Un particolare ringraziamento va all’ing. Bruno Loffi ed al maestro Ugo Teschi per il prezioso contributo di notizie e suggerimenti, alla sig.ra Celestina Villa per la cortese segnalazione di u n ’interessante mappa dell’Ufficio Argini e Dugali, alla dott. Angela Bellardi ed alla sig.ra Daniela Scalari dell’Archivio di Stato di Cre
mona per alcune verifiche gentilmente effettuate sulle fonti dopo il mio trasferi
mento dalla sede cremonese a quella di Bergamo che, privandomi dell’accesso alle carte, ha purtroppo influito in senso limitativo sul mio lavoro.
Il 10 febbraio 1828 m oriva in Crem ona la m archesa A ntonia Ugo- lani D ati, protagonista di una vicenda um ana non sempre facile sul pia
no dei sentim enti ma caratterizzata dal costante intrecciarsi con enorm i fortune economiche.
Le nozze col m archese Luigi D ati avevano fatto sì che attraverso la giovane, erede di una delle casate più antiche della città, si rinno
vassero i legami di parentela stretti da tem po tra gli Ugolani e quella nobile e doviziosa fam iglia (il bisnonno di Luigi D ati aveva sposato G iulia Ugolani).
In seguito il m atrim onio, m ovim entato dalPamicizia un p o ’ tro p po intim a d i lui p er il m archese Cesare Luigi Magio e di lei (a quan
to si disse) p er un ufficiale austriaco, non diede l ’erede sperato, fa
cendo dei due protagonisti gli ultim i discendenti delle rispettive fa
miglie. D estino poi volle che nelle mani di A ntonia si concentrasse un vastissimo patrim onio com prendente, oltre al proprio, quello dei D ati (pervenutole alla m orte del m arito nel 1826) e quello dei Magio (che il marchese Cesare, anch’egli privo di eredi d iretti, aveva lasciato al
l ’amico Luigi D ati nel 1816).
Le volontà testam entarie della nobildonna si rivelarono im prontate a una decisa scelta caritativa. Ella destinava in fatti ogni suo avere al-1 ospedale cittadino di S. M aria dell’incoronata retto dai Fatebenefra- telli. Le vicende che ne seguirono ebbero una particolare eco nella tranquilla e chiusa Crem ona del periodo austriaco: p er la m olteplicità e profondità delle conseguenze sui piani sociale, assistenziale, urbani
stico connesse al trasferim ento dell’ospedale nel palazzo Magio (ex Af- faitati) ed al suo potenziam ento, come ha ben sintetizzato M. L. Corsi nel catalogo della m ostra su povertà e assistenza in Crem ona tra M e
dioevo ed età m oderna allestita dall’A rchivio di Stato nel 1980.
In questa sede però vogliamo evidenziare u n ’altra conseguenza (non meno im portante per lo storico) di quel m unifico gesto : il confluire
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n ell’ente ospedaliero degli archivi p riv ati Ugolani, D ati e M agio, desti
nati a pervenire all’Ospedale M aggiore nel 1916 quando quello del
l ’incoronata (che nel frattem po era stato intitolato agli U golani D ati in segno di riconoscenza) fu aggregato al principale nosocomio cittadino.
O ggetto di accurato riordino nel secolo X V III e d o tati di inven
tario sommario nel 1969, i tre archivi fam iliari, che l ’E nte O spedalie
ro ha depositato, insieme al proprio, presso l ’Archivio di Stato di Cre
m ona, sono rim asti inspiegabilm ente in om bra rispetto al ben maggio
re interesse dim ostrato dagli studiosi per altri fondi archivistici locali.
E ppure la consistenza globale non irrilevante di 181 bb., l ’esten
sione cronologica dal sec. X V (con antecedenti) al X IX e la presenza di 379 pezzi pergamenacei dovevano suggerirne l ’ampia potenzialità co
me fonti p er la ricerca storica.
La scorsa prim avera un norm ale lavoro di spolveratura condotto carta per carta con l ’abituale accuratezza dal personale dell’A rchivio di Stato, ha attirato l ’attenzione di chi scrive sul consistente m ateriale car
tografico che m eritava un esame più approfondito se non altro per un m otivo elem entare; la relativa scarsità di docum entazione di tal genere presso quell’A rchivio. di Stato, Con l ’appoggio della direttrice d ott. C or
si, prendeva così avvio la schedatura dei disegni che costituendo un ulteriore strum ento di corredo, ci si augura possa stim olare più fre
quenti approcci degli studiosi con quei fondi, ma che fin d ’ora ha of
ferto all’autrice lo spunto per alcune considerazioni.
