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4. I Magi alla corte achemenide

4.4 I custodi della tomba di Ciro

Anche in ambito funerario si ritrova quella stretta relazione che caratterizzò quasi costantemente il rapporto tra sovrano achemenide e Magi; è risaputo, infatti, come questi ultimi fossero i guardiani designati della tomba di Ciro il Grande, a Pasargade, attorno alla quale era stato creato un complesso cultuale definibile come il primo esempio di culto di stato ufficiale persiano317; i sacerdoti erano quindi incaricati di eseguire i sacrifici e le azioni rituali in memoria del fondatore dell’impero persiano. Questi si ritiene fosse stato appunto sepolto nella capitale persiana, nel 314 In Collins, 2008, pag. 56-58. 315 Erodoto, VII, 191,2. 316

In merito ai Magi al seguito delle campagne militari si vedano: J. Duchesne- Guillemin, Religion et politique De Cyrus a Xerxes, in Persica III,Uitgave van het Genootschap Nederland-Iran Annual of the Dutchiranian Society, 1968- 1969, pag. 7; P. Georges, Barbarian Asia and the greek experience, 1994, pag. 194; C. Tuplin, Persian decor in Cyropedia, in H. Sancisi- Weerdenburg, A. Kuhrt e M. Cool Root, Continuity and change : proceedings of the last Achaemenid history workshop : April 6-8, 1990, 1994, pag. 28; P. Briant, Histoire de l'empire perse: de Cyrus à

Alexandre, 1996, pag. 108, pag. 253-256, pag. 565; M. Carastro, La cite des mages, 2006, pag. 29; I. Chiarassi, Il Magos

e la Pharmakis, in C. Bonnet, J. Rupke, P. Scarpi, Religions orientales-culti misterici, 2006, pag. 172; D. Colins, Magic in the ancient Greek world, 2008, pag. 56-58.

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monumento funebre che tutt’oggi gli si attribuisce, sebbene ciò sia unicamente basato sulle testimonianze greche, influenzate dal giudizio di Alessandro Magno, il quale ritenne per certo come il monumento corrispondesse alla tomba del primo Re dei Re, come descrisse Quinto Curzio Rufo nella sua opera:

“Per caso, infatti, Alessandro ordinò che fosse aperto il sepolcro di Ciro, in cui era conservato il suo corpo, a cui voleva tributare gli onori funebri. Aveva creduto che esso fosse colmo d’oro e di argento ammassatovi, poiché così favoleggiavano i Persiani; ma oltre al suo scudo marcio, a due archi sciti e ad una spada, non trovò altro. Quindi, dopo avervi posto una corona d’oro, coprì il sarcofago con il mantello di cui di solito si serviva, meravigliandosi che un re dal nome cos’ famoso, fornito di tante ricchezze, fosse stato sepolto non più splendidamente che se fosse

stato uno del popolo” 318

Purtroppo è impossibile comprendere con certezza se il monumento di Pasargade sia effettivamente la tomba di Ciro il Grande, anche a causa dell’assenza di iscrizioni epigrafiche presenti sulla superficie dell’opera, interna ed esterna.

Figura 17: Presunta tomba di Ciro il Grande, sito archeologico di Pasargade.

318

Alla morte del Gran Re, secondo le testimonianze, il suo corpo venne quindi posto all’interno del monumento funerario, realizzato appositamente allo scopo di accogliere le sue spoglie, sotto la supervisione dell’eunuco Bagapates, incaricato dal figlio di Ciro, Cambise, erede al trono achemenide, secondo il resoconto di Ctesia:

“Il dodicesimo libro inizia con il regno di Cambise. Quest’ultimo, quando divenne re, incaricò l’eunuco Bagapates di trasportare il corpo di suo padre per esservi sepolto e per rispettare le altre disposizioni secondo le ultime volontà del

padre.”319

Benchè il passo sia estremamente generale, e non fornisca dettagli in merito alla vicenda, senza perciò specificare quali fossero le “..altre disposizioni secondo le ultime volontà del padre..”, si è fortemente tentati di mettere tale passo in rapporto con la testimonianza, ben più tarda, di Arriano in merito ai sacrifici istituiti attorno alla tomba di Ciro:

“Dentro il recinto, presso la salita che portava alla tomba, c’era un piccolo edificio costruito per i Magi, che avevano il compito di custodire la tomba di Ciro, e, dal regno di Cambise figlio di Ciro, si trasmettevano l’incarico di padre in figlio. A costoro era assegnata dal re un montone al giorno, una quantità stabilita di farina

e di vino e, ogni mese, una cavallo, da sacrificare a Ciro.” 320

Questa descrizione, presente nell’opera Anabasi di Alessandro, è purtroppo l’unica fonte di informazioni in merito ai rituali di tipo sacrificale e alle forme di culto che dovevano svolgersi in onore del fondatore dell’impero achemenide, già a partire dal regno del duo successore, Cambise appunto. Tale compito era riservato ai Magi, che, sempre secondo la testimonianza dello storico greco, si trasmettevano l’incarico di padre in figlio321, avvalorando così l’ipotesi che solo una ristretta componente della casta sacerdotale persiana dovesse occuparsi del culto mortuario regale, e nello specifico di quello destinato a Ciro il Grande322; i Magi dovevano quindi risiedere nei pressi immediati della tomba, probabilmente in quell’edificio descritto da Arriano destinato ai

