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Come accennato la Cina ha sperimentato un significativo cambiamento economico, passando da un sistema ad economia pianificata ad un'economia di mercato o comunque orientata in tale direzione.

L'entrata nel 2001 della Repubblica Popolare Cinese nella WTO e l'apertura ai mercati internazionali è stato un segno di tale cambiamento, ed i mutamenti politici, sociali ed

5 Sul punto A. BAGNAI, C.A.M OSPINA, op. cit, p. 135. 6 Sul punto A. BAGNAI, C.A.M OSPINA, op. cit, p. 38.

economici subiti in questo ultimo ventennio dalla Cina hanno modificato anche il settore agroalimentare, influenzando direttamente le imprese coinvolte ed indirettamente l'ambiente ad esse esterne ossia il sistema regolamentare e tutti i fattori relativi alla competizione economica.

Lo sviluppo che ha interessato la Cina negli ultimi anni ha innalzato il livello di benessere della popolazione e, per quanto riguarda specificamente il settore agroalimentare, questo si è tradotto in un progressivo cambiamento delle abitudini e del regime alimentare dei cinesi.

L'aumento del potere di acquisto ha determinato un'evoluzione nello stile di vita dei consumatori che hanno così ampliato la loro dieta con i prodotti occidentali e pasti consumati principalmente fuori casa, mentre di contro si è registrata una diminuzione del consumo di cibi tradizionali.

La globalizzazione dell'economia ha causato non solo la standardizzazione dei consumi e degli stili di vita ma anche la diffusione e la condivisione delle regole7.

Infatti la progressiva espansione della Cina nei mercati internazionali "ha obbligato" le autorità governative cinesi a porre una maggiore attenzione alla food safety, determinando quindi un allineamento, seppur con alcune lacune, ai modelli normati più sviluppati in tal senso, quale quello europeo.

Con l'aumentare della circolazione dei prodotti cinesi nei mercati internazionali, soprattutto dopo l'ingresso della Cina nella WTO, era sempre più difficile un controllo sistematico alle dogane e questo, di fatto, incrementava la probabilità che lotti di beni non rispondenti alle rigide regole occidentali potessero varcare le frontiere cinesi. In particolare con l'entrata nella WTO la Cina ha dovuto mantenere una serie di obblighi, prendendo parte a diversi accordi multilaterali tra i Paesi membri.

In materia alimentare, fondamentale è stata la stipulazione dell'Accordo sulle Misure Sanitarie e Fitosanitarie (SPS Agreement), e dell'Accordo sulle Barriere Tariffarie al Commercio (TBT Agreement).

Nonostante ciò, sono state rilevate delle difficoltà nell'adeguamento della Cina al regime internazionale di sicurezza alimentare e le principali criticità riscontrate hanno riguardato: un regime commerciale poco trasparente, mancanza di coordinazione delle

7Come illustrato da F. ALBISINNI, Global food law trends: UE, USA , China. Bricks and Stones of GFL

autorità, necessità di un sistema di controllo basato sul metodo scientifico, regime normativo frammentato.

Inoltre i prodotti cinesi, con un basso costo della manodopera, un vantaggioso cambio dei renminbi, e prezzi dei prodotti estremamente competitivi si erano oramai imposti sul mercato mondiale rendendo la Cina il nuovo gigante del food business a livello internazionale8.

Ma al settore agroalimentare cinese mancava un quadro normativo organico, a cominciare dall'utilizzo di pesticidi e concimi chimici in agricoltura.

L'assenza di una regolamentazione completa ed esaustiva sulla sicurezza alimentare aveva generato l'insorgere di una lunga serie di crisi e scandali alimentari, tra cui quello del latte alla melamina, che avevano impressionato l'opinione pubblica interna ed quella internazionale.

Lo sfruttamento del lavoro, il degrado sociale e morale, la massimizzazione dei profitti e i prezzi bassi a discapito della qualità sono stati le cause della produzione e della distribuzione di prodotti contraffatti, e nel caso degli alimenti, dannosi per la salute. Tale situazione ha determinato l'innalzamento di barriere non tariffarie nei confronti dei prodotti agroalimentari cinesi9.

