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Il veterinario deve diventare un co-allevatore, un esperto occhio esterno ma anche un soggetto proattivo in allevamento, in grado di aiutare l'allevatore nella gestione degli animali, evitando che possibili squilibri o errori di gestione possano sfociare in vere e proprie patologie. Ovvia-mente, l’animale malato o ferito deve essere tempestivamente curato e accudito: è quantomeno auspicabile e da incentivare, tuttavia, l'impiego della medicina non convenzionale rispetto ai medicamenti veterinari ottenuti da sintesi chimica (tra questi ad esempio i probiotici, i prebio-tici, i simbioprebio-tici, gli oli essenziali, gli estratti di piante o alghe, ..). Dovrebbero essere utilizzati, sempre sotto la supervisione di veterinari, antibiotici e antiparassitari, solo se assolutamente necessari e mai come trattamenti preventivi. I tempi di sospensione dei farmaci dovrebbero essere doppi rispetto a quanto previsto dalle normative. Inoltre, gli animali al pascolo su prati stabili selezionano tra la biodiversità presente le erbe che ritengono più utili per ristabilire il loro equilibrio, sia attraverso un effetto preventivo, che curativo, che alimentare (Engel, 2002):

è, quindi, possibile ritenere l’attività di pascolamento su “prati multispecie” come una fonte di benessere per gli animali.

47 https://ec.europa.eu/food/system/files/2020-12/sci-com_scah_out17_en.pdf 48 https://www.eurofoiegras.com/en/the-production/

49 ibidem

50 FAO (2002) Goose Production. FAO animal production and health paper 154, chapter 11. Food and Agriculture Organization of the United Nations. https://www.fao.org/3/y4359e/y4359e0d.htm#bm13

51 https://web.archive.org/web/20090401220339/http://www.coe.int/t/e/legal_affairs/legal_co-operation/biological_safety%2C_use_of_animals/farming/Rec%20Muscovy%20ducks%20E%20 1999.asp

La salute degli animali è la nostra salute

Trattamenti antibiotici

Il 73% degli antibiotici impiegati al mondo è utilizzato in zootecnia. Si usano non solo per tratta-re malattie degli animali, ma anche per ptratta-revenirle: gli allevamenti intensivi che ospitano anche migliaia di capi in spazi ridotti, sono contesti ideali per la diffusione rapida dei patogeni.

In alcuni paesi si usano anche per favorire l’accrescimento ponderale52 (i primi studi che hanno dimostrato che gli animali aumentano di peso quando vengono somministrati antibiotici risal-gono agli anni '50) o per annullare i rischi legati a una scarsa igiene nell’allevamento. L’uso ec-cessivo degli antibiotici in allevamento – somministrati nel mangime spesso a tutta la mandria e non solo ai capi ammalati - è un grande problema globale, in particolare per le zoonosi, per le malattie cioè che infettano sia animali che umani. I batteri (E.coli, Staphylococcus aureus, Salmonella, Campylobacter..) si adattano infatti costantemente alle nuove condizioni svilup-pando geni resistenti che passano ad altri batteri e anche da specie a specie. Le resistenze si trasferiscono dagli animali agli umani poiché le molecole utilizzate nei farmaci antibiotici sono infatti le medesime.

I farmaci antibiotici diventano così sempre meno efficaci nel trattare le malattie. Secondo un rapporto dell’EFSA (EuropeanFoodSafety Authority)53 il numero dei patogeni resistenti a più di un antibiotico (multidrug-resistance) è in costante crescita. L’antibioticoresistenza (AMR) è stata individuata come la prima causa di morte per gli esseri umani nel 2050, in grado di cau-sare 10 milioni di morti l’anno54.

Patogeni antibioticoresistenti sono stati ritrovati nel 51% dei campioni di pollame commercia-lizzati dai maggiori produttori in 5 paesi europei FONTE. Nel 35% dei casi sono stati rintracciati batteri resistenti anche agli antibiotici considerati di emergenza, chiamati HP-CIAs (HighestPri-ority-CriticallyImportantAntibiotics) cioè quelli usati per trattare le malattie quando gli antibio-tici comuni non sono efficaci. Un rapporto del Natural Resources Defense Council (NRDC) degli Stati Uniti, rivela che gli allevatori statunitensi usano il 42% di tutti gli antibiotici importanti dal punto di vista medico - quelli che sono usati anche nella medicina umana - per l'uso zootecnico, e li usano da tre a sei volte più intensamente di molti dei loro colleghi europei. Cargill, JBS, Tyson Foods, e National Beef controllano più dell’80% del mercato della carne di manzo negli Stati Uniti. Nessuna di queste multinazionali ha adottato pratiche volte a evitare l’uso di routine degli antibiotici55.