Proposte al lettore da un archivista (e non da un cartografo, da un geografo o da uno storico "professionista” ), le note che seguono non hanno altro scopo se non quello di fornire qualche ragguaglio sul
la tipologia dei disegni e qualche traccia sulle possibili vie di ricerca che essi alimentano.
La prim a considerazione, certo la più banale, è che i 144 disegni conservati nei tre archivi per i secoli X V I - X V III presentano una no
tevolissim a uniform ità sia riguardo ai contenuti sia p er tecniche di rea
lizzazione. Diciamo subito che il panoram a non è esaltante: l ’esclusivo interesse idrografico e la scarsa accuratezza di esecuzione non sono in grado di suscitare un im m ediato apprezzam ento per lo m eno sul piano estetico. Relativam ente pochi i casi che si segnalano per nitidezza del tra tto , presenza di decorazioni, in ten ti pittorici n ell’uso del colore o nella resa prospettica di insediam enti abitativi. Si possono ricordare a
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questo proposito due disegni dell’archivio Ugolani, l ’uno anonim o ma datato 21 settem bre 1771, m oderatam ente decorato e rappresentante con precisione del tra tto il corso delle rogge Muzza, M alcorrente e Rione nel territo rio di P aderno (b. 9, fase. 74), l ’altro a firm a dell’ingegnere collegiato Ignazio Pizzamiglìo in data 11 gennaio 1791 che illustra i fondi ap p arten u ti al defunto abate e canonico della C attedrale di C re
m ona M assimiliano A ntonio Ugolani in località G erre del Pesce (b. 20).
Q ui l ’im postazione è chiaram ente influenzata dal m odello catastale te- resiano (ai cui num eri d i m appa fa riferim ento la stessa spiegazione po
sta sulla destra del foglio): arativi, avidati, zerbi, sono resi m ediante le convenzioni grafiche adottate dai tecnici degli Uffici Censuari.
T ra le carte D ati fanno spicco so p rattu tto i due disegni secente
schi della seriola Bocca del Staro (b. 18, fase. 32) p er i piacevolissimi particolari sul borgo di Pieve S. Giacomo (spinti fino a tratteggiare un uccello posato sul fienile) e sulle chiese di O gnissanti e T orre B erteri la cui stru ttu ra architettonica appare p rettam en te medievale.
Il registro costituito da sette fogli raffiguranti le « diversioni d ’ac
que colatizie dalla seriola G am balone e dal dugale Delm oncina » patite da Casa D ati nel 1751, evoca lo stile dei cabrei (b. 22, fase. 17), m en
tre il disegno che illustra alcune innovazioni alla re te idrica e stradale di T orre B erteri p ro g ettate dai Magio (databile al 1756), ha una gra
zia ingenua n ell’uso della prospettiva e del colore (l’ocra delle faccia
te) per l ’abitato di T o rre Berteri, il “ casam ento” del signor Cauzzi, con il te tto a falde spioventi ricoperto in coppi, e per la rosa dei ven
ti posta in alto al centro (b. 22, fase. 19). U na m appa assai dettaglia
ta ed arricchita da una lunga spiegazione a m argine, delinea con gran
de "p u lizia” gli appezzam enti delle vaste possessioni della famiglia D ati in Cella e Cam pagna nonché la rete viaria e idrica che le solca, raffi
gurando in pianta il palazzo D ati e la chiesa esistente in Cella. L ’au
tore è l ’ingegnere collegiato G iovanni A ntonio Collenghi che la com
pilò nel 1761 (b. 26, fase. 11).
G iù di gusto prerom antico, la tecnica della m appa di u na vasta rete idrica e viaria adiacente il dugale D elm oncina e la strada p er S.
