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LA COSTITUZIONE DI UNA BANCA DI DATI R E LAT IVA ALLE FONTI CARTOGRAFICHE

D'ARCHIVIO

È in fase sperim entale da parte dell’A m m inistrazione archivistica lo studio connesso all’avvio di un progetto pilota per la form azione di una banca di dati riguardante le fonti cartografiche d ’archivio.

La risoluzione di costituire una banca di dati — o, meglio, una base di dati — relativi al m ateriale cartografico conservato presso gli Is titu ti archivistici risponde sia ad esigenze di carattere gestionale sia alle richieste dell’utenza.

N on è facile indicare in m aniera distinta tu tte le m otivazioni che hanno in d o tto alla form ulazione del progetto, tan to esse sono stretta- m ente connesse.

D irei, anzitutto, che le istanze dell’utenza, che in sempre maggior m isura si è rivolta negli ultim i decenni all’utilizzazione delle fonti car­

tografiche, hanno rivelato i particolari problem i di conservazione origi­

nati da questo m ateriale.

Come sem pre, la m ovim entazione di u n m ateriale a lungo rim asto in condizioni di riposo, com porta stress di ordine fisico che ne com pro­

m ettono lo stato di conservazione: il prelievo dai depositi, i percorsi sino alla sala di studio durante i quali i supporti sono sottoposti ad im provvisi sbalzi term oigrom etrici, la manipolazione che inevitabilm en­

te essi subiscono durante la consultazione, sono altrettan ti fatto ri che possono avviare un processo di deterioram ento; tanto più nei confronti del m ateriale cartografico, che spesso a ragione del form ato viene con­

servato arrotolato o ripiegato più volte all’interno di volum i o fascicoli.

Il rapido deperim ento del m ateriale cartografico si è rivelato così intenso da decidere l ’Am m inistrazione a dedicare ad esso la maggior parte delle risorse disponibili sia nel settore della ricerca, p er m ettere a p u nto appropriate m etodologie di restauro, sia in quello degli in ter­

venti di ripristino.

M a l ’obiettivo più im portante non poteva che essere quello di av­

viare una efficace opera d i preservazione. Il ricorso alla creazione di sostitutivi di consultazione si presentava peraltro assai problem atico: an­

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che superando le difficoltà tecniche poste dai form ati che il m ateriale cartografico presenta, qualsiasi sistem a reprografico non avrebbe mai p o tu to sostituire la consultazione d iretta degli originali, ma soltanto li­

m itarla, consentendo una preselezione delle fonti rilevanti p er le speci­

fiche ricerche.

La fotoriproduzione, per la perdita di definizione e p e r le inevita­

bili distorsioni che si verificano specie in presenza di grandi form ati, non avrebbe perm esso una esatta interpretazione della fonte cartografi­

ca ; i dischi ottici, dovendo l ’imm agine essere m ediata dall’infedeltà del­

la fotoriproduzione a causa dei lim itati form ati consentiti dagli scanner, non avrebbero p o tu to offrire quei vantaggi che ne giustificherebbero l ’adozione.

In definitiva, la soluzione non poteva che essere quella di adot­

tare il sistem a di fotoriproduzione su lastre. P eraltro, per consentire una effettiva possibilità di preselezione degli originali da consultare, occorre­

va creare esaustivi strum enti di reperim ento delle immagini riprodotte.

La conseguente esigenza di condurre una schedatura p iu tto sto analitica e norm alizzata nei confronti delle diverse fo n ti cartografiche conservate presso tu tti gli Is titu ti archivistici ha im m ediatam ente suggerito l ’oppor­

tu n ità di acquisire i dati secondo form ati com patibili con la costituzio­

ne di una base di dati aggiornabile che, oltre a consentire la creazione di una banca dati su cui operare ricerche interattive, perm ettesse l ’ela­

borazione di strum enti idonei sia a fornire i dati relativi a tu tto il m a­

teriale cartografico posseduto (del quale oggi si conosce — e non sem­

pre dettagliatam ente — quasi solo quanto è conservato in collezioni, miscellanee e fondi catastali), sia a rendere disponibili agli u ten ti le più qualificate chiavi di ricerca, accompagnate dai riferim enti alla colloca­

zione del m ateriale originale e di quello fotoriprodotto.