319 Ctesia, paragrafo 9. 320 Arriano, VI, 29.7. 321 In Widengren, 1968, pag. 180. 322 In Briant, 1996, pag. 107.

Magi, per poter custodire e vegliare costantemente il sepolcro del sovrano. Veniva donata loro ogni giorno una certa quantità di generi alimentari destinata ai sacrifici e al loro sostentamento: quotidianamente, vino, farina di frumento ed un montone e, mensilmente, un cavallo. Tale quantitativo era decisamente ingente, quasi eccezionale, rispetto all’entità delle libagioni destinate ad altre cerimonie e celebrazioni, basti infatti pensare che i sacerdoti posti alla guardi della tomba ricevevano circa trecentosessanta montoni all’anno; tuttavia è anche vero che non si conosce l’effettivo numero di Magi che ricoprivano l’incarico, e non è quindi possibile valutare se gli alimenti destinati loro fossero proporzionati, o se costituissero un sovrappiù.

Molto interessante è la citazione del sacrificio mensile di un cavallo, che costituiva un evento eccezionale proprio a causa della natura dell’offerta. Il legame tra i re e i cavalli, in special modo con quelli bianche, definitivi soventemente “cavalli sacri”, e provenienti dagli allevamenti medi della pianura di Nesea, venne frequentemente attestato dalle fonti classiche323; si può dunque supporre come gli equini offerti ogni mese in sacrificio alla tomba di Ciro fossero effettivamente quelli sacri, che potrebbero idealmente ricollegarsi all’origine dei popoli persiano e medo, allevatori, nomadi o seminomadi, di cavalli nell’altopiano iranico324. A questa dimensione originaria potrebbe rifarsi anche la scelta di Ciro in merito al corredo funebre della sua tomba, che tanto stupì Alessandro, nella testimonianza di Quinto Curzio Rufo, per la sue povertà e semplicità: tralasciando il sarcofago, all’interno del sepolcro vi erano le armi del sovrano, costituite da uno scudo ormai decisamente malconcio, due archi sciiti e una spada corta.

E sempre ai momenti che precedettero la grande espansione e presa di potere dell’impero achemenide potrebbe risalire la tradizione sepolcrale propria dei sovrani achemenidi, di origine chiaramente persiana, consistente nell’inumazione, e contraria quindi ai precetti zoroastriani e all’Avesta325, fatti propri invece dai Magi326. Tali pratiche mortuarie si contrapponevano ugualmente al costume ben attestato nell’Iran orientale, attestate nell’ultimo periodo di dominazione achemenide, che imponevano l’esposizione dei cadaveri, in modo che questi potessero essere ridotti alle ossa, che venivano in seguito poste all’interno di un ossario327.

323

Si veda, ad esempio, Senofonte, Ciropedia, VIII, 3.24.; VIII, 3.12.

324

Si veda in merito ad un’analogia con la volontà di richiamarsi all’epoca delle origini il paragrafo 4.2.1. del presente lavoro.

325

In Widengren, 1968, pag. 180.

326

Si veda in merito il paragrafo 2.2 del presente lavoro.

327

In definitiva, i sacrifici funerari praticati regolarmente presso la tomba di Ciro offrivano il solo esempio indiscutibile di culto di Stato stabilito prima del regno di Dario. E’ evidente come agli occhi di Ciro stesso, la costruzione di una tomba nella città che lui aveva fondato (Pasargade) rappresentava un elemento importante della sua politica dinastica. Se i suoi successori cercarono in tutti i modi di mantenerla intatta e di mantenere inalterati i sacrifici, è perché volevano attirare una sorta di profitto dalla notorietà di Ciro stesso, attorno la cui figura si era creato un complesso di episodi mitologici che avevano portato a un’idealizzazione del fondatore. Quest’ultimo fu l’unico dei sovrani achemenidi ad essere inumato all’interno di una tomba costruita ex novo appositamente per lui, mentre gli altri vennero deposti all’interno delle tombe rupestri di Nashq’i Rustam, e si può ipotizzare come anche in loro onore si svolgessero sacrifici e azioni cultuali, anche se, probabilmente, non di pari importanza ed entità rispetto a quelli destinati a Ciro il Grande328.

328

In merito al culto funerario sviluppatosi attorno alla tomba di Ciro il Grande si vedano: G. Widengren, Les religions

de l’Iran, 1968, pag. 180; P. Briant, Histoire de l'empire perse : de Cyrus à Alexandre, 1996, pag. 106-108; A. Kuhrt, The Persian empire : a corpus of sources from the Achaemenid period, 2010, pag. 475.