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1.1.6 D A EST A OVEST : LE NUOVE ACQUISIZIONI TERRITORIAL

In questo periodo turbolento segnato da contrasti, anche aspri, tra le diverse autorità del regno, non venne meno la sete di nuovi territori che connota i conti di Quirra. Berengario III Carròs grazie al favore che la sua famiglia aveva presso i sovrani

81 Cfr. Acta curiarum regni Sardiniae, vol. 3, I Parlamenti di Alfonso il Magnanimo (1421-1452), a cura di Alberto Boscolo, Consiglio Regionale della Sardegna, Cagliari 1993, pp. 21 e sgg. e J. MATEU IBARS, Los virreyes...cit., I, pp. 100 e sgg. Sulle istituzioni del Regno di Sardegna durante la dominazione aragonese, cfr. GABRIELLA OLLA REPETTO, Studi sulle istituzioni amministrative e giudiziarie della Sardegna nei secoli XIV e XV, Cagliari 2005.

aragonesi, ebbe in dono il 20 ottobre 1413 1.550 fiorini d’oro per ogni anno e, perché potesse avvalersi del suo credito il re gli infeudò a Cagliari, il 2 gennaio 1421, i villaggi di Assemini e S. Vincenzo nella curatoria di Decimomannu82 che vanno aggiunti alle

ville Paduli, Tunguines, Chia e Solio, comprate a Barcellona il 14 luglio 1414 da Ramon Berenguer de Bojadorz83. Partecipò alla battaglia di Sanluri del 1409 per la quale gli

venne concessa la Baronia di Pula, spopolata. Si sposò con Eleonora Manrique, imparentata con il re di Castiglia, che per il suo matrimonio ebbe in dote dal sovrano Ferdinando le contrade di Parte Montis, Parte Bonorsoli e Parte Usellus, che furono riconcesse dal re Alfonso il Magnanimo ai conti di Quirra il 17 dicembre 1430, il 12 gennaio 1437 e il 1° giugno 143984, andando così a chiudere, seppur temporaneamente,

la contesa con il marchese di Oristano per il possesso di quei territori di confine. Eleonora rimase vedova nel 142785 ma curò con zelo i territori e gli interessi della

famiglia fino alla maggiore età di Giacomo, il maschio dei suoi due figli (l’altra si chiamava Violante), che ereditò il titolo e i territori della contea di Quirra.

A questi, anche se per breve periodo, si aggiunse anche la città di Iglesias. Nel 1436

82 A.H.N., Nobleza, Osuna, C. 1037 (2), D. 135-136, c. 2v: il re don Ferdinando I d’Aragona «a los 20 de octubre 1413 le hizo merced de 1500 florines de oro en cada un año sobre la Tesoreria de Serdeña, y porque no los pudo cobrar por entero cada año le hizo merced en recompensa de lo caydo el Rey don Pedro a los 2 de Enero 1421 en Caller de las villas de Assemini, y de San Vicenze con sus territorios». La patente dell’infeudazione si trova in A.H.N., Nobleza, Fernán Núñez, CP. 88, D. 13 e in A.H.N., Nobleza, Fernán Núñez, C. 2059, D. 6. Una copia trascritta si ha anche in A.S.C., Antico Archivio regio, H. 32, cc. 13r-17r. La patente fa menzione della speciale deroga al mos Italiae concessa ai Carròs da Giacomo II, per la quale veniva concesso il mero et mixto imeperio, oltre la possibilità di alienare parte del territorio loro concesso.

83 Cfr. V. A

NGIUS, op. cit., vol. 10, p. 228 e M. M. COSTA, Violant Carroç..., cit., pp. 20-21. Costa afferma

che «Bereguer III, en permuta amb Ramon Berenguer de Boixadors, obtingué els de Padula, Nures, Quia i Salio, amb alguns casals».