G iovanni in Croce (detta poi G iuseppina), opera dell’ingegner Lorenzo M ontani (1811), stem pera m orbidam ente i colori e utilizza il chiaro
scuro sui toni del grigio p e r dare volum e agli edifici di S. Lorenzo M on
d in a« , Cam pagna e Cella dove sul retro delle case offerte in p ro sp et
tiva si stagliano, in evidente contrasto, orti e giardini in visione zeni
tale. D ue cartigli, pure m ovim entati dal chiaroscuro, racchiudono la sca
la e la dichiarazione descrittiva del disegno, che esula dall’am bito cro
nologico prefissatoci, ma che si è riten u to opportuno tenere in consi
derazione proprio perché significativa testim onianza del m utam ento cul
turale in corso (b. 27, fase. 4). Ma certo il pezzo più pregevole del fon
do D ati è costituito dalla secentesca m appa di un vasto territo rio cre
monese a sud della strada p er M antova (b. 21, fase. 19) che in uno spazio relativam ente ristretto (cm. 29,5 x 39) riesce a raggiungere un notevolissim o livello di analiticità senza trascurare alcun elem ento del territo rio ivi compresi, oltre alle strade ed alle vie cam pestri, corsi d ’ac
qua, p onti, il reticolo degli appezzam enti agricoli di ciascuno dei quali è indicata la proprietà. Insediam enti e singoli edifici rurali sono vi
sti in prospettiva, con esito felice so p rattu tto per la dim ora dei D ati in Cella, m unita di tre to rri angolari che ne fanno una villa - castello di im pronta medievale. L ’abilissimo disegnatore, dopo essere riuscito a rendere il tu tto con notevole chiarezza, trova spazio anche per spie
gazioni descrittive e per “licenze artistich e” come quella di raffigurare un asinelio di 5 mm. proprio di fronte all’osteria (con portico e b an diera) di Pieve S. Giacomo.
L ’archivio Magio, cui appartiene il gruppo più consistente dei di
segni qui presi in esame, non presenta pezzi di particolare rilievo sul piano estetico o tecnico, eccezion fatta per un piccolo elaborato secen
tesco (parte 2a, b. 39) che si segnala semmai per le dense pennellate di giallo, verde, m arrone che riem piono totalm ente gli spazi compresi tra il Naviglio Civico e la roggia G onzaga con le sue m olteplici ram i
ficazioni, ottenendo un effetto di palude ed incolto certam ente non vo
luto dall’autore né corrispondente alla realtà.
N on a caso l ’unico disegno ad elevarsi per livello grafico sulla m odestia della restante produzione (della quale tu ttav ia va ricordato che si tra tta spesso di schizzi p rep arato ri), è quello (parte 2a, b. 39) rea
lizzato nel 1742 dall’ingegner G iovan B attista Costa, uno specialista di grande nom e del quale avremo occasione di riparlare. Q ui il “disegno rigoroso” della strada che corre tra M ontanara e Redondesco viene sovrastato, quasi schiacciato, dalle elaborate decorazioni: nastro con l ’in titolazione e rosa dei venti in alto, u n riquadro contenente le “ spie
gazioni” riccam ente incorniciato con tralci di foglie, fru tti ed una con
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chiglia al centro, paesaggio con alberi e cespugli in basso, in una spe
cie di concentrato dei m otivi ricorrenti nelle mappe dell’epoca. Come in num erosi altri casi, vi si riscontra l ’uso della doppia scala di riduzio
ne, l ’una p e r le lunghezze, l ’altra per le larghezze, in tro d o tta p e r m e
glio evidenziare canali, strade e relativi m anufatti. Q uesti ultim i sono in effetti i grandi protagonisti della cartografia privata da noi presa in esame, la cui funzione è nella quasi totalità dei casi quella di evi
denziare l ’ubicazione di ponti, concie, benazze, tom be, sia già esistenti sia p rogettate, il loro stato di m anutenzione e chi sia ten u to a p ro v vedervi, il loro ruolo nel sistema irriguo di un singolo appezzamento o di una vasta zona. La conservazione del disegno all’interno del fasci
colo originario è a questo riguardo di im portanza veram ente fondam en
tale e p e rtan to si può considerare una fortuna che gli archivi crem o
nesi (non solo quelli di cui ci stiam o occupando) siano sfuggiti allo zelo di qualche riordinatore entusiasta del m etodo peroniano.
Possiam o così renderci conto del fatto che la docum entazione car
tografica è legata all’attenzione con cui i proprietari terrieri, so p ra ttu t
to nel secolo X V I I I , custodiscono i p ro p ri d iritti in m ateria di acque, tentano di estenderli (a volte in m aniera poco ortodossa) originando nel
l ’uno come n ell’altro caso un im ponente contenzioso, investono capitali nel program m a di am pliam ento e razionalizzazione della rete idrica allo scopo di m igliorare la p ro d u ttiv ità dei fondi.
E secutori di ordini ma anche talvolta consulenti, ispiratori e p e r
fino complici dei proprietari, i fatto ri di campagna rivestono un ruolo che forse m eriterebbe un esame m eno superficiale.