N el 1980, in occasione del restauro delle m appe dell’ottocentesco catasto dello Stato Pontificio, d etto "G reg o rian o ”, facente p arte del fon­

do della Presidenza G enerale del Censo conservato presso l ’A rchivio di Stato di Roma, venne avviato un progetto integrato di fotoriproduzio­

ne e rilevazione di dati, approntando una scheda adattata al particola­

re tipo di catasto e destinata poi ad essere collegata alle inform azioni risultanti dai relativi "b ro g liard i” . Il progetto, iniziato nei confronti del­

le m appe relative all’Agro Rom ano, venne poi sospeso p er mancanza di risorse, ma ebbe com unque il m erito di suggerire l ’op p o rtu n ità di studiare una scheda di rilevazione norm alizzata.

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U ltim am ente, in occasione dell’ operazione " giacimenti culturali ” inaugurata dall’art. 15 della Finanziaria ’86, una grossa società di in ­ form atica aveva p resentato un progetto (purtroppo non figurante tra quelli finanziati dal C IP E ) p er la costituzione di una base di dati re­

lativa al m ateriale cartografico storico conservato presso tu tti gli A r­

chivi di Stato italiani. In questa occasione, è stato perfezionato lo stu ­ dio di una scheda di rilevazione norm alizzata nei confronti di tu tto il m ateriale cartografico d ’archivio.

Sotto la spinta delle indicazioni emerse dalla tavola rotonda sul tem a « Catalogazione, studio e conservazione della cartografia storica », tenutasi presso l ’is titu to di m atem atica della Facoltà di architettura del- l ’U niversità degli Studi di N apoli nel novem bre ’85, si è cercato di m antenere la scheda in qualche modo “ ap e rta ” nei confronti della car­

tografia storica conservata fuori degli A rchivi di Stato. Q uesta “ aper­

tu ra ” ha significato in sostanza la previsione di campi in cui potessero trovar posto anche le variabili rispondenti alle particolari esigenze de­

scrittive del m ateriale non d ’archivio.

D irò subito che la scheda — da verificarsi anche nei confronti del m ateriale archivistico nel corso del pro g etto pilota — rappresenta soltanto u na base di discussione comune a tu tti i settori di conserva­

zione, non essendo disponibili tra l ’altro, a quanto mi risulta, standard nazionali o internazionali.

P er quanto riguarda la schedatura del m ateriale cartografico d ’ar­

chivio, in fatti, esistono solo diversi tipi di scheda m anuale ad o ttati pres­

so gli A rchivi di Stato, dei quali è stato ten u to conto in quanto p re­

ziose “ spie” delle esigenze m anifestate d all’utenza. P iù progredita è la situazione nel settore delle biblioteche, ove esistono raccomandazioni dell’IFL A , elaborate da un gruppo di lavoro appositam ente istitu ito dal C om itato per la catalogazione e dalla sottosezione delle biblioteche di geografia e cartografia.

P ertan to , al di là di una possibile “ a p ertu ra” so p ra ttu tto verso il settore delle biblioteche, la scheda è stata m antenuta entro i binari sug­

geriti dalla stru ttu ra dei fondi archivistici, tenendo conto delle diverse valenze che il m ateriale cartografico d ’archivio assume nei suoi legami con la docum entazione "s critta ", a corredo della quale norm alm ente na­

sce, quale mezzo di accertam ento di situazioni giuridiche.

La scheda, date le esigenze da cui ha avuto origine, accanto alla

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rilevazione dei dati occorrenti per la elaborazione di inventari e catalo­

ghi, prevede quella dei dati necessari per la form azione di veri e p ro ­ pri strum enti di ricerca sul contenuto, da rendere disponibili agli stu ­ diosi so p rattu tto nelle discipline che più da vicino sono interessate al­

l ’utilizzazione del m ateriale cartografico.

G li uni e gli altri tipi di dati sono organizzati in form a “n e u tra ”, poiché l ’archivista — e chiunque abbia la funzione di conservare e ren ­ dere fruibili complessi docum entari di qualsiasi natu ra — non può p re­

determ inare le ricerche m ediante scelte soggettive, ma deve rilevare que­

gli elem enti che da u n ’approfondita analisi della natu ra e dell’attitudine inform ativa del m ateriale risultano effettive chiavi di ricerca.

