SECONDA METÀ DEL SETTECENTO
Gian Rinaldo Carli, Saggi inediti d i G. R. C. sull’economia pubblica dello
Stato di Milano. A cura di Carlo A ntonio Vianello, con prefazione di G . Galbiati (voi. XX dei Fontes Ambrosiani). Olschki, Firenze, 1938. U n voi. in 4° di pp. XXXI-180. Prezzo L. 40.
Baldassarre Scorza, Discorsi inediti d i B. S. sui bilanci commerciali dello
Stato d i Milano del 1769 e del 1778 e sui porti d i Trieste e d i Nizza. A cura di C. A. Vianello, con prefazione di C. E. Ferri. (V oi. XXI dei Fontes Ambrosiani). Biblioteca Ambrosiana, Milano 1938. U n voi. in 4° di pp. 189. Prezzo L. 40.
Pietro Verri, Considerazioni sul commercio dello Stato d i Milano. A cura
di C. A . Vianello (Serie I, Fonti, V oi. I delle pubblicazioni d ell’ Istituto di storia economica della Università commerciale Luigi Bocconi), Milano 1939. U n voi. di pp. XXI-234. Prezzo L. 40.
La riforma monetaria in Lombardia nella seconda metà del '700. A cura di C. A. V ianello (in voi. XIII, n. 2 degli Annali di economia e voi. II, serie I, fonti, delle pubblicazioni dell’ Istituto di storia economica dell' Università commerciale Luigi Bocconi). U niv. L. Bocconi, Milano, 1939. U n voi. di pp. XXIV-260.
Considerazioni sull’annona dello Stato d i Milano nel secolo XVIII. A cura di C. A. V ianello (voi. Ili, serie I, fonti, delle pubblicazioni dell’Istituto di storia economica d ell’ Università commerciale Luigi Bocconi). U niv. L. Bocconi, Milano,
1939- U n voi. in 8° di pp. XXII-336. Prezzo L. 45.
C. A. Vianello, La vita e l'opera d i Cesare Beccaria, con scritti e documenti
inediti. Ceschina, Milano, 1938. U n voi. in 8° di pp. 289 e 2 pp. n. n. Prezzo L. 15. C. A . Vianello, Il settecento milanese con prefazione di Giovanni Galbiati. (V oi. V i l i delle « Fonti Ambrosiane »), Baldini e Castoldi, M ilano, 1934. U n voi. in 8° di pp. XVI-316. Prezzo L. 15.
1. — Il Vianello, il quale con g li scritti, elencati sopra, sul settecento milanese e su Cesare Beccaria e con altri parecchi aveva acquistato larga conoscenza degli istituti e degli uomini della Lombardia austriaca nella seconda metà del sec. XVIII offre agli studiosi cinque sillogi di documenti economici di notabile importanza.
A d ognuna egli fa precedere una introduzione, volta a lumeggiare l'occasione la quale diede nascimento alle memorie, quasi tutte inedite, da lui messe in luce e le fonti d ’archivio dalle quali egli le trasse.
2. — Sono note le dispute sorte intorno al bilancio del commercio per lo Stato di Milano nel 1752 pubblicato dal Verri nel 1764 e da lui rifatto, insieme col Meraviglia, per il 1765, che avevo ripubblicato nel 1932 nel primo volume della mia « Collezione di scritti inediti e rari di economisti ». Il Vianello arricchisce grandemente la suppellettile di documenti redatti da uomini di gran valore posta a disposizione degli studiosi riesumando un gruppo di saggi di Gian Rinaldo Carli, i discorsi sui bilanci commerciali per lo Stato di Milano del 1769 e del 1778 di Baldassarre Scorza e le considerazioni sul commercio dello Stato di Milano di Pietro Verri. I saggi del Carli non riguardano soltanto i bilanci del commercio ossia quelle che noi chiameremmo statistiche delle importazioni e delle esportazioni di merci; chè forse i più freschi sono quelli che si riferiscono al «m ercim o n io » . Occasione specifica alle memorie del Carli in proposito non fu il problema delle corporazioni di arti e mestieri, bensì quello del buon regolamento delle imposte gravanti sul mercimonio, ossia sugli esercenti industrie, arti, commerci, mestieri e professioni. Ma i monopoli delle arti nuocevano, come sempre accade, ai proventi del fisco:
« Riconosciuti.... i gravi disordini introdottisi nel mercimonio in proporzione che da una parte le antiche leggi passarono in dimenticanza e dall'altro prese piede lo spirito di divisione fra i membri che devono costituire un sol corpo ed una sola società; cosicché es sendo accaduto di tempo in tempo una quantità prodigiosa di separazione di arti, di profes sioni, mestieri e traffici, ne venne particolarmente nella città di Milano la molteplicità dei corpi e delle università, ciascheduna delle quali ottenendo dei privilegi e statuti di privativa, si formò una specie di monopolio fra pochi individui i quali, con le gravose spese e con dizioni imposte a' nuovi matricolandi, tolsero sempre il modo d i accrescere a pubblico e privato commodo il numero dei trafficanti e tutti poi inimici fra se stessi, sotto il pretesto di man tenere i proprii diritti, alimentarono sanguinose liti che, oltre la distrazione personale, porta rono la rovina di vari corpi aggravandoli di debiti, i quali poi a danno dell'universale in- carirono il prezzo di tutti i generi e delle m anifatture».
