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Le politiche legate al benessere animale nell'Unione europea: a che punto siamo e dove siamo diretti?

Dalla fine degli anni '70, l'Unione Europea ha stabilito regole per il benessere degli animali, spinta dalla crescente importanza attribuita al tema dai cittadini europei. Le preoccupazioni etiche e ambientali legate allo sfruttamento degli animali in un sistema alimentare industria-lizzato hanno generato la necessità di regolamentare le modalità di allevamento degli animali.

Inoltre, un migliore benessere degli animali significa un minore ricorso a trattamenti per gli animali stessi e un minor rischio di malattie anche per l’uomo. Dagli anni ‘70, la legislazione si è sviluppata e ha ampliato i suoi ambiti di azione in risposta alle richieste politiche, del mercato e dei cittadini, così come agli sviluppi scientifici ed etici.

La prima legge europea in materia, nel 1974, ha regolato la macellazione degli animali. È sta-ta progressivamente estesa al trasporto di animali e ai diversi tipi di produzione animale. Un passo importante è stato fatto quando, ai sensi dell'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (Lisbona, 2007), gli animali sono stati riconosciuti come esseri senzienti e, di conseguenza, la UE e gli Stati membri sono vincolati a prestare la dovuta attenzione alle esi-genze di benessere degli animali nel momento in cui legiferano e attuano le proprie politiche.

Oggi, la legislazione sulla protezione degli animali da allevamento copre tutte le diverse fasi della produzione, dall'allevamento stesso, al trasporto e alla macellazione. Le attività di alleva-mento sono coperte da cinque direttive che impongono standard minimi, mentre il trasporto e l'abbattimento degli animali sono normati da regolamenti che stabiliscono requisiti analoghi per tutti gli Stati membri.

Le direttive e i regolamenti sono:

• Direttiva del Consiglio 98/58/CE riguardante la protezione degli animali negli allevamenti La prima e più importante direttiva, che regola la protezione degli animali da allevamento for-nendo regole generali per la protezione degli animali di tutte le specie, allevati per la produzio-ne di cibo, lana, pelle o pelliccia, o per altri scopi di allevamento.

Queste regole riflettono le cosiddette “5 Libertà”, basate su

Convenzione Europea per la protezione degli animali da allevamento

• Libertà dalla fame e dalla sete

• Libertà dal disagio

• Libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie

• Libertà di esprimere un comportamento normale

• Libertà dalla paura e dall'angoscia

Altre direttive e regolamenti sono più specifici per una specie o per una fase dell'allevamento.

• Direttiva 2008/119: Vitelli

• Direttiva 2007/43: Polli da carne

• Direttiva 1999/74: Galline ovaiole

• Direttiva 2008/120: Suini

Regolamento 1/2005: Trasporto di animali Regolamento 1099/2009: Macellazione

La Strategia dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali, pubblicata nel 2012, ha delineato la visione dell'UE per il benessere degli animali fino al 2015 (la Commissione sta attualmente lavorando a una nuova strategia; dal 2015 c'è un vuoto strategico che è anche un segnale della bassa priorità politica che è stata data finora al tema). Benché la strategia ab-bia segnalato l'impegno dell'UE sul tema, molti aspetti non sono stati affrontati (per esempio, il trasporto di animali su lunghe distanze, l'etichettatura, il benessere delle vacche da latte, l'uso di antibiotici), come evidenziato anche da una valutazione esterna pubblicata nel 2021.

È stato riscontrato che la maggior parte dei problemi e delle cause delle cattive condizioni di benessere degli animali identificati dalla strategia come rilevanti nel 2012 rimangono attuali.

La valutazione evidenzia la mancanza di conformità alle leggi dell'UE tra gli Stati membri, l'ec-cessiva complessità delle norme sul benessere degli animali, le mancate sinergie con la politica agricola comune (PAC) e altri settori politici come la pesca, il commercio, l'ambiente e i traspor-ti, nonché le lacune legislative relative alla protezione di alcune specie animali per le quali non esiste alcuna norma a livello di UE (ad esempio, il pesce). Inoltre, la valutazione ha rilevato che i consumatori hanno informazioni limitate sul benessere degli animali nel momento dell'acquisto di prodotti derivati.

