• Non ci sono risultati.

2.2 La scienza delle organizzazioni positive

2.2.1 Cosa ci dice la scienza

2.2.1 Cosa ci dice la scienza

Poiché parlare di felicità e positività può risultare astratto, la neurobiologia mette a disposizioni delle informazioni più tangibili che dimostrano gli effetti dello stress e della negatività sul nostro corpo.

Essa ci insegna che nel cranio non abbiamo un solo cervello, ne abbiamo ben tre. Lavorando insieme, questi cervelli si preoccupano di appagare i nostri bisogni di sicurezza, soddisfazione e relazione. Se questi bisogni non vengono soddisfatti, si innescano dei meccanismi di difesa o di attacco. I tre cervelli sono:

• Cervello rettiliano o tronco encefalico: gestisce tutte le funzioni fondamentali per la sopravvivenza, anche quelle involontarie (come respirare). Se siamo in pericolo – vale anche per l’essere affamati o mal nutriti, assonnati dopo un lungo periodo di stress – il cervello rettiliano entra in allerta massima e cerca di farci tornare nel nostro equilibrio (essere pagati, avere una casa, ecc..).

• Subcorteccia o cervello limbico: si trova immediatamente sopra il rettiliano. Si occupa della nostra “sopravvivenza emotiva” e di “premiarci”. Se ci sentiamo poco motivati, poco ricompensati o poco stimolati (sia dagli affetti che dal lavoro), il cervello limbico entra in allerta.

• Neocorteccia o cervello cognitivo: è la sede del pensiero logico e razionale, delle abilità cognitive e sociali superiori, dell’intuizione e della creatività. Si preoccupa di farci entrare in relazione, di provare empatia, di sentirci in connessione con gli altri. Se ci sentiamo soli o non compresi, se percepiamo la mancanza di senso ecco che la neocorteccia lancia l’allarme.

Ogni volta che i tre cervelli avvertono che i rispettivi bisogni non sono soddisfatti si innesca una reazione nell’organismo chiamata modalità reactive a causa della quale, di fronte al pericolo, prendono il comando i riflessi e gli istinti; perdiamo così la capacità di accedere alle nostre funzioni più evolute. Tale modalità comporta che il nostro sistema di default sovrastimi minacce e pericoli e sottovaluti opportunità e risorse, in altre parole il

negativity bias. Di conseguenza, ogni volta che il sistema entra in allerta, produciamo una

ipertensione, inefficienze del sistema immunitario, insonnia, obesità, disturbi del tratto intestinale, e via dicendo.

Al contrario, se i bisogni di sicurezza, soddisfazione e connessione sono appagati, si innesca la modalità responsive, che genera sensazioni positive di calma, appagamento e compassione. Il sistema inizia così a produrre ormoni anch’essi positivi, come la dopamina, serotonina e ossitocina che necessitano a loro volta di controllo e moderazione (se in eccesso, possono provocare addirittura “dipendenza”). Si generano dunque energie rigenerative, che spingono l’individuo a investire il proprio potenziale, superare le aspettative individuali, producendo a sua volta effetti positivi collettivi. Si capisce perciò l’importanza del benessere anche a livello lavorativo.

La neurobiologia ci informa però che oltre al cervello tripartito nel cranio, possediamo anche un cervello cardiaco e un cervello enterico (che si estende dall’esofago fino alla fine dell’intestino).

Il cuore è in grado di inviare al cervello molte più informazioni di quelle che riceve, grazie a: impulsi nervosi che viaggiano attraverso i nervi della colonna vertebrale; ormoni (come adrenalina o ossitocina), che sono ormai considerati molecole emotive40; le onde generate dalla pressione sanguigna e dal flusso di sangue che entra ed esce dal cuore; i segnali elettromagnetici, molto più forti di quello del cuore o degli altri organi. Tale campo elettromagnetico si estende fino a 2-4 metri dal nostro corpo, incontrando quindi le persone che ci circondano, le quali ricevono delle informazioni. Il cervello cardiaco possiede perciò un ruolo fondamentale nell’attivazione della nostra intelligenza emotiva. Prima ancora di incontrare una persona – il capo, un cliente, un dipendente – il cuore raccoglie una serie di dati e informazioni che a livello inconscio influenzano i nostri comportamenti e stati emotivi, oltre che quelli dei nostri interlocutori. Per iniziare a costruire un buon ambiente di lavoro basterebbe innanzitutto adottare una comunicazione positiva.

Per quanto riguarda il cervello enterico, anch’esso invia al cervello cranico molte informazioni di tipo molecolare e ormonale. È interessante sapere che il nostro intestino ha una memoria sia alimentare (ciò che digeriamo, non digeriamo o ciò che ci fa stare male) sia emozionale. Se si mangia in un luogo dove si ha avuto una discussione con una

persona è molto probabile che si farà fatica a digerire. Stesso discorso se si passa la pausa pranzo da soli davanti al pc oppure con i colleghi in mensa parlando di lavoro e di problemi.

Si è dunque osservato come gli esseri umani siano cablati per la socialità e come tutti siamo connessi in un unico campo di energia. Per questo gli studiosi delle Organizzazioni Positive41 sostengono che quando le persone sono orientate a un bene superiore tendono ad unirsi, trascendendo gli interessi personali e sacrificandosi per il gruppo. Conseguentemente nelle organizzazioni che hanno uno scopo che riflette modelli mentali positivi basati su finalità collettive, le persone tendono ad unirsi, a dare e a fare di più. Viceversa se l’organizzazione si basa sull’egoismo e sull’interesse personale, non potrà avere altro risultato che veder crescere al suo interno comportamenti orientati al cinismo e alla competizione.