3. — Bel brano; ma ne ha dei migliori Pietro Verri, scrittore di maggior nerbo del dotto Carli, nelle « Considerazioni sul commercio dello Stato di Milano » delle quali il Custodi aveva pubblicato, in altra forma rimaneggiata dallo stesso Verri, solo la prima parte, ed il Custodi stesso ed io più ampiamente avevamo pub blicato, pure in altra rinnovata forma, gran parte del contenuto del primo capo della parte seconda. Ora il Vianello le ripubblica nella stesura originaria, e la stampa è davvero un contributo prezioso alla letteratura economica italiana del secolo XVIII. Ben costrutte, nelle loro tre parti (I, della grandezza e decadenza del commercio di Milano dal principio del 1400 al 1750; II, Stato attuale del commercio di M i lano; III, Con quali mezzi potrebbe ristorarsi l'abbattuto commercio di Milano), le « considerazioni » del Verri sono tra i migliori strumenti per comprendere lo stato in cui l'economia lombarda trovavasi a mezzo il secolo XVIII. Il Verri è
cri-t \
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tico mordace di abusi e m onopoli. Veggasi come egli, a proposito delle corpora zioni d arti e mestieri, metta a confronto l’antico spirito di libertà che le aveva fatte sorgere al tempo dei comuni :
« Quilibet_ tam masculus quam femina, tute ed impune et ubique et in quolibet loco in Civitate et Ducato Mediolani, et in locis suppositis statutis ut supra, possit facere et exer- cere ac operari quamlibet artem seu artificium ministcrium et laborerium cuiuscumque generis
et materiei sit ».
con lo stato decadente nel quale le avevano ridotte i privilegi dell’epoca spagnola :
« Un industrioso e povero giovane, che voglia cercare un onesto sostentamento nelle arti o ne' mestieri, è costretto a farsi registrare nel corpo della sua professione, il che s'esprime col vocabolo “ passar bad ia", o “ farsi m atricolato". Mancano a molti i mezzi per farlo; molto arbitraria è la tassa che i vecchi del corpo talvolta impongono, particolarmente Lsui | fore stieri i quali quanto sono più abili tanto maggior invidia ed ostilità trovano in questi ma tricolati, per tal modo che impunemente si sottopongono ad innumerabili vessazioni, mancando un regio delegato che vi invigili e protegga la gioventù ben inclinata e gli artigiani forestieri di abilità; e quindi poi la gioventù cade nell'ozio e nella mendicità, e ben sovente finisce col vivere di rapina, male che da un secolo e mezzo a questa parte si cerca inutilmente di guarire colla mano del carnefice» (pp. 134-135).
Il Verri seguita narrando dello spirito litigioso delle università e corpi d’arte, ognora in arme le une contro le altre per difendere dalle altrui usurpazioni i proprii egoistici privilegi ; e mettendo in luce il vizio delle loro tendenze egualitarie, le quali vietano ai maestri di far lavorare in laboratori proprii le materie prime:
« Questa legge sembra fatta in favore de’ mercanti di stoffe meno ricchi, i quali, non avendo capitali per essere fabbricatori, ma vivendo col commercio di rivendere le stoffe com perate alla fabbrica, non potrebbero darle al prezzo medesimo al quale le darebbero i fab bricatori se avessero bottega aperta.... In virtù di questo statuto, il mercante- bottegaio è co stretto a confidare la propria seta, l'oro e l’argento in mano del tessitore; il tessitore è povero e la stoffa si tesse per lo più nella stanza medesima che serve di unico asilo alla povera famiglia del tessitore : con ciò nascono mille, accidenti che pregiudicano all’eleganza e pulizia del lavoro, cosicché spesse volte accade che il mercante riceve la stoffa si mal in ordine, che preferirebbe ad essa il valor della materia. Spesse volte il mercante trova mancante il peso, spesse volte gli viene mancata la promessa per il tempo; l'eternità e dispendio dei giudici distolgono il mercante dal cercarne riparazione, e rendono confidente il tessitore a profittare dell'altrui. I mercanti, quindi, imparano a proprie spese, i tessitori restano senza commissioni nella mendicità, ed i mercanti, anziché promuovere le interne manifatture di sete, si costitui scono agenti delle fabbriche di Lione, Genova, Torino; e di essi centocinquanta e più matri colati si vedono in Milano, i quali sono altrettante sanguisughe che mùngono il denaro dello stato» (pp. 137-38).
