Politecnico di Milano
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Abstract
Molte città europee guardano ai mega-eventi come opportunità di sviluppo e di accelerazione delle dinamiche economiche e urbane. Numerosi studi si sono concentrati sulla costruzione, implementazione e sugli effetti di medio e lungo periodo dei grandi eventi. I piccoli eventi culturali, invece, sono stati studiati solo in parte. Questo contributo esplora il rapporto tra mega-eventi culturali e altri eventi di minor entità con riferimento alle città europee. In particolare, quattro tipologie relative a questo rapporto (mega-eventi ombrello, incubatore, generatore e killer) sono presentate e analizzate, in modo da poter discutere la sostenibilità dei mega-eventi nel tempo da questo specifico punto di vista. Esempi concreti di mega-eventi passati sono utili per discutere quattro categorie che possono essere concettualizzate a livello teorico. Primo, i mega-eventi ‘ombrello’ sono quelli che tendono a comprendere molti piccoli eventi culturali preesistenti, senza indurre particolari trasformazioni. Secondo, i mega-eventi ‘incubatore’ utilizzano micro eventi pre-esistenti, ma ne migliorano il funzionamento attraverso l'aumento di capitale culturale, esposizione mediatica e conoscenza. Terzo, i mega-eventi ‘generatore’ portano alla creazione di eventi di scala minore che non esistevano prima della celebrazione del mega-evento. Infine, i mega-eventi ‘killer’ hanno un impatto negativo sui piccoli eventi preesistenti, portandoli al declino. Oltre a esplorare queste quattro tipologie e a riportare esempi derivati dal programma ECoC (importante politica culturale attuata in tutta Europa da oltre 30 anni che ha ispirato iniziative simili in tutto il mondo), si evidenzieranno i meccanismi di policy e i possibili sviluppi di ricerca a riguardo.
Parole chiave: patrimonio culturale, politiche culturali, grandi e piccoli eventi
Mega-eventi culturali e festivalizzazione delle città contemporanee
Negli ultimi decenni, città grandi e piccole utilizzano mega-eventi culturali per promuovere varie strategie di sviluppo. Anche in virtù di costi relativamente limitati e delle attese di un impatto positivo sull’immagine della città, sull’accelerazione nella trasformazione urbana e sul rafforzamento culturale, questo tipo di eventi sono divenuti sempre più accessibili alle città di piccole e medie dimensioni rispetto, ad esempio, alle Olimpiadi, all'Expo o ai Mondiali di calcio. Questi altri mega-eventi sono stati respinti da molte città, dai cittadini locali e dai decisori per via dei costi elevati e della percezione di effetti negativi, della difficoltà nel convertire le aree e gestire la legacy (Jones & Ponzini, 2018). In anni recenti, un numero eccezionale di città candidate hanno abbandonato la competizione per ospitare le Olimpiadi; questa tendenza, al contrario non si è verificata nei mega-eventi culturali.
