Capitolo II I principi di psicologia
6. La volontà come sforzo
Gli oggetti che provocano la scelta e quindi la lotta sono quelli che portano con se un valore di significatività contraddistinto, dice James, dalla passione umana e cioè che provocano desideri nell’uomo come quello molto usuale di piacere e dolore.
Gli oggetti desiderati e quindi di non immediata acquisizione da parte del soggetto di solito prevalgono, se così si può dire, grazie proprio alla nozione di sforzo che caratterizza il perseguimento di un fine personale al di là delle mire che l’immediatezza del presente presenta.
Qui è necessario aprire nuovamente una parentesi sul concetto di esperienza che per James si costruisce attraverso un’interazione che fonde nel comportamento presente elementi della storia del soggetto ed aspettative future che dovranno essere oggetto approfondito di studio proprio partire dai Principi di Psicologia.
Tornando alla volontà allora lo sforzo viene identificato come resistenza originale agli impulsi immediati ed anche come forza originale dell’uomo che con esso riesce a superare la tendenza momentanea. James usando dei simboli matematici simbolizza bene questa situazione:
SE I(Impulso ideale)<T(Tensione presente)
ALLORA I (impulso ideale)+S(Sforzo)> T(tensione)
A questo quesito James risponde parlando appunto della volontà che deve fermare l’attenzione su un fatto che provoca il nostro interesse e cioè su una ipotesi di comportamento e di approccio a ciò che circonda che ci guidi nella nostra condotta.
La volontà per James “si riduce ad essere l’urgenza con cui essa è capace di attrarre l’attenzione su una scelta che, progressivamente, diventa sempre più complessa e che gli consente di dirigere la coscienza”. Questa è la fonte che determina la volontà
che ci deve orientare fra una vastità di impulsi nella costruzione armonica della personalità che si struttura sempre fra credenza ed esperienza.
Ai tempi di James, una delle domande più assillanti di tutto il panorama della scienze umane era quella di chiarire il rapporto intercorrente fra il sistema che produceva le idee e le immagini degli uomini rispetto ai dati provenienti dall’esterno. La domanda, posta in questi termini, si era allargata a tutti gli ambiti delle scienze umane anche grazie all’insuccesso che avevano dovuto registrare le teorizzazioni gnoseologiche ed epistemologiche che avevano tentato di definire tout court i rapporti intercorrenti fra soggetto ed oggetto. Certamente, anche James, si dedicò con molta attenzione alle modalità con cui noi percepiamo la realtà e si interrogò a lungo per articolare il rapporto fra dati e conoscenza.
Secondo il pensatore americano non era più possibile chiarire questo nucleo concettuale grazie ai termini di una dialettica proprio perchè su tali argomenti non ci può essere una risposta “semplice e diretta”.284
Su tale complessità di cose si è concentrata “tutta la storia del pensiero umano” avendo come risultato tangibile solo il fatto che “questo tentativo, ancora non cessato, non ha dato risposta”.285 La volontà di James rimane comunque quella di costruire un rapporto dinamico fra i due termini che permetta di disegnare una linea di demarcazione non tanto fra quello che è o quello che appare alla nostra sensibilità, ma piuttosto di investigare “quale sia la differenza fra l’immaginare una cosa ed il credere che essa
esista veramente”.286 Il problema, come lo riassume Putnam287, è essenzialmente di superare la teoria del dato sensoriale come garante esclusivo della sovrapponibilità dell’immagine mentale con la realtà e chiarire il ruolo del soggetto e delle sue 284 PP. 204 285 Ibidem 286 Ibidem 287
facoltà teoretiche nella costruzione del concetto di esperienza. James, da quello che emerge nel contesto dei Principi, è estremamente convinto dell’inefficacia della teoria del dato sensoriale come prova della realtà degli oggetti che possiamo pensare.
Egli in altre parole tenterà, nello sviluppo delle teorizzazioni, di chiarire questo aspetto ricollegandolo a fattori emozionali e sensibili della personalità degli individui.
Allora per James non si può più parlare di conoscenza ma tutto al più di credenza.
