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SCENARIO DEL SETTORE DELLE COSTRUZION

CRISI PROFONDA

DITTE DI DIMENSIONI IMPORTANTI Hanno fondi per sviluppare business in un'altra direzione.

La RIQUALIFICAZIONE RESISTE

In particolare con un incremento dei settori di green economy

1.4 INADEGUATEZZA DEL MODELLO ABITATIVO ATTUALE

Per poter costruire un discorso intorno alle politiche abitative che prenda in considerazione le direzioni del cambiamento attuale, le ragioni che lo rendono necessario e quelle che ne ostacolano lo sviluppo, è necessario riflettere innanzitutto sulle domande che gli stessi abitanti pongono circa il proprio abitare.

È necessario “spostare” l’ attenzione dalle politiche alle pratiche abitative attuate dagli stessi abitanti, al loro senso e al loro significato, ai bisogni che esse sottendono; occorre cioè interrogarsi sulle “domande” che essi si pongono, le necessità e le volontà che essi hanno.

Una prima, fondamentale domanda è quella di avere accesso al “bene” casa, fisico e concreto; si tratta cioè della “domanda di casa”, che non vi sia esclusione abitativa e che essa sia anche adeguata in termini fisico-strutturali e di accessibilità/sostenibilità economica senza accennare a forme di disagio abitativo. La domanda di casa, è uno dei bisogni fondamentali dell’uomo, un elemento irrinunciabile per il benessere della persona e della famiglia, tanto da poter essere definito un diritto7.

7 Tale diritto viene sancito ufficialmente a livello internazionale dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948; art.

25 c. 1), dal Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1976; art. 11 c.1) e dalla Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (1965; art. 5). All’interno del Diritto Internazionale Europeo invece, la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha avuto occasione di pronunciarsi in alcune occasioni sul tema del diritto alla casa (Biagi, Pennicino, Ragone, Sau, 2010), mentre La Carta Sociale Europea (1999; art.31) stabilisce la necessità di garantire l’effettivo esercizio del “diritto di abitazione”. All’interno del diritto comunitario, vi è poi un riconoscimento formale del diritto alla casa nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (art. 34, c.3), anche se non vi è una particolare attuazione operativa da parte della Commissione europea. (Biagi, Pennicino, Ragone, Sau, 2010).

All’interno della Costituzione italiana, invece, la questione del diritto alla casa non viene considerata esplicitamente; l’abitazione viene menzionata nell’art. 47 (c. 2) come corollario all’art. 42, che stabilsce una preferenza verso l’acquisto della casa come luogo di abitazione. Con il passaggio definitivo delle competenze in materia di politiche abitative dallo Stato alle Regioni (DL 112/1998), il riconoscimento formale del diritto alla casa deve essere ricercato all’interno dei singoli Statuti regionali: alcune Regioni affermano tale diritto e ne definiscono gli obiettivi, altre – pur affermando il diritto – non

Si è molto lontani dal raggiungimento di tali obiettivi, e, anzi, ci si allontana sempre di più. Le ragioni di tale crescente inadeguatezza devono essere ricercate all’interno della “nuova questione abitativa”, determinata sia dai cambiamenti sul lato dell’offerta di case che dai cambiamenti sul lato della domanda di case8.

A causa dell’incontro “scontro” tra un’offerta di case sempre più limitata e costosa9 e

una domanda sempre più ampia e vulnerabile10, si diffondono infatti situazioni di

“deprivazione abitativa”11.

Da un lato, tali condizioni sono caratterizzate da disagio abitativo, in cui la casa è per vari motivi inadeguata alle esigenze della persona o della famiglia: se è vero infatti che diminuiscono le condizioni di affollamento e inidoneità, legate alla valutazione di standard meramente fisico strutturali, allo stesso tempo però aumentano le condizioni di scarsa accessibilità, elevata onerosità, e insicurezza di godimento della casa nel tempo. Dall’altro lato, le condizioni di deprivazione sono caratterizzate anche da una vera e propria esclusione, caso in cui persone e famiglie non riescono ad avere accesso alla

affrontano la questione degli obiettivi; altre ancora, non fanno affatto riferimento al diritto alla casa o, anche, eliminano i riferimenti enunciati negli Statuti precedenti.

