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L’impegno accademico e la divulgazione del pragmatismo

Nel 1905 comincia una nuova stagione di viaggi in giro per l’Europa e partecipa come invitato principale al Congresso Internazionale di Psicologia di Roma dove portò gli ultimi esiti della sua ricerca congiunta di psicologia e ricerca filosofica. Rimase memorabile in questo contesto il suo contributo in cui rilevava che i tempi erano mutati e che non c’erano più i presupposti, in psicologia, per parlare di

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Ivi, pp. 49-50

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dualismi.124 James propose di cominciare a parlare di “esperienza pura” concetto su cui avrebbe lavorato fino agli ultimi anni di vita, abolendo di fatto le rigide separazioni dell’antico dualismo fra soggetto ed oggetto. Ritornato in America si occupò principalmente della divulgazione del suo credo psicologico e filosofico e tenne numerose lezioni in molte università americane di cui non possiamo fare a meno di citare quelle tenute nell’Università di Boston di fronte ad un uditorio composto mediamente da mille persone che gli procurò grandi riconoscimenti e soddisfazioni. Nel 1906 pubblica anche un ciclo di lezioni agli insegnanti delle scuole superiori americane tenute nel 1899 dove traccia mirabilmente il rapporto fra la psicologia e l’arte dell’educazione come applicazione della scienza alla pratica quotidiana.

In queste numerosissime conferenze, come ci testimonia uno dei suoi seguaci più incalliti R. B. Perry, il prof. James sapeva mirabilmente fondere indagine psicologia, buon senso, ingegno ed abilità formale frutto dei suoi anni di ricerca e di insegnamento. E questa una fase piuttosto atipica nello sviluppo della vicenda di James che in questi anni si dedica anima e corpo a dare lezioni circa le sue conoscenze. Bisogna tuttavia rilevare come l’intera produzione bibliografica di James provenga dalla parola viva e cioè ci sia giunta come consuntivo o trascrizione delle molteplici lezioni tenute in tutto il mondo. James era un personaggio che amava esplicitamente la comunicazione e specie in questo periodo si dedicò in base alle richieste del pubblico, ma anche seguendo una propria inclinazione personale, ad essere protagonista di numerosi meeting.125

Uno degli ultimi sussulti della carriera accademica e libraria, James lo ebbe nel 1907 allorquando decise di pubblicare il ciclo di lezioni che tenne al Lowell Istitute

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W. James, Talks to Teachers on Psychology: and to students on some of life’s ideals (1899), trad. it. , Discorsi agli insegnanti sulla psicologia: ed agli studenti sugli ideali della

vita, (a cura di) G.B. Ferrari, Bocca, 1906, pp. 7-12 125

di Boston nel 1906 ed alla Columbia University. In questo ultimo testo intitolato Pragamtism egli sviluppò l’argomento intrapreso nel 1902 quello di fondare la teoria della credenza come un’ipotesi operante anche se la sua verità non può essere definitivamente provata. Un credenza vera è una credenza che “opera” o comunque una credenza che è vantaggioso mantenere e far proliferare se conduce alla virtù o alla felicità.

Il discorso poneva forti dubbi a livello logico ed etico perchè in sostanza forzando i termini sillogisticamente si poteva facilmente giungere a forzature di stampo relativistico. Ma James già dagli anni della sua fanciullezza non era un amante del processo logico e così probabilmente non aveva calcolato gli esiti della sua teoria su quel piano. Individuare e definire il termine vantaggio come criterio di verità era senza dubbio un espediente molto pericoloso, ma James in tale definizione voleva generalmente dire che è vantaggioso credere in ciò che è vero lasciando comunque al lettore l’interpretazione. Il libro comunque ebbe una diffusione larghissima e popolare procurando a James molti riconoscimenti. Sotto questa patina di successo si celava, nel profondo dell’anima di James, un senso di insoddisfazione connesso al fatto di non essere riuscito a scrivere un trattato di filosofia eminente come la sua opera psicologica lo era stata nel campo della psicologia.126

