( Legacoop Emilia-Romagna )
Una terza lettera“R”? La Rigenerazione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Leggendo il PNRR risulta evidente il carattere composito degli interventi previsti e il loro carattere sistemico. È evidente che il raggiungimento degli obiettivi di fondo prevede una integrazione tra le varie misure, in una logica che punta all’integrazione dei vari provvedimenti perseguen-do obiettivi strategici: aumento della coesione, rilancio della produttivi-tà, contrasto alle disuguaglianze.
La Rigenerazione Urbana (RU) rappresenta una di quelle politiche tra-sversali che richiede l’integrazione di linee di intervento e di finanziamen-to distinte e apparentemente lontane. Va detfinanziamen-to che la RU ha acquisifinanziamen-to una evidenza esplicita anche nella normativa nazionale, per esempio nel decreto Sblocca cantieri (D.L. 18 aprile 2019, n. 32) in cui, all’articolo 5, si parla di una riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazio-ne del patrimonio edilizio esistente incentivandorigenerazio-ne la razionalizzaziorigenerazio-ne, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate.
Nel PNRR la RU è sia un obiettivo generale sia l’oggetto di misure speci-fiche che riguardano ad esempio risparmio energetico, interventi edilizi caratterizzati dalla sostenibilità, utilizzo del superbonus, etc. Con desti-nazione più mirata si possono evidenziare alcune misure.
Nella MISSIONE 1, vi è l’Intervento M1C3 Turismo e Cultura, che parla di borghi, rilancio delle periferie urbane, sistemazione degli edifici di culto; interventi che qualificano e valorizzano un territorio anche nel senso della fruibilità turistica.
PNRR
Nella MISSIONE 5 – Coesione e inclusione – ed in particolare in M5C2 – Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore –si parla di
“…interventi di rigenerazione urbana, “…anche come strumento di sup-porto all’inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado so-ciale e ambientale, attraverso, in particolare, la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica e la rifunzionalizzazione di aree e strutture edilizie pubbliche esistenti…”.
Per esempio la MisuraM5C2.2 riserva 9,02 miliardi di fondi ad interventi di rigenerazione urbana e housing sociale, in tre linee di intervento:
• Investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, vol-ti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, per 3,30 miliar-di miliar-di prestiti per i Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, per mobilità sostenibile, arredo urbano, manutenzioni, etc.
• Investimento 2.2: Piani Urbani Integrati, per 2,9 miliardi di euro di prestiti, dedicato alle periferie delle Città Metropolitane che prevedano una pianificazione urbanistica partecipata, limitando il consumo di suo-lo edificabile. E’ importante anche segnalare la metodosuo-logia indicata:
“…della co-progettazione con il Terzo settore ai sensi dell’art. 55 de-creto legislativo 3 luglio 2017 n.117 (Codice del Terzo settore, a norma dell’art.1, comma2, lettera b) legge 6 giugno 2016, n.106) e la partecipa-zione di investimenti privati nella misura fino al 30 per cento con possibi-lità di far ricorso allo strumento finanziario del “Fondo dei fondi” BEI.” al fine di “…recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di miglio-rare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale
a cura di
Maurizio Brioni
(Legacoop Emilia-Romagna)
e imprenditoriale…”nel quale ambito“…i progetti dovranno restituire alle comunità una identità attraverso la promozione di attività sociali, cultu-rali ed economiche con particolare attenzione agli aspetti ambientali…”
• Investimento 2.3: Programma innovativo della qualità dell’abitare pre-vede investimenti per 2,8 miliardi di euro di prestiti per la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, per interventi senza consumo di nuovo suolo attraverso la : “…i) riqualifi-cazione e aumento dell’housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’inclusione e il benessere urbano…”nonché tramite “..(ii) interventi sull’edilizia residen-ziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale…”.
Anche la MISSIONE 6 SALUTE e la MISSIONE 4 Istruzione e Ricerca considerano interventi che possono intrecciare il percorso della RU. Per esempio la dove la Misura M6C1 prevede 2 MLD di euro per investimen-ti in “case della comunità” esplicitando che “il presente invesinvestimen-timento agisce in maniera sinergica con l’investimento 2.2 della Componente 2 della Missione 5” cui si è fatto prima cenno, oltre ad 1 MLD di euro per investimenti volti alla realizzazione di “Ospedali di comunità” ovvero la
PNRR
Misura M4C1 che destina 4,6 MLD di Euro alla costruzione, riqualificazio-ne e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia e 3,6 MLD di Euro al miglioramento degli edifici scolastici.