La necessità di far parte di un gruppo e stringere legami sociali è scritta nella nostra biologia. Si è fatto riferimento, all’inizio di questo capitolo, al concetto di capitale umano, ma ritengo che a questo punto meriti pari importanza anche il concetto di capitale sociale, che è la nostra più grande risorsa. Quando siamo circondati da una comunità di persone su cui possiamo contare riusciamo a rispondere in maniera più rapida e positiva ai problemi. Uno dei più grandi vantaggi del capitale sociale è la collaborazione e le Organizzazioni Positive mirano allora a massimizzare l’espressione di tale idea per portare benefici non soltanto a livello di insieme, ma anche in un’ottica economica. Per ottenere il massimo rendimento, è necessario che tutte le parti dell’organizzazione agiscano con sincronicità e coerenza, proprio come fanno i tre cervelli all’interno del nostro corpo; tale stato di salute viene prodotto grazie alla coerenza tra cultura, leadership e processi, grazie ai quali un’impresa può crescere, ottenere risultati e profitti.

Naturalmente affinché l’organizzazione abbia la possibilità di raggiungere tali obiettivi è necessario che ci sia un impegno proveniente da tutte le parti che la compongono. In primo luogo l’organizzazione stessa deve costruire delle condizioni lavorative grazie alle

41 “The positive Organization. Breaking free from conventional Cultures, constrains, and beliefs.”, R.E. Quinn, Berrett-Koehler Publishers Inc., 2015.

quali il personale può svolgere le proprie attività in un clima sereno e di benessere. Ciò non vuol dire soltanto scrivere delle belle parole da incorniciare e appendere in ogni ufficio, ma significa mettere in pratica tutti i propositi che secondo una strategia possono condurre a tale finalità. Si richiede una particolare attenzione soprattutto verso le risorse umane che, ricoprendo un ruolo che richiede di coinvolgere il personale e motivarlo al successo, hanno bisogno di essere motivate a loro volta. La convinzione del leader verso questo cambiamento aziendale è imprescindibile, ed è proprio colui che per primo dovrebbe porsi al servizio dell’impresa e del benessere degli altri. Ovviamente non rientrano in questa visione i premi o i favoritismi, i quali rafforzerebbero la struttura gerarchica e di disuguaglianza. Inevitabilmente, anche i lavoratori stessi devono darsi da fare perchè i risultati si raggiungono solo se l’impegno proviene da tutto il team. Attenzione quindi alle lamentele, al linguaggio utilizzato, al pretendere di avere ragione, al riconoscimento degli sforzi altrui, ai ringraziamenti, all’ascolto.

Il messaggio che le autrici del libro si impegnano a trasmettere è che le Organizzazioni Positive hanno senso non solo perché si basano su dimostrazioni scientifiche, ma perché sono anche sostenibili. Il fine ultimo dell’economia è sempre stato la soddisfazione dei bisogni degli individui e della collettività, infatti è anche la stessa economia a portare felicità “e che questo accada poi nelle società più ricche, è anche un buon segnale, perché queste avendo superato il problema della sopravvivenza, hanno tempo di riflettere sulla propria visione di benessere”42. Il fatto che a un certo punto si sia scelto di misurare il benessere, il progresso e la ricchezza delle nazioni attraverso esclusivamente indicatori materiali e monetari, ha dato il via alla diffusione del modello dell’homo economicus che ha finito per prevalere. Leonardo Becchetti43 sostiene però che un altro approccio sia

42 Luciano Canova, Laurea e PhD in Economia, si occupa di economia sperimentale, di qualità della vita e felicità. Collabora con diverse testate di divulgazione scientifica come lavoce.info, GliStatiGenerali, Infodatablog, IlSole24Ore e ha una passione per la comunicazione scientifica in ambito economico. Responsabile scientifico del progetto AppyMeteo insieme ad Andrea Biancini, insegna economia sperimentale alla Scuola Enrico Mattei e collabora con diverse università. È il Prof. di Economia della Felicità sulla piattaforma Oilproject.org.

43 Leonardo Becchetti è Ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata”, direttore del corso di specializzazione in European Economics and Business Law e del Master MESCI di Development and International Cooperation. Ha conseguito il Master of Science, in Economics presso la London School of Economics e il Dottorato alle Università di Oxford e di Roma La Sapienza. Ha pubblicato circa quattrocento lavori tra articoli su riviste internazionali e nazionali, volumi, contributi a volumi, quaderni di ricerca ed è tra i primi 70 economisti del mondo come numero di pagine pubblicate su riviste internazionali secondo la classifica mondiale REPEC (Marzo 2014). E' stato membro

possibile: “L’aggettivo sostenibile sta a ricordare che nel massimizzare ciò che genera soddisfazione di vita dobbiamo muoverci entro i vincoli imposti dalla sostenibilità ambientale e da quella economica e finanziaria. Si tratta di rovesciare l’approccio: non l’uomo al servizio di un sistema che sacrifica al suo altare quei beni che possono renderlo felice, ma un sistema di creazione di valore economico e sociale che generi quelle risorse necessarie per massimizzare la disponibilità dei beni che fanno la soddisfazione di vita”. Insomma, l’obiettivo dell’economia della felicità è una visione multidimensionale della qualità della vita, non solo monetaria.