3. Neuropsicologia clinica dell’identità e psicologia della comunicazione
3.1 Dalla neurolinguistica alla neuropragmatica
La principale manifestazione dei disordini del Sé avviene all’interno della relazione comunicativa. La gestione inappropriata degli scambi comunicativi, dovuta alla compromissione delle abilità a comunicare in modo efficace con gli altri, rappresenta la maggiore barriera al reinserimento del cerebroleso nella comunità. I pazienti infatti, presentano sostanziali difficoltà nella gestione delle interazioni all’interno dei contesti di vita quotidiana, dal momento che la comunicazione va oltre la comprensione e la produzione di aspetti lessicali e sintattici corretti. La compromissione comunicativa interessa anche la produzione di atti linguistici comunicativi come per esempio la produzione di richieste corrette o il fornire all’interlocutore informazioni sufficientemente dettagliate.
Non è solo la modalità linguistica che sostiene i severi deficit in seguito a danno cerebrale, ma anche la modalità extra-linguistica, ovvero la capacità di comunicare attraverso i gesti. Durante gli scambi comunicativi, le persone normalmente integrano gli atti linguisti e quelli extra-linguistici con appropriati aspetti para-linguistici. Una lesione cerebrale causa una compromissione nell’elaborazione paralinguistica, con incapacità nel riconoscimento delle emozioni, sia attraverso la voce sia attraverso le espressioni facciali. Ciò potrebbe costituire il fattore causale delle scarse relazioni sociali e dei comportamenti antisociali esibiti dai pazienti.
Queste difficoltà comunicative, dunque, inficiano la competenza relazionale poiché rendono incapace la persona di creare e mantenere relazioni personali stabili e durature.
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Anche il contesto, tuttavia, modella il linguaggio e la comunicazione a livello della dimensione motivazionale, intenzionale, conversazionale e linguistica. Le persone che vivono in un ambiente che manca di stimolazione e contatto sociale, divengono nel tempo progressivamente isolate e depresse. Esse possono manifestare una comunicazione povera di gesti e di parole, precludendo le possibilità di mettere in atto abilità comunicative più efficaci.
La natura interpretativa della comunicazione costituisce il punto di forza essenziale che può determinare la costruzione come pure la rottura dei rapporti interpersonali. Una interruzione nello scambio comunicativo si verifica quando la discrepanza tra il messaggio percepito e il messaggio inteso è molto grande. Il livello comunicativo è inadeguato per mancanza di comprensione (insight). Ne derivano, quindi, tre diversi profili del discorso:
1. Eccessiva loquacità, confusa, inaccurata e confabulatoria;
2. Inopportunità, sia nel prendere l’iniziativa che nell’interazione comunicativa;
3. Linguaggio impoverito, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, attraverso frasi molto brevi e ripetitive o scarsamente informative.
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La sfida attuale, dunque, è rappresentata dalla ricerca neuropsicologica applicata alla comunicazione da cui è lecito attendersi risposte e chiarimenti a campi, finora poco indagati, come i sistemi non-verbali e la comunicazione gestuale.
Nei trascorsi decenni, la filosofia del linguaggio, la psicolinguistica e le scienze cognitive hanno studiato il linguaggio sotto un profilo modulare, considerando il linguaggio e la comunicazione come due domini autonomi. Tutto questo è il risultato di un accostamento della psicologia della comunicazione alla neuropsicologia. È proprio da tale connubio che emerge l’indagine neuro pragmatica, che considera fittizia la dicotomia tra funzioni linguistiche e funzioni comunicative. Proprio quest’ultime presuppongono contesti reali, cioè ambienti conversazionali dove la comunicazione si realizza attraverso la reciproca condivisione dei significati. La comunicazione, pertanto, presuppone l’interazione reale o virtuale di due o più individui. I processi linguistici e comunicativi sono caratterizzati da una molteplicità strutturale e funzionale riconducibile alla complessità di strutture corticali e sottocorticali.
Alle classiche distinzioni degli aspetti linguistici (fonologici, morfologici, lessicali, sintattici, grammaticali), va aggiunto lo studio della pragmatica che attiene ai processi comunicativi attraverso i quali una persona veicola intenzioni, scopi, pensieri ed emozioni. Il livello pragmatico richiede però il possesso di competenze e di capacità di comprensione dei ruoli, cioè, di definire funzioni sociali. Per trasmettere i significati, la comunicazione si avvale dunque di molteplici veicoli comunicativi; oltre alla via verbale, propria del linguaggio, il sistema comunicativo risulta definito dalle componenti gestuali e mimiche.
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La pragmatica inoltre, comprende anche la comunicazione idiomatica, metaforica e ironica, nonché le funzioni discorsive, conversazionali e le competenze di cognizione sociale. Tali aspetti, mediando il rapporto dell’individuo con l’ambiente circostante, configurano il linguaggio e la comunicazione come processi dinamici poiché si svolgono all’interno di progressive negoziazioni e sintonizzazioni.
Con riferimento ai modelli classici la moderna neurolinguistica, supportata dalle tecniche di neuroimaging, sembra prendere sempre più le distanze dalla specificità ed esclusività attribuita alle aree di Broca e Wernicke, e sostituisce al concetto di dominanza emisferica quello di specializzazione funzionale.
L’emisfero cerebrale sinistro, infatti, è stato a lungo considerato come l’esclusivo responsabile per le funzioni linguistiche. Viceversa, nella letteratura scientifica classica, all’emisfero destro sono state attribuite funzioni di modulazione dei processi cognitivi, limitatamente a stimoli spaziali o di tipo visivo non verbale.
Recenti studi e riscontri, fondati su modelli a network, inducono a ritenere che oltre alle due aree siano coinvolti altri sistemi neurali, che partecipano alla produzione e comprensione del linguaggio. Questi sistemi coinvolti nel processo linguistico includono le regioni temporali sinistre e la corteccia prefrontale sinistra.
La neuropragmatica invece, ha indirizzato recenti studi verso l’analisi delle competenze cognitivo - sociali e meta – rappresentazionali. Un diverso livello di analisi della dinamica comunicativa è quello bottom-up che prende in esame l’interazione tra il sistema linguistico, il sistema visivo e quello motorio. La sua peculiarità risiede negli elementi paralinguistici che, distinguendosi dalle
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componenti non verbali di natura extralinguistica, non sono necessariamente legati al contenuto del discorso ma ne influenzano fortemente il significato.
La componente paralinguistica per antonomasia è il sistema prosodico, costituito da una serie di parametri vocali (intonazione della voce, timbro) e temporali (ritmo dell’eloquio, articolazione e pause). La prosodia presuppone abilità e competenze per codificare e decodificare la natura dei significati come nei casi di ambiguità e ironia ed è, altresì, rilevante per la connotazione emotiva del messaggio. La funzione prosodica, inoltre, si distingue in prosodia intrinseca, che attiene al profilo intonativo (affermativo, negativo, vocativo); prosodia intellettiva, che attiene ai significati non letterali della comunicazione; prosodia emotiva, che ci permette di decodificare emozioni come gioia, rabbia, tristezza.
Secondo alcune rilevazioni la prosodia emotiva coinvolge l’emisfero destro, mentre, quest’ultimo ricoprirebbe un ruolo secondario nella prosodia intrinseca ed intellettiva.