N on si è ritenuto, p ertan to , di seguire il tracciato delle schede, dal­

le più semplici alle più dettagliate, specificam ente orientate allo studio della cartografia — p u r tenendo conto delle esigenze in esse p ro sp etta­

te — in quanto l ’operazione si sarebbe risolta in una vera e propria assunzione da p arte dell’archivista del lavoro di ricerca del cartografo, penalizzando tra l ’altro tu tti gli altri tipi di ricerca esperibili sul ma­

teriale cartografico. N on si è andati, quindi, oltre quelle inform azioni che possono consentire una preselezione del m ateriale utile per le ricer­

che storiche riguardanti le tecniche di form azione delle “ c a rte ”, ana­

logam ente a quanto si opera nella schedatura delle fonti " s c ritte ”, ove non vengono forniti tu tti i dati diplom atistici, pur offrendo gli elem en­

ti sufficienti alla selezione del m ateriale rilevante nei confronti delle particolari ricerche sulla storia della form azione del docum ento.

Penso, dopo queste prem esse, di p oter illustrare la scheda, che com unque figura in allegato alla m ia relazione, unitam ente alle spe­

cifiche.

Si tra tta in realtà di due schede, distinte per ragioni operative: la prim a è riferita alla fonte archivistica di cui il m ateriale cartografico fa parte integrante, la seconda è destinata ad accogliere i dati relativi alla singola fonte cartografica.

N on mi soffermerò sulla prim a scheda, che sostanzialm ente tende ad inquadrare archivisticam ente la fonte cartografica, fornendo l ’in d i­

cazione del fondo, serie o sottoserie cui essa è collegata, gli estrem i cro­

nologici, gli strum enti di corredo ed i sostitutivi di consultazione di­

sponibili per l ’intera serie ed infine la indicazione delle fonti bibliogra­

fiche sempre riguardanti l ’intera serie.

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La scheda riguardante la singola fonte cartografica è suddivisa in undici aree principali.

1. L ’area dei riferimenti archivistici è destinata alla rilevazione dei dati relativi all’u n ità archivistica di cui la fonte cartografica fa p ar­

te: tipo di u n ità (atlante, busta, fascicolo, cartella, pezzo sciolto), col- legam ento ad essa della fonte cartografica (contenuta o separata), se­

gnatura, posizione al suo interno della cartografia, estrem i cronologici e titolo dell’ unità, descrizione dei rapporti tra fonte “scritta" e fonte

“cartografica".

2. L ’area dei dati storici è suddivisa in tre settori: datazione del­

la fonte cartografica, autore o incisore, dati di edizione. D i tu tti i dati forniti in questa area (anno di redazione o di pubblicazione, nom e del­

l ’autore o dell’incisore, editore o stam patore) deve essere indicata la fon­

te di provenienza; quando questi dati siano presenti sulla " c a rta ” o di­

chiarati n ell’u n ità archivistica relativa, essi vanno rilevati nella form a e nella lingua in cui si trovano espressi.

3. L ’area dei dati estrinseci — suddivisa nei settori: misure, sup­

porto, mediazione grafica — raccoglie tu tte le inform azioni sull’aspet­

to fisico della carta.

4. L ’area del contenuto formale riguarda l’oggetto che la fonte cartografica ha la finalità di rappresentare; questo, se dichiarato dagli elem enti scritti presenti sulla " c a rta ”, viene rilevato nella lingua e nel­

la form a in cui si trova espresso, altrim enti viene descritto dal rileva­

tore secondo regole redazionali che saranno norm alizzate nel corso del­

la sperim entazione. A nche di questo dato è indicata la fonte.

Una problem atica ancora aperta, rappresentata dall’esigenza di clas­

sificazione d ell’oggetto form ale della " c a rta ”, deriva dalle difficoltà di indicizzare autom aticam ente un testo libero, se non m ediante i pesanti indici K W IC . Si p o trebbe adottare un sistem a di codifica della classe form ale cui la " c a rta ” appartiene, più o m eno generale. L ’ideale sareb­

be quello di costituire a posteriori un thesaurus form ato m ediante le pa­

ro le -c h ia v e estratte dal titolo stesso della " c a rta ”, ma in questo caso m olte fonti cartografiche d ’archivio non potrebbero essere indicizzate, in quanto spesso m ancanti di un titolo.

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5. Segue l ’area della collocazione territoriale della carta; colloca­

zione che è prevista sia nell’am bito delle ripartizioni politico - am m ini­

strative del territorio all’epoca in cui la " c a rta ” è stata red atta (sino a cinque livelli, dal più generale al più particolare) sia nell’am bito dei confini politici, am m inistrativi o geografici presenti sulla “ ca rta ” . D i questi ultim i è prevista l ’indicazione dell’orientam ento.

