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Dalla coscienza dell’io alla coscienza del me

Capitolo II I principi di psicologia

3. Dalla coscienza dell’io alla coscienza del me

Il capitolo sull’io è senza dubbio uno dei più controversi proprio per la difficoltà a definire un termine tanto ambiguo che tante volte, specialmente nella tradizione occidentale, è stato confuso dai filosofi e dagli psicologi. Per James le risposte che questo capitolo deve tentare di dare sono quelle connesse alla definizione di quali e quanti fattori contribuiscano alla formazione ed al consolidamento dell’identità

umana.

La sensazione provata e l’esigenza di darvi una risposta lo fanno penetrare direttamente nel nucleo di un ampio dibattito filosofico che affascinava una larga schiera di filosofi e studiosi della psiche umana. La sensazione di cui parla James riguarda direttamente l’uomo che è abituato a pensarsi contemporaneamente come oggetto conosciuto cioè come sensibile ma che si sente anche appartenente a qualcosa di diverso che però non riesce ad individuare completamente.

James in questo capitolo tenta di chiarire un concetto di tale difficoltà e di ricercare una primaria classificazione che determini i rapporti primitivi dell’ego con le sue varie sfumature che furono sviluppate in seguito dalle teorizzazioni di Freud e di Jung.

Nell’esame dell’io lo studioso americano, come di consueto, parte da una considerazione di ordine pratico e cioè da un’ambigua consapevolezza radicata in tutti gli uomini di pensarsi in maniera duplice e cioè da una di essere consapevoli dell’esistenza personale da una parte, ma anche di pensare la consapevolezza dell’io

in se stesso. Decodificando il messaggio che James tenta di inviarci egli ci vuole dire sostanzialmente che noi ci pensiamo in una duplice materia l’una relegata all’ambito della coscienza immediata e quindi come oggetto conosciuto, l’altra come consapevolezza generale e quindi come soggetto che conosce.

Secondo James la personalità dell’uomo, e quindi primariamente l’attività che opera all’interno della mente per la costruzione di una qualsiasi esperienza, si divide come dicevamo prima in due parti nettamente distinte e cioè il me e l’io.

Il cambiamento sostanziale che prende forma nell’idea di James è essenzialmente innovativo non nelle componenti quanto piuttosto nelle modalità di rapporto ed articolazione di questi due elementi.

James decide di trattare questi due ambiti della coscienza e della personalità dell’uomo in maniera distinta individuandoli proprio con il nome condiviso da tutta la comunità umana: il me e l’io.

James intende definire la personalità di chiunque intesa come oggetto di conoscenza cioè come classificazione e studio degli effetti che la personalità produce nella pratica e come vedremo sono rilevabili dal contesto ambientale e sociale dove essa cresce e si sviluppa. James attraverso una classificazione più accurata per uniformarsi alla tradizione storica e filosofica decide di definire primariamente il me empirico.

Il me empirico è essenzialmente la consapevolezza di essere me stesso nella mia potenzialità esistenziale che si manifesta in ciò che realizzo.

Secondo James l’aspetto più costante nella dinamica umana assimilabile a tale aspetto è la fisicità del proprio corpo, ma non solo. Da attento antropologo, egli deve anche annotare una tendenza che anima tutti gli uomini.

Scrive testualmente James che “ è evidente che sussiste una linea di confine molto lieve fra ciò che l’uomo chiama me e quello che chiama mio”.

Questo significa che “noi spesso pensiamo ed operiamo, riguardo a certe cose che sono nostre, allo stesso modo come sentiamo ed operiamo riguardo a noi stessi”.249 Allora James sembra consigliarci una definizione più ampia del concetto di me che comprenda oltre che la propria individualità anche tutto il sistema di valori e significati che ci circondano e che sentiamo appartenerci. Nelle sue parole il tutto suona così: “l’io di un uomo è la somma totale di tutto ciò che egli può chiamare suo e con suo non si identifica solo il suo corpo e la sua psiche ma anche i suoi abiti e la sua casa, sua moglie, i suoi bambini ,la sua buona reputazione”.250 Per quanto riguarda la conoscenza e la classificazione del me empirico James parte quindi dalla considerazione che esso sia la risultante di innumerevoli componenti oltre che fisiche e celebrali anche sociali e sociologiche.