La Capitale europea della cultura (ECoC) è uno tra i mega-eventi culturali più riconoscibili (Jones, 2017). In oltre 30 anni, più di 50 città hanno ospitato l'evento promuovendo una varietà di temi e interventi volti, tra l’altro, a rafforzare l’identità e le connessioni culturali europee (Ponzini & Jones, 2015). La popolarità del programma ECoC ha anche ispirato programmi simili su scala internazionale oppure all'interno di singole nazioni o regioni. Ad esempio, uno dei primi è la Capitale Iberoamericana della Cultura, ospitata per la prima volta da Bogotà nel 1991 (UCCI, 2019). Tra gli altri programmi internazionali, la Capitale Araba della Cultura, è stata avviata nel 1996. La Capitale Americana della Cultura, avviata nel 1998, è stata ospitata da una città ogni anno dal 2000 nelle Americhe (Capital Americana de la Cultura, 2019) grazie a finanziamenti privati. Il programma è supportato dall'International Bureau of Cultural Capitals, che è anche responsabile della Capitale sub-regionale della cultura catalana, iniziata nel 2004 nella piccola città di Banyoles. La Capitale Culturale del Mondo Turco è iniziata nel 2012. La Città Culturale dell'Asia Orientale è stata inaugurata nel 2014 ed è ospitata da città in Giappone, Cina e Corea del Sud (Christensen-Redzepovic, 2018). Altri programmi nazionali di Città/Capitale della Cultura sono, tra gli altri, nel Regno Unito, in Italia, Finlandia,
Lituania, Bielorussia, Slovacchia e Russia. Sebbene molti di questi eventi siano molto più piccoli rispetto all'ECoC e non siano equivalenti in termini di finanziamento o programmazione, essi confermano il diffuso interesse da parte delle città ad ospitare simili eventi culturali, attrarre investimenti, turisti e nuovi residenti. I mega-eventi sportivi come le Olimpiadi o la Coppa del Mondo tendono a costruire nuove infrastrutture che spesso hanno costi elevati e a lasciare segni importanti dell'evento nel tessuto urbano. Meno di frequente, i mega-eventi culturali possono implicare la costruzione di nuovi luoghi culturali (ad esempio il Forum universale delle culture di Barcellona del 2004 ha avuto una forte componente fisica). Pur facendo spesso leva su nuove facility culturali, le ECoC hanno impatti maggiori in termini di immagine percepita della città, strutture di gestione e governance culturale e urbana, ampliamento dei settori dell’economia culturale e turistica. Una componente ricorrente è la festivalizzazione degli spazi, indipendentemente dal tipo di intervento sulla struttura fisica. Questa declinazione degli spazi del consumo (e di quelli culturale ed esperienziale in particolare) è indirizzata prevalentemente ai turisti, ma coinvolge anche popolazioni locali e city users che frequentano gli stessi luoghi nel tempo libero.
In letteratura si è discusso della festivalizzazione delle città da vari punti di vista (Richards and Palmer, 2012). La festivalizzazione delle città può essere percepita come desiderabile per sostenere ed estendere gli effetti di un mega-evento culturale nel tempo. Questo può trarre vantaggio dalle conoscenze culturali e delle strutture di governance esistenti precedentemente e sviluppate durante le fasi di proposta, pianificazione e implementazione dei mega-eventi. Anche se a una scala molto ridotta rispetto al mega-evento, la fase post- mega-evento può facilmente utilizzare le competenze messe alla prova su una più ampia scala durante l’evento. In questo breve articolo proporremo riferimenti chiave alla letteratura sugli eventi di scala minore, esaminando la discussione esistente sulla festivalizzazione dello spazio urbano. Approfondiremo sul piano concettuale il ruolo che i mega-eventi culturali possono svolgere in questi processi, proponendo quattro ipotesi per categorizzare questi ruoli: ombrelli, incubatrici, generatori e killer. Queste quattro tipologie saranno argomentate facendo uso di esempi ed ipotesi sui fattori chiave che influenzano la relazione tra mega-eventi ed eventi di minore entità. Nelle conclusioni anticiperemo alcune piste di lavoro per verificare queste ipotesi e interpretazioni attraverso analisi più sistematiche.
Il dibattito internazionale su piccoli e micro eventi
Con l'emergere di studi su turismo e leisure, a partire dagli Anni '60, è cresciuta l'attenzione verso gli eventi, con intensità crescente negli ultimi due decenni (Mair, 2012; Mair & Whitford, 2013). Foley et al. (2012) hanno tratteggiato i caratteri principali della letteratura su tre assi (gestione degli eventi, politiche degli eventi e studi degli eventi). Getz (2008) presenta i tipi di indagine relativi a impatti economici, aspetti sociali, culturali, politici e ambientali. Altre ricerche di questo tipo sono state condotte rispetto a eventi di piccola scala così come per i mega-eventi. Getz (2008) nota che una serie di studi esaminano i benefici di eventi e festival, sperimentando una serie di metodologie per misurare gli impatti (Rivera et al., 2008; Baptista Alves et al., 2010; Bracalente et al., 2011; Egresi & Kara, 2014; Saayman & Saayman, 2004). Allo stesso tempo, alcuni studiosi hanno sviluppato ricerche che relazionano gli eventi con il turismo (McHone & Rungeling, 2000; McKercher et al., 2006, Nurse, 2001). Sono stati pubblicati studi su vari impatti socio-culturali (Robertson et al., 2009) sulla sostenibilità dei piccoli eventi (Small et al., 2005).