Le maggiori preoccupazioni nell’ambito della salute animale sono i trattamenti massivi degli animali con antibiotici che sono di importanza cruciale per gli esseri umani, come le cefalo-sporine di terza generazione e i fluorochinoloni, e l'uso a lungo termine, nell'alimentazione, di antibiotici importanti dal punto di vista medico, come la colistina, le tetracicline e i macrolidi. I farmaci sono anche somministrati regolarmente per prevenire le malattie che, tuttavia, spesso si verificano a causa di un'alimentazione scorretta, spazio insufficiente e selezione genetica mirata alla resa produttiva e non alla resistenza. Nell'agricoltura e nell'allevamento si usano a livello globale quantità di antibiotici quattro volte superiori a quelle usate nell'uomo. Una mi-gliore formazione sull'uso degli antimicrobici sarebbe necessaria. Inoltre, con buone pratiche

52 L’impiego per migliorare le performance degli animali in allevamento è consentito in Brasile, mentre in UE è proibito.

53 EFSA (2020). The European Union Summary Report on Antimicrobial Resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2017/2018. EFSA Journal, 18(3).

54 O'Neill J. (2014). Antimicrobial Resistance: Tackling a crisis for the health and wealth of nations. The Review on Antimicrobial Resistance. UK Prime Minister Press.

55 https://www.nrdc.org/sites/default/files/better-burgers-antibiotics-ib.pdf

gestionali si potrebbero evitare usi impropri non solo di farmaci.

I microbi resistenti possono essere assunti dagli umani non solo mangiando carni e altri derivati animali che li contengono o cibi che sono entrati in contatto con escrezioni animali, ma anche lavorando le carni e entrando in contatto con ambienti in cui le carni li hanno rilasciati, o ancora con urine, feci, saliva, muco, sangue degli animali; perfino con insetti o parassiti degli animali stessi (pulci, zecche, zanzare). Il rischio di contrarre patogeni antibiotico resistenti è 100 volte più elevato per i veterinari, i lavoratori nei macelli, gli allevatori per coloro che vivono nei conte-sti circostanti. Se le falde sono contaminate, anche un bicchiere di acqua può diventare fonte di trasmissione56. I geni che causano resistenza possono permanere nello stomaco delle persone che li hanno assunti e rendere inefficaci in futuro altri trattamenti.

Ogni anno 700 mila persone al mondo muoiono a causa di infezioni batteriche che non è stato possibile trattare a causa della resistenza sviluppato al trattamento con antibiotici.

Se non potremo più in futuro ricorrere all’efficacia di questa classe di farmaci, sarà molto diffi-cile far fronte a gravi patologie. Allo stesso tempo sono scaduti molti brevetti e questo faciliterà l’immissione sul mercato a prezzi ridotti di molti antibiotici.

I ricercatori hanno previsto che senza un freno posto dai governi, ci sarà un incremento nell’uso di antibiotici in zootecnia (rispetto ai consumi del 2010) del 67% entro il 2030, consumo che raddoppierà nel comparto avicolo e suinicolo57. L’antibioticoresistenza è più elevata negli alle-vamenti in India, Cina, ma sta crescendo molto anche in Brasile e Kenya, principalmente a causa dell'uso eccessivo o inappropriato di antimicrobici.

Il 28 gennaio 2022 l'UE, che ha già visto negli ultimi anni un calo nell’impiego degli antibioti-ci negli allevamenti europei58, ha vietato l'uso degli antibiotici per gli animali da allevamento qualora non siano ammalati, comprendendo quindi nel bando anche i trattamenti preventivi di gruppo.

L'UE ha già visto un calo nell'uso di antibiotici negli allevamenti europei, e questa recente di-rettiva è un passo importante verso la regolamentazione in toto degli antibiotici e della loro somministrazione in zootecnia.

Ormoni

In alcuni paesi del mondo agli animali da allevamento si somministrano ormoni. Ad esempio, già dagli anni '50, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato una serie di farmaci ormonali steroidei per l'uso nei bovini da carne e nelle pecore, compresi estrogeni naturali, progesterone, testosterone e le loro versioni sintetiche. Questi farmaci aumentano il tasso di crescita degli animali e l'efficienza con cui convertono il mangime che mangiano in carne con ovvie riduzioni nei costi di produzione. Negli USA si acquistano senza necessità di una prescri-zione o di controllo veterinario e non è previsto un tempo di sospensione prima del consumo dei derivati. Non sono invece consentiti negli allevamenti bovini da latte, di pollame, di suini e non possono essere dati ai vitelli.