La sua vita accademica dopo la scrittura di questo ultimo testo trascorse in maniera piuttosto sedentaria se escludiamo la conoscenza che lo stesso James fece nel 1909 dei due più grandi psicologi del tempo quali Freud e Jung invitati dalla Clark University. Entrambi gli tributarono il merito di aver inaugurato veramente un nuovo modo di studiare la psicologia. Nel 1909 egli nuovamente si dedica alla scrittura e scrive un libro certamente poco ambizioso, ma che riscosse grande successo su scala planetaria. Questo libro si intitolava Un Universo Pluralistico.

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In questo scritto James si occupa, assecondando la sua natura di polemista, della discussione e della critica delle teorie di altri filosofi confrontandosi con la filosofia di altri personaggi notevoli della tradizione filosofica.

James esponeva in questo libro le teorie di Hegel, Fechner e Bergson, ponendosi esso stesso, per capire o criticare un autore, attraverso un processo immaginativo al centro della sua concezione.

James ad esempio criticando ampiamente la concezione della fenomenologia hegeliana, ne diede un commento molto buono probabilmente il migliore che sia mai stato fatto.127Mentre il testo Pragmatism aveva destato molte perplessità e critiche, questo testo aveva riscontrato da subito una certa ammirazione che lo stesso Palmer, titolare della cattedra di filosofia prima di James, non evitava di esprimere.

Palmer recensì anche il testo che secondo la sua opinione “ridava a James l’alto prestigio che quell’ orrendo volume sul Pragmatismo aveva compromesso.128 Dopo questo testo il progetto filosofico di James rimarrà nuovamente a metà per le sue precarie condizioni di salute che lo condurranno nel 1910 a recarsi nuovamente in Europa in compagnia della moglie e del fratello Henry.

Gli ultimi anni della sua vita James li trascorrerà in maniera privata e ritirata fra lunghissime passeggiate che indeboliranno fino alla morte il suo cuore.

Nel 1910 James, dopo essere ritornato di fretta e furia dell’Europa, morirà serenamente nella sua casa nel New Hampshire. Si vede allora bene come l’intera vita di James sia un sorprendente esempio della dottrina canonizzata da Freud secondo la quale gli elementi costitutivi del carattere vengono stabiliti negli anni della fanciullezza. Che l’ atmosfera domestica e formativa attuata nella prima fase della sua vita si sia ripercossa sull’intera vita di James è un dato di fatto. James era senza dubbio un personaggio ricco di magnanimità, di capacità di autocritica e

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W. James, A Pluralistic Universe, Logmans, Green and Co. , New York - London, 1909, p. 263

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mancante di quella meschinità così diffusa nell’ambiente americano dei primi anni del novecento. La storia degli ultimi anni della vita di James viene vissuta a metà fra il dolore della malattia stavolta reale e le passeggiate nelle campagne circostanti la propria casa che mostravano comunque una certa propensione ad autosfidarsi.129 Proprio in queste passeggiate nel 1909 che tali non erano in quanto si trasformavano spesso in vere e proprie scalate che duravano più di dodici ore si procurò la lesione valvolare che peggiorò definitivamente le sue già precarie condizioni di salute. Per capire la grandezza del James uomo appare utile riferirsi in conclusione alla monografia che Ward aveva scritto in una lettera a James prima della sua morte. Ward nella lettera affermava chiaramente come la vita di James fosse stata piena di successi e sicuramente felice avendo raggiunto il mirabile merito di aver mai udito una parola malevola contro la sua persona. James muore comunque circondato da una fama riconosciuta a livello internazionale che nessun accademico statunitense ha mai avuto prima di lui, una fama durata decenni, oscurata solo dal genio di Dewey. Le sue idea per molti anni lo hanno fatto considerare il “filosofo americano” per eccellenza e le sue teorie vengono ancora oggi assimilate come espressione più autentica di quello “spirito americano” che oggi domina il mondo

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Capitolo II