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Costruire smart cities: il ruolo della MAC (e quello di una studiosa di filosofia in azienda)

Smart cities: una scommessa anche d’impresa

1. Costruire smart cities: il ruolo della MAC (e quello di una studiosa di filosofia in azienda)

MAC è un’azienda che realizza dispositivi tecnologici seguendo l’intero ciclo di sviluppo del prodotto: dall’ideazione del concept e dall’analisi strategica del mercato fino ad arrivare al design, alla progettazione elettronica e all’industrializzazione.

Fondata alla fine degli anni sessanta come laboratorio di produzione di amplificatori per strumenti musicali, negli anni ottanta – di fronte alla crisi del settore musicale – l’azienda decide di convertirsi ai microprocessori e al digitale, avviando un percorso di profonda ristrutturazione in grado di riorientare la produzione verso segmenti di mercato a più alto valore aggiunto.

Elementi prioritari per il raggiungimento dei propri obiettivi strategici diventano il potenziamento delle capacità di ricerca e sviluppo, l’innalzamento della spinta all’innovazione tecnologica di prodotti e di processi, l’ampliamento a campi applicativi differenziati che vanno dal wellness all’automazione industriale, dal lighting management alle smart cities. 8

Lo spirito dell'azienda si costruisce attorno alla preoccupazione di porre l’utente finale al centro dello sviluppo di ogni prodotto, obiettivo che MAC ritiene di poter perseguire mescolando quattro ingredienti considerati fondamentali: l’innovazione, la tecnologia, il design e la qualità.

Con innovazione l’azienda intende sia l’elevato profilo tecnologico dei prodotti e l’uso non banale delle tecnologie, sia la capacità intuitiva di prevedere e anticipare le esigenze del mercato, prefigurandone i bisogni, e rispondendo attraverso prodotti inediti. Si sottolinea la necessità che la tecnologia sia invisibile, vale a dire che il nucleo del prodotto abbia complessità e intelligenza che restano invisibili per non essere d’ostacolo alla fruizione dell’utente finale. L'attenzione al design fa, invece, riferimento alla cura dei materiali e dei dettagli, nella costante ricerca dell’armonia fra funzionalità ed estetica. La qualità, infine, riguarda per l’azienda sia la fase dell’ideazione che quella dell’utilizzo del prodotto: significa

8 Un articolato lavoro di narrazione svolto all’interno dell’azienda ha permesso di far emergere la

corrispondenza tra l’immagine che l’azienda dichiara all’esterno e quella effettivamente vissuta dal personale interno. Lo strumento di cui ci si è avvalsi è quello delle interviste narrative, somministrate a 15 dei 37 collaboratori aziendali scelti in base al loro ruolo nell’organigramma MAC. Il lavoro è stato svolto sotto la supervisione della professoressa Paola Nicolini. Le domande hanno riguardato tre cespiti principali (immagine aziendale, valori dell’azienda e criticità ravvisate) mentre l’elaborazione dei dati è stata effettuata in cinque fasi distinte: elaborazione della struttura dell’intervista narrativa, esecuzione intervista e trascrizione, analisi quantitativa e qualitativa dei dati, focus group e restituzione ai partecipanti, conclusioni. Il lavoro, pur essendo degno di interesse, non sarà riportato in questa sede nella sua interezza ma assunto come punto di partenza per capire l’orizzonte di riferimento aziendale su cui si stagliano i due casi studio.

168 curare a 360° il processo produttivo, integrando le competenze portate da ciascuno dei membri dell’azienda, e pervenire ad un risultato che non solo è conforme alle aspettative dell’utente ma che è anche capace di superarle.

La scelta di investire nella smart city è per MAC frutto dell’integrazione dei vari settori in cui, nel corso degli anni, ha avuto modo di maturare la propria esperienza: dalla

smart home allo smart building, dalla smart factory allo smart lighting e alla smart mobility.

La documentazione che l’azienda ha prodotto, a questo proposito, ad uso interno pone l’accento sull’impegno di contribuire a trasformare lo spazio urbano prestando attenzione alla sostenibilità e all’ottimizzazione della gestione energetica. Smart per MAC significa progettare mettendo al centro la persona e il suo benessere, sviluppare soluzioni innovative, funzionali ed emozionali, utilizzare la tecnologia per semplificare la vita, prestare attenzione ai costi.

Sulla base di tali convinzioni l'azienda si è proposta di rafforzare l'apparato categoriale di riferimento della propria azione, perché la centralità della persona non resti una generica attenzione all'utente, esplicitata solo in riferimento alla funzionalità e all’emozionalità che un certo dispositivo deve suscitare.

Poiché tutte le scelte tecniche solo apparentemente sono solo scelte tecnologiche – giacché da un lato trovano il loro ambiente di maturazione nelle concezioni comprensive di chi le progetta, dall'altro coinvolgono una certa percezione di sé, degli altri, dell'ambiente e, in ultima istanza, gli orizzonti di senso delle persone e delle comunità che poi fruiscono dei dispositivi che ne derivano – diviene prioritario che i “tecnologi” possano far riferimento ad una concezione antropologica preoccupata di favorire la piena realizzazione dell’essere umano. Nel caso di progettazione relativa all'ambiente di vita, sia questo la casa o la città, diviene particolarmente rilevante una profonda considerazione circa quali siano le coordinate di un buon abitare umano.

È questo l'orizzonte in cui MAC si colloca.

Ho partecipato a questa sfida aziendale collaborando su due livelli: da un lato, quello della riflessione dell'azienda su se stessa, dall'altro, quello della progettazione e messa in produzione di specifici prodotti.

Il primo percorso compiuto è stato articolato in due momenti distinti ma interconnessi:

dar-si forma per dare forma. Si trattava, in primo luogo, di rispondere all’esigenza di dar vita

ad una narrazione aziendale funzionale ad essere, più che ad essere visti: cioè alla creazione di un’identità condivisa all’interno dell’impresa. Avvalersi dello strumento narrativo ha

169 consentito all’azienda di “allineare” i propri collaboratori, mettendo ciascuno nella condizione di poter parlare la stessa lingua, e ha favorito anche la messa in luce delle categorie attraverso le quali l'azienda stessa si comprende, la consapevolezza di come si autopercepisce e come pensa i propri prodotti.

Si è trattato, dunque, di raccogliere e riprendere il patrimonio di storie, esperienze e pratiche che hanno costruito la MAC, per poi mettere a fuoco la cultura d’impresa che ne caratterizza le relazioni aziendali, i processi di progettazione e produzione, i prodotti. Per ragioni di pertinenza e di spazio (in quanto più strettamente inerenti al tema generale delle esperienze di industria della conoscenza, che non alla questione specifica dell'attività di progettazione e produzione che riguarda i temi dell'abitare), tali aspetti non verranno qui discussi ma assunti come sfondo in cui si collocano i due casi studio, oggetto del secondo percorso intrapreso.

Questi casi studio riguardano due prodotti che entro l'orizzonte della smart city sono posti a diversa scala: uno riguarda la fruizione individuale, l'altro la scala sociale.

La scelta di operare su di un doppio binario rispecchia la natura multi-scalare9 del concetto stesso di giustizia spaziale, che ho individuato come focus da sottolineare nell'ambito dell'elaborazione teorica sulla dimensione dell'abitare e che ha costituito lo sfondo della mia attività in MAC. In quest’ottica, va tuttavia precisato anche il significato che si attribuisce al rapporto tra l'urgenza teorica e le istanze pratiche: la speculazione e l’attuazione, se pensate in una continua circolarità virtuosa, danno luogo ad una progettazione che non può mai dirsi definitiva e chiusa una volta per tutte, anche dopo che il prodotto sviluppato viene immesso sul mercato. La rilevazione delle criticità nell'uso sollecita la riflessione ad approfondirsi, ampliarsi e correggersi, mentre d'altra parte essa offre categorie e argomenti per comprendere quelle criticità. Questa convinzione ha supportato l’idea di indagare i due prodotti/casi studio anche ad una scala “temporale” differenziata: in un caso, infatti, la mia attività si è posta ex

ante, partecipando all’ideazione e allo sviluppo del nuovo dispositivo, nel secondo caso,

invece, mi sono collocata ex post, vale a dire che, a partire dal prodotto finito ma nell’ottica di una progettazione votata al costante miglioramento in termini di impatto sull’utente finale, sono state avanzate delle linee di riflessione sulla cui base poter “rileggere” il prodotto stesso.

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