8 (Hallet 1993, cit. in Palvarini: La deprivazione abitativa a Milano tra vecchi e nuovi bisogni, 2009)

9 Diversi fattori concorrono a rendere tale l’offerta di case: la crescita della proprietà e la speculare diminuzione della

locazione (Istat, Censimenti; Banca d’Italia, 2008: “Indagine sui bilanci delle famiglie italiane”; Baldini, 2010); il forte aumento del costo dell’abitazione sia di proprietà che in locazione (Baldini, 2010; Nomisma 2007); l’inadeguatezza delle soluzioni di edilizia pubblica e, in generale, delle politiche abitative (Censis, 2008, su dati Federcasa e Istat; Minelli, 2004; SUNIA, 2010).

10 Diversi fattori concorrono a rendere tale la domanda di case (Palvarini, 2009; Tosi, 2004): devono essere innanzitutto

richiamati fenomeni di cambiamento demografico, quali l’aumento del numero delle famiglie (Censis, 2008) e la

diminuzione del numero medio dei loro componenti (Censis, 2008; Istat, Censimenti dal 1971 al 2001; Istat, 2007, Rilevazioni da Uffici anagrafe), l’invecchiamento della popolazione (CENSIS, 2008; Istat, Censimenti dal 1971 al 2001; Istat, 2007, Rilevazioni da Uffici anagrafe) e l’aumento dei flussi migratori (Istat, rilevazioni annuali da Uffici anagrafe; Ponzo, 2009). In secondo luogo, occorre riferirsi anche ai fenomeni di mutamento dei sistemi produttivi, quali la diffusione di occupazioni instabili, precarie e sotto retribuite (Baldini, 2010; Rabaiotti, 2007).

casa o non riescono a mantenerlo nel tempo: si assiste infatti a una forte crescita del numero degli sfratti.

Per molti aspetti, dunque, la domanda di casa non viene risolta e, anzi, fa sentire in modo sempre maggiore la sua urgenza.

Il problema attuale è che il modello abitativo oggi più diffuso non è in grado di dare risposte adeguate alle domande che gli abitanti rivolgono alla propria casa. Si tratta di una molteplicità di domande e desideri che gli abitanti rivolgono alla propria casa, la quale deve essere mezzo di identificazione del sé, del luogo, e delle altre persone (domanda relazionale), deve offrire sicurezza, e deve saper rispondere ad esigenze quotidiane sempre più flessibili e plurali.

La “domanda di casa” rimanda quindi alla necessità per gli individui di avere accesso ad un bene fondamentale per il loro benessere e per la qualità della loro vita; tuttavia, il fatto di avere un tetto sulla testa, possibilmente adeguato in termini fisico-strutturali e di sostenibilità economica, è una condizione necessaria, ma non sufficiente.

Il valore della casa, in tal senso, sta nella capacità di offrire agli abitanti degli ambienti in grado di soddisfare le proprie esigenze materiali e psichiche e non nella costruzione in quanto tale.

Le domande che si rivolgono alla casa sono riferite ad una dimensione “intra-personale” o identitaria, e riguarda l’interiorità dell’individuo e il suo bisogno di avere un’identità, di definire e di rappresentare se stesso, sono riferite anche alla dimensione “inter-personale” o relazionale, e si riferisce a un duplice bisogno: innanzitutto, quello di identificarsi anche

in rapporto al mondo esterno, di sentirsi appartenente alla propria famiglia, alla comunità, al luogo in cui è si è insediati.

Infine la casa deve saper rispondere alle “esigenze della vita quotidiana”: la casa deve cioè essere funzionale, dare risposte ai bisogni concreti di ogni giorno, legati alle diverse attività dei singoli individui e della famiglia, flettendosi agli eventuali cambiamenti nel tempo di tali bisogni.

DIAGRAMMA N° 3: DALLA NUOVA QUESTIONE ABITATIVA ALLA PROBLEMATICA DI AVERE