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4. I Magi alla corte achemenide

4.3 Al seguito del corteo reale e delle campagne militar

4.3.2. Al seguito delle campagne militar

Fondamentale era la presenza dei Magi anche durante gli spostamenti del sovrano nel contesto di campagne militari, dove i sacerdoti persiani erano chiamati ad interpretare i messaggi inviati agli uomini, e al Re dei Re in particolare, dalle divinità, ed in base al loro responso si decideva poi come meglio procedere nell’impresa. Fortunatamente, le fonti greche, grazie a particolari scelte argomentative proprie degli autori, hanno lasciato svariate testimonianze in merito ad interventi dei Magi durante due delle azioni militari persiane più famose: le conquiste ad opera di Ciro il Grande e la campagna in Grecia condotta da Serse.

Senofonte, nella Ciropedia, sottolineò in particolar modo come fossero i magoi a dover decidere quali fossero le offerte più degne ed indicate da destinare alle divinità, in seguito all’occupazione delle varie città del Vicino Oriente di volta in volta assoggettate:

301

Senofonte, VIII, 3.12.

302

Si veda in merito il paragrafo 3.3 del presente lavoro.

303

“Il giorno seguente Ciro convocò i suoi amici e gli ufficiali dell’esercito, e ai primi diede incarico di prelevare i tesori di Creso, agli altri ordinò, di quante ricchezze fossero consegnate da Creso, in primo luogo di mettere da parte come riservate agli dei quelle che spettava ai magi indicare, poi, prese in consegna le altre, di chiuderle in casse da sistemare sui carri, infine, ripartendosi i carri per sorteggio, di trasportare ovunque si accingessero ad andare, affinchè, venuto il momento

opportuno, ognuno potesse ricevere la parte che si era meritata.” 304

Questo episodio si inserisce nel contesto dell’invasione persiana del regno di Lidia, retto da Creso, con la caduta della capitale Sardi, avvenuta nel 547-546 a.C. Ciro, dopo aver preso possesso dei tesori del re lido, diede ordine ai Magi di riservare quella parte di bottino che essi ritenevano più consona alle divinità. I sacerdoti, infatti, erano gli unici a possedere quelle competenza che permettevano loro di capire cosa gli dei avrebbero maggiormente gradito, oltre ad essere in grado di identificare le divinità nello specifico alle quali queste offerte poi spettavano, ed i metodi sacrificali da impiegare305. E così, anche nella presa di Babilonia:

“Concluse queste operazioni, convocò innanzi tutto i magi e raccomandò loro, dal

momento che la città era stata presa con le armi, di riservare agli dei le primizie

del bottino e gli spazi consacrati.” 306

Già nel passaggio di poteri tra regno medo e futuro impero persiano, quindi, i Magi vennero da subito accolti favorevolmente all’interno della corte achemenide. Non che il sovrano non fosse anch’egli un intermediario diretto tra uomini e dei, almeno al tempo di Ciro, come si evince dalle numerose richieste di presagi e preghiere per ottenere il favore delle divinità inviate da questo stesso sovrano:

“…un’aquila apparve alla loro destra, e volava davanti a loro, loro dedicarono quindi una preghiera alle divinità e agli eroi principali di Persia per ottenere il loro

favore e la loro benevolenza al momento della partenza.” 307

304 Senofonte, VII, 3.1. 305 In Tuplin, 1994, pag. 28. 306 Senofonte, VII, 35.1. 307 Senofonte, III, 1.1.

Tuttavia i responsi donati dagli dei, sottoforma di visioni, sogni o segni celesti, dovevano necessariamente essere filtrati attraverso le interpretazioni di questi fenomeni rese dai Magi.308 E tale compito spettava ancora ai sacerdoti persiani durante la campagna di conquista della Grecia condotta dal Gran Re Serse tra il 480 e il 479 a.C., ampiamente descritta da Erodoto nelle Storie, con molteplici riferimenti a pratiche cultuali e magiche avvenute durante la marcia che portò l’esercito persiano nel cuore della penisola greca. Sin già dall’inizio della spedizione, nel momento in cui l’armata si apprestava a lasciare Sardi, si richiese l’intervento dei Magi per interpretare un evento celeste che provocò grande sconcerto:

“Al momento della partenza il sole, abbandonata la sua posizione nel cielo, scomparve benché non vi fossero nuvole, anzi in pieno sereno, e da giorno che era si fece notte. Serse, che vide e fu testimone del fenomeno, preoccupato domandò

ai Magi che cosa potesse presagire.” 309

Un’eclissi rientrava in quella serie di fenomeni celesti che necessitavano di una spiegazione che solo i sacerdoti persiani potevano donare, grazie anche alle loro conoscenze astronomiche, oltre che alla capacità di interpretazione. Il responso, si cui si è parlato abbondantemente in precedenza310, mostra come i Magi avessero già familiarità con il pantheon divino greco, divenendo i privilegiati anche nell’interazione con tali divinità straniere, come nel caso dei sacrifici compiuti in onore di Atena Iliaca:

