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IV. DOPO LA FINE IL RITORNO DELL'AVANGUARDIA?

3. MERCANTI D'AURA CATTELAN, HIRST E KOONS

3.2 DAMIEN HIRST

Sempre provocatorio e con un atteggiamento a tratti inquietante, Damien Hirst (1965) è l’artista inglese contemporaneo più controverso. È stato paragonato a Marcel Duchamp per la carica visiva e l’estetica disturbante delle sue opere, caratteristiche che molto spesso le rendono oggetti di culto per i collezionisti. Vincitore del prestigioso “Turner Prize” del 1995 per “Mother and Child, Divided” (fig. 16), che presentava una mucca e un vitellino divisi in sezione ed esposti in una serie di vetrine, fa scalpore non solo per le esorbitanti cifre che raggiungono le vendite delle sue opere, ma soprattutto perché quest'ultime sono realizzate utilizzando carcasse di animali in decomposizione, medicinali, teschi (fig. 17), mosche vive e vere ali di farfalla.

Hirst inizia a farsi conoscere nel 1988, quando, ancora studente, organizza a

294 <http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/01/cattelan-addio-all- arte-basta-pupazzi-mi.html>

295 Va riconosciuto che Cattelan non ha smesso completamente di dedicarsi all'arte; il suo ultimo surreale progetto è “Toilet Paper”, un art magazine biennale fatto esclusivamente di immagini, realizzato in collaborazione con il fotografo Pierpaolo Ferrari.

Londra in un edificio abbandonato dei Docklands la mostra “Freeze” per esporre i suoi lavori e quelli di altri giovani artisti, suoi colleghi al Goldsmiths College; il gruppo venne definito “Young British Artists” (YBA) e la mostra ebbe risonanza mondiale perché fu in grado di portare una sferzata di novità su un’arte che in quegli anni non sembrava presentare grandi innovazioni.

Quasi tutto il lavoro di Hirst riflette sulla tensione tra la vita e la morte. «Da una parte i quadri a pallini colorati, dall’altra la testa di mucca in una scatola di vetro divorata da mosche e vermi».296 Seguendo una classificazione proposta da

Thompson297, la sua opera può essere suddivisa in sei categorie: la prima è

costituita dai “tank pieces”, ovvero dalle teche di vetro contenenti gli animali, che lui definisce anche “Natural History”. Come Cattelan, anche Hirst utilizza gli animali nelle sue opere, trattandoli però con la formaldeide e posizionandoli come se fossero «sospesi nella morte»298. La seconda categoria è “cabinet

series”, nella quale strumenti chirurgici e confezioni di pillole vengono esposti in armadietti per medicinali. Di questa serie fa parte “Lullaby Spring” (2002, fig. 18), un armadietto contenente 6.136 pillole realizzate a mano e montate su lame di rasoio, l'opera di Hirst finora più pagata in assoluto, venduta all'asta di Sotheby's il 21 giugno 2007 per 19.232.575 dollari.

Vi sono poi gli “spot paintings”, che consistono in cinquanta o più cerchietti colorati posti su superficie bianca, ordinati in file e colonne e generalmente chiamati come prodotti farmaceutici. Solitamente vengono realizzati dagli assistenti dell'artista, il quale pur dando precise indicazioni su tecniche e colori da utilizzare, non mette mai mano all'opera finita. La quarta categoria sono gli “spin paintings”, generati totalmente dal caso perché dipinti gettando della vernice pura su una ruota da vasaio che viene fatta girare. Lo stesso Hirst sostiene che «è impossibile farne uno brutto».299 Alla quinta categoria

appartengono i “butterfly paintings” (fig. 19), collage realizzati con migliaia di

296 Bonami, 2007, p. 83. Il riferimento è per “A Thousand Years” (1990), opera controversa in due parti, nella quale centinaia di larve di mosca vengono fatte schiudere in una teca di vetro e poi spinte a volare verso una testa di mucca in decomposizione posta a un'estremità della struttura, rimanendo però fulminate da una scarica elettrica a metà percorso.

297 Cfr. Thompson, 2008, pp. 89-93 298 Ivi, p. 89

ali di vere farfalle o con farfalle tropicali intere montate su tela dipinta con vernice lucida monocroma, mentre la sesta e ultima categoria comprende trentuno quadri fotorealistici sul tema della morte, esposti per la prima volta alla Gagosian Gallery di New York nel 2004.

