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come esigenza vitale dell’uomo

COSTRUIRE LA REALTÀ

ATTRAVERSO LA NARRAZIONE

Secondo lo psicologo cognitivista Jerome Bruner, la narrazione è uno dei meccanismi psicologici più impor-tanti dell’uomo per organizzare la propria esperienza e i ricordi degli eventi passati.

È un dispositivo conoscitivo e interpretativo che serve per costruire la realtà: raccontando, infatti, l’individuo attribuisce senso e significato ai suoi vissuti in relazio-ne a quanto è convenzionalmente accettato relazio-nel proprio contesto socio-culturale di appartenenza, e in questo modo orienta il suo agire.

L’atto del narrare si basa su una forma di pensiero narrativo, che si distingue da quello logico ma allo stes-so tempo ne è complementare ai fini dell’organizzazio-ne dell’esperienza.

Mentre il pensiero paradigmatico, scientifico e lo-gico si basa su concettualizzazione e categorizzazione ed è orientato alla verità scientifica, il pensiero narrativo riguarda le storie di vita ed è caratterizzato da soggetti-vità e “verosimiglianza”.

L’uomo accede alla conoscenza della realtà attraver-so processi di codifica, simbolizzazione e “categoriz-zazione”, approccio che Bruner definisce tipicamente umano21.

Le categorie in termini dei quali l’uomo sceglie e re-agisce al mondo che lo circonda, riflettono profonda-mente la cultura in cui è nato.

Il linguaggio, il modo di vivere, la religione e la scienza di un popolo, tutto ciò plasma il modo in cui un uomo ha esperienza degli eventi che formano la sua storia personale.

In questo senso, la sua storia personale finisce per riflettere la tradizione ed i modi di pensare della sua cultura, poiché gli eventi che costituiscono quella storia sono filtrati da sistemi categoriali che egli ha appresi22.

Inoltre, attraverso la categorizzazione, l’uomo riesce ad adattarsi al suo ambiente riducendone la comples-sità, per lo più, quando categorizziamo, cerchiamo di raggiungere quei segni definitori, che siano i più sicuri ed i più rapidi possibili per l’identificazione di un even-to. Al livello delle più strette necessità, questo è essen-ziale alla vita23.

Mediante categorizzazione, l’individuo si aiuta a chiarire le ambiguità attraverso il pensiero propositivo o paradigmatico (ovvero logico-scientifico), mentre col pensiero narrativo organizza e gestisce la sua conoscen-za del mondo, strutturando la sua stessa esperienconoscen-za nell’immediato.

21 J. Bruner, Il pensiero. Strategie e categorie, (1969), Armando, Roma.

22 Ibidem, pagg. 29-29 23 Ibidem, pag. 33

La modalità paradigmatica è più recente, mentre quel-la narrativa è così antica da far pensare che sia alquel-la base del linguaggio naturale.

Se il pensiero paradigmatico (che, invece, sarebbe alla base del linguaggio matematico) tende a trascendere il particolare per conseguire un grado di astrazione più ele-vato, quello narrativo è teso a situare l’esperienza nel tem-po e nello spazio24.

È dunque evidente come l’organizzazione dell’espe-rienza in forma narrativa sia un’attitudine umana essenziale

“per la coesione di una cultura come per la strutturazione di una vita individuale” 25, funzione che, come vedremo nei prossimi capitoli, viene svolta anche sul campo, dal-la supervisione professionale, quando attraverso dal-la nar-razione del caso, si condividono l’agito professionale e l’emozione esperita e ma anche una certa apertura alla possibilità sia nel costruire scenari diversi, sia nel condi-videre cultura di autoformazione.

Attraverso il racconto si procede anche alla creazione narrativa del Sé, è soprattutto attraverso le nostre narrazio-ni che costruiamo una versione di noi stessi nel mondo, ed è attraverso la sua narrativa che una cultura fornisce ai suoi membri modelli di identità e di capacità di azione.26

Questa creazione narrativa del Sé è dimensione es-senziale di costruzione della identità soggettiva e insie-me di apertura e confronto costante con l’Altro da Sé27,

24 J.S. Bruner, La mente a più dimensioni, (1993), Laterza, Roma-Bari.

25 J.S. Bruner, “The Narrative Construction of Reality”, Critical Inqui-ry, vol. 18, no.1, The University of Chicago Press,1991.

26 J.S. Bruner, La cultura dell’educazione, (2002), Feltrinelli, Milano, pag. 12.

27 Bruner, J.S. (1997). “A narrative model of self construction”, in J.

dove l’Altro nel Servizio Sociale è oggetto di lavoro ma soprattutto soggetto nell’interazione data dalla relazione d’aiuto.

Per Bruner, il pensiero narrativo è caratterizzato dal fatto che gli eventi nel racconto possono non seguire lo scorrere del tempo lineare ma susseguirsi a seconda del senso che il narratore gli dà.

Il tempo, nella narrazione, è dato dalla significatività che viene associata agli eventi all’interno di una cornice cronologica più ampia.

Inoltre, le azioni intenzionali sono influenzate da ra-gioni che condizionano lo svolgimento dei fatti oltre la casualità e le vicende umane sono filtrate attraverso delle cornici di interpretazione implicite che inevitabilmente con-dizionano la capacità umana di conoscere e decodificare il mondo circostante.

L’interpretazione, poi, varia senza sosta e la sua am-biguità fisiologica non sempre permette di stabilire uno scenario realmente oggettivo, all’interno del quale ogni storia di vita si intreccia con altre storie di vita, ogni even-to come “puneven-to di svolta” può essere causa di altri eventi, perciò è costantemente in opera una negoziabilità ineren-te a garantire la compresenza e la tollerabilità di più storie contemporaneamente.

Queste caratteristiche inducono a credere che il pen-siero narrativo non possa veicolare la verità dei fatti, non sia in grado di oggettivare la realtà degli eventi come il pensiero logico razionale.

Sarà davvero così?

G. Snodgrass & R.L. Thompson (Eds.), The self across psychology: Self-Recog-nition, self-awareness, and the self-concept., Annals of the New York Accade-my of sciences, 818 (pp. 145-161).

NARRAZIONE COME METAFORA

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