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Nel novembre 2011 in seguito al vertice UE - USA e del Consiglio Economico Transatlantico (TEC), l'allora Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, l'allora Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Roumpy ed il precedente Presidente degli Stati Uniti Barack Obama stabilirono il gruppo di lavoro ad alto livello UE - USA sulla crescita e l'occupazione noto con l'acronimo di (HLWG), il cui report finale ha tracciato i capisaldi del futuro accordo8.

Il gruppo di lavoro ad alto livello aveva previsto che solo un accordo in materia di scambi commerciali ed investimenti capace di regolamentare una vasta gamma di questioni commerciali fino a quel momento irrisolte, potesse portare benefici entrambe le parti.

Il report suggeriva tre aspetti principali su cui fondare l'intero accordo9.

Il primo consisteva nell'incrementare l'accesso reciproco al mercato dei beni, dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici a tutti i livelli del governo con lo scopo di eliminare tutti i dazi sugli scambi bilaterali. In particolare tale sezione chiamata "Accesso al mercato" comprendeva vari aspetti di politica commerciale e non si limitava all'abolizione dei dazi doganali sullo scambio delle merci tra le due sponde dell'Atlantico, ma comprendeva anche l'agevolazione per la vendita dei servizi, la possibilità per le aziende europee di partecipare a gare di appalto negli USA, su basi di

8 Per un approfondimento sul documento si veda European Commission (2011c, November 28). EU-US

Summit: Fact sheet on HighLevel Working Group on Jobs and Growth. Retrieved from

http://europa.eu/rapid/pressrelease_MEMO-11-843_en.htm.

9 Per un approfondimento sui contenuti dell'accordo si veda L. RUBINI, M. TASSINARI, M.R. DI

TOMMASO, Transatlantic Trade and Investment Partnerschip (TTIP). Alcune riflessioni sulle

implicazioni per l'industria europea e americana, in Economia Marche Journal of applied economics,

reciprocità. Inoltre in tale prima parte dell'Accordo venivano negoziate anche le norme di origine, per la determinazione della provenienza di un prodotto.

La seconda parte, dedicata alla "cooperazione in campo normativo", prevedeva la rimozione di tutti gli ostacoli non tariffari al commercio con lo scopo di raggiungere un elevato livello di compatibilità normativa tramite innovativi approcci giuridici quali il riconoscimento reciproco, l'armonizzazione e la cooperazione tra autorità di regolamentazione.

Tale parte pertanto si proponeva di essere ben più ambiziosa rispetto alla prima poiché riguardava settori particolarmente delicati e controversi come gli ostacoli tecnici agli scambi al fine di ridurre i costi connessi con l'osservanza delle rispettive norme tecniche, oltre che la spinosa questione della sicurezza alimentare, la salute degli animali e delle piante.

Inoltre questa seconda parte riguardava la cooperazione normativa per molteplici settori specifici quali: sostanze chimiche, prodotti cosmetici, ingegneria, tecnologie dell'informazione e della comunicazione, dispositivi medici, pesticidi, prodotti farmaceutici, prodotti tessili e veicoli.

Infine il terzo ed ultimo aspetto riguardava lo sviluppo di norme comuni nell'ottica di affrontare in maniera congiunta e condivisa le future sfide del mercato globale, grazie all'agevolazioni di importazioni, esportazioni ed investimenti reciproci. Anche in questo caso sono stati svariati i settori d'intervento quali: sviluppo sostenibile, energia e materie prime, dogane e facilitazione degli scambi, piccole e medie imprese, protezione degli investimenti e risoluzione delle controversie tra investitore e Stato, risoluzione delle controversie tra governi, concorrenza, proprietà intellettuale e indicazioni geografiche.

I tre aspetti principali evidenziati dal report del Gruppo di lavoro sono stati tradotti quindi nelle tre parti in cui avrebbe dovuto essere diviso l'accordo e cioè nelle sezioni appena descritte ed indicate rispettivamente con le espressioni di "Market Access",

"Regulatory Cooperation", e "Trade rules".

Ufficialmente le negoziazioni iniziarono al summit del G8 nel giugno 2013 a Lough Erne, e le parti coinvolte speravano ambiziosamente di concludere l'Accordo in 18- 24 mesi.

Ma sin dal primo round di negoziati, l'ampia e complessa varietà degli argomenti trattati e le conseguenti difficoltà nelle negoziazioni resero chiaro che il raggiungimento di un accordo richiedeva molto più tempo e sforzi più grandi.

Le squadre di negoziazione erano divise in più gruppi dove venivano discussi specifici argomenti; accanto a queste vi erano anche le consultazioni degli stekeholder, che erano fissate ad ogni round negoziale per garantire uno stretto dialogo tra le istituzioni, Commissione Europea e Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, e tutti gli

stakeholder.

Inoltre la Commissione Europea aveva istituito il Gruppo Consultivo di Esperti, composto da 14 membri, ognuno per uno specifico settore: ambiente, salute, diritti dei consumatori e dei lavoratori, e vari settori relativi al commercio.

Il Gruppo aveva un ruolo consultivo con il compito di esaminare specifiche questioni che potevano sorgere durante le negoziazioni del TTIP e provvedere a dare delle risposte ai negoziatori europei.

Ad ogni modo lo sviluppo dei negoziati è stato lento a causa dei molti ostacoli e questioni divergenti, rivelando che, sebbene si tratti di due potenze simili con economie altamente industrializzate, ci sono ancora delle questioni sensibili da risolvere che le rendono profondamente diverse.

La prima sezione dedicata alla rimozione delle barriere tariffarie tra UE e USA non ha creato particolari problemi nell'ambito negoziale dato il livello relativamente basso di dazi esistenti tra i Paesi interessati dall'Accordo.

Mentre gran parte dello sforzo negoziale è stato riservato alle barriere non tariffarie che consistono principalmente in procedure di controllo doganale, norme tecniche, restrizioni normative interne e standard di qualità imposti da entrambe le parti ai beni di importazione.

Invero per le imprese che esportano all'estero le barriere non tariffarie significano il più delle volte ritardi amministrativi e costi gravosi.

Le negoziazioni si sono arenate proprio sul tema della compatibilità di tali barriere, oltre che per la mancanza di volontà da parte della politica, in particolare dopo le recenti elezioni statunitensi.

La prosecuzione delle negoziazioni presupponeva un terreno comune per moltissimi settori alcuni dei quali storicamente delicati e controversi nell'ambito della relazione

transatlantica, come le norme sulla sanità e sicurezza alimentare, tutela del consumatore e dell'ambiente.

La difficoltà nel raggiungere un Accordo dipendono dalla natura stessa del TTIP che non può essere considerato un classico accordo commerciale, ma un accordo estremamente complesso capace di regolamentare una vasta tipologia di questioni.

4. I PUNTI CONTROVERSI DELL'ACCORDO: LE QUESTIONI LEGATE ALLA