La credenza e quindi non la conoscenza è per James quello stato mentale attraverso cui si conosce la realtà ed essa implica appunto una sensazione di fondo che prevede “ogni grado di sicurezza, che includa la maggiore possibile certezza o convinzione”.288 Con la consapevolezza acquisita dalla lettura della psicologia di James appare chiaro come egli voglia tenere distinto, almeno in campo psicologico, un problema gnoseologico o addirittura ontologico che lascia risolvere alla filosofia, per riflettere sulla natura della credenza.
La credenza per James corrisponde ad un gradino superiore dell’attività mentale che, come sappiamo, può produrre delle immagini che non corrispondano comunque alla realtà immediata che si pone sotto la nostra sensibilità.
Per James la credenza, non la prova sensoriale, unisce la produzione dell’immagine mentale, ad esempio un qualsiasi oggetto, ma anche una certa “adesione emozionale”289, che provoca una consapevolezza che quell’immagine recepita corrisponda ad una realtà veramente immediata.
288
PP. 284
289
Allora se la credenza, secondo l’idea di James, è uno stato mentale o una funzione della mente per sui si viene a conoscenza della realtà, ci dobbiamo chiedere cosa essa comporti nella pratica dell’attività umana.
Il primo problema che si deve risolvere accingendosi allo studio di tale scabroso territorio è quello di usare una metodologia investigativa appropriata che ci consenta di avere una panoramica integrale su tutte le possibili spiegazioni e ci permetta di valutare organicamente il tutto.
Secondo James la possibilità si restringe a due possibili opzioni metodologiche con cui è possibile studiare gli stati psichici, che egli individua nel “metodo analitico” ed in quello “storico”.
Entrambi i metodi ci propongono riscontri e domande utili ma spesso difficilmente riscontrabili se non si combinano le stesse metodologie.
Ad esempio se il metodo analitico ci propone di chiarire quale sia la natura intima della credenza, oppure di quale sostanza mentale si componga e anche utile chiarire i quesiti posti dal metodo storico che ci spinge a riflettere sulle condizioni che la credenza produce e su i suoi effetti sull’uomo stesso.
Dopo questa puntualizzazione James, anche se proporrà due trattazioni distinte unirà queste due istanze metodologiche che creano, a suo dire quella panoramica che ci consente di avere un quadro complessivo della situazione.
Per James il metodo analitico certamente non si presta al meglio a questo tipo di studio in quanto in esso è caratteristica la necessità di porsi continuamente domande e risolvere grazie all’ausilio del ragionamento e della razionalità. Qui l’inefficacia o meglio la difficoltà è basata su ragioni esclusivamente argomentative: il procedimento di studio è certamente agli antipodi rispetto alla natura stessa della credenza che secondo James è quella di “ essere nella sua natura interiore il senso
della realtà che viene prodotto da un sentimento più affine all’emozione che a qualunque altra cosa”.290
Questo produrrà all’interno della trattazione analitica dei termini complessi che verranno poi chiariti nell’esame della parte storica. Riassumendo il metodo analitico si vuole occupare di un fenomeno piuttosto complesso e nell’accezione di James “emozionale” in chiave razionalistica e poi si applica ad un fenomeno che mira a superare il senso di dubbio connesso alle mille domande che si pongono proprio gli studiosi che lo utilizzano.
Già si intravede un elemento ulteriore di riflessione e cioè la credenza essenzialmente si estrinseca più che in un rapporto razionale e linguistico, in una forma di sentire che riunisce in una unità il soggetto e il suo senso della realtà.
Questa non era una teoria del tutto nuova nel panorama del James psicologo tanto che lui stesso, a riprova di tale argomento, cita l’apporto di Bagehot,uno psicologo francese, che nei suoi studi sulla “convinzione” aveva riferito che questa potesse essere assimilata ad una sorta di emozione che faceva cessare la ricerca attraverso il consolidamento di qualcosa che veniva creduto vero nelle circostanze .
Questo appare chiaro anche nelle parole scritte dallo stesso James che dice che “la credenza è caratterizzata dalla cessazione di ogni agitazione teoretica, per l’avvento di un’idea,sola e ben salda, la quale occupa la mente escludendone tutte le idee contraddittorie”.291
Un’altro concetto chiave per la credenza è senza dubbio nell’idea di James il legame viscerale che determina una consequenzialità fra la credenza e gli effetti motori susseguenti. 290 Ivi p 640 291 Ibidem