Introduzione
La stabilizzazione delle emissioni inquinanti è il requisito fondamentale per una crescita sostenibile: nonostante vi siano molti altri fattori che possono contribuire ad una ripresa economica o ad un miglioramento della posizione politica di una nazione all’interno del panorama mondiale, la situazione interna al Paese deve essere stabilizzata con interventi di una maturità economica tale da inserire all’interno del proprio modello di sviluppo tutte le dinamiche ambientali possibili, al fine di garantire il godimento dei flussi positivi di consumo e benessere anche alle generazioni successive a quella attuale. In questo capitolo, dunque, procediamo all’analisi della modellazione teorica più recente in modo da identificare quali siano i pattern di sviluppo sostenibile ottimali e quali siano i fattori che prevengono il deterioramento dell’ambiente. In questo senso è necessario comprendere le dinamiche ambientali di crescita dell’inquinamento, cercando di identificare le cause della crescita di tale fenomeno: andremo dunque a studiare i modelli matematici che negli ultimi anni hanno contribuito in maniera - a nostro avviso sostanziale - a migliorare la letteratura teorica ed i metodi di indagine per quanto riguarda la preservazione dell’ambiente.
Non vi può essere produzione senza inquinamento: questo è un principio che qualsiasi modello deve integrare nelle sue formule e nelle sue conclusioni. Il semplice fatto che vi siano stabilimenti di produzione porta ad una modifica del territorio e dell’ambiente che può essere considerata essa stessa come inquinante: ogni produzione, di beni e servizi, provoca emissioni che in qualche modo intervengono nell’equilibrio dell’ecosistema e, dato che risultano necessarie per la nostra sopravvivenza e per il progressivo sviluppo della nostra società così com’è stata strutturata dalla storia, allora sarà necessario intervenire al fine di incentivare la produzione e quindi l’inquinamento, ma arrivando al controllo dei flussi delle emissioni, in modo che l’ambiente abbia la capacità di rigenerare le proprie risorse e di debellare le conseguenze nefaste di uno sfruttamento umano.
Il nodo focale della questione è comprendere appieno la relazione intertemporale tra il livello delle emissioni ed il tasso di crescita dell’inquinamento: può sembrare banale, ma probabilmente la variabile che possiamo chiamare inquinamento marginale non ha un effetto di semplice deduzione analitica. Non è detto, infatti, che la relazione tra queste due grandezze sia positiva: è possibile che all’aumentare del livello delle emissioni inquinanti si verifichi una riduzione del tasso di crescita delle stesse, poiché si potrebbe arrivare ad un livello di saturazione tale da rendere impossibile una produzione crescente di sostanze inquinanti. In questo caso, ovviamente, arriveremo nel tempo ad un’ipotesi di convergenza che potrà essere riassunta da un’equazione e che cercheremo di comprendere e, se possibile, di testare tramite l’analisi dei dati e delle serie storiche presenti nelle banche a disposizione del pubblico.
Grazie all’analisi che abbiamo effettuato nel primo capitolo e grazie alle evidenze empiriche che ci portano quotidianamente le notizie e l’opinione pubblica, capiamo che la commistione tra una crescita economica e una preservazione ambientale è una delle più importanti sfide che le moderne società si trovano ad affrontare durante gli ultimi anni. Abbiamo visto come la letteratura economica consideri il problema della relazione tra crescita e sostenibilità attraverso dei processi bilanciati che possano condurre all’aumento delle variabili pro-capite associato a dei trend di preservazione ambientale e quindi dei pattern di qualità dell’ambiente che abbiano andamento non decrescente.
È necessario dunque produrre modelli matematici che siano in grado di raggiungere un livello di stato stazionario dell’inquinamento stabile nel lungo periodo, nonostante la presenza di un tasso di crescita positivo del reddito pro-capite. Appare quindi un problema di una certa complessità analitico quello che vuole trovare un equilibrio di lungo periodo che consenta una stabilità di una variabile e una crescita dell’altra, soprattutto in vista del fatto che, in una condizione iniziale, la produzione e l’inquinamento devono seguire lo stesso tipo di trend e l’esclusione dell’una esclude, a sua volta, anche la presenza dell’altra. Si tratta quindi di una questione difficile da affrontare che prevede la comprensione profonda delle interazioni tra il livello di inquinamento ambientale e le dinamiche della produzione in un percorso di equilibrio sostenibile di lungo periodo.
