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Dati per raccogliere le tracce del lavoro

Nel documento La fiaba nel laboratorio di italiano L2 (pagine 32-37)

3. Pianificazione del progetto di Ricerca-Azione 1 Tipologia di progetto: uno studio di caso

3.3 Pianificazione del mio progetto di ricerca

3.3.4 Dati per raccogliere le tracce del lavoro

- momenti collettivi e collaborativi di condivisione dei dati raccolti, riflessione e valutazione: 1) con le docenti di classe, una volta al mese; 2) con l’osservatrice esterna, al termine di ogni fase;

- breve relazione scritta e pianificazione dell’intervento successivo. 3.3.3.4 Riflessione e valutazione finali

Al termine dei cicli d’azione, osservazione, monitoraggio e riflessione in itinere, inizierà la fase di riflessione finale sugli esiti dell’intero processo: le azioni proposte sono state efficaci? In quale misura? Cosa può ancora essere migliorato? Anche in questa fase, le considerazioni personali verranno condivise e poste a confronto con quelle delle docenti di classe e dell’osservatrice. Sarà quindi possibile, alla luce dei punti di forza e dei punti di debolezza dell’azione intrapresa, valutare i risultati dell’intervento e formulare nuove ipotesi di lavoro per l’anno a venire. Anche in questo caso, seguirà la stesura di un elaborato scritto con la descrizione e la valutazione dello sviluppo del progetto di ricerca nella sua globalità.

3.3.4 Dati per raccogliere le tracce del lavoro

Momento fondamentale della RA e componente imprescindibile dell’osservazione è costituito dalla raccolta dei dati, poiché essi andranno a costituire “il materiale grezzo”31 su cui sviluppare la riflessione. Affinché questa risulti efficace, è fondamentale avere ben chiaro cosa si andrà ad osservare e quindi quali dati si andranno a rilevare.

Essendo la RA un metodo di ricerca che si avvale di un approccio prevalentemente qualitativo, al fine di garantire l’oggettività della valutazione è bene che questi vengano rilevati da più persone e con strumenti diversi, per essere successivamente messi a confronto (triangolazione).

31 De Luchi, M. (2015) Metodologia della ricerca nella didattica delle lingue, [Internet] (52 pagine) Venezia, Università degli Studi Ca’ Foscari, http://elearning.itals.it/file.php/177/M01-MATERIALI/DE_LUCHI_RICERCA_LINGUE.pdf, (con password), p. 28 (Ultima consultazione 06/05/2017).

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Nell’ambito di questo progetto, i dati verranno raccolti da me, in qualità di docente-ricercatrice di italiano L2 e dall’osservatrice esterna, per essere poi triangolati con le docenti di classe dei bambini e con l’osservatrice stessa.

Saranno quindi prevalentemente dati primari, rilevati mediante osservazione diretta o registrazione, durante la lezione di italiano L2. Nello specifico, assumeranno la forma di materiale:

- audio e/o audiovisivo (poi completati della relativa trascrizione);

- scritto (appunti e rilevazioni dell’insegnante di italiano L2 – io – e dell’osservatrice esterna);

integrati con:

- materiale fotografico;

- schede somministrate durante la lezione e materiale prodotto dai bambini (cartelloni, disegni ecc.);

- dati secondari, quali la documentazione ufficiale scolastica (PDP; relazioni delle insegnanti; valutazioni delle pagelle del primo quadrimestre ecc.). I dati di tipo quantitativo (quali ad esempio il numero degli interventi di un singolo alunno durante un’attività di gruppo, la durata dell’esposizione orale o la frequenza d’utilizzo degli indicatori temporali durante l’esposizione), verranno raccolti in tabelle o schemi ed espressi in cifre e/o percentuali.

Tutti i dati raccolti verranno riassunti in quadri o in tabelle e saranno accompagnati dalle considerazioni emerse dalla loro interpretazione.

Non va dimenticato che la raccolta dei dati e il loro trattamento, coinvolgendo direttamente una pluralità di persone, pongono delle importanti questioni etiche. La privacy costituisce infatti un diritto inderogabile e trova specifico riconoscimento nel Codice della Privacy (D.lgs. 196/2003). All’avvio di ogni progetto di ricerca è quindi necessario richiedere il consenso di tutti i soggetti coinvolti, non solo assicurando il rispetto dei dati personali, ma specificando gli obiettivi della ricerca e il conseguente utilizzo dei dati emersi.

33 3.3.5 Tipo di strumenti per la raccolta dati

- Diario dell’insegnante.