84 Per la conferma del 1449 A.H.N., Nobleza, Fernán Núñez, C. 2056, D. 2 e in generale per le concessioni A.H.N., Nobleza, Osuna, C. 1037 (2), D. 135-136, c. 3r. Inoltre cfr. V. ANGIUS, op. cit.,

vol. X, p. 228. In occasione del matrimonio furono donate le ville di Uras, Terralba e San Nicolò Arcidano, il Parte Montis e la curatoria di Usellus che comprendeva l’omonimo villaggio, Ales, Bunari, Zeppara, Curcuris, Escovedu, Figu, Gonnosnò, Ollastra. Inoltre cfr. F. FLORIS, op.cit., II, p. 593. La

conferma della concessione è in A.H.N., Nobleza, Fernán Núñez, CP. 5, D. 106 (pergamena) e in A.H.N., Nobleza, Fernán Núñez, C.1, D. 35.

85 Cfr. M.M. C

il de Sena acquistò la città mineraria, alienazione però subito revocata dal re e trasferita per 5750 fiorini d’oro alla contessa di Quirra, Eleonora Carròs, che possedette la città per 15 anni, scanditi da periodiche insurrezioni, anche armate, della popolazione, che nel 1450 riuscì a riscattare la città86. I sudditi di Iglesias erano contrari alla vendita della

città da parte del demanio Regio sin dal 1421, anno in cui il sindaco, assieme al suo collega di Cagliari, supplicava al re la conferma dei privilegi cittadini concessi da Pietro IV il Cerimonioso e quindi il suo statuto di città reale87. Il monarca, in un primo tempo,

nel 1432 confermò i privilegi ma nel 1436 disattese le richieste della città88 e la infeudò

alla contessa Eleonora. Nel frattempo Giacomo, che era subentrato alla madre Eleonora nell’amministrazione del feudo, dovette desistere dall’imporre il feudalesimo a Villa di Chiesa, i cui cittadini avevano ancora memoria dei fasti che la città aveva vissuto fino a qualche decennio prima. Si giunse alla concordia con gli accordi tra il procuratore del conte, Juan Ortega, e Andrea Moncada, sindaco della città, secondo i quali il centro minerario sarebbe tornato alla diretta dipendenza del re in cambio, però, doveva pagare 7750 alfonsini al conte, 2000 subito e gli altri in rate annuali con un tasso del 10%. Per far fronte a questo esborso Alfonso V concesse alla città di utilizzare tutte le sue entrate e i suoi diritti per sette anni. Probabilmente per garantire la regolarità dei pagamenti, Alfonso nominò proprio Giacomo Carròs come capitano della città89.

Oltre a questo possesso precario, quando Giacomo divenne maggiorenne entrò in possesso dei suoi vasti territori come quarto conte di Quirra, di cui ottenne una nuova investitura nel 144990. Fu viceré di Sardegna dal 1452 al 1454 e successivamente

camarlengo reale. Di lui vanno ricordate le numerose missioni in aiuto del re, che gli fu riconoscente, obbligando il suo parente e rivale, Nicola Carròs d’Arborea91, ad

86 M

ARCO TANGHERONI, Città e feudalesimo in Sardegna nel Quattrocento: il caso di Iglesias, in IX Congresso di storia della Corona d’Aragona (Napoli, 11-15 aprile 1973), II, Società napoletana di storia patria, Napoli 1982, pp. 306-309.

87 Cfr. A. BOSCOLO, Le strutture sociali...cit., p. 184 e soprattutto M. TANGHERONI, Città e feudalesimo in

Sardegna...cit., p. 305.

88 Cfr. Acta curiarum, cit., vol. 3, p. 31, B. ANATRA, Dall’unificazione aragonese ai Savoia, cit., p. 352. 89 M. T

ANGHERONI, Città e feudalesimo...cit., pp. 306-309.

90 M.M. C

OSTA, Violant Carroç...cit., p. 9.

