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I cambiamenti epocali avvenuti nell'ambito economico internazionale negli ultimi venti anni hanno di fatto sancito la debolezza degli accordi multilaterali nati nell'ambito del WTO.

In questo periodo mutano le dinamiche economiche mondiali, che si sintetizzano nel declino dell'economia occidentale, relativo alla recessione economica che ha coinvolto USA e Europa, e al contempo nell'ascesa delle grandi potenze emergenti quali: Cina, India e Brasile.

Questi mutamenti hanno un notevole impatto sulla struttura del commercio internazionale e di conseguenza sugli equilibri negoziali raggiunti sino a quel momento. Inoltre i bruschi cambiamenti indotti dalla globalizzazione economica trasformano gli oramai obsoleti principi su cui si basano le negoziazioni, rendendo sempre più difficile il raggiungimento di accordi multilaterali.

Pertanto la disciplina del commercio internazionale diviene maggiormente frazionata dalla molteplicità delle deroghe, dagli accordi preferenziali, bilaterali o regionali tra gli Stati.

Il fenomeno ha assunto negli anni una dimensione particolarmente rilevante.43

La varietà degli accordi preferenziali rappresenta una delle principali caratteristiche dello sviluppo recente delle relazioni economiche internazionali.

Nonostante l'estrema varietà che caratterizza la struttura degli accordi "regionali", essi presentano l'obiettivo comune di promuovere la liberalizzazione economica e commerciale su base regionale.

43 La proliferazione di accordi preferenziali in parallelo ai negoziati del Doha Round ha provocato un

dibattito in dottrina riguardo alla compatibilità e ai potenziali conflitti tra l'approccio multilaterale e quello regionale (C.F.R. R. BALDWIN, P. LOW, Multilateralizing Regionalism: Challenges for the

Global Trading System, Cambridge University Press, Cambridge, 2009; P. BORGHI, I Trattati sul commercio internazionale, il declino dell'utopia multilaterale e le prospettive per lo sviluppo, in P.

BORGHI, A. BRUZZO, Nutrire il pianeta? Il ruolo dell'Europa nello sviluppo economico e alimentare

mondiale, Napoli, 2016, p. 99).

Gli accordi regionali hanno come base giuridica l'art. XXIV GATT che contiene a determinate condizioni una clausola di eccezione alla regola della nazione più favorita, determinando una serie di problematiche legate all'interpretazione dell'articolo (C.F.R. F. COSTAMAGNA, Accordi commerciali regionali e

diritto dell'OMC, in G. VENTURINI (a cura di), L'Organizzazione Mondiale del Commercio, Giuffré,

Tale scopo viene generalmente raggiunto attraverso la riduzione delle barriere estere comuni, l'incremento della competitività e l'estensione della liberalizzazione agli investimenti e ai servizi.

Inoltre tali accordi sono spesso determinati da questioni strategiche legate, ad esempio, alla volontà di usare l'accordo regionale al fine di stabilire come regolare una questione non trattata sul tavolo dei negoziati multilaterali, o all'esigenza di colmare il vuoto lasciato dai fallimenti delle trattative in sede multilaterale per giungere ad un accordo rapido.

Altre finalità appartengono invece alla sfera politico - economico domestica e riguardano la volontà di promuovere un certo settore economico o di proteggerne uno considerato sensibile44.

La formazione di "blocchi" commerciali ha riguardato prevalentemente gruppi di Paesi geograficamente prossimi.

Tuttavia aree di libero scambio commerciale sono state implementate anche su aree geografiche più vaste in alcuni casi di livello intercontinentale.

Tali accordi coinvolgono sempre più spesso Paesi appartenenti a continenti o aree geografiche molto diverse, superando il carattere "regionale"; in tal caso si parla di

mega - regionals, descritti come partnership tra Paesi con grandi quote di mercato e di

investimenti esteri finalizzate ad un'integrazione profonda, che va oltre l'accesso al mercato e che attribuisce molta enfasi a una sempre maggiore standardizzazione delle regole al fine di facilitare e quindi favorire il commercio.

