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Costruire una lingua Elementi linguistici tolosan

nella poesia catalana del medioevo tra prestito e convergenza

*

1. La lingua della poesia in Catalogna tra ’300 e ’400

Di che stoffa è fatta la lingua della poesia occitanica scritta in Catalogna dal ’300 ai primi decenni del ’400? Il riconoscimento, in termini molto generali, della sua natura composita, determinata dalla più o meno forte presenza di catalanismi ma anche di forme ‘intermedie’ (spesso considerate come errori) inesistenti nelle due lingue, non deve farci rinunciare ad analizzarne la ‘formula’ compositiva. Si tratta di studiare:

1) i materiali con cui tale lingua è stata costruita;

2) i processi di evoluzione interna a cui la lingua si è trovata sottoposta. Per trovare risposte alle domande sollevate dal secondo punto, ho propo- sto di utilizzare categorie proprie alla sociolinguistica, ricorrendo alla nozione di ‘interferenza’ impiegata nella ‘linguistica di contatto’, con particolare attenzione (data la vicinanza grammaticale e tipologica tra occitanico e catalano medievali) al particolare ramo della disciplina che riguarda i ‘dialetti in contatto’ (ZInellI 2013). Le interferenze nate nel lavoro di scrittura e di copia tra la pratica della lingua primaria (L1 = il catalano) e l’uso letterario della lingua secondaria (L2 = l’occitanico) non sono infatti troppo dissimili da quelle che si verificano nella co- municazione orale rispetto all’impiego di una lingua straniera. Le diverse combi- nazioni osservabili possono essere codificate con buoni risultati grazie al modello di diasistema introdotto da U. Weinreich. Le categorie di ‘funzionalità’ introdotte da P. Trudgill per descrivere l’economia generale dei cambiamenti linguistici che portano alla nascita di un nuovo ‘dialetto’ aiutano inoltre ad analizzare le dinami- che del processo di shift (o deriva linguistica) legato alla crescente legittimazione letteraria del catalano.1 Un bell’esempio di come questo stesso processo possa

compiersi anche in assenza di una specifica intenzione ‘pro-catalana’ è stato stu- diato dall’intervento di Alberni in questo stesso volume dove si mostra come l’atteggiamento ‘puristico’ del copista di VeAg, che, all’atto di ritrascrivere una

* Ringrazio Simone Ventura per i suoi preziosi suggerimenti.

serie di testi già copiati in precedenza, introduce diversi catalanismi, è in realtà paradossalmente determinato dalla sua tendenziale fedeltà all’occitanico. Un tale errore di valutazione nasce dal fatto che quanto per il copista era ‘occitanico’ cor- risponde in realtà già al tipo misto in uso nella koiné occitano-catalana.

Se, riprendendo la metafora tessile, lavorare sui processi evolutivi equivale dunque a studiare le cuciture e il taglio del materiale (la ‘stoffa’), è altrettan- to importante lavorare sull’analisi dei ‘tessuti linguistici’ utilizzati. Per definire correttamente il tipo ‘occitanico di base’ utilizzato bisogna insomma soprattutto tenere conto delle fonti che lo hanno fatto conoscere. Non sorprenderà che il principale punto di riferimento dell’indagine sia costituito dalla lingua dei poeti della ‘scuola tolosana’. Basterà infatti ricordare l’importanza di questa, tanto sul piano retorico che ideologico, nello sviluppo della poesia catalana medievale.2

L’influenza esercitata dal Concistori deve essere valutata nella doppia prospettiva della normativa grammaticale (concentrata principalmente sulla composizione e diffusione delle Leys d’Amors) e della trasmissione manoscritta dei poeti di Tolo- sa e di quelli che parteciparono al concorso dell’accademia tolosana, trasmissione fatta di documenti molto diversi tra loro. D’altra parte, insieme all’attenzione portata alla produzione ‘contemporanea’, tanto a Tolosa che in Catalogna, lo stu- dio della tradizione manoscritta dei trovatori del periodo classico costituisce un punto fondamentale per valutare l’apporto linguistico di questi rispetto alla fissa- zione di una norma valida per l’uso dell’occitanico come lingua della poesia.

