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PROCESSO EDILIZIO

TABELLA N° 10: ANALISI DEL BANDO DI AUTOCOSTRUZIONE DELL’ EMILIA ROMAGNA FAS

2.7 DAI LIMITI E CRITICITA’ ALLE BUONE PRATICHE

Conseguenza delle limitazioni al grado di attivazione e di relazionalità dell’abitare è la diminuzione dell’efficacia nella risposta ad alcune delle domande sulla casa. Si è detto, infatti, che sono proprio i caratteri innovativi di attivazione e di relazionalità dell’abitare a garantire una migliore risposta a quelle domande sulla casa che nel modello più diffuso di abitare faticano a trovare risposta. La capacità di risposta a tali domande è cioè direttamente proporzionale al grado di attivazione e di relazionalità, e la diminuzione di questi due fattori comporta una pari diminuzione nella capacità di risposta stessa: essa è un po’ più debole, un po’ meno efficace rispetto a quella che potrebbe essere fornita con un grado di attivazione e di relazionalità maggiori.

Buone pratiche sono allora quelle volte a massimizzare sia il grado di attivazione che quello di relazionalità.

Il grado di attivazione può essere incrementato cercando di includere maggiormente (anche se, come detto, entro certi limiti) gli abitanti nel processo di progettazione (progettazione partecipata) e attuando strategie che consentano agli abitanti di gestire, modificare e personalizzare il proprio ambiente in modo maggiormente flessibile, in base alle proprie esigenze.

La massimizzazione del grado di relazionalità, invece, deve iniziare durante i lavori di autocostruzione, poiché la possibilità che le relazioni instaurate durante gli anni di cantiere aumentino la loro forza e la loro stabilità nel tempo, sino a formare un vero e proprio “spirito comunitario”, è direttamente proporzionale alla forza che esse hanno acquisito

L’unità di mediazione, in particolare, dovrà quindi attivare le buone pratiche necessarie a favorire la creazione di forti legami e ad evitare l’insorgere di conflitti (ponendo attenzione alle cause antecedenti).

Potrebbero inoltre essere tracciate alcune linee di progettualità relazionale anche per il futuro: ad esempio, si potrebbe pensare di destinare una parte delle case invendute a uso comune, oppure, a livello progettuale, potrebbe essere prevista la costruzione di spazi destinati all’utilizzo comune, al fine di creare una condivisione più profonda e orientata al futuro “vivere insieme”.

Per quanto riguarda gli altri casi italiani, andati a buon fine, si può inizialmente affermare che il processo sia stato un successo, sono però individuabili limiti anche in questi processi. Sebbene l’intervento sia arrivato a compimento, dimostrando la fattibilità dell’autocostruzione, la tipologia di strategia progettuale e organizzativa è sempre stata piuttosto tradizionale; sono perciò di seguito elencate alcune caratteristiche che potrebbero migliorare e rendere più accessibile questo approccio all’edilizia sociale.

a) Progettazione partecipata; attraverso la partecipazione degli utenti alle diverse fasi progettuali si ottiene un duplice beneficio; da una parte l’edificio realizzato sarà più conforme alle caratteristiche specifiche dei sui futuri abitanti e dall’altra parte gli utenti si sentiranno più partecipi alla realizzazione del processo. Grazie a questi fattori si avrà un sicuro vantaggio nella formazione del gruppo e nella partecipazione attiva all’intero processo.

Una prima buona pratica consiste dunque nell’ evitare, all’interno delle pratiche di selezione, la formazione di gruppi etnicamente omogenei.

b) Educazione al cantiere; poiché gli utenti che andranno ad agire in un processo di autocostruzione non saranno addetti ai lavori sarebbe opportuno prevedere una serie di incontri tra gli auto costruttori ed i responsabili tecnici del progetto con il fine di fornire l’istruzione teorica necessaria a partecipare ad un attività di cantiere. Saranno quindi esplicati i rischi che un cantiere comporta, le regole della sicurezza da seguire e una serie di spiegazioni basilari sulle lavorazioni che andranno effettuate in loco.

Buona pratica è allora quella del rispetto delle regole, per cui, da un lato, la cooperativa si deve autoregolamentare sulle questioni relative al lavoro in cantiere, e, dall’altro, l’unità di mediazione deve trovare il modo per far rispettare le regole a tutti, ponendo particolare attenzione nell’eliminare i fattori antecedenti, cioè quegli elementi che costituiscono un terreno fertile per l’insubordinazione. c) Chiarimento delle necessità; poiché il tema dell’autocostruzione non è molto

conosciuto sono frequenti e probabili fraintendimenti che possono dare luogo ad una serie di problematiche successive. A fronte di queste problematiche si deve prevedere di chiarire dal principio le caratteristiche fondamentali di un simile tipo di processo e in seguito creare delle documentazioni per mantenere il controllo degli auto costruttori, quindi stabilendo il monte ore obbligatorio per i partecipanti, definendo sanzioni per i trasgressori e un sistema di controllo del cronoprogramma da eseguire.