Uno studio dell’Università dello Iowa afferma che, a seconda del tipo di impianto, dell'età e del sesso dell'animale, il tasso di crescita aumenta dal 10 al 20% e i costi di produzione aziendali dal 5 al 10%59.

56 https://www.cdc.gov/onehealth/basics/zoonotic-diseases.html

57 http://www.fao.org/antimicrobial-resistance/key-sectors/animal-production/en/

58 https://www.efsa.europa.eu/it/news/use-antibiotics-animals-decreasing 59 https://www.iowabeefcenter.org/information/IBC48.pdf

L'UE vieta60 l’uso di ormoni come promotori della crescita (Dir. 96/22/EC) sulla base di studi che hanno accertato la cancerogenicità di alcuni ormoni, la possibilità di ripercussioni sul sistema riproduttivo umano, e la persistenza di dubbi circa la relazione tra assunzione di ormoni in derivati animali e fenomeni di pubertà precoce, senza contare i possibili effetti della contami-nazione degli ecosistemi.

Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda vietano l’rBGH (la somatropina bovina, un ormo-ne sintetico) poichè indurrebbe l’aumento ormo-nel latte vaccino di un ormoormo-ne chiamato IGF-1 che numerosi studi ritengono sia un fattore importante nella crescita dei tumori del seno, della prostata e del colon61.

In attesa che tutti i governi del Mondo prendano atto del rischio implicito per l’uomo, ma anche per gli animali, dovuto all’uso di antibiotici e ormoni, imponendo normative adeguate a salva-guardarne la salute, va tenuto conto che molte delle patologie animali possono essere curate efficacemente anche con trattamenti naturali o prevenendole con i vaccini.

La macellazione

Un allevamento che si occupa di mantenere un alto livello di benessere animale deve considera-re come fondamentali anche tutte le fasi che pconsidera-recedono la macellazione, in particolaconsidera-re quando vengono impiegate razze rustiche locali in regime estensivo. I bisogni etologici di questi animali risultano molto diversi da quelli di soggetti allevati in modo intensivo: a causa della loro gene-tica e di una vita trascorsa all'aperto non sono abituati all'impiego di sistemi di contenzione e trasporto meccanizzato. Per questo le operazioni di carico, scarico e macellazione dovrebbero seguire un iter differente. In generale, è comunque opportuno scegliere mattatoi vicini alla sede dell'allevamento, nei quali vi siano maggiori attenzioni e controllo nelle operazioni. La ma-cellazione deve essere attuata con mezzi adeguati e personale formato, in grado di impiegare strumenti e procedure adeguati per non causare sofferenza, stress o paura. La soppressione degli animali deve avvenire con uno stordimento preventivo.

La soppressione dei piccoli macelli locali a vantaggio di pochi grandi centri di macellazione è una delle cause principali della riduzione degli allevamenti di piccola scala e un ostacolo alla conservazione delle razze autoctone e allo sviluppo dell’allevamento estensivo grass-fed: un fe-nomeno comune a molti paesi, nel Regno Unito i macelli si sono ridotti da 1900 nel 1971 a 249 nel 201862. In Italia oggi i macelli attivi sono 136263, essenzialmente privati e concentrati nelle regioni del nord del paese. Nel 1982 in Italia una rete di 1900 macelli comunali garantiva un servizio molto diffuso sul territorio, ma nel 1999 erano già scesi a 37664. Negli anni successivi, la necessità di ristrutturarsi per adeguarsi alle norme UE ha portato a una crescente concentra-zione con la chiusura dei piccoli stabilimenti a capacità limitata.

Ideale sarebbe consentire l’abbattimento dei capi direttamente in azienda, grazie a macelli mo-bili, un provvedimento fondamentale per andare incontro alle esigenze di benessere animale soprattutto delle aziende di piccola scala e estensive, eventualmente trasportando poi al macel-lo, aziendale o locale, la carcassa.