Grammatiche e manoscritti, poeti contemporanei e trovatori classici, costi- tuiscono altrettante direzioni di ricerca che permetteranno di meglio definire, ben oltre le affinità esistenti tra l’occitanico e il catalano considerati come sistemi ‘chiusi’ e sincronicamente definiti, il tipo di ‘interferenza’ in atto nella lingua dei poeti occitano-catalani. Divideremo il materiale da analizzare in due grandi cate- gorie secondo il tipo di ‘interferenza’ in atto. Impiegate per descrivere situazioni di apprendimento e di uso di una lingua seconda in situazioni di bilinguismo e di contatto linguistico, entrambe le categorie sono inoltre da considerare dei pas- saggi fondamentali nella selezione di materiali alla base della costruzione di un nuovo dialetto o di una nuova lingua. La prima (§ 2) corrisponde al trasferimen-

to o prestito di materiali linguistici immediatamente percepibili come di origine

‘estranea’ rispetto al sistema; la seconda (§ 3) corrisponde invece a un’interferen- za linguistica basata sulla convergenza tra due tipi linguistici, operazione in cui la preferenza è accordata a quanto di simile esiste tra due varietà.3 L’utilità di tale

2. Per es. RIqueR (1964, 1: 532), dove trova espressione un giudizio tradizionalmente ne-

gativo: «L’escola de Tolosa tingué funestes conseqüencies per al normal desenvolupament de la poesia catalana», imponendo «una esclavitut en la forma», CAbRé (2013: 269 sgg.) secondo una

visione culturale ben altrimenti aperta. Delle osservazioni fondamentali sull’influsso «propulsi- vo» dell’«asse Tolosa-Barcellona» per lo sviluppo di una lirica catalana si leggono in ASPeRtI

(1985: 77 e passim), che invita comunque a considerare parallelamente lo studio delle tradizioni liriche minori e della poesia narrativa.

3. Si veda, per esempio, la sintesi di hICkey 2010, dove si ricorda come alla prima categoria,

categorizzazione è innanzitutto descrittiva rispetto a come appare ai nostri occhi il composto linguistico della poesia occitano-catalana, cioè come un tessuto di interferenze di fatto. Tra queste, privilegeremo qui soprattutto, tanto per il tipo di

trasferimento che per il tipo della convergenza, lo studio degli elementi che han-

no un riscontro non solo genericamente occitanico ma, appunto, specificamente tolosano. Quanto una situazione descrivibile in termini di interferenza sia spesso in disaccordo con l’intenzione normativa enunciata dalle grammatiche che era piuttosto quella di trasferire interamente una lingua (l’occitanico) dentro un’altra, è inoltre un punto che andrà costantemente tenuto presente.

Al centro dell’indagine – nata nell’ambito del progetto di edizione del codi- ce in collaborazione con A. Alberni – si trova il canzoniere VeAg, ‘manoscritto biblioteca’ che riunisce ai principali poeti catalani dell’epoca che va dagli ultimi sovrani della dinastia aragonese agli inizi del regno di Alfonso il Magnanimo, una trentina di poesie di trovatori del periodo classico, ma anche molta poesia narrativa di fattura catalana ed alcuni testi lirici trecenteschi, molti dei quali anonimi e di cui è difficile stabilire se siano di origine occitanica o catalana. Quattro poesie tre/quat- trocentesche ci interessano più particolarmente in quanto riconducibili al concorso del Concistori tolosano: Lluís Icard rao 83,8, la tenzone tra Jaume Rovira e Bernat

de Mallorques e la sentenza (secondo la rubrica) dei VII mantenedors di Tolosa rao

156,2, e le anonime rao 0,6, rao 0,113.4 Una ricerca a parte dovrebbe portare inol-

tre sui testi di poesia narrativa e didattico/allegorica in VeAg per i quali disponiamo però di rilievi soltanto parziali. Pur appartenendo a un ‘genere’ letterario diverso dalla lirica, tali testi hanno con questi, secondo la tradizione occitanica delle noves in versi, una cospicua serie di affinità testuali e ‘discorsive’.5