4. — N el volume sull’annona sono raccolti voti giudizi pareri lettere (1767-68) intorno al progetto di riforma presentato da Pietro Verri al Supremo consiglio di economia in ossequio all’ordine col quale n ell’art. XIII delle istruzioni
annesse al decreto di erezione del Consiglio si fissava come tema di indagine « la libertà della contrattazione ed estrazione de’ grani ». 11 Verri nella relazione, che egli, ampliata, pubblicò nel 1796 col titolo: «R iflessioni sulle leggi vincolanti principalmente nel commercio dei grani nel 1769 » (Raccolta del Custodi, P. M. Tomo XVI) aveva dimostrato, appellandosi all’esperienza passata milanese ed all’in segnamento degli economisti, i danni del vincolismo e la necessità del libero com mercio interno ed esterno dei grani allo scopo di incoraggiare, con la certezza di poter vendere a prezzi convenienti, l’agricoltura, ed assicurare ai consumatori abbon danza di vettovaglie. Fu un coro di lodi da parte dei membri del Consiglio (Lottinger, Schrech, Pellegrini, D e Montani, Pecis, W ilczeck, Damiani) per
« l'energia colla quale pone egli sott'occhio gli inconvenienti del vegliante sistema in tale materia, la erudizione colla quale espone le notizie storiche delle leggi, da diversi popoli, ne' diversi tempi ed anche nello Stato di Milano state emanate, ed il sommo studio col quale ha passate in rivista le opinioni de' più celebri autori che in tale importantissima materia in questo secolo cosi illuminato sono state promulgate colle stampe » (Damiani, p. 39).
Le lodi tuttavia conclusero, salvo forse quelle del Lambertenghi, amico del Verri e socio dell’Accademia dei pugni, in una filza di « ma » e di « se », che del progetto Verri lasciavano in piedi poco più che l’ombra; sicché il Verri, sconfortato, finiva di adattarsi ad un partito medio, il quale, lasciando sussistere le cautele della notificazione dei raccolti, d ell’introduzione obbligatoria in città, delle tratte o licenze di esportazione, si contentava di sancire la libera circolazione dei grani all'interno sino al lim ite delle quattro miglia dal confine dello stato. Il problema è ripreso ’ in relazioni del Beccaria al Magistrato camerale nel 1773 e del 1781 e in pareri del Carli del 1766 e del 1771. Relazioni e consulte sono riprodotte, dai documenti dell’archivio Sormani-Verri, in una silloge di interesse straordinario, sia per il dibat tito in se stesso, sia per la contemplazione, che noi siamo messi in grado di fare, della diversa mentalità di uomini di valore, come i consiglieri ricordati sopra ed i Beccaria ed i Carli, resi prudenti e peritanti dalla responsabilità dell'ufficio coperto e di chi, pur ministro, rimase sempre, come il Verri, una lancia spezzata pronta a battersi a prò delle conclusioni alle quali lo forzavano ragionamento ed espe rienza storica. Spazientito, in una lettera ad Ilario Corte del 30 gennaio 1768, il Verri esclama:
« Vedrei volentieri come risponderebbero i fautori delle leggi vincolanti a quattro soli quesiti, e sono i seguenti: 1) se vi siano molti scrittori d'economia pubblica, i quali collaudino d'im porre e ritenere i vincoli sulla contrattazione dei grani, e quali siano; II) se nelle riforme ultimamente fatte sulle leggi frumentarie nei regni di Francia, Spagna, nella Toscana, o in altre provincie d'Europa, si tenda a conservare c stringere questi vincoli, ov. vero a scioglierli; III) se da uno stato succeda maggior esportazione quando vi sono m ono polisti, ovvero quando non vi sono; IV) se i monopolisti nascono dalla libertà ovvero dalle
leggi proibitive » (p. XVIII).
