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Capitale sociale, riserve e risultato di esercizio

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10) PATRIMONIO NETTO (CAPITALE PROPRIO)

Debiti finanziari a medio-lungo termine

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11) PASSIVO CONSOLIDATO FINANZIARIO

Debiti finanziari a breve termine

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12) PASSIVO CORRENTE FINANZIARIO

13) TOTALE FINANZIAMENTI (11+12)

28 2.2.3 Il conto economico a valore aggiunto

Il conto economico è la sintesi periodica dalla quale si ottengono le informazioni per l’accertamento della capacità di reddito tendenziale, per valutare se il risultato reddituale, per le sue caratteristiche intrinseche, è tale da consentire un giudizio positivo sull’economicità dell’azienda in funzionamento41.

Tra le diverse modalità di riclassificazione del prospetto di conto economico, noi prendiamo il considerazione la riclassificazione secondo la logica “funzionale”, il cui scopo fondamentale risulta quello di “evidenziare e analizzare la sequenza

dei risultati delle diverse aree gestionali in cui si suddivide la complessa attività d’impresa42”. Le voci del conto economico quindi vengono attribuite alle varie aree di gestione che possono essere individuate, e questo modus operandi

rappresenta una fonte informativa molto importante perché permette di arrivare a definire dei risultati intermedi attraverso cui si può esplicitare e comprendere la capacità dell’azienda di generare reddito e di riuscire a giungere ad una

situazione di equilibrio economico nel medio-lungo periodo. Il reddito netto di periodo può essere scomposto nei seguenti elementi:

Reddito operativo, grandezza che deriva dalla differenza tra ricavi della gestione tipica dell’impresa e costi sostenuti per il conseguimento dei ricavi;

Saldo della gestione extra-caratteristica, dato dalla differenza tra i proventi generati dalla gestione accessoria-patrimoniale dell’impresa e gli oneri sostenuti specificamente per alimentare tale gestione;

Oneri finanziari, che rappresentano i costi sostenuti per il finanziamento di tutte le attività d’impresa e comprendono esclusivamente gli oneri

espliciti pagati a fronte di debiti finanziari contratti dall’azienda (mentre i

costi per interessi impliciti sono contabilizzati all’interno dei costi dei beni stessi, come componenti negativi del reddito operativo);

41

G. Brunetti, V. Coda, F. Favotto, op. cit., p. 10

42

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Saldo della gestione straordinaria, all’interno del quale ritroviamo componenti positivi e negativi di reddito della gestione “straordinaria”, che derivano da accadimenti che si manifestano nell’esercizio in via “non usuale e continuativa”, che “competono a più esercizi trascorsi, la cui

inclusione nel reddito operativo d’esercizio in cui sono rilevati

precluderebbe la possibilità di disporre di un significativo indicatore del variabile andamento della gestione reddituale43”. In tale categoria

comprendiamo anche quei componenti di reddito “essenzialmente

mutevoli, occasionali, non destinati a rinnovarsi, perché sporadiche e non ricorrenti sono le circostanze dalle quali derivano44”;

Le imposte sul reddito, determinate sull’utile imponibile.

Le cinque aree gestionali appena illustrate sono comuni a tutti gli schemi di classificazione del conto economico che utilizzano il criterio funzionale, ciò che contraddistingue uno schema da un altro è la modalità con cui vengono

riclassificate le poste positive e negative del reddito operativo.

Il reddito operativo infatti può, a sua volta, essere scomposto in diverse soluzioni in modo da individuare aggregati particolari, ciascuno dei quali può essere utile ad effettuare un’analisi dell’impresa sotto specifici punti di vista.

Possiamo individuare sostanzialmente tre schemi di riclassificazione del conto economico:

Conto economico a costi e ricavi della produzione ottenuta: tale schema, distingue i costi operativi in “interni” ed “esterni”;

Conto economico a costi e ricavi del venduto: tale schema, classifica le voci della gestione tipica secondo la loro destinazione (costi industriali, commerciali e amministrativi);

Conto economico marginalistico: tale schema, distingue i costi operativi in costi fissi e variabili.

43 V. Coda, “Il concetto di reddito operativo nell’analisi economica d’impresa” in “Rivista dei dottori

commercialisti”, 1980.

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Il modello di riclassificazione di conto economico che verrà preso in

considerazione in questo lavoro è quello a “valore della produzione ottenuta con

evidenziazione del valore aggiunto”. Tale schema di riclassificazione, ci

permette di individuare un aggregato particolare, il valore aggiunto per l'appunto, attraverso la distinzione dei costi operativi in due categorie: costi “interni” e costi “esterni”. Tale distinzione si ricollega alla “provenienza” degli stessi fattori produttivi che compongono la combinazione aziendale: i costi “interni” possono essere definiti come i fattori “strutturali” che permangono durevolmente

nell’impresa e ne determinano la capacità produttiva e i caratteri di fondo

(personale, ammortamenti e altri accantonamenti); mentre i costi “esterni” sono i fattori che attivano la struttura produttiva, da combinare con il lavoro e con gli impianti per avviare i cicli produttivi (sono rappresentati quindi da fattori produttivi quali materie, servizi e concessioni che vengono apportati

dall’esterno). La differenza tra valore della produzione e costi esterni consente di giungere all’individuazione del valore aggiunto, il quale può essere definito come la capacità dell’impresa di creare nuova ricchezza rispetto ai fattori

acquistati da terzi e consumati grazie ai propri processi di trasformazione. In altre parole, è il margine destinato a coprire i costi “interni”, e che è successivamente disponibile per la copertura degli ulteriori costi derivanti dalla gestione

finanziaria e straordinaria, e contribuisce, insieme alla gestione accessoria, alla generazione del reddito netto di esercizio. La conoscenza di un’informazione quale il valore aggiunto inoltre, ci permette di apprezzare l’entità del reddito disponibile per remunerare i tre elementi apportatori di valore nell’impresa: il lavoro, gli impianti e il capitale (proprio e di terzi). Se al valore aggiunto viene ulteriormente sottratto il costo del lavoro, possiamo giungere all’individuazione di un’ulteriore aggregato, il margine operativo lordo (MOL o EBITDA), il quale rappresenta un’efficace approssimazione del flusso di cassa operativo corrente, ossia delle entrate e uscite monetarie che si sarebbero prodotte dalle operazioni di acquisto dei fattori di consumo e del fattore lavoro e dalla vendita dei prodotti se queste fossero state regolate esclusivamente in contanti. Quest’aggregato ha rilevanza sia sul piano economico, in quanto non risente delle politiche di

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bilancio, sia sul piano finanziario, in quanto misura i flussi di cassa potenziali generati dalla gestione corrente. Se al MOL si sottraggono gli ammortamenti, gli accantonamenti e le altre svalutazioni, si può individuare il margine operativo

netto (MON o EBIT), il quale rappresenta il reddito che l’impresa è in grado di

generare prima della remunerazione del capitale (sia proprio che di terzi). Di seguito verrà presentato lo schema di conto economico a valore della produzione ottenuta con evidenziazione del valore aggiunto.

SCHEMA DI CONTO ECONOMICO A VALORE DELLA PRODUZIONE