Alcune delle opere di Hirst integrano diverse categorie. La sua opera più controversa e forse la più conosciuta in assoluto, “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living” (l’impossibilità fisica della morte nella mente di qualcuno in vita, fig. 15) venne realizzata nel 1991: considerata il manifesto dell’arte inglese degli anni Novanta (la “Britart”), consiste in una teca di vetro contenente uno squalo tigre immerso in una soluzione di acqua e formaldeide. Hirst dichiarò: «Mi piace l'idea di qualcosa che descrive una sensazione. Uno squalo fa paura, è più grande di te, si muove in un ambiente a te sconosciuto. Sembra vivo quando è morto e morto quando è vivo».300

L’opera fu commissionata e finanziata dal collezionista inglese Charles Saatchi, una sorta di mecenate per l'arte inglese dell'epoca: il solo costo per la cattura dello squalo, l’imballaggio e la spedizione ammontò a circa 95.000 dollari, a cui andarono naturalmente sommati i costi di realizzazione e di “proprietà intellettuale” da parte dell'artista. Lo squalo, che in origine misurava circa 4,3 metri, venne catturato a Hervey Bay, nel Queensland, in Australia, da un pescatore che semplicemente rispose ad un annuncio fatto affiggere da Hirst in uno degli uffici postali della zona.

A quest'opera è legata una questione interessante sull'originalità: a causa del rapido deterioramento dei tessuti dell'animale, dovuto probabilmente a degli errori nella composizione della soluzione nella quale era immerso, il liquido della teca divenne presto torbido e l'opera perse la potenza visiva originale. Gli addetti di Saatchi già nel 1993 provarono a stirare la pelle dell’animale con un modello in fibra di vetro, senza risultato; nel 2006 Hirst decise che lo squalo dovesse essere sostituito con un nuovo esemplare, una femmina di circa 25 anni catturata dallo stesso pescatore australiano. Per evitare che si ripresentassero gli stessi problemi, l’animale venne immerso in un bagno di

formalina al 7% per due settimane e in seguito gli vennero iniettati mille litri di formaldeide direttamente nel corpo. Lo stesso Hirst sollevò una questione filosofica riguardo la sostituzione dello squalo, chiedendosi se questo episodio potesse intaccare o meno il valore dell’opera d’arte originale; egli dichiarò: «È un grande dilemma. Artisti e sovrintendenti hanno un’opinione differente su cos’è importante: l’opera d’arte originale o l’intenzione originale. Io provengo dall’Arte Concettuale, quindi penso che dovrebbe prevalere l’intenzione».301

Lo squalo venne esposto per la prima volta nel 1992, alla prima mostra dei YBA organizzata da Saatchi nella sua galleria di St. John’s Wood, a Londra; subito il giornale inglese “The Sun” pubblicò un articolo provocatoriamente intitolato “£50,000 for fish without chips” (50.000 sterline per del pesce senza patatine), alludendo agli elevati costi sostenuti per la realizzazione dell’opera e alla presunta banalità del suo messaggio. Infatti, al di là del contenuto simbolico, il grande clamore attorno allo squalo derivò principalmente dagli altissimi prezzi ai quali venne venduto, prima da Hirst a Satachi e poi da quest'ultimo al collezionista americano Steven A. Cohen nel 2004; trattandosi di una vendita privata, non sono reperibili dei dati ufficiali, tuttavia nel mondo dell’arte si mormora che l’operazione ammontò ad almeno a 12 milioni di dollari (per un artista vivente è una cifra seconda solo a Jeff Koons).

Hirst è stato l'artista maggiormente coinvolto nella bolla speculativa del mondo dell'arte dell'inizio degli anni Duemila; l'episodio di maggior rilievo si ebbe nel 2007, quando annunciò la realizzazione di “For the Love of God” (fig. 20), un calco di un vero teschio umano in scala 1:1 con tanto di veri denti, ricoperto di un bagno di platino e di 8601 diamanti per il valore complessivo di 12 milioni di sterline, venduto poi a 50 milioni a un anonimo gruppo di investitori. L'opera ebbe un enorme risalto sui media, perché rappresentava una sorta di memento mori; successivamente si diffuse la notizia che lo stesso artista facesse parte del consorzio di acquirenti e che avesse utilizzato lo stratagemma della vendita ad un prezzo “stellare” per gonfiare le quotazioni delle sue opere. Se negli anni Hirst ha raggiunto grande notorietà e altissime quotazioni grazie

301 <http://www.nytimes.com/2006/10/01/arts/design/01voge.html? ex=1317355200&en=6fcefeb8359f9748&ei=5088&partner=rssnyt&emc=rss&_r=0>

alla sua arte provocatoria e mai scontata, in grado di turbare anche lo spettatore meno impressionabile, altri artisti sono riusciti a diventare famosi grazie alla loro carica innovativa, alle loro capacità relazionali o all'utilizzo di temi scandalosi tratti dalla sessualità: Jeff Koons rientra tra questi.

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