Alcuni esempi di accordi mega- regionals sono il TPP (Transpacific Partnership)45, il

RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership)46, e l'appena nata CFTA (Continental Free Trade Area)47.

44 The WTO and preferential trade agreement: from co - existence to coherence, in World Trade Report,

2011, p. 44

45 Il TTP coinvolge dodici Paesi (USA, Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico,

Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam).

I negoziati sono stati conclusi nell'ottobre 2015 e nel febbraio 2016 l'accordo è stato sottoscritto, si è aperta così la fase di ratifica)

46 I negoziati del RCEP, iniziati nel 2013, sembrerebbero (ma non vi sono molte certezze vista l'assoluta

segretezza che li coinvolge) ancora lontani dal giungere ad un accordo, anche se probabilmente la chiusura del TPP darà una spinta alle trattative tra i sedici Paesi coinvolti: i dieci Paesi Asean (Laos, Myanmar, Cambogia, Filippine, Indonesia, Tailandia, Brunei, Malesia, Singapore, Vietnam) e India, Sud Corea, Cina, Australia, Giappone, Nuova Zelanda).

47 Si tratta dell'accordo di libero scambio che è stato lanciato dalla Commissione dell'Unione Africana nel

giugno 2015 che dovrebbe allargare a tutti i Paesi dell'Unione Africana il Tripartite Free Trade Area (TFTA), appena concluso tra le comunità economiche regionali COMESA - EAC - SADC.

Per quanto riguarda invece gli accordi bilaterali o regionali che coinvolgono direttamente l'UE, due sono gli esempi più importanti; il primo è la CETA (acronimo di

Comprehensive Economic and Trade Agreement) 48 , l'Accordo economico e

commerciale globale negoziato tra UE e Canada che prevede l'eliminazione della totalità pressoché totale delle tariffe sul commercio dei prodotti industriali e agricoli, la liberalizzazione del settore dei servizi, la tutela della proprietà intellettuale ed appalti pubblici.

Per quanto riguarda il settore agricolo sono previsti regimi di tutela differenziata per una serie di indicazioni geografiche europee testualmente specificate.

La Commissione Europea ha ora formalmente proposto al Consiglio dell'UE la firma e la conclusione del CETA.

Mentre il secondo esempio, il TTIP (acronimo di Transatlantic Trade and Investment

Partnership), il Partenariato Transatlantico per il commercio e gli investimenti tra UE e

USA è ancora arenato alla fase di negoziazione, e vi è il rischio che non venga mai approvato proprio per la distanza di posizioni tra le due sponde dell'Atlantico, in particolare sui delicati temi della sicurezza alimentare, che saranno oggetto di trattazione nel prossimo capitolo.

Allo stallo delle negoziazioni ha contribuito sicuramente anche la nuova amministrazione statunitense; il nuovo eletto presidente Trump sembra intenzionato a privilegiare una politica economica protezionistica, ma anche in Europa il TTIP non è stato accolto positivamente da tutti gli Stati, in particolare Francia e Germania.

Nonostante tali difficoltà UE e USA sembrano voler rilanciare i negoziati, ma il raggiungimento dell'accordo è tutt'altro che facile e scontato49.

Anche questo negoziato viene definito mega regional forse più per l'impatto geopolitico che potrebbe avere che per la quota di commercio internazionale attualmente detenuta dai Paesi che ne farebbero parte. 48 Sul punto si veda L. SALVI, Alimentare e Globale, in Riv. dir. alim., fasc. I, 2014, p. 65.

49 https://www.google.it/amp/quifinanza.it/soldi/il-ttip-non-e-morto-trump-pronto-a-

CAPITOLO SECONDO

IL TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT

PARTNERSHIP) E LA QUESTIONE DELLA SICUREZZA

ALIMENTARE NEI RAPPORTI COMMERCIALI TRA UE E USA

Sommario: 1. Le ragioni dell'accordo - 2. Il TTIP e i suoi antecedenti - 3. La nascita e il fallimento