Un punto che emerge dal dibattito su piccoli eventi riguarda l'importanza del loro contesto locale. Diversi studi mostrano un alto grado successo dei piccoli eventi nell'attrarre visitatori e generare benefici economici in città minori (Egresi & Kara, 2014; McKercher et al., 2006). In città globali o grandi metropoli l’impatto relativo di piccoli eventi può essere minore, per via della concorrenza con altre forme di offerta culturale (De Bres & Davis, 2001; McHone & Rungeling, 2000). Si deve inoltre considerare che la maggior parte dei visitatori di piccoli eventi e festival (sia in città piccole che grandi) è costituita da visitatori locali o regionali e in minor misura da turisti internazionali. Ad ogni modo, l'effetto e l'attrattività di questi eventi non sono considerati alla stregua di quelli dei grandi eventi. Ciononostante, piccoli eventi e festival sono in genere più sostenibili dei mega-eventi dato il limitato investimento richiesto da parte della città (Gibson et al., 2012). Ovviamente vi sono differenze tra gli effetti dei piccoli eventi in termine di pianificazione, gestione e finanziamento (Kelly & Fairley, 2018). Per queste ragioni sembra difficile trovare teorie generali, ma piuttosto è utile discutere interpretazioni dei problemi emergenti.
Il lavoro di Kelly e Fairley offre un'importante considerazione utile a discutere la relazione tra mega-eventi e piccoli eventi. La loro ricerca si concentra principalmente sui modelli di finanziamento e sottolinea l’importanza della collaborazione tra gestione degli eventi e strategie turistiche. Tuttavia, il dibattito non ha ancora considerato la potenziale relazione tra mega-eventi e alla potenziale eredità in termini di eventi minori successivi. Questo in parte è dovuto al fatto che in letteratura, nonostante ricerche e metodi di studio siano simili per mega e piccoli eventi, essi sono trattati sostanzialmente come fenomeni separati. In particolare, la
potenziale sovrapposizione o l’influenza reciproca tra i due non sono state studiate e costituiscono elementi centrali per questo articolo. Questo primo tentativo di connettere gli studi esistenti di piccoli e mega-eventi ha un intento esplorativo.
Quattro tipi di relazione tra mega-eventi culturali e piccoli eventi nelle città
La ricerca per questo articolo utilizza fonti secondarie (derivate dalle candidature e per la Capitale europea della cultura e i report sull'impatto che seguono la conclusione degli eventi). Ulteriori documenti e strategie sul turismo sono stati consultati, così come siti web per piccoli e grandi eventi specifici. In questa fase esplorativa queste fonti si sono dimostrate sufficienti per definire le quattro tipologie da esplorare successivamente con osservazioni più approfondite.
Come notato sopra, i mega-eventi culturali sono diventati un fenomeno in crescita negli ultimi decenni e hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo delle politiche culturali e urbanistiche di alcune città. Il potenziale avvio di trasformazioni e accelerazioni date dalla scadenza fissata per l’evento, la maggior disponibilità di risorse economiche e semplificazioni normative sono aspetti interessanti per le città. La potenziale continuità con piccoli e micro eventi negli anni seguenti al mega-evento costituisce spesso una strategia economica, più o meno consapevole. Le seguenti quattro tipologie sono state identificate come modi differenti in cui i mega-eventi culturali si relazionano a piccoli eventi: ombrelli, incubatori, madri e killer.
I mega-eventi ‘ombrello’ sono quelli che tendono a includere, durante la celebrazione di un mega-evento culturale, numerosi eventi minori preesistenti, ma che non lasciano un particolare impatto nel lungo termine sulla gestione di questi eventi. Raccogliere il maggior numero di eventi piccoli e medi preesistenti nell'ambito di mega-eventi è una strategia adottata da molte città che ospitano l'ECoC e iniziative simili. L'ECoC non richiede in alcun modo