Accanto a VeAg, considereremo anche un documento di due/tre decenni anteriore: il canzoniere di Estanislau Aguiló (Palma, Societat Arqueològica Lul·liana) contenente essenzialmente testi didattico/narrativi in cui domina

«the term “borrowing” is imprecise (nothing is “borrowed” from A to B), but the term is established in the field and its use ensures continuity with existing literature. The term “copying” is in fact more accurate: speakers of language A copy features found in language B into their own language» (p. 20 con rinvio a JohAnSon 2002). Quanto alla categoria di Convergence, cfr. p. 19: «A feature in language

X has an internal source, i.e. there is a systemic motivation for the feature within language X, and the feature is present in a further language Y with which X is in contact. Both internal and external sources “converge” to produce the same result». Al tema è consacrato, nello stesso volume, l’intervento di MAtRAS 2010 (che cita la nozione di convergent development già usata da WeInReICh 1953), di cui si

ricorderà anche l’eccellente manuale in prospettiva pragmatica e funzionalista, MAtRAS 2009. Citiamo

inoltre, perché importante nell’ottica della formazione delle scriptae romanze, kAbAtek 2013 (che,

per ‘prestito’ e ‘convergenza’, parla, alla p. 147, rispettivamente di interferenza ‘positiva’, o transpo-

sition interference e di interferenza ‘negativa’ o convergence interference).

4. Edizione in RIqueR 1950 (nn. I-IV), e cfr. anche AlbeRnI (2006: 34-37). Nel corso della

nostra indagine terremo conto unicamente delle parti copiate dal copista principale corrispondenti comunque alla quasi totalità del ms.

5. Sull’importanza delle tradizioni narrative nello sviluppo della poesia lirica catalana, cfr. il già citato ASPeRtI 1985.

l’elemento cortese o il registro dell’ensenhamen, particolarmente vicini alla tradizione occitanica, per cui utilizzeremo principalmente i rilievi di bohIgAS 1971-1975 e, in parte, di bohIgAS 1969, accompagnandoli con nuovi spogli),6

e, come mezzo di contrasto, raccolte di datazione più bassa di VeAg come il ‘Canzoniere di Saragozza’ (P) della metà del XV sec. e il canzoniere di Joan Berenguer de Masdovelles (CMasdovelles) del secondo terzo del XV sec., nel quale ultimo i testi occitanici, ‘fuori moda’, sono spesso nettamente divisi da quelli pienamente catalani7. Indagheremo inoltre in maniera più sistematica il

piccolo corpus trecentesco costituito dalle poesie dei registri notarili di Castelló d’Empúries (alcune ancora duecentesche), dalle venti poesie del Cançoneret de

Ripoll (Barcelona, ACA, Ripoll, 129) tra cui, delle sette attribuite al Capellà de

Bolquera, una (rao 20,2) è anche presente in VeAg, e dalla parte del canzoniere

Sg in cui sono copiati Raimon de Cornet, Joan de Castelnou e diciotto poesie

di undici ‘poeti minori’.8 L’importanza di questa parte di Sg per la definizione

di una poesia comune allo spazio tolosano e catalano è stata sottolineata da CAbRé-MARtí-nAVàS 2009, nei termini della costruzione di un vero e proprio

network di relazioni politiche e letterarie, con attenzione a definire la fitta rete

di relazioni che lega scrittori e committenti dai due lati dei Pirenei. Se di Joan de Castelnou, uno dei mantenedors del Concistori tolosano, non si conosce con certezza l’origine – anche se ne è possibile l’identificazione con un cantor, pro- babilmente occitanico, membro della cappella reale di Pietro il Cerimonioso, fatto che ne accentuerebbe il ruolo di passeur9 –, tra i ‘minori’, sono di origine

‘transpirenaica’: Bertran d’Espanha, l’aragonese Tomás Peris de Foces, il cata- lano Joan Blanc. Si noti inoltre che almeno tredici delle poesie comprese nella sezione ‘contemporanea’ di Sg hanno ottenuto un premio nel concorso tolosano e che una (VII) è una tenzone dibattuta tra lo stesso Joan de Castelnou e il gay

coven de Tolosa.