Occorre inoltre tener conto anche del Fondo complementare previsto in stretta relazione con il PNRR. All’articolo 2, alla lettera c) del com-ma 1-bis che ha attribuito risorse agli obiettivi già decritti: nel detta-glio,“…35 milioni di euro per l’anno 2021, 70 milioni di euro per l’anno 2022 e 90 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, in favore dei comuni con popolazione tra 50.000 e 250.000 abitanti e dei capoluo-ghi di provincia con meno di 50.000 abitanti per investimenti finalizzati al risanamento urbano, nel rispetto degli obiettivi della transizione verde e della rigenerazione urbana sostenibile, nonché a favorire l’inclusione sociale…”.
Questa rapidissima verifica delle risorse messe a disposizione dal PNRR per iniziative di RU esemplifica il metodo necessario con il quale approc-ciare la complessa normativa in campo: una logica di sistema, che deve vedere nei progetti strumenti di aggregazione delle varie risorse e fonti, in una logica sistemica per la quale quello che conta non è il persegui-mento dei singoli obiettivi delle varie misure ma il loro utilizzo per il rag-giungimento di obiettivi generali definiti con un metodo di Partenariato Pubblico Privato.
a cura di
Maurizio Brioni
(Legacoop Emilia-Romagna)
I servizi e la loro accessibilità sono uno dei temi fondamentali della ur-banistica come garanzia del diritto alla città. Ma quali servizi per il PUG nell’urbanistica della rigenerazione urbana e territoriale? Dagli standard consolidati, alle dotazioni e territoriali, ai nuovi bisogni.
Oggi i cambiamenti degli stili di vita richiedono uno sguardo nuovo sia sulla gamma dei servizi che sulla loro accessibilità, intesa come concreta possibilità di raggiungerli e di utilizzarli da parte dei cittadini.
Il Covid-19 ci insegna che occorre imparare dalla crisi per rivoluziona-re i nostri comportamenti una volta superata la pandemia, in modo da evitare o mitigare le possibili prossime crisi di sistema come, ad esem-pio, gli effetti del cambiamento climatico. Significa trasformare le città, ripartire da comunità urbane in equilibrio con le altre specie viventi e, soprattutto, luoghi privilegiati della salute pubblica.
La pandemia ha accelerato fortemente le tendenze verso “la città di prossimità” dove i servizi per la vita quotidiana sono vicini, ci si conosce, occorre meno tempo e meno mobilità motorizzata. Davvero un ambiente di vita meno fragile, più amichevole e solidale, più flessibile e disponibile verso nuovi bisogni.
Occorre ri-progettare città policentriche e resilienti e l’urbanistica della rigenerazione urbana ha una grande responsabilità nel farlo. Abbiamo bisogno di città con un più adeguato metabolismo circolare di tutte le
PROSSIMITA’
funzioni, con una maggiore vicinanza delle persone ai luoghi della pro-duzione e ai servizi. Città capaci di amplificare la vita comunitaria senza divorare risorse: città più senzienti per capire prima e meglio i problemi, più creative per trovare risposte nuove, più intelligenti per ridurre i costi, più resilienti per adattarsi ai cambiamenti, più produttive per tornare a generare benessere, più collaborative per coinvolgere tutti e più circo-lari per ridurre gli sprechi ed eliminare gli scarti.
La “prossimità aumentata” diviene allora criterio base per costruire re-silienza sociale e rigenerazione urbana a partire da una nuova idea di abitare e vivere la città avendo sottomano tutto quello che serve per la vita quotidiana: l’idea a cui allude la “città dei 15 minuti”. Un nuovo ambiente di vita che collega a scala locale politiche e azioni diverse. Nel concreto la città di prossimità non rispecchia più il tradizionale elenco di funzioni separate, ma risponde ad un fertile bricolage di luoghi che siano insieme case, scuole, uffici, piazze, parchi, teatri, librerie, musei, luoghi di cura, interpretando ruoli differenziati. E che nel loro insieme e nella loro accessibilità offrano più ampie opportunità di vivere secondo le esigenze e i desideri di ognuno.