Eterne domande, che i loici pongono ai cosidetti pratici ed agli studiosi che da sé si lodano coll’aggettivo di « realistici » ; ed alle quali si è sempre risposto : 1) citando nomi di economisti che non furono mai tali o ragionarono su ipotesi
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astratte non confacenti alle circostanze quali sempre si osservano; 2) ricordando i frequenti ritorni al vincolismo, senza darsi briga di aggiungere i perchè e gli scopi del ritorno; 3) mettendo sullo stesso piano le esportazioni che, facendosi in regime di libertà sono indice di vantaggio per il paese, e quelle che, in regime monopolistico, segnalano taglie levate dai monopolisti sui consumatori del loro proprio paese; 4) confondendo le carte storiche e traendo dal trionfo dei monopoli dovuti alle leggi vincolanti argomento a nuovi giri del torchio disciplinatore in apparenza e confortatore in realtà del m onopolio. Vana è la speranza che i Verri inspirati dal solo amore del pubblico bene vincano mai la partita contro uomini timorosi di muovere, se non con cautela infinita, le cose dal posto dove stanno. Per tener testa ai loici come erano g li uomini della « setta » degli economisti in Francia ed i Verri in Italia occorrevano ingegni di ben altra tempra dai Beccaria e dai Carli, memorandi per tanti rispetti, ma economisti privi d ’ala. U nico Ferdi nando Galiani, uomo di genio e di spirito, riuscì nei « Dialogues » a difendere sto ricamente la tesi del vincolismo annonario contingente. Ma in Galiani discendeva per li rami l’ispirazione vichiana!
5. — I discorsi dello Scorza intorno ai bilanci del commercio dello Stato di Milano sono notabili particolarmente al punto di vista del metodo di raccolta e di interpretazione delle statistiche. G li enti i quali generosamente aiutarono il Vianello a stampare i « Discorsi » si renderebbero doppiamente benemeriti se Io aiutassero a trarre alla luce i volumi contenenti il bilancio commerciale propriamente detto, il migliore, a quanto si può giudicare dagli spunti offertici, di tutti quelli compilati nel ’700, età feconda per i primi tentativi di statistiche del commercio interna zionale.
6. — Altra è la materia della silloge su « La riforma monetaria in Lom bardia ». D iede il primo avvio alle discussioni il celebre opuscolo del Beccaria « D el disordine e dei rimedi delle monete nello stato di Milano », il quale denunciò nel 1762 il vizio sostanziale dei sistemi monetari di quel tempo — ed aggiungasi dei tempi di prima e poi — ossia la sconcordanza fra i rapporti legali e quelli commerciali delle materie d’oro, d’argento e di rame contenuti nelle varie specie di monete legalmente correnti nei diversi paesi. Beccaria ebbe la disgrazia di fon darsi per la dimostrazione della tesi corretta sull'ipotesi — ahimè, quanto a lungo feconda di errori in scritti pur celebratissimi di storici dei prezzi! — di uniformità nelle unità di peso usate collo stesso nome in luoghi e tempi diversi. Il marchese Carpàni, il Carli, il Verri, il Franci ed altri parteciparono alla disputa; la quale divenne siffattamente accesa da indurre il governo ad affidare al Supremo reai con siglio di economia pubblica presieduto dal Carli e del quale facevano parte, con altri, il Verri ed il Beccaria, il compito di studiare l ’argomento. N e vennero fuori, in una fase che il V ianello chiama di elaborazione teorica, dal 1771 al 1772, rapporti del Beccaria, del Carli, del Lottinger, pareri di negozianti (Fumagalli, Adamoli, M ozzini), di banchieri (Perego), di ex fermieri (Greppi e M ellerio). Nessuna con clusione fu raggiunta prima della soppressione del Consiglio di economia e della sua sostituzione col Magistrato camerale. Ma 1’ 11 ottobre 1776 il principe Kaunitz
riassume la discussione e l’a w ia verso una fase legislativa, la quale prelude all’editto di riforma del 25 ottobre 1778. Appartengono a questa fase altri rapporti del G irli e del Beccaria sulle minute dell'editto che si stava elaborando. Memorie, pareri, rapporti sono pubblicati dal V ianello in una raccolta veramente singolare, la quale illustra, col vivo dibattito delle opinioni contrastanti di teorici e di pratici, i vizi monetari dei quali soffriva la Lombardia e le ragioni della riforma allora deliberata.