Si pensi ad esem pio che con la loro p erfetta conoscenza del te r
ritorio accompagnano i p eriti agrimensori e gli ingegneri nei sopralluo
ghi condizionandone fortem ente, a nostro avviso, i risultati finali espres
si nelle relazioni e negli elaborati grafici. N on a caso i p eriti stessi, nelle relazioni più accurate, non mancano di precisare la presenza e il ruolo del fattore: « D iversioni d ’acque colatizie dalla seriola Gamba- Ione e dal dugale D elm oncina della nobile Casa D ati . . . ricconosciute e delineate da me ingegnere infrascritto ne scorsi giorni di comissione del nobile signor marchese don A ntonio M aria D ati, sulla faccia de luoghi . . . l ’antico deflusso delle quali colature s’acenna e dim ostra a norm a delle inform azioni autesi da A ndrea Salomone fattore di d etta Casa D ati . . . » (Arch, Magio, p arte 2a, b. 19, fase. 3).
« Spiegazzione del disegno fatto dal perito signor N icolò D usi il giorno di venerdì 27 luglio 1731 del cavo inferiore del D elm onzello. . . essendo stato servito detto signor perito dal signor Rodolfo D usi suo praticante, da messer Bartolom eo Bodino fatto re di Casa Maggia, da G iuseppe G uarneri e da G iuseppe Com piani » (non sappiam o se p re senti come semplici aiutanti o in quanto vecchi conoscitori dei luoghi come talvolta accade per i campari, Magio, p arte 2a, b. 13, fase. 13).
La circostanza (ossia la presenza del fatto re al m om ento del so
pralluogo) si spiega so p rattu tto col fa tto che gran p arte dei disegni da noi inventariati si riferisce ad estensioni non superiori a quelle di una "possessione”, talvolta lim itate a pochi appezzam enti interessati da qualche problem a di natura idraulica, I casi, non num erosi, in cui il territorio restitu ito abbraccia più località, u n intreccio di arterie strada
li, l ’intero corso di una roggia o di un dugale, rivestono tuttavia uno straordinario interesse per la conoscenza di m olti aspetti di storia del paesaggio, dell’economia, delle comunicazioni.
Fontanili, " b o d ri” (stagni), alvei abbandonati di fium i e dugali, insediam enti scomparsi, toponim i e idronim i trasform ati per evoluzione linguistica o radicalm ente sostituiti, torchi, pile da riso, m ulini, fanno sì che la cartografia presente negli archivi D ati, Magio, Ugolani con
tribuisca in m aniera non irrilevante ad illum inare il passato di u n ’area posta ad est d i Crem ona all’incirca tra Pescarolo a n o rd e Cella D ati a sud, D osim o e Gadesco ad ovest, Vighizzolo ad est, con qual
che p u n ta ta verso il M antovano con Rom prezzagno, Redondesco, M on
tanara.
U no schizzo secentesco a prim a vista t u t t ’altro che eccelso si ri
vela ad u n più attento esame una fonte preziosa, forse unica, per la ricostruzione del sistema difensivo di Pescarolo (Magio, p arte l a, b. 22) articolato in u n "castello” (com prendente case d ’abitazione e la chie
sa) cinto da m ura e da u n fossato, e in un borgo ad esso adiacente a sua volta difeso da una fossa d etta « del circuito della terra », com u
nicante con quella del castello e valicabile solo attraverso la « p orta della terra », costruzione in m uratura di una certa im ponenza a giudi
care da un altro schizzo (conservato accanto al precedente) che la m o
stra in alzato.
La carta risulta preziosa p er due m otivi: in prim o luogo confer
ma le conclusioni cui erano giunti em inenti studiosi circa l ’esistenza di
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porte erette indipendentem ente da una cinta m uraria in età m edievale *, in secondo luogo a ttesta il perm anere di queste stru ttu re difensive an
cora in pieno secolo X V II. Presenti, in m isura rilevante, anche testi
monianze relative alla zona di Paderno, Annicco, Luignano, Acqualon- ga, località a nord della città di Crem ona nelle quali si estendevano beni di Casa Ugolani e Magio. Di particolare interesse un disegno ac
quarellato dell’andam ento del colatore M orbasco, dal "fo n tan o n e” che lo alim enta, alla sua confluenza nel Naviglio Civico nel territo rio di D ue Miglia (Magio, p arte 2a, b. 22).
G li elaborati che abbracciano la maggior estensione territoriale so
no certam ente due disegni dell’archivio M agio (parte 2a, bb. 25 e 35) l ’uno interam ente tracciato a penna attribuibile alla seconda m età del
’600, l ’altro a stam pa con aggiunte a penna ed acquarello e datato 1675.