“La visitò, si informò su ogni particolare e sacrificò mille buoi in onore di Atena Iliaca; i Magi offrirono libagioni agli eroi. Dopo queste offerte, la notte, una sensazione di sgomento si diffuse nell'accampamento. Al mattino l'esercito mosse da lì lasciandosi a sinistra le città di Reteo, Ofrinio e Dardano, che confina con

Abido, a destra i Teucri Gergiti.” 311

308 In Briant, 1996, pag.253. 309 Erodoto, VII, 37, 2. 310

In merito all’eclissi avvenuta a Sardi, si veda il paragrafo 3.1.1. del presente lavoro.

311

Serse riservò numerose offerte e rituali alle divinità topiche, come appunto in questo episodio, avvenuto alle porte di Ilio. E’ tuttavia possibile, invece, come gli eroi qui citati corrispondessero a delle figure di origine asiatica, quindi a Priamo, re dei troiani, e al suo popolo, caduto sotto le armi degli Achei. Di conseguenza non è possibile comprendere se anche le preghiere di Serse fossero indirizzate unicamente ad Atena, protettrice della città, o all’insieme delle divinità greche e persiane, allo scopo di portare la benevolenza di tutte le potenze ultraterrene al di sopra dei propri schieramenti. Durante tutta la durata della spedizione, i Magi furono impegnati in tutta una serie di sacrifici mirati ad ottenere tale scopo; in tale contesto si inserisce anche il rituale sacrificale avvenuto sulle rive dello Strimone:

“Lasciatosi alle spalle il paese dei Peoni, dei Doberi e dei Peopli, che risiedono oltre il Pangeo verso nord, Serse proseguì in direzione ovest fino al fiume Strimone e alla città di Eione, retta allora da quel Boge di cui ho parlato poco sopra, a quell’epoca ancora vivo. La regione intorno al monte Pangeo si chiama Fillide e si estende verso ovest fino al fiume Angite, affluente dello Strimone, e verso sud fino allo Strimone stesso, dove i Magi trassero auspici offrendo in sacrificio candidi

cavalli.”312

Tale rituale, svoltosi in terra greca, in Tracia, più che indirizzato a qualche divinità sembra essere un sacrificio destinato all’Acqua, data la natura del luogo, secondo le modalità canoniche persiane. Erodoto racconta come i Persiani si fermarono sulle sponde dello Strimone, ed i Magi compirono un sacrificio di sangue che prevedeva come vittime i cavalli bianchi, sacri, allo scopo di ottenere buoni presagi313. Un altro rituale collegato alla dimensione acquatica è quello avvenuto in luogo della terribile tempesta che si scatenò sulla flotta persiana causata dai venti del nord, chiamati in greco Borea, vicino al promontorio di Sepia, sulle coste della Magnesia in Tessaglia. L’autore riportò come tale uragano avesse portato alla distruzione di 400 navi, provocando la perdita di svariate mercanzie, di grano, di coppe d’oro e d’argento, e di molti altri oggetti appartenenti al tesoro persiano. Dopo tre giorni di tempesta, senza che questa accennasse a placarsi, i Magi

312

Erodoto, VII, 113.

313

intervennero tentando di placare Teti e le Nereidi, mandanti dell’uragano, attraverso sacrifici, anche in questo caso, di sangue314:

“La tempesta durò tre giorni; infine, immolando vittime, intonando a gran voce invocazioni al vento, e, ancora, sacrificando a Teti e alle Nereidi, il quarto giorno i

Magi la placarono; oppure, semplicemente, la bufera decise da sola di cessare.” 315

Erodoto, come suo solito, si mostrò anche in questo caso scettico nei confronti delle capacità dei sacerdoti persiani, ed i successi effettivi delle loro interpretazioni e dei loro interventi effettivi. Al di la del giudizio soggettivo dell’autore, è innegabile come i Magi fossero gli unici, tra le file dell’esercito persiano, in grado di instaurare un qualunque tipo di comunicazione con le divinità estranee al pantheon iranico, proprio per la loro natura di professionisti, tecnici dei culti e dei rituali, e non di sacerdoti in senso stretto, votati al servizio di un’unica divinità, rivelandosi essere fondamentali nella creazione di un rapporto tra sovrano, ed esercito achemenide, e divinità straniere316.