Nel frattempo, alcuni passi sono stati fatti nel corso degli anni: le gabbie da batteria per le gal-line ovaiole sono state messe fuori legge dal 2012, sostituite dalle gabbie arricchite, così come le gabbie per la gestazione delle scrofe (dopo le prime settimane di gravidanza), la legatura delle scrofe e le gabbie per i vitelli sopra le 8 settimane di vita, consentendo loro di muoversi e interagire socialmente con gli altri vitelli. Inoltre, la recente richiesta dei cittadini di eliminare gradualmente l'uso delle gabbie negli allevamenti è stata accolta con favore dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo, dando la speranza che una nuova legislazione venga pro-mulgata per porre finalmente fine all'uso delle gabbie nell'UE.

Tuttavia, c'è ancora molto da fare e al centro del problema c'è un modello di agricoltura indu-striale dominante che nella maggior parte dei casi considera gli allevamenti come fabbriche e il cibo come merce. Inoltre, contano anche questioni di applicazione e attuazione delle norme UE a livello degli Stati membri.

Più in generale, il sostegno dato ai sistemi alimentari industriali che operano con standard mol-to intensivi, incorporamol-to nella politica agricola comune (attraverso sussidi basati sugli ettari che favoriscono l'intensificazione e i metodi industriali), rappresenta una forte barriera a un mo-dello di allevamento animale veramente sostenibile che rispetti gli animali, gli esseri umani e

il pianeta. Finché il produttivismo, quale obiettivo principale della politica agricola dell'UE non sarà messo seriamente in discussione, le proposte di nuove regole per migliorare il benessere animale non saranno accolte o non saranno attuati cambiamenti significativi.

La transizione dell'UE verso sistemi alimentari sostenibili deve porre al centro di qualsiasi futura politica alimentare o agricola il benessere degli animali, a partire dalla strategia dell'UE "Farm to Fork".

Di seguito sono riportati gli sviluppi più rilevanti e recenti nel settore del benessere degli ani-mali nell'Unione europea.

La strategia Farm to Fork dell'UE - Un forte impegno per il 2020-2030

Con l'arrivo alla Commissione europea di Ursula von der Leyen nel 2019, il benessere animale ha trovato uno spazio centrale negli impegni della politica alimentare dell'UE ed è finalmente considerato uno degli elementi centrali della necessaria transizione verso sistemi alimentari sostenibili. Nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato la European Green Deal, una strategia ombrello per rendere sostenibile l'economia dell'UE trasformando le sfide clima-tiche e ambientali in opportunità e rendendo la transizione giusta e inclusiva per tutti.

Il Green Deal europeo è composto da diversi regolamenti e strategie che affrontano settori politici interconnessi, due dei quali giocheranno un ruolo significativo nella trasformazione dei nostri sistemi alimentari: la strategia dell'UE per la biodiversità per il 2030 e la strategia Farm to Fork pubblicata il 20 maggio 2020 che Slow Food ha analizzato in dettaglio nel suo policy brief

"Farm to Fork e Biodiversità: le due nuove strategie Ue viste da Slow Food".

La strategia Farm to Fork è un piano decennale per accelerare la transizione verso un siste-ma alimentare sostenibile attraverso un approccio integrato, e affronta gli aspetti ambientali, agricoli e di salute pubblica legati alla produzione alimentare. Elenca 27 misure nel suo piano d'azione che aprirebbero la strada a una produzione alimentare più verde, a diete più sane e sostenibili e a meno sprechi alimentari.

Tra le misure, molte riguardano il miglioramento delle condizioni di benessere degli animali e dell'allevamento in generale.

È importante notare che la Commissione ha mostrato un impegno concreto sulla questione, an-nunciando una valutazione e una revisione della legislazione esistente sul benessere degli ani-mali (compreso il trasporto degli aniani-mali e la loro macellazione) prevista per il 2023, e prenderà in considerazione le opzioni per l'etichettatura del benessere degli animali, che oggi rimane volontaria e in gran parte non regolamentata, lasciando le aziende a utilizzare indicazioni poco chiare, e gli stati membri a sviluppare i propri schemi volontari.

Più in generale, la strategia Farm to Fork dell'UE afferma che "c'è un urgente bisogno di ridurre la dipendenza da pesticidi e antimicrobici, ridurre l'eccesso di fertilizzazione, aumentare l'agri-coltura biologica, migliorare il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità".