91 Nicola Carròs fu anche viceré di Sardegna dal 1460 al 1479, cfr. J. MATEU IBARS, Los virreyes...cit., pp. 139-141 e, sul figlio Dalmazio, suo luogotenente, pp. 142-144.

ottemperare al risarcimento di alcuni danni in suo favore. Si sposò con Violante, figlia d’Aymerich de Centelles, che fu al servizio della regina Maria. Nel 1448 si riconferma il possesso del castello di Ogliastra (sito nel territorio di Lotzorai) nei capitoli matrimoniali tra il Carròs e la Centelles92. Violante morì nel 1459, lasciando una figlia

omonima, che fu al centro di vicende turbolente93, che tratteremo successivamente.

Anche Giacomo riuscì ad espandere ulteriormente il complesso territoriale della famiglia, acquistando il 30 agosto 1462 a Barcellona per 5.500 fiorini d’oro da Guglielmo Holorachi le ville di Maracalagonis e di Sestu, con i luoghi e i sette villaggi da essi dipendenti94.

Del periodo in cui Giacomo Carròs fu conte di Quirra vanno ricordate le prime concessioni, del 1455, che il conte di Quirra concede ai vassalli di Ogliastra95: «un

nutrito pacchetto di franchigie, richiamandosi nella forma e nello spirito ai privilegi baronali del 1452, «quasi arma» con cui «libertatem suam» difendere «advertus magistratus» ». Quindi si capisce bene, nella lotta per l’accaparramento dei contadini e della popolazione e delle terre, come queste franchigie abbiano potuto attrarre verso il Giudicato d’Ogliastra i vassalli del vicino feudo di Galtellì96.

Le prerogative del conte di Quirra, come grande feudatario dell’isola, erano decisamente importanti. Era uno dei tre baroni che, a partire dal 1446, all’unisono con gli altri due grandi titolati (il marchese di Oristano e il conte di Oliva) poteva predisporre l’autoconvocazione del braccio militare (che poteva anche essere richiesta

92 A.H.N., Nobleza, Fernán Núñez, C. 1450, D. 14.

93 Quest'ultima Violante è al centro del libro citato di M.M Costa, che ne ricostruisce le complesse vicende attraverso lo studio di un processo.

94 A.H.N., Nobleza, Osuna, C. 1037 (2), D. 135-136, c. 3r. Ne parla anche V. A

NGIUS, La Sardegna paese per paese, cit., vol. X, p. 228, però due pagine prima afferma che le due ville sarebbero state acquisite da Berengario II nel 1362!

95 B. A

NATRA, Dall’unificazione aragonese ai Savoia, cit., pag. 363. I capitoli di grazia concessi al

Giudicato d’Ogliastra nel corso di diversi secoli, riuniti nel Libro de todas las gracias...., in “Studi Ogliastrini”, vol. IV, 1997.

96 Venne meno la libertà di commercio, già prerogativa delle città, perché lesiva di un capitolo di corte concesso alla città di Sassari nel 1421 e ancora operante e ribadito nelle Cortes catalane del 1413.Sull’argomento cfr. B. ANATRA, Dall’unificazione aragonese ai Savoia, cit., pag. 363 e, ID., Di barone in barone, in “Almanacco della Sardegna”, Cagliari 1973, pp. 9-13.

dalla maggior parte dei baroni ed espletata dai tre grandi feudatari). Prerogativa confermata nel Parlamento del 145297.

Dopo la perdita della città di Iglesias, a poco più di un secolo dal loro arrivo in Sardegna, i conti possedevano tutta la fascia orientale dell’ex Giudicato di Cagliari, comprendente il Giudicato d’ Ogliastra, la contea di Quirra, l’incontrada del Sarrabus; a est le baronie di Parte Montis, Parte Usellus e Parte Bonorsoli, a sud la baronia di San Michele e di Pula a cui vanno aggiunti, in diverse zone dell’isola, i villaggi di Uta e di Assemini, le ville di Oliena, Arbus, Guspini e San Gavino, e alcuni diritti sulla contea di Marmilla e la baronia di Monreale.