Nel prim o la città di Crem ona (rappresentata in pianta col siste
ma difensivo costituito da m ura, castello di S. Croce, fossa civica) fa da p u nto focale p er un vasto territorio delim itato a sud dal Po, a nord e ad est d all’O glio, ad ovest dal Naviglio Civico con le aste denom i
nate cavo di Robecco e cavo di G rim one intersecate da una m iriade di rogge di cui è raffigurato solo il prim issim o tra tto a partire dalla bocca di presa.
Fanno eccezione la D elm ona, la Tagliata ed i cavi di proprietà M a
gio, dei quali si segue il percorso fino alla confluenza n ell’Oglio. Un ventaglio costituito dalle principali arterie stradali che si dipartono da Crem ona solca l ’intero territo rio collegando il capoluogo a decine di cen
tri abitati indicati col nom e e piccoli simboli edilizi (una casa, una chiesa, un castello). I l ductus è p iu tto sto affrettato e presenta alcune incertezze e correzioni ma non dim entichiam o che si tra tta di una m i
nuta: in realtà l ’estensore della carta doveva disporre di u n discreto b a
gaglio tecnico e culturale per avventurarsi in un com pito non semplice.
La descrizione presente sulla camicia del fascicolo (che risale al rior
dino settecentesco) collega il lavoro ad una visita della seriola Magia fatta dall’Ufficio degli A rgini e Dugali nel 1680 e lo attribuisce al
mar-1 Si veda ad es. F. Menant, « Fossata cavare, portas erigere ». Le rôle des fos
sés dans les fortifications médiévales de la plaine padane, estr. da « Aevum », LV I (1982), fase. 2.
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chese Camillo M agio aprendo uno spiraglio che ci pare interessante sul
la figura di questo autorevole m em bro del casato, definito dal Grasselli
« celebre m atem atico » 2 e che era figlio di Nicolò, prim o della sua fa
miglia ad ottenere il feudo di Pescarolo e G rontardo ed il titolo m ar
chionale (1648). Sia o m eno di m ano del m archese Camillo, la carta sem
b ra costituire u n ’elaborazione di altra, non datata né firm ata, di im pian
to del tu tto simile ma m eno ricca di dettagli, che si conserva nell’ar
chivio dell’Ufficio Argini e Dugali, proprio l ’istituzione che compì il so
pralluogo del 1680 3.
L ’attenzione di Camillo Magio p er l ’idraulica e la cartografia è do
cum entata con maggior certezza dalla già citata stam pa che si conserva nella b. 35 e che la didascalia definisce opera « del genio del m arche
se Camillo M agio et ingegno architettonico del perito Francesco P e
scarolo ». Essa illustra il progettato corso di un canale navigabile p ri
vato, in gran parte corrispondente a quello dell’attuale Reglio - Delmo- nazza, che dipartendosi dal Naviglio Civico alla conca di S. Bernardo, doveva giungere alla D elm ona vecchia in territorio di C asteldidone pas
sando p er Dosolo e C astelletto dei Ponzoni, bonificando le « praderie di Pugnolo e Solarolo de’ Maggi e di N avera, siti li più sogetti d ’o r
dinario alle innondationi » tanto che nella chiesa di S, M aria « d etta di N avera per traditione d ’antica navigatione . . . s’im plora il patroci
nio della Beatissima V ergine p e r la m oderna ». P rogetto come s’in tu i
sce assai ambizioso, la cui edizione a stam pa dim ostra l ’in te n to di ren
derlo pubblico e probabilm ente di presentarlo a una qualche A u to rità 4.
2 Memorie genealogiche di alcune illustri famiglie cremonesi, Cremona 1817, p. 35.
3 A. St. Cr., Ufficio Argini e Dugali, parte antica, raccolta di mappe, s.n. per
ché in attesa di inventariazione.
4 II disegno era noto all’ing. Paolo Frisi che nel 1772 esaminò la possibilità di realizzare un canale navigabile tra Adda e Oglio dopo essersi documentato cir
ca i progetti preesistenti che giunse però a scartare per motivi tecnici. V. Della maniera di continuare la navigazione dall'Olio all’Adda per il canale della Delmo
n a . . . , Milano, dicembre 1772, ms. di proprietà del Consorzio per l ’incremento del
l ’irrigazione nel territorio cremonese. Il testo è edito in Operette scelte dì Paolo Frisi milanese con le memorie storiche intorno al medesimo scrìtte da Pietro Ver
l ’irrigazione nel territorio cremonese. Il testo è edito in Operette scelte dì Paolo Frisi milanese con le memorie storiche intorno al medesimo scrìtte da Pietro Ver