Con queste parole, la Commissione europea sta prendendo un chiaro impegno per il benessere degli animali nell'UE. Tuttavia, gli impegni della strategia Farm to Fork dell'UE, pur andando nella giusta direzione, devono essere tradotti in legislazione e adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'UE per diventare vincolanti; i prossimi mesi e anni saranno cruciali per in-fluenzare questo processo e per assicurarsi che la legislazione riveduta sul benessere animale (prevista per il 2023) sia attrezzata per affrontare le sfide della sostenibilità alimentare così come delle questioni etiche.

ECI “End of Cage Age” - Il potere dei cittadini di cambiare la politica

L'iniziativa dei cittadini europei "End the Cage Age" (tramite la ECI - lo strumento proposto dalla Commissione europea per migliorare la partecipazione diretta dei cittadini al processo decisionale) è stata lanciata l'11 settembre 2018 da una coalizione di ONG con l'obiettivo di raccogliere 1 milione di firme di cittadini europei entro un anno. L'ICE (che prende la forma di una petizione pubblica), aveva una richiesta chiara: vietare l'uso delle gabbie negli allevamenti animali in tutta l'UE, poiché è stato dimostrato che le gabbie ostacolano gravemente il benes-sere e i comportamenti naturali degli animali d'allevamento. Con il sostegno di oltre 170 orga-nizzazioni, tra cui Slow Food, l'ICE ha superato il suo obiettivo e ha raggiunto oltre 1,4 milioni di firme convalidate in 12 mesi, dimostrando il desiderio dei cittadini europei di un cibo rispettoso degli animali.

In particolare, l'ICE "End the Cage Age" ha chiesto alla Commissione europea di proporre una legislazione che vieti:

l'uso di gabbie per galline ovaiole, conigli, polli da carne, quaglie, anatre e oche;

le gabbie da parto per le scrofe;

le gabbie per le scrofe, se non già proibite;

i gabbie individuali per vitelli, se non già proibiti.

In risposta a questa forte mobilitazione dei cittadini, nell'estate del 2021 la Commissione euro-pea ha annunciato l'intenzione di presentare una proposta legislativa per "eliminare gradual-mente e vietare definitivagradual-mente l'uso delle gabbie per tutte le specie e categorie di animali di cui all'iniziativa" entro il 2023. L'iniziativa mirava anche ad affrontare i prodotti importati, il che significa che la stessa regola sull'uso delle gabbie dovrebbe essere applicata ai prodotti importati nell'Unione europea. Questa proposta dovrà ottenere l'approvazione del Parlamento europeo e degli Stati membri prima di entrare in vigore.

Questa risposta è un chiaro segno che la Commissione europea vede il benessere degli animali come un aspetto centrale dei sistemi alimentari sostenibili. Inoltre, questa ICE ha dimostrato che la pressione pubblica e l'azione coordinata tra le organizzazioni della società civile possono portare a grandi cambiamenti politici e rappresenta un esempio riuscito di azione democratica e collettiva nel cambiare il sistema alimentare verso pratiche più sostenibili ed etiche/giuste.

Il benessere animale in etichetta

Attualmente, nell'UE è necessario indicare poche informazioni sulla vita degli animali allevati per la produzione del nostro cibo, e solo nel caso di un numero limitato di prodotti: l'indicazio-ne dell'origil'indicazio-ne (luogo di nascita, allevamento e macellaziol'indicazio-ne) è obbligatoria per la carl'indicazio-ne non trasformata di bovini, suini, ovinicaprini e pollame; ma vale per i prodotti trasformati solo nel caso dei salumi e sono previste deroghe per la carne macinata. Inoltre, questa indicazione non dà informazioni sul benessere animale, ma solo sull'origine. Attualmente, esiste un solo sistema obbligatorio di etichettatura sul benessere degli animali valido in tutta l'UE, che si applica alle uova da tavola e definisce diversi metodi di produzione (gabbie, allevamento all'aperto, stalla, ecc.)

Gli Stati membri hanno però la possibilità di andare oltre gli standard UE e imporre ulteriori requisiti. La Danimarca, per esempio, ha implementato un'etichettatura sul benessere animale

per i prodotti freschi di maiale nel 2017 (che si è estesa alla carne bovina e al pollame nel 2019).

Le etichette e le certificazioni private hanno attualmente un ruolo di primo piano nel fornire in-formazioni ai consumatori, ma spesso rischiano di fornire inin-formazioni parziali e/o poco chiare.