La storia della personalità umana si divide quindi in due sentieri ben definiti in cui dovranno essere esaminate le componenti centrali e quindi:

ME MATERIALE IO EMPIRICO ME SOCIALE ME SPIRITUALE IO PURO

Continuandoci ad occupare dell’io empirico, superando il quadro generale appena tracciato per avere un quadro organico, notiamo come l’io empirico cioè concepito come oggetto abbia, come si vede nello schema, una ramificazione ulteriore.

249

PP p. 201

250

La ramificazione comprende tre “tipi” di me estremamente radicati nell’uomo che sono categorie che riassumono comunque tutte le tipologie presenti nell’umanità. Riferendoci al me materiale, cioè quello che per primo ci appare nella schematizzazione, dobbiamo rilevare come esso veda appunto il corpo come parte più intima di se stesso e addirittura di come certe parti del corpo ci sembrino più intime rispetto ad altre.

Il me materiale parte dalla sensazione del corpo e si costruisce attraverso uno sviluppo evoluzionistico, un insieme di “valori” complessi che richiamano dal punto di vista di James l’antico detto che più di una tradizione sostiene e cioè che “la persona umana si compone di tre parti: “anima,corpo e abiti”.

Un impulso,dice James, naturale compreso per le ragioni addotte prima ci spinge a costruire la famiglia, la casa ed un patrimonio che entra a far parte del nostro io empirico e specificatamente del nostro io materiale. Per quanto riguarda il me sociale James tenta di fondare i presupposti della comunità su un concetto di ordine pratico e precisamente individua “l’io sociale di un uomo nel riconoscimento che egli ottiene presso i suoi simili”.251

Psicologicamente l’uomo condividendo con gli altri un’ immagine della sua persona tenta in tutti i modi di fare in modo che la sua condotta determini l’immagine stessa con cui, secondo James, in alcuni casi si identifica completamente.

La cosa che generalmente colpisce chi si occupa esclusivamente dell’io sociale è la molteplicità e la varietà con cui ci può essere in uno stesso individuo la compresenza di diversi e spesso contradditori comportamenti contemporaneamente.

La regola che determina questa molteplicità dice James può essere riassunta nella massima: “ogni gruppo determina un dato modello di comportamento che l’individuo deve seguire e quindi tanti sono l’io sociali quanti sono i gruppi sociali

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delle cui opinione l’individuo si preoccupa”.252 L’uomo secondo James a livello psicologico si ritaglia degli aspetti che vede riconosciuti e che nella loro molteplicità e varietà costituiscono porzioni dello stesso io che può mostrarsi in ambienti diversi con caratteristiche diverse.

Spesso la convivenza di questi io creati per sottostare le classi che animano la struttura sociale in cui si vive entrano in conflitto e l’uomo si comporta in diversi ambienti con modi esattamente contrari rispetto ai suoi costumi. Succede molto spesso che fra queste diverse modalità di comportamento che variano con il clima sociologico ci sia una perfetta armonizzazione come quando, dice lo stesso James, “si è teneri con i bambini e parimenti severi con i prigionieri”.253

Il me spirituale non riguarda l’accezione sostanzialistica e trascendentale dell’io proprio perchè questa tipologia, come si vede, viene inserita nelle dinamiche umane che determinano dei prodotti tangibili a livello della pratica quotidiana. James definisce “ l’insieme degli stati di coscienza che animano l’uomo, contenente la potenziale disposizione della psiche umana nella totalità delle sue possibili modalità di azione, capace di richiamare in ogni istante emozioni simili a quelle suscitate da qualsiasi altra parte del me”.254 Dalle definizioni, che in questo frangente sembrano alquanto accademiche non emerge, a parer mio, la portata e il vero significato di questo tipo di io. La domanda a cui dobbiamo rivolgerci con attenzione nell’identificazione del concetto di io spirituale è essenzialmente quella di riuscire a concludere che cosa sia la coscienza di noi stessi nella totalità delle funzioni che esercitiamo.

Il rapporto così come lo pensava James è da intendersi come un elemento di superamento culturale delle qualità provenienti dall’immediatezza delle osservazioni per riferirsi ad un rapporto complesso che crea un equilibrio fra

252 Ivi p. 224 253 Idem 254 Ivi, pp. 225-226

individualità,socialità ed inconscio.In questo equilibrio di componenti possiamo avere la consapevolezza che possiamo esclusivamente rilevare attraverso la totalità e molteplicità delle condizioni che emerge solo in rapporto al particolare.