6. L ’area dei riferimenti topografici o geografici è stata prevista a seguito della constatazione che essa costituisce una delle più frequenti chiavi di ricerca utilizzate dagli u tenti. Alcuni dati prem essi alla deno­

minazione o al nome comune dell’elem ento topografico o geografico p re­

sente sulla “ca rta ” consentiranno di elaborare e rendere disponibili in­

dici classificati. Q uesti d ati riguardano la classe di appartenenza dell’ele­

m ento rappresentato (località, tenuta, città, fortezza, m anufatto, elem en­

to idrografico, elem ento orografico, vegetazioni, coltivazioni, etc.) ed il tipo di rappresentazione (ossia se l ’elem ento è solo denom inato, solo raffigurato, oppure raffigurato e denom inato).

Q u e st’area è riservata alle sole carte topografiche.

7. L ’area degli elementi scritti presenti sulla “carta" prevede l ’in­

dicazione della loro natura (titolo, cartiglio, legenda, dedica), della loro posizione sulla "carta", nonché la trascrizione del testo ovvero l ’indica­

zione dell’oggetto della legenda.

8. L ’ area degli elementi figurati presenti sulla "carta" prevede anch’essa una classificazione (stem m a, figure um ane, animali, figure mi­

tologiche, ornam enti geom etrici o non, etc.) e l ’indicazione della loro posizione; oltre, naturalm ente la descrizione. Q u est’ultim a andrà n o r­

malizzata nel corso della sperim entazione, come del resto tu tti i testi liberi previsti nella scheda.

9. L ’area dei dati tecnici si lim ita all’indicazione dell’orientam en­

to, delle scale e delle rose centrali e secondarie. I dati relativi alle sca­

le sono: tipo (numerica o grafica), m isura usata, riduzione o quantità di segm enti, equivalenza in m illim etri.

N on si è ritenuto di dover rilevare dati m atem atici sia per le con­

siderazioni da me prem esse, sia p er la particolare specializzazione richie­

sta che non sem pre l ’archivista possiede.

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10. L ’area dei dati ausiliari riguarda lo stato di conservazione del­

la “carta" ed i riferim enti fotografici sia rispetto alla posizione dell’im ­ magine n ell’am bito di fotoriproduzioni di serie, sia rispetto a fo to rip ro ­ duzioni isolate della singola fonte cartografica.

11. Infine, l ’area riservata all’indicazione delle fonti bibliografiche intende raccogliere non solo la specifica bibliografia riguardante la sin­

gola fonte cartografica, ma anche l ’indicazione di edizioni della fonte stessa in cataloghi di m ostre, ed altre specifiche pubblicazioni.

T u tti i dati possono essere corredati da note; sono previste inol­

tre note generali alla “ c a rta” nel suo complesso. Le tabelle di codici sono tu tte ampliabili.

E prevedibile che alcuni campi rim arranno spesso non com pilati, essendo la maggior p arte delle fonti cartografiche d ’archivio m anoscrit­

te e di rado presentando quegli elem enti che vengono raccolti n ell’area dei dati tecnici.

Il tracciato della scheda, che rispecchia la configurazione sequen­

ziale che i "d o cu m en ti” assum eranno nel d a ta -se t, consente l ’inserim en­

to di nuovi campi in ciascuna area, nonché l ’inserim ento di nuove aree.

Ciò significa non solo l ’attitu d in e del progetto a prestarsi alle eventua­

li nuove esigenze che potranno em ergere nel corso della sperim entazio­

ne, ma anche la possibilità di p oter raggiungere un form ato adattabile agli ulteriori dati che in altri settori si abbia l ’esigenza di rilevare, allo scopo di p o te r realizzare anche banche di dati comuni.

E d a questo p u n to debbo riprendere un discorso che ho appena adom brato nelle prem esse e che ritengo sia alla base di quanto è stato e sarà detto in questa giornata di lavoro, dedicata alle esperienze nel settore del censim ento, dell’inventariazione, della schedatura delle fonti cartografiche.

Sono certa che tu tta la problem atica insita in questo argom ento em ergerà dalle relazioni dei miei colleghi; e sarà una problem atica di carattere generale.