7. — Come dissi, il V ianello illustra acconciamente i documenti che egli mette alla luce; ma non entra nella discussione tecnica economica dei problemi posti nelle memorie pubblicate. Limitate allo studio delle fonti e dell’occasione del lavoro, le sue illustrazioni introduttive giovano acconciamente al fine che l’autore si è prefisso. Se si passa sopra ad alcune mende (da dove ha ricavato il V ., ad es., la notizia che il « Saggio politico intorno alla moneta del domenicano padre Tomaso V a sc o » sia stato edito nel 1772 nella «Biblioteca oltrem ontana?». Il libro si intitolava Della Moneta. Saggio politico e fu pubblicato in Milano, 1772, appresso Giuseppe Galeazzi regio stampatore, in 8° di pp. 155 e 3 pp. n.n.; l’autore, anonimo, era Giambattista Vasco; nè il libro poteva venire edito nella «B iblioteca oltremon ta n a » , cominciatasi a pubblicare solo nel 1787), il Vianello ha dunque compiuto egregiamente al suo non facile ed ingrato ufficio di editore.
Poiché vedo che egli si propone di pubblicare altri tre volumi nella serie d ell’ Istituto di storia economica della Bocconi, sia lecita l ’espressione di un desi derio. N ei tre volumi sinora pubblicati (nei due dei Fontes Ambrosiani g li indici addirittura mancano, sicché il lettore, disorientato, deve compilarli da sé) si leggono in fondo sommari indici delle memorie e dei rapporti contenuti nei singoli volum i; non sempre perfetti, chè nel volume annonario non vedo elencato il saggio del Lambertenghi a carte 53 e quello del Secco Commeno a carte 87 ; ma non esistono g li indici dei nomi degli autori citati, dei personaggi ricordati, e quelli delle prin cipali cose e massimamente delle monete. N e lle raccolte di documenti, l’indice alfabetico che sia anche un glossario del significato delle parole inusate, un aiuto alla memoria per le date, uno strumento per ripristinare i titoli dei libri, citati per lo più male e senza indicazione di pagina nei documenti originari, è corredo necessario, senza il quale l ’utilità della pubblicazione scapita grandemente. Forse il V ianello ha rinviato l’indice, atto da solo ad occupare un volume intiero, al termine della collezione. Se cosi è, tenga conto altresì dei due volumi dei Fontes Ambrosiani. I documenti storici non basta siano presentati bene, come ha fatto il V .; occorre farli valere e ciò non si ottiene se non con adatti indici.
8. — Chi, a scopo di illustrazione economica, riprendesse in mano — e perchè non potrebbe far ciò lo stesso V ianello? — i rapporti intorno ai bilanci del commercio pubblicati nelle raccolte sopra annunciate e nelle altre, dovrebbe naturalmente industriarsi a ricercare: 1) quel che fu il contributo dato, dal primo bilancio del Verri all'ultimo dello Scorza, alla tecnica della registrazione delle merci entrate ed uscite, in volum e ed in valore, per paesi di provenienza, per consumo e per transito. D a quel che il V . dice (p. 29), si trae che un libro intiero del bilancio Scorza registrava il commercio interno fra provincia e provincia dello stato,
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fra città e contado di ogni provincia. £ terreno questo, sul quale assai poco si operò anche oggi, sicché la pubblicazione e Tesarne critico dei bilanci Scorza riuscirebbero per fermo utilissim i; 2) quel che fu il contributo fornito alla progressiva integrazione del bilancio delle partite del dare e dell'avere internazionale, di cui il bilancio dei valori delle merci importate ed esportate è solo una parte. In quell'età del secondo settecento parecchi, dall'Ancajani al Verri al Carli ed allo Scorza, contribuirono a mettere in luce l’una o l’altra delle partite cosidette invisibili, le quali giovano a far passare dal mero bilancio del commercio a quello compiuto del dare e dell’avere internazionale; 3) quel che fu il contributo dato all'avanzamento delle idee econo miche in materia di commercio internazionale. Qui, a differenza dei due primi capi, tecnico e statistico, il contributo degli scrittori italiani par minimo. Siamo, coi Verri (anche col Verri) e con i Carli, con i Beccaria e g li Scorza, in ballo sulla corda del perdere o del vincere, perdere quando si debbono mandar denari contanti fuor dello stato e vincere (il Verri adopera il verbo « vincere » invece di « gua dagnare » quasi si trattasse di vincere al lotto) quando si debbono introitare contanti dall’estero. Anche se si amplia, con la considerazione delle partite invisibili, il bilancio, non ci si pone il quesito quale sia il significato di quel bilancio; se esso