60 https://ec.europa.eu/food/safety/chemical-safety/hormones-meat_en 61 https://www.centerforfoodsafety.org/issues/1044/rbgh/about-rbgh 62 https://sustainablefoodtrust.org/articles/why-britain-needs-small-abattoirs/

63 https://www.salute.gov.it/consultazioneStabilimenti/ConsultazioneStabilimentiServlet?ACTION=gestioneSingolaCategoria&idNormativa=2&idCategoria=1 64 https://www.isprambiente.gov.it/files/ippc/lg-mtd-macelli-carcasse-12settembre2005.pdf

Il trasporto

Il numero degli animali commercializzati vivi è aumentato progressivamente e nel 2017 oltre 2 milioni di animali sono stati oggetto di trasporto su lunghe distanze, anche intercontinentali.

In generale negli ultimi 30 le distanze percorse dagli animali per essere venduti sui mercati o semplicemente trasportati al macello è raddoppiata65. Tutto ciò è stato favorito dalla chiusura dei piccoli macelli diffusi sul territorio: le distanze sono aumentate a discapito del benessere animale. L'abbattimento in luoghi vicino all'allevamento porterebbe a far viaggiare la carne e non gli animali vivi.

Il trasporto è dovuto per il loro trasferimento al macello, per l'allevamento, da un'azienda all'al-tra, per l'ingrasso, ecc. ed è spesso il risultato dell'alta specializzazione dei cicli di produzione.

Per esempio, una regione è specializzata nell'allevamento, un'altra nell'ingrasso e un'altra nella macellazione e nella lavorazione. In altri casi, la ragione è il commercio: sul mercato ci si aspetta che gli animali siano venduti vivi. Nella UE circa il 70% degli animali sono spostati da un paese membro all'altro, e ogni paese gestisce una fase diversa della catena del valore. I suinetti nati in Danimarca, per esempio, sono portati in Polonia o in Italia per essere ingrassati a costi minori.

Si commercializza pollame specialmente ma anche altre specie: i maiali sono destinati principal-mente agli Stati Uniti e alla Polonia, mentre la maggior parte degli ovini e bovini sono venduti sui mercati dei paesi arabi.

Oltre 1 miliardo di animali “da reddito” sono trasportati ogni anno all’interno dell’Unione Euro-pea, di cui: 1 miliardo di polli o altre specie avicole e circa 40 milioni tra bovini, suini, pecore e capre. Otto milioni di questi fanno viaggi di oltre 8 ore e la durata del viaggio non è raro che duri 30 ore o più. In alcuni casi più di 96 ore66.

Il trasporto via terra è limitato a un massimo di 8 ore al giorno (Regolamento CE n 1/2005), un tempo comunque molto lungo.

In quello che è uno dei principali mercati mondiali della carne, il tempo trascorso dagli animali sui mezzi di trasporto per andare al macello o a centri di commercializzazione è in costante cre-scita. Le ragioni sono varie: riduzione del numero dei macelli sul territorio, possibilità di inviare oltre confine i propri animali all’ingrasso sfruttando minori costi di produzione.

Ma non c'è limite di tempo per gli animali caricati sulle navi: il loro viaggio può durare settima-ne (a volte le conseguenze sono tragiche, come settima-nel caso della nave settima-neozelandese affondata a causa di un tifone nel 2020 con il suo carico di 5800 bovini diretti in Cina o del cargo rumeno affondato lo stesso anno nel Mar Nero con 14 mila pecore a bordo67). La Cina attrae un terzo delle importazioni mondiali di animali vivi.

Il trasporto e le operazioni connesse possono essere una notevole fonte di stress e sofferenza per gli animali.

Inevitabilmente, ogni viaggio causa sofferenza: stress (gli animali sono esseri senzienti, e non sono abituati ad essere spostati su veicoli), sovraffollamento (gli animali sono normalmente stipati in piccoli spazi per i viaggi), esaurimento e disidratazione (soprattutto nei mesi estivi più caldi); situazioni impreviste possono causare un prolungamento del viaggio, possono verificarsi incidenti dove gli animali perdono la vita. Inoltre, il trasporto di animali vivi favorisce la diffu-sione di malattie ed epidemie.

65 FAO (2006) http://www.fao.org/docrep/010/a0701e/a0701e00.HTM

66 https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/ATAG/2020/646170/EPRS_ATA(2020)646170_EN.pdf 67 https://euobserver.com/world/151394

Per queste ragioni, gli animali dovrebbero essere allevati e macellati in prossimità del luogo di nascita (FVE, 2008). Il trasporto per lunghe distanze, a causa delle effettive difficoltà nel garan-tire comfort e benessere agli animali in viaggio, dovrebbe essere evitato, in particolare per gli animali non ancora svezzati.

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