In Italia, infatti, l ’A m m inistrazione archivistica sta appena ora co­

minciando ad affrontare l ’argom ento degli standard relativi agli strum en­

ti di corredo ai fondi archivistici. Sono in atto, ad esempio, riunioni a livello di aree storiche sui problem i dell’inventariazione.

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Fino ad oggi, le norm e di redazione degli strum enti di corredo sono in effetti state oggetto di autonom a elaborazione da p arte dei di­

versi Is titu ti, sulla base di una d o ttrin a che regola, è vero, i criteri di massima, ma lascia ampio spazio n ell’applicazione degli stessi ai vari tipi di fonte archivistica. Inventari, indici, schedature, ed anche regesti, ven­

gono red atti secondo la tradizione della “ scuola” locale. M olti inconve­

nienti derivanti da questa prassi sono em ersi allorché si sono voluti elaborare strum enti di carattere generale (quali la Guida Generale de­

gli Archivi di Stato) o progetti comuni a più Istitu ti. N on ci si è tro­

vati d ’accordo, ad esempio, neppure su cosa si debba intendere p er in­

ventario analitico e inventario som m ario, e se q u est’ultim o abbia d iritto all’esistenza.

E siamo ancora agli strum enti o tten u ti m ediante procedure manuali.

Oggi che le tecniche dell’inform atica si vanno afferm ando anche nel settore archivistico, ci si trova di fronte a serie difficoltà quando si vo­

gliano, ad esempio, utilizzare quali basi di rilevazione strum enti già p ro ­ do tti presso diversi Archivi di Stato e relativi a fonti archivistiche del­

la m edesim a natura.

Q ueste difficoltà, rappresentate so p rattu tto dalla disom ogeneità che negli strum enti è indotta dai differenti criteri adottati, sono tali da ren ­ dere preferibile ottenere la redazione di nuovi strum enti direttam ente m ediante le tecniche autom atiche.

P eraltro anche, e so p ra ttu tto , quando si adottino le tecniche della docum entazione autom atica, è avvertita l ’esigenza di una normalizzazio­

ne. E b en noto, infatti, come la diversa procedura adottata m uti il p ro ­ dotto finale. Q uando si tra tti di una procedura autom atica, sono gli stessi mezzi utilizzati a costringere a quella rigorosa analisi prelim inare dalla quale dipenderanno i p ro d o tti che si otterranno.

È quindi m olto im probabile che le iniziative locali possano trova­

re il tradizionale ampio spazio, amm enoché non si voglia incorrere nel rischio d i trovarsi di fronte a p ro d o tti disomogenei che com unque b i­

sognerà accettare per il loro alto costo in term ini di risorse intellettuali e finanziarie.

E direi che questo spazio autonom o non può verificarsi neppure a livello nazionale, ed in certi casi — qual è appunto quello delle fonti cartografiche — neppure a livello di settori di beni, date le possibilità di scambio dei p ro d o tti offerti dalle tecniche dell’inform atica.

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O ccorrerà quindi che questi standard, oltre che basarsi sulle espe­

rienze e' sulla d o ttrin a fino ad oggi consolidatesi in am biti locali, tenga­

no conto delle esperienze almeno a livello di Paesi del "vecchio m on­

d o ”, per quanto riguarda gli archivi.

È recente, ad esempio, l ’avvio di un progetto per la creazione di una banca di dati riguardante le fonti per la storia d e ll’Italia e della Spa­

gna. D opo un anno di studi e colloqui, ci si è p o tu ti accordare da am­

bo le pa rti su di un tracciato standard di scambio, che perm etterà la costituzione di una banca di dati integrata.

V orrei anche m ettere in guardia contro la tentazione di prendere a m odello gli standard utilizzabili per l ’elaborazione manuale.

La form ulazione delle schede e delle norm e di rilevazione non è infatti soltanto un fatto tecnico: il maggior impegno richiesto, anzi, è di carattere professionale. Occorre sin dall’inizio prevedere esattam ente tu tti i p ro d o tti ottenibili m ediante le più ampie possibilità di elabora­

zione offerte dalle tecniche dell’inform atica rispetto a quelle manuali;

ciò si traduce anche in una attenta valutazione degli elem enti che si p re­

vede di dover rilevare, che com unque presenteranno una tipologia ben più ampia di quelle tradizionalm ente prese in esame. In effetti, non

vede di dover rilevare, che com unque presenteranno una tipologia ben più ampia di quelle tradizionalm ente prese in esame. In effetti, non