In particolare Europa e Stati Uniti hanno edificato delle vere e proprie barriere difensive attraverso vari strumenti10.

In primo luogo i paesi occidentali hanno fissato standard di qualità molto alti per ciascun prodotto in modo da impedire ai beni importanti di poter raggiungere la qualità stabilita, in secondo luogo hanno sviluppato una tecnologia altamente sofisticata per la verifica di tali standard, questo permette ancora meglio di controllare il commercio mondiale poiché gli altri paesi non possiedono le tecnologie e le strumentazioni qualificate e necessarie per effettuare verifiche così complesse11.

8 Sul punto si veda D. VITI, Il governo della sicurezza alimentare nella globalizzazione dei mercati: il

caso Cina, in Riv. dir. alim., fasc. 4, 2009, p. 27.

9 In tal senso S. ALTIERO, Sulla recente normativa cinese in materia di sicurezza alimentare, in Agr. ist.

merc., fasc. 1/2, 2009, p. 235.

10 Sul punto si veda Q. ZHOU, La sicurezza alimentare in Cina, Spirali edizioni, Milano, 2008, pp.52 e

ss.

Nonostante quindi l'ingresso della Cina nella WTO avesse eliminato molte barriere doganali, non ha tuttavia impedito ai paesi occidentali più sviluppati di innalzare nuovi ostacoli commerciali12.

Alle regole comuni della WTO vengono aggiunte continuamente, da parte dei singoli paesi, altre barriere molto rigorose, che determinano elevati standard sui prodotti all'ingresso: la barriera verde (ecologica), la barriera di sicurezza, la barriera protezionistica per salvaguardare il prodotto e gli interessi interni.

Insomma ogni paese usa le proprie tecniche, le proprie caratteristiche naturali, geografiche, climatiche per creare barriere speciali.

In tal caso si parla di barriere legate alla protezione dell'ambiente, alle tecniche di controllo sanitario per animali e vegetali, alle leggi del mercato dei consumi, e alle leggi

anti- dumping per proteggere il proprio mercato interno.

Pertanto la Cina ha dovuto necessariamente affrontare le questioni poste dal commercio mondiale, intervenendo, per quanto riguarda specificatamente il settore alimentare attraverso un'adeguata legge sulla food safety, capace di far fronte alle pressioni esterne ed adeguarsi agli standard internazionali.

La regolamentazione alimentare cinese ha subito, negli anni, un processo di internazionalizzazione o globalizzazione che può essere visto da due differenti punti di vista.

In generale, si può affermare che da un lato, gli orientamenti giuridici che prima erano principalmente nazionali, ora sono fortemente influenzati dai processi internazionali, e dall'altro lato i regimi normativi internazionali condizionano e, in alcuni casi, sostituiscono le decisioni delle istituzioni nazionali13.

Quindi si può notare come il processo d’internazionalizzazione giuridica cinese dipenda sia dalla necessità delle istituzioni locali di adeguarsi ai processi globali, e sia dal fatto che gli organismi sovranazionali (in particolare quelli sorti in ambito della WTO) tendano a sostituirsi a quelli nazionali, come se tale processo potesse essere rappresentato da correnti immaginarie; la prima che parte dal singolo Stato per arrivare alla comunità internazionale, e la seconda che fa esattamente il percorso inverso ossia,

12 La questione è ben descritta da F. SNYDER, No Country is an island in regulating food safety through

the trade policy review mechanism, in Social Science Research Network, fasc. 1, 2014, pp.1 - 22.

13 Sul punto si veda F. SNYDER, The UE, the WTO and China: legal pluralism and international trade

parte dalla comunità internazionale per arrivare all'interno dello Stato. Il primo è un percorso volontario, il secondo invece è obbligatorio.

4. IL LATTE IN POLVERE ALLA MELAMINA E GLI ALTRI SCANDALI