Come sottolinea Coonan, il diario è un tipo di strumento ‘introspettivo’ perché attraverso di esso “l’individuo è in grado di scoprire e di conoscere le parti più nascoste del suo modo di fare l’insegnante”32. La sua stesura ‘a caldo’, regolarmente condotta, lo rende un valido strumento per la riflessione da parte di chi lo redige sulla propria prassi didattica (reflection on action) e sulle convinzioni, idee o assunti che la determinano. I dati che ho cominciato a raccogliere all’interno del diario sono prevalentemente di tipo ‘affettivo’33, in quanto vi annoto le mie sensazioni circa l’esito della lezione, le osservazioni sul modo in cui io stessa ho reagito di fronte a determinate situazioni e la mia soddisfazione/insoddisfazione riguardo al modo in cui ho impostato le attività programmate. Queste si accompagnano a ipotesi riguardo le reazioni degli studenti e interpretazioni provvisorie sulle loro difficoltà. Nella sua consultazione ai fini della riflessione, che può essere tanto individuale quanto condivisa con altri attori del gruppo di progetto, va tenuto in debito conto il taglio fortemente soggettivo che chi lo redige dà alle proprie annotazioni.

A mio parere, questo tipo di strumento presenta però più di un limite: innanzitutto, esige una forte auto-disciplina da parte del ricercatore, che deve impegnarsi a redigerlo con costanza. In caso contrario, rischia di diventare una fonte di informazioni poco chiara e lacunosa. In secondo luogo, deve essere steso ‘a caldo’: i ricordi sfumano velocemente e a distanza di tempo rischiano di essere falsati. Infine, se il ricercatore manca nel prendersi il tempo adeguato per la sua compilazione, corre il pericolo di trasformare il diario in un mero resoconto di accadimenti, trascurando di annotare le proprie riflessioni su di essi.

32 Coonan, C. M. (s.d.) La Ricerca Azione, [Internet] (64 pagine), Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia, http://venus.unive.it/aliasve/moduli/didattica_intercultura/ricerca_azione.pdf, p. 29 (Ultima consultazione 28/02/2016)

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- Resoconti dettagliati delle lezioni da inviare sistematicamente alle docenti di classe e all’osservatrice.

Al loro interno, accompagno la stesura del programma (con specificazione per ogni attività di: obiettivi di apprendimento, modalità di svolgimento, bibliografia) con brevi osservazioni sugli alunni sia dal punto di vista del rendimento, sia da quello della partecipazione (quindi dell’interesse e della motivazione). Contrariamente a quanto faccio nel diario, cerco di essere il più possibile descrittiva, riportando puntualmente comportamenti e situazioni per dati concreti e usando un linguaggio denotativo.

- Annotazioni sul campo da parte dell’insegnante ricercatrice o dell’osservatrice. Questo strumento verrà usato in modo estemporaneo, per annotare durante lo svolgimento della lezione eventi che si ritengono particolarmente significativi. Come sottolinea Coonan34, le note sul campo devono essere uno strumento “longitudinale perché pochi dati raccolti in un arco di tempo molto ridotto non potranno fornire informazioni sufficienti per avere un quadro significativo e spiegabile della questione in esame”. - Cronaca diretta, qualora si decida di osservare un alunno per un breve

periodo di tempo, da parte dell’osservatrice esterna.

- Registrazioni audio e/o video delle lezioni. Essendo gli obiettivi da perseguire incentrati sulla produzione e sull’interazione orale, quelli della registrazione e della videoregistrazione si configurano come strumenti cruciali ai fini della valutazione che per essere oggettiva non può avvenire in tempo reale, ma deve avvalersi della riesamina in differita della performance comunicativa.

Per quanto riguarda in particolare la raccolta dati sulle attività di interazione, la videoregistrazione è da preferire alla registrazione audio, in quanto tiene traccia anche della componente non verbale della comunicazione.

Anche questo strumento, tuttavia, presenta alcuni limiti. Il primo è di ordine meramente tecnico: affidandosi a una macchina, il ricercatore deve essere

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consapevole della possibilità che questa possa inaspettatamente smettere di funzionare o creare altri tipi di problemi, compromettendo così un’ottimale registrazione o revisione dei dati.

In secondo luogo, va ricordato che videoregistrazione non è sinonimo di oggettività. In caso la telecamera non sia posizionata in un punto fisso, la persona addetta alle riprese, scegliendo un’inquadratura piuttosto che un’altra, imprimerà inevitabilmente un margine di soggettività al video, col rischio di perdere dati che potrebbero invece essere rilevanti ai fini della ricerca.

Infine, la consapevolezza di essere ripresi, potrebbe influire sul comportamento (anche linguistico) degli studenti che, presi da timidezza o imbarazzo, potrebbero innalzare il filtro affettivo.

- Pattern analysis delle (video)registrazioni. Queste verranno condotte con l’ausilio dell’osservatrice esterna e saranno supportate da griglie di osservazione appositamente predisposte a seconda del focus prestabilito. Potranno essere effettuate ‘a mente aperta’, con finalità esplorative, oppure tenendo a mente un obiettivo (linguistico, cognitivo, metodologico) già focalizzato.

36 CAPITOLO 4

4. Messa in atto del percorso di Ricerca-Azione

Nel documento La fiaba nel laboratorio di italiano L2 (pagine 32-37)