aereo», al fine di poter soffrire le pene cui essa sarà sottoposta, ma non solo. Tra-mite il nuovo corpo fatto d’aria, le ombre sono anche in grado di poter esternare le più elementari passioni dell’anima, attraverso le lacrime, i sorrisi e i sospiri. Le pene sofferte dalle anime infernali sono indissolubilmente legate a un’immagine del corpo grottesca, e di esso sono spesso descritte le parti più infime, assieme alle manifestazioni corporali considerate più basse (basti solo pensare a Inf. XXVIII, ove viene così descritta l’anima

67 Ivi, p. 58. 68 Ivi, pp. 108-109. 69 Ivi, pp. 110-113. 70 Ivi, p. 115. 71 Ibidem.

di Maometto: «Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e ’l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia»72).

Nel mondo infernale, le pene arrivano in diversi casi addirittura a stravolgere il nuovo surrogato di corpo e a farne smarrire i tratti caratteristici della figura umana, sottoponen-dolo a metamorfosi e a una perdita totale dell’identità. Esso non è dunque semplice invo-lucro dell’anima né si trova in una condizione di secondaria importanza rispetto a essa: gli abitanti dell’aldilà dantesco possiedono un corpo con caratteristiche proprie, e sof-frono quando è stravolto, provano nostalgia nel ricordare com’è stato loro strappato con la forza e desiderano il ricongiungimento con esso.

Analizzerò nei prossimi paragrafi i momenti più significativi del poema in cui avven-gono tali stravolgimenti corporali e il modo in cui questi episodi sono quelli che, tra le varie pene, creano un turbamento maggiore nell’animo di Dante; mi concentrerò in se-guito sulla nostalgia che alcune anime provano verso il proprio corpo, perduto poiché strappato con la forza, e il desiderio che di esso provano addirittura le anime che godono della beatitudine paradisiaca.

2.3 Lo stravolgimento dei corpi delle anime e il turbamento di