Ovviamente il problema va affrontato da un punto di vista teorico e anche da un punto di vista pratico e le teorie della crescita endogena fanno al nostro caso quando vogliamo prevedere un possibile scenario in cui la variabile dell’abbattimento delle
emissioni non sia esogena, ma riesca ad essere frutto delle dinamiche del modello stesso, in ottemperanza alla necessità di raggiungere un equilibrio di stato stazionario tale da generare, contemporaneamente, crescita e abbattimento delle emissioni inquinanti. Dobbiamo quindi basare le nostre analisi sul rapporto esistente tra inquinamento e benessere sociale, tenendo chiaramente presente che tale relazione sia inversa e che quindi un aumento della presenza di fattori degenerativi per l’ambiente nel suo complesso porti, nel tempo, ad una riduzione del benessere sociale privato.
Per affrontare il problema delle emissioni dal punto di vista analitico dobbiamo inserire all’interno dei modelli di crescita endogena una tecnologia di produzione che possa essere misurata in termini di efficienza ambientale e la possibilità per il governo di effettuare spesa pubblica di tipo difensivo e quindi conservativo. Tale problematica e tale proposta di risoluzione è stata già affrontata molte volte in passato, segnale che la questione non deve essere sottovalutata ed era già all’ordine del giorno scientifico molti anni fa. Come ad esempio nel 1991, quando Van Der Ploeg pubblicò un articolo su Environmental and Resource Economics individuando come il mercato, lasciato a sé stesso, non possa raggiungere un livello di efficienza sociale in cui si preveda anche il mantenimento di una stabilità ambientale e una crescita sostenibile1.
Anche altri autori hanno provato ad inserire nei modelli di crescita endogena l’inquinamento come fattore scatenante il degrado ambientale e le conseguenti riduzioni di benessere privato. Ad esempio, il lavoro di Bovenberg e Smulders del 1995 ha prodotto un modello che incorpora nella sua struttura un cambiamento tecnologico che aumenta il tasso di inquinamento: anche in questo caso, gli autori arrivano alla conclusione che un livello di crescita sostenibile è raggiungibile solamente attraverso l’intervento del settore pubblico in termini di garanzia dei livelli ottimali di capitale naturale e di conoscenze (entrambi, ovviamente, considerati beni pubblici per semplicità di trattazione analitica). La politica ambientale, in questo modello, può essere ambiziosa nel desiderio di creare percorsi di crescita sostenibile in cui l’aumento delle variabili pro-capite possa essere
1 Van der Ploeg F., Withagen C. (1991), Pollution Control and the Ramsey Problem, Environmental and
maggiore grazie all’intervento governativo, pur mantenendo la stabilità ambientale in termini dinamici2.
Altro lavoro particolarmente rilevante in tal senso è quello elaborato da Brock e Taylor nel 2010: in questo modello gli autori propongono un legame tra la teoria economica della crescita di base, proposta tramite il modello di Solow del 1961, e la curva Kutznes. Secondo questo studio, la relazione in questione è particolarmente importante: il modello studiato integra una tecnologia capace di abbattere le emissioni inquinanti, che prevede come condizione necessaria la presenza della curva di Kutznes. Anche in questo caso viene descritto ampiamente l’importante ruolo che il governo deve ricoprire durante la ricerca di un percorso per la crescita sostenibile che contempli anche la preservazione dell’ambiente e l’incentivo all’utilizzo efficiente delle tecnologie che possono ridurre il degrado ambientale3.
In uno Stato avanzato il tessuto del sistema economico deve consentire e stimolare l’utilizzo di tecnologie pulite, tali da generare un ritorno positivo sulla qualità ambientale e sul benessere privato: tale meccanismo dovrebbe far parte delle variabili integrate in un meccanismo decisionale tramite il quale il policy maker possa attivare tutte le iniziative necessarie a rendere la crescita sostenibile nel lungo periodo, pur non riducendo la possibilità di profitto e di consumo attuale. In tal senso, un modello deve proporre una crescita delle variabili pro-capite anche mossa da un progresso tecnologico in grado di aumentare l’efficienza del lavoro, mentre allo stesso tempo l’aumento dell’inquinamento deve essere frenato dalla presenza di tecnologie in grado di abbatterlo nel tempo.
2 Bovenberg A. L., Smulders J. (1995), Environmental Quality and Pollution-Augmenting Technological
Change in a Two-Sector Endogenous Growth Model, Journal of Public Economics, Vol. 57, No. 3, pp. 353-
360
3 Brock W. A., Taylor M. S. (2010), The Green Solow Model, Journal of Economic Growth, Vol. 15, No.