L'attuale mancanza di armonizzazione legislativa sull'etichettatura del benessere animale, che pone seri limiti al diritto dei consumatori di sapere come viene prodotto il loro cibo, e permette lo sviluppo di diversi schemi con regole diverse in tutta l'UE, potrebbe cambiare nei prossimi anni. Nella sua strategia Farm to Fork, la Commissione europea ha fatto riferimento all'etichet-tatura come "uno strumento centrale per fornire ai consumatori informazioni di alta qualità, per quanto riguarda il livello di sostenibilità della produzione alimentare, il valore nutrizionale dei prodotti alimentari, così come le informazioni ai consumatori relative al benessere degli animali".

A seguito delle crescenti pressioni da parte della società civile, la Commissione europea ha istituito un gruppo di lavoro dedicato allo sviluppo di opzioni per l'etichettatura del benessere animale all'interno della piattaforma europea per il benessere animale (Slow Food è membro di questa piattaforma dal 2017).

Il gruppo di lavoro sull'etichettatura del benessere animale ha presentato le principali conclu-sioni del proprio lavoro nel giugno 2021: ha individuato nell'etichettatura del benessere anima-le un'informazione importante per i consumatori, che permette di differenziare anima-le aziende che seguono standard più elevati. Il gruppo ha giustamente identificato l'intero ciclo di produzione come ambito di applicazione dell'etichettatura, ma ha chiesto un approccio volontario piuttosto che obbligatorio, citando la riluttanza degli Stati membri come la barriera più forte a un approc-cio obbligatorio.

Le etichette che mirano a informare i consumatori sul loro cibo, compreso il benessere degli animali, affrontano notevoli sfide per informare in modo sistematico ed esaustivo. È molto com-plicato trovare il giusto equilibrio tra fornire informazioni chiare e semplici ai consumatori per facilitarne le scelte e riuscire a comunicare correttamente temi a volte complessi.

Slow Food ritiene che:

• L'etichettatura del benessere animale dovrebbe andare oltre l'informazione sul metodo di allevamento (ad esempio all'aperto/all'interno, al pascolo o all'aperto), ma dovrebbe piuttosto mirare a includere tutti gli aspetti del ciclo di vita dell'animale, come le condizioni di trasporto e di macellazione, così come le informazioni riguardanti il tipo e l'origine dei mangimi, le con-dizioni di vita, la densità degli animali, ecc.

• I sistemi di etichettatura del benessere animale devono essere progettati in modo da spingere i produttori ad andare oltre i requisiti minimi di legge; e dovrebbero evitare che la conformità di base ai requisiti minimi di legge relativi al benessere animale sia usata per promuovere l'au-mento del consumo di prodotti animali.

Trasporto di animali vivi - siamo in ritardo?

La legislazione europea (Reg. CE 1/2005) regola la protezione degli animali durante il trasporto con una serie di norme e sollecitazioni, come evitare lunghi viaggi quando possibile, evitare le-sioni e sofferenze inutili, e rendere responsabile delle condizioni di viaggio non solo il traspor-tatore, ma tutti gli attori coinvolti (allevatori, commercianti, macelli). Tuttavia, alcune indagini nel corso degli anni hanno fatto luce sulle condizioni in cui vengono trasportati gli animali e

sollevano preoccupazioni etiche e dubbi sulla completezza del regolamento.

Come reazione, nel 2020 il Parlamento europeo ha istituito una "Commissione d'inchiesta sul trasporto di animali" per indagare su "presunte violazioni nell'applicazione del diritto dell'Unio-ne europea sulla proteziodell'Unio-ne degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate all'inter-no e all'esterall'inter-no dell'UE" .

La mossa è stata accolta molto favorevolmente da Slow Food e dalle organizzazioni per il benes-sere degli animali: gli Stati membri e la Commissione europea stanno ora prendendo provvedi-menti per cambiare lo status quo, con una potenziale revisione della legislazione sul trasporto degli animali come parte della strategia Farm to Fork.

L'UE deve impegnarsi a limitare drasticamente il trasporto di animali vivi in macelli lontani e i lunghi viaggi, sostenendo la necessità di mettere a disposizione strutture in prossimità degli allevamenti e rafforzando le capacità e le competenze del personale anche attraverso la sempli-ficazione delle procedure cartacee e dei requisiti strutturali.

Un risultato immediato sarebbe il rafforzamento dei sistemi alimentari locali in modo che di-ventino più resilienti; gli agricoltori sarebbero più legati ai loro territori e i consumatori più consapevoli dell’origine della loro carne.

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