SCHEMA DI CONTO ECONOMICO A VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA CON EVIDENZIAZIONE DEL VALORE AGGIUNTO
2.3.2 L’analisi di solidità
2.3.2.1 Correlazione fonti-impiegh
Il primo aspetto di cui andremo a discutere è l’analisi della correlazione
tra fonti e impieghi, la quale trova il suo fondamento nella struttura patrimoniale
dell’azienda che risulta dalla riclassificazione del prospetto di Stato Patrimoniale secondo la logica finanziaria. Il principio fondamentale sui cui si basa tale analisi è che il tempo di scadenza delle fonti deve essere correlato e sincronizzato con il
tempo di recupero degli impieghi. In base a questo principio quindi, possiamo
affermare che l’azienda risulta essere dotata di una struttura finanziaria adeguata (e quindi avere un elevato grado di solidità patrimoniale) se gli investimenti strutturali dell’azienda vengono finanziati attraverso fonti finanziarie durevoli (passività consolidate a medio-lungo termine e patrimonio netto) mentre gli investimenti correnti dovrebbero invece trovare copertura attraverso fonti finanziarie a breve estinzione (solitamente entro l’esercizio, quindi le passività correnti). Tuttavia, nella realtà quasi mai si verifica l’esistenza di un grado di correlazione ottimale tra impieghi e fonti in termini di sincronizzazione di tempi di recupero dei primi e di tempi di scadenza dei secondi. Le situazioni che solitamente si presentano nelle realtà aziendali esistenti sono queste:
Il passivo permanente finanzia interamente l’attivo fisso e, in parte, anche l’attivo corrente;
59 C. Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, “Indici di bilancio: strumenti per l’analisi della gestione
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Il passivo permanente finanzia solo l’attivo fisso, mentre il passivo corrente finanzia l’attivo corrente;
Il passivo permanente finanzia solo parte dell’attivo fisso, che per la restante parte viene finanziato dal passivo corrente, il quale finanzia anche per intero l’attivo corrente.
Tra le tre ipotesi sopra citate quella preferibile è sicuramente la seconda, in quanto è possibile riscontrare una situazione di correlazione tra impieghi e fonti, le altre due invece rappresentano una situazione di disequilibrio, anche se la prima è da preferire alla seconda in quanto nella prima ipotesi parte dell’attivo circolante è finanziato da passività consolidate, quindi gli impieghi in questo caso vengono coperti da fonti finanziarie che hanno una scadenza più lunga rispetto ai tempi di recupero dei primi; viceversa nel secondo caso l’attivo fisso (che ha tempi di recupero nettamente più lunghi) viene finanziato in parte da passività a breve scadenza, e quindi abbiamo una mancata sincronizzazione temporale tra le attività poste in essere e le fonti utilizzate per garantirne una copertura con conseguente incremento degli oneri finanziari che l’impresa deve sostenere.
Ai fini dell’analisi di solidità, i diversi modi di finanziamento andranno valutati in relazione al loro impatto su due caratteristiche essenziali dell’azienda:
- Il rischio di insolvenza;
- L’autonomia nelle scelte di reinvestimento60.
Quando si conduce l’analisi della solidità patrimoniale dell’impresa, un primo aspetto riguarda senza dubbio la modalità di copertura delle immobilizzazioni le quali, come abbiamo detto poc’anzi in base al principio di correlazione
fonti/impieghi, devono trovare copertura in fonti di finanziamento a lunga scadenza (passività consolidate e patrimonio netto).
Il primo indice che possiamo prendere in considerazione per analizzare quest’aspetto è il quoziente primario di struttura, dato dal rapporto tra:
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Mp/Af
Dove:
Mp: Mezzi propri Af: Attivo fisso
Questo quoziente pone in evidenza il grado di copertura degli impieghi in attività immobilizzate mediante finanziamenti a titolo di capitale proprio (“auto copertura” delle immobilizzazioni). Un quoziente primario di struttura maggiore di 1 segnala che gli investimenti strutturali sono interamente coperti dai mezzi propri, i quali coprono parzialmente anche l’attivo circolante; un indice invece inferiore a 1 segnala che i mezzi propri non coprono interamente le immobilizzazioni. A tal proposito possiamo passare a determinare il quoziente secondario di struttura, dato dal rapporto tra le passività a lunga scadenza e l’attivo fisso:
(Mp+PassCons)/Af
Dove:
PassCons: Passivo consolidato
Il quoziente così ottenuto tende a verificare l’esistenza di un certo equilibrio strutturale tra fonti consolidate e impieghi in attività immobilizzate61, accertando quindi se le forme di finanziamento con durata indefinita o assai lunga sono in grado di soddisfare quella astratta porzione del fabbisogno durevole derivante dalle immobilizzazioni62. Un valore di tale indice superiore ad 1 segnala che le passività a lunga scadenza finanziano per intero l’attivo fisso e parte dell’attivo circolante; un quoziente che assume invece un valore inferiore ad 1 indica che le fonti di finanziamento a lunga scadenza non sono in grado di garantire
61 Cfr. O. Paganelli, op. cit., Torino, Utet Editore, 1991
62 V. Coda, G. Brunetti, M. Bergamin Barbato, “Indici di bilancio e flussi finanziari. Strumenti per
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un’adeguata copertura alle immobilizzazioni, che vengono quindi coperte
parzialmente da passività correnti. Una situazione di tal genere denota l’esistenza di un evidente squilibrio dal punto di vista della struttura finanziaria (per la mancanza della correlazione tra fonti e impieghi) che deve essere ripristinato il più presto possibile, onde evitare situazioni di punte finanziarie accompagnate dall’aumento del rischio di insolvenza dell’impresa.
L’importanza di mantenere un quoziente secondario di struttura sensibilmente maggiore di uno è legato al ruolo di protezione contro i fenomeni di illiquidità dell’attivo circolante, che possono verificarsi riguardo ai crediti e alle rimanenze: nel caso in cui una parte dei crediti sia di difficile realizzo o una parte delle rimanenze invendibile o inutilizzabile, un quoziente secondario di struttura maggiore di uno consente di spostare in avanti nel tempo i fenomeni di insolvenza legati all’impossibilità di assolvere alle passività in scadenza.
L’azienda può quindi assorbire gradualmente gli effetti negativi dell’illiquidità e predisporre tempestivamente opportune forme di rifinanziamento63.