Ricordiamo inoltre che la lingua di Sg (copiato a Lleida, forse negli anni 1350-1360),10 documento così importante proprio perché riunisce insieme tra-

6. Entrambi i lavori saranno citati a partire da bohIgAS 1982.

7. Il Canzoniere di Saragossa, Biblioteca Universitària, ms. 210 (già 184) è edito da bASelgA

1896. Per la lingua del CMasdovelles (Barcelona, Biblioteca de Catalunya, 11), cfr. gIMeno betí

2000, gIMeno betí 2006.

8. Per le poesie di Castelló, cfr. PuJolI CAnelleS 2001, per il Cançoneret, bAdIA 1983 (entrambe

le edizioni sono accompagnate da uno studio linguistico); per i ‘trecentisti di Sg’ si utilizzano le edizioni di MASSóI toRRentS 1914-1915 e JeAnRoy 1940 (per Joan de Castelnou anche gIAnnettI 1988).

9. CASAS hoMS (1969: 29-33), prudentemente, si chiede se la qualifica di mantenedor che tro-

viamo nella rubrica del Compendi corrisponda a un ruolo effettivo del poeta che dati interni ai testi mostrano comunque in contatto con la corte d’Aragona. L’identificazione con il cantor menzionato nei documenti è in góMeZ MuntAné 1979 e góMeZ MuntAné (2001: 232), e vedi anche deSCAlZo

(1989-1990: 296), deSCAlZo (1990-1991: 416) e ora, soprattutto, l’intervento di Cingolani in que-

sto stesso volume. Da uno dei documenti citati da Cingolani, già reso noto da Sadurní MARtí che

prepara un articolo per la Revue des langues romanes sulla questione, pare possibile identificare Carpentras come luogo d’origine del cantor/poeta.

dizione trobadorica e tolosana in un unico ‘racconto’ storiografico, è fortemente catalanizzata. La patina catalana pare anche più forte nella parte trecentesca del codice rispetto alla sezione trobadorica che contiene comunque, oltre a catala- nismi grafici molto pronunciati, alcune tracce specifiche delle fonti occitaniche utilizzate;11 si tratta di una fenomenologia ‘mista’ che si riscontra anche nell’al-

tro grande canzoniere trobadorico di origine catalana, l’ancora duecentesco V. Va in particolare sottolineato che, per una sorta di ‘miraggio delle fonti’, la

scripta catalanizzata dei canzonieri trobadorici prodotti in Catalogna può esse-

re sembrata ‘autentica’ (= autenticamente occitanica) ai poeti catalani.12 Un tale

‘miraggio’, senza portare a una neutralizzazione completa dell’opposizione tra occitanico e catalano, ha sensibilmente arricchito il repertorio linguistico dei nostri poeti orientandolo verso un sostanziale polimorfismo. D’altra parte, va ricordato che Sg V sono stati compilati a partire principalmente da fonti di ori- gine linguadociana così che il tipo linguistico corrispondente è ancora in parte visibile al di sotto della patina depositata dai copisti. La conseguenza di tale sta- to di cose è che la scripta di canzonieri come questi contribuisce ulteriormente a fissare nei termini di un ‘colore’ comune occitano-catalano quanto emerge dai prodotti della ‘scuola tolosana’.13

Ricordiamo che per quanto riguarda la trasmissione della poesia tolosana stessa, detto di Sg e del poco che si recupera dai testi premiati dal Concistori in

VeAg, la documentazione a nostra disposizione è di natura eterogenea: alle poesie

di Raimon de Cornet e poeti vicini trascritte, oltre che in Sg, nei due pezzi (A, B) che costituiscono il Registre Cornet si aggiunge l’antologia di poesie premiate dal Concistori su un arco di tempo piuttosto lungo (1324/1484) e raccolte nel quattrocentesco Registre Galhac che attestano soprattutto lo sbiadirsi della koiné originaria anche per la ‘pressione’ linguistica sempre più forte esercitata dal fran- cese.14 Alla produzione poetica, si aggiungono i dati ricavabili da una serie di trat-

tati di ‘grammatica normativa’ soprattutto le Leys d’Amors, di cui si conoscono tre redazioni, organo ufficiale del Concistori, ma anche da episodi di ‘dissidenza’ come quello rappresentato dal Doctrinal di Raimon de Cornet a cui risponde l’ortodosso Joan de Castelnou15 e dalla ricca tradizione di grammatiche occita-

niche scritte da catalani: le duecentesche Razos di Raimon Vidal, una delle fonti delle Leys; i trattati che nel ms. BC 239 (Barcelona, Biblioteca de Catalunya, 239) si accompagnano proprio alle Razos – soprattutto la Doctrina d’Acort di