Buona pratica è allora quella di spiegare le modalità del progetto e la sua forma concreta nel modo più chiaro possibile e di assicurarsi della reale comprensione di

A tale proposito, tutti i nuclei familiari e tutti i componenti dei nuclei stessi dovrebbero partecipare alle riunioni iniziali di informazione e spiegazione del progetto; si potrebbe anche favorire un rapporto più diretto tra le parti (cooperativa e auto costruttori) con incontri indirizzati alla singola unità familiare. Infine, potrebbero essere attuate modalità informative e di spiegazione più dirette: filmati di progetti già attuati, testimonianze di persone che hanno già auto costruito la propria casa, software o filmati virtuali tridimensionali, ecc.

d) Controllo continuativo del cantiere; vista la mancanza di competenze degli auto costruttori sarà necessaria la presenza in cantiere di un addetto che segua il gruppo durante tutte le fasi di lavorazione in modo da chiarire eventuali dubbi e correggere gli errori degli auto costruttori, la presenza di una figura di riferimento è essenziale nelle prime fasi di cantiere in cui le lavorazioni possono essere più importanti e l’esperienza del gruppo è al livello minimo; ma è da tenere presente che durante ogni singola fase sarà necessaria la presenza di una figura qualificata in modo da far rispettare tempi e modi corretti di costruire ed evitare che si creino situazioni spiacevoli nel gruppo di lavoro.

La gestione dei progetti non deve essere demandata totalmente all’Ente per l’autocostruzione: quest’ultimo deve essere concretamente affiancato dall’Ente pubblico, il Comune, a cui spetta il compito di controllare direttamente (in cantiere) l’andamento dei lavori, e di vigilare sulla situazione finanziaria del progetto.

e) Coordinazione auto costruttori; gli attori che partecipano ad un simile progetto solitamente sono persone che tra loro non si conoscono, spesso anche di etnie differenti, con in comune la necessità di avere una casa a poco prezzo e disposti a lavorare per averla. A fronte di queste caratteristiche è impensabile che un tale gruppo, così eterogeneo, possa autonomamente ed in breve tempo creare una rete di rapporti tali da garantire il successo dell’impresa.

Sono quindi necessari una serie di incontri tra gli auto costruttori durante tutta la fase processuale; dalla primissima formazione del gruppo, al processo di progettazione, ai corsi di formazione preventivi, fino al cantiere, il tutto sotto il controllo di un ente appositamente organizzato per la formazione di un gruppo coeso.

Buona pratica è allora quella di una costante presenza dell’unità di mediazione e dell’unità tecnico-professionale.

f) Gestione imprevisti da parte di personale qualificato; qualora capiti il presentarsi di un problema o di un imprevisto è necessario che una figura di riferimento sia immediatamente reperibile, o ancora meglio già presente in loco. In questo modo si eviteranno prese di iniziativa pericolose o addirittura dannose da parte dei partecipanti e si potrà far riferimento a soluzioni professionali anche in un caso di autocostruzione.

Le buone pratiche che emergono da questo punto critico sono quindi, in primo luogo, la necessità di un controllo di gestione rigoroso, puntuale e costante e

l’importanza della rispondenza alle norme legali e burocratiche come necessaria garanzia per le parti.

g) Coinvolgimento degli auto costruttori a mansioni anche successive alla costruzione; una volta concluso il processo di costruzione si sarà creato, un gruppo di persone con forti legami e rapporti interpersonali, sarebbe quindi un errore lasciare che la situazione si evolva autonomamente facendo si che gli abitanti tornino ad isolarsi dagli altri come accade in un normale condominio. Sarà opportuno quindi andare a prevedere delle attività che mettano in relazione gli abitanti anche a cantiere finito, condividendo spazi collettivi, partecipando ad attività che coinvolgano tutti gli utenti, prevedendo un piano di gestione e manutenzione che vada gestito dai partecipanti. In pratica è importante creare le basi per lo sviluppo dei rapporti che si sono formati durante la fase di costruzione al fine di migliorare la qualità di vita degli abitanti tramite l’uso condiviso delle risorse collettive.

h) Previsione di manutenzione e gestione attuabili in autonomina; il semplice fatto che gli abitanti abbiano partecipato alla costruzione dell’edificio fa si che essi abbiano una conoscenza molto superiore alla media riguardo alle necessità ed alla manutenzione della propria casa, adottando sistemi costruttivi prefabbricati e a secco si da la possibilità agli abitanti di intervenire autonomamente ed in sicurezza ai lavori di manutenzione dell’edificio.

E’ importante progettare l’intervento in modo che sia facilmente ispezionabile e smontabile soprattutto nelle parti che interessano gli impianti su cui si possa

operare in autonomia. Così facendo si raggiunge un risultato di maggior economicità anche da questo punto di vista.

i) Previsione di attività che integrino il progetto con i cittadini esterni all’autocostruzione per favorire l’integrazione con il vicinato; nella fase di vita dell’edificio si potrebbero utilizzare degli spazi per accogliere attività che possano coinvolgere anche l’ambiente esterno al ristretto gruppo degli abitanti. In questo modo si potrebbe andare a creare una rete di rapporti sociali che vada oltre il semplice condominio ma che possa iniziare ad interagire con l’intero quartiere.