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CO-HOUSING in AUTOCOSTRUZIONE

2.1 EDILIZIA CONVENZIONATA IN CO-HOUSING ED AUTOCOSTRUZIONE

2.1.1 LE ORIGINI DEL PROCESSO AUTOCOSTRUTTIVO

L’ autocostruzione è un fenomeno antico, arcaico delle case nelle periferie delle grandi città.

Forte aumento di quartieri auto-costruiti fa si che nasca la necessità di regolamentare l’ autocostruzione per impedire l’ abusivismo.

In questi anni il processo di autocostruzione si evolve puntando a diventare un fenomeno sempre più legato a componenti prefabbricati altamente tecnologici. Componenti leggeri, modulari e flessibili con alte prestazioni e di facile uso. L’obiettivo è quello di far si che il fenomeno di autocostruzione possa anche essere legato all’ autoriparazione e la modularità degli elementi fa si che essi possano essere prodotti in grandi quantità per adattarsi a diverse situazioni e diversi interventi, garantendo in questo modo la qualità dell’involucro nel tempo. Questa strategia però non raggiunge i risultati sperati e l’autocostruzione regolamentata non raggiunge gli obiettivi sperati.

Dagli anni ’80 l’autocostruzione diventa un fenomeno di dimensioni sempre più contenute e risulta essere sempre più autogestito.

Con il termine autocostruzione nel campo dell'architettura si indicano le strategie per sostituire con operatori senza esperienza le imprese che, in una struttura produttiva evoluta, si occupano normalmente della realizzazione dell’edificio per conto dei suoi futuri utenti.

Le motivazioni sulle quali si basa la pratica dell'autocostruzione sono piuttosto variegate; gli utenti infatti possono auto costruire abitazioni individuali o edifici di uso collettivo per una vasta gamma di ragioni tra le quali:

- dotarsi di una abitazione a un prezzo contenuto;

- creare un ambiente abitativo adatto a particolari esigenze dell'individuo e della sua famiglia;

- personalizzazione degli spazi;

- vivere in una casa che non ci si potrebbe permettere di acquisire sul mercato convenzionale;

- motivazioni etiche incentrate sulla ricerca dell'autonomia e sulla volontà di uscire dal sistema commerciale e, a volte, sulla riappropriazione di tecniche tradizionali. Autocostruttori con queste motivazioni tenderanno ad utilizzare tecnologie semplici e facilmente reperibili in loco;

- motivazioni etiche che possono riguardare l'ecologia, il rispetto della natura o l'attenzione al riciclo e al riuso di materiali. Autocostruttori con questo tipo di motivazioni saranno presumibilmente disponibili all'utilizzo di tecnologie avanzate e/o sperimentali.

- motivazioni etiche che possono riguardare l'integrazione di gruppi svantaggiati come rom e sinti, che, responsabilizzati nella costruzione delle proprie abitazioni superano la logica assistenzialista e ghettizzante dei campi nomadi comunali, con conseguente consistente risparmio economico per le Amministrazioni Locali.

L'autocostruzione delle abitazioni è una pratica corrente nei paesi in via di sviluppo oltre che in alcuni paesi industrializzati come gli Stati Uniti, in Olanda o nel Regno Unito; nei paesi ricchi è più o meno strettamente regolamentata.

Nei Paesi in via di sviluppo può organizzarsi geograficamente in quartieri o piccole città caratterizzate da estrema povertà; le bidonville, gli slums o le favelas sono alcuni esempi. Alcune ONG18, associazioni o pubbliche amministrazioni, a volte in collaborazione con

operatori economici quali produttori o commercianti di materiali edilizi, sostengono a vario titolo l' autocostruzione, ad esempio redigendo manuali operativi destinati agli auto costruttori.

Esistono differenti tipologie di autocostruzione, a partire da tempi remoti gli abitanti di villaggi o quartieri urbani periferici si mettono a lavorare per costruire autonomamente le case di cui hanno bisogno; le collettività isolate o marginali inoltre spesso realizzano grazie al lavoro volontario dei residenti edifici di interesse comune.

Poiché le tradizioni sono fortemente radicate nei luoghi, la persistenza delle tecnologie costruttive viene vista come difesa dei caratteri distintivi di una cultura. Spesso però i costruttori dilettanti riproducono la brutta copia di tecnologie pensate e funzionali per sistemi produttivi ricchi ed evoluti, come nel caso delle periferie metropolitane nei paesi in via di sviluppo dove baracche auto-costruite si ammassano in quartieri malsani. Il beneficio sociale di questo modo di auto-costruire popolare o spontaneo è quello di facilitare risposte rapide ai bisogni di persone particolarmente disagiate. I costi sono non solo livelli di inquinamento e degrado spesso insopportabili ma anche l'accettazione passiva dei processi di colonizzazione culturale impliciti nell’ adozione di una tecnologia. Un simmetrico modo di intendere l’auto-costruzione riguarda il coinvolgimento dei progettisti nella realizzazione effettiva del progetto o del prototipo. Per i ricercatori l’oggetto dell’indagine e dell’innovazione è proprio la tecnologia, impiegata tanto nel

progettare quanto nel costruire; tecnologia che viene estrapolata dal consolidato rapporto tra discipline e specializzazioni per tentare di renderla più appropriata in termini sia ambientali sia antropologici.

Se l'autocostruzione applicata in modo innovativo non nega un preciso rapporto con un progetto iniziale anche in fase esecutiva può rendersi necessario che qualcuno, tecnicamente più esperto degli auto costruttori, li guidi e li assista nel cantiere. Non si tratta in questo caso della riproposizione della classica figura del capocantiere, che d'altra parte gli auto costruttori stessi vivrebbero probabilmente come un’ imposizione esterna, ma di una sorta di consigliere che sappia integrarsi efficacemente nel gruppo. Il suo ruolo non potrà evidentemente essere di natura puramente tecnica, ovvero quello di fornire consigli per una più spedita esecuzione dell'opera in corso di realizzazione, ma dovrà fare da tramite tra il gruppo e il progettista in modo da rendere l'esperienza dell'autocostruzione arricchente per tutti. La competenza tecnica non potrà di sicuro mancare ma dovrà essere affiancata dalla capacità di partecipare alla fatica e alle motivazioni comuni e da quella di comunicare con il gruppo e di comprenderne le dinamiche interne.

2.1.2 L’ AUTOCOSTRUZIONE COME STRUMENTO DI RISPOSTA ALLE PROBLEMATICHE