11. Gli spogli di ZuFFeRey 1987 sono circoscritti alla parte trobadorica del canzoniere.

12. Cfr. ZInellI (2013: 144-145) e qui sotto a § 4.3.

13. Per V Sg, cfr. rispettivamente ZAMuneR (2003: 36-50) e VentuRA (2006: 384) e per i

contatti tra E e V, Sg, anche MenIChettI 2015.

14. Edizioni rispettivamente in noulet-ChAbAneAu 1888, JeAnRoy 1914. I due mss. (già

Toulouse, Académie des Jeux Floraux, 500.010 e 500.009), sono conservati alla Bibliothèque Mu- nicipale di Tolosa, mss. 2885, 2886.

15. Per le Leys si cita la vecchia edizione di gAtIen-ARnoult 1841-1843, che sarà presto

sostituita dall’edizione di Beatrice Fedi, che ho potuto consultare per la gentile cortesia dell’autrice; cfr. intanto, per es., FedI 1999 e FedI 2011; per il Doctrinal e risposta, cfr. CASAS hoMS 1969.

Terramagnino, le Flors del gay saber, versione in versi delle Leys, e le Regles di Jofre de Foixà16 –; il più tardo Torcimany di Lluís d’Averçó la cui testimonianza

terremo particolarmente in conto, composto non lontano dall’anno 1393 quando, sotto il patrocinio di Joan I, nasce l’accademia dei Jocs florals di Barcellona.17 La

seconda parte dell’opera consiste in un esteso rimario di cui ci serviremo insieme alla testimonianza del Diccionari di rime di Jaume March, compilato nel 1371 per Pietro il Cerimonioso.18 Infine, in ambito tolosano, è ancora un canzoniere

trobadorico a costituire un termine di confronto fondamentale per l’indagine: il trecentesco canzoniere R (Paris, BnF, fr. 22543) che per ZuFFeRey 1987 sarebbe stato copiato proprio a Tolosa e nella cui scripta ritroviamo quasi tutti i tratti comuni alla poesia fiorita al Concistori. Una volta di più, la scripta delle fonti trobadoriche disponibili tra Tolosa e la Catalogna e quanto sappiamo della lingua della scuola tolosana sembrano ridursi a una sola prospettiva.

2. Il ruolo di Tolosa: fenomeni di prestito

Passeremo prima di tutto in rassegna un primo gruppo di tratti corrispondenti al trasferimento di fenomeni e lessemi tolosani nell’occitanico dei poeti catalani.19

I tratti in esame riguardano principalmente la morfologia (2.1) e il lessico (2.2). La morfologia è la parte della grammatica di solito maggiormente interessata dagli interventi di tipo normativo. Il lessico si trova al centro di ogni operazione di ‘selezione’ tra due repertori linguistici tanto più dove si tratta di definire una lingua speciale come è appunto la lingua della poesia.20 D’altra parte, non bisogna

dimenticare che la caratterizzazione di alcuni elementi di pertinenza del lessi- co resta principalmente legata all’aspetto grammaticale della lingua: parole già esistenti in catalano sono infatti da considerare come ‘occitanismi’ per via della 16. Le Razos e gli altri trattati del ms. BC 239 citati si leggono in MARShAll 1972, le Flors,

in AnglAde 1926. Sull’organizzazione del ms. e sulla sua coerenza progettuale, cfr. VentuRA 2013

e VentuRA 2016. Ricordiamo anche che nel ms. Barcelona, ACA, Ripoll, 129, le Regles sono state

copiate nello stesso individuo codicologico comprendente anche il menzionato Cançoneret de Ri-

poll, accompagnando dunque pratica poetica e normativa grammaticale (la copia delle Razos ugual-

mente presente nel codice, corrisponde invece a una unità codicologica originariamente distinta). 17. Edizione in CASAS hoMS 1956.

18. Il Diccionari (edizione in gRIeRA 1921) che chiude la selezione di testi del ms. BC 239

(uno dei due testimoni dell’opera), vi è stato aggiunto da una mano diversa da quella che ha copiato il resto del codice (vedi VentuRA 2016).

19. Particolarmente utili si sono rivelate le osservazioni grammaticali contenute in noulet-

ChAbAneAu (1888: 161-177), con descrizione metodica della lingua del RCornet (diverse osserva-

zioni importanti sui testimoni delle Leys d’Amors si leggono inoltre nell’analisi linguistica di Bea- trice Fedi nell’Introduzione alla sua edizione citata). Sulla scripta tolosana cfr. PolI 1994 (relativo

a una diacronia più lunga di quella qui considerata), e WüeSt 1995. Su R, oltre a ZuFFeRey (1987:

105-133), cfr. PFISteR 1988.

20. È stato del resto dimostrato che il prestito di sostantivi avviene in misura tendenzialmente superiore rispetto al prestito di verbi e di parole grammaticali, cfr. le considerazioni sulla borrowa-

loro particolare veste grafica e fonetica (cfr. 2.2.3). Questa prima lista sarà inoltre incrementata con un tratto (2.3.1) spesso considerato agrammaticale o di difficile classificazione che trova però la sua ragione d’uso nella sua parallela presenza nella scripta occitanica e in particolare linguadociana.

2.1.1. L’articolo le

L’articolo maschile le per lo al nominativo è quasi di norma in tolosano.21

Raccomandato dalle Leys (II 118) e già dalle Regles di Jofre de Foixà (193-194, 204-205), è ben rappresentato nel RCornet; nel canzoniere R lo si trova anche per l’obliquo.22 In VeAg, minoritario rispetto a lo, se ne trovano comunque 36 occor-

renze (tanto nei trovatori che nei poeti catalani, con un ‘picco’ di 7 casi in un auto- re particolarmente influenzato dalla scuola tolosana come Joan Basset); di queste, almeno 6 sono all’obliquo.23 Nell’insieme di Sg, le è ben rappresentato sia per il

soggetto che per l’oggetto;24 nella sezione di poeti trecenteschi, se ne trovano 11

casi (in Bertran de Sant Roscha XIII 18, le è accusativo). Frequentissimo nelle poesie di Castelló (7 volte soggetto, 3 volte oggetto), nel Cançoneret de Ripoll si contano 16 casi di le di cui 5 all’obliquo. La neutralizzazione del paradigma porta all’uso di le come articolo plurale: una volta in VeAg (Bernart de Ventadorn

BdT 70,4, 54 «Tost m’agron mort le suspire») e nel Cançoneret, IX 35-6 («Dolç

Mirayl, le vostr’escuyl / e le vostre plasent huyl», forse per influenza del primo

le). È un uso che potremmo considerare ‘grammaticalizzato’ in quanto già attesta-

to almeno una volta nel canzoniere R. Notiamo ancora che, sempre in R, si trova un’occorrenza di le pronome oggetto e una se ne conta in VeAg nella tenzone di Jaume Rovira e Bernat de Mallorques rao 156,2, 6. Una presenza, sia pure ridot-

ta, di le articolo, è ancora attestata nel CMasdovelles (gIMeno betí 2000: 143). Infine, si noti che nel modello di declinazione dei casi fornito dal Torcimany (ed. CASAS hoMS, I: 182-183), si trova ancora le per il nominativo sing. Osserviamo che, nella generale scarsità del tratto ora descritto nei testi narrativi, le al nomi- nativo è frequente nella Vesió di Bernat de So trasmessa dal solo canzoniere di Estanislau Aguiló (bohIgAS 1982: 160, 10 occorrenze: al singolare per entrambi i casi, e due volte al nominativo plurale v. 364, 703); nello stesso canzoniere si tro- va una sola volta le nell’Arnés del cavaller di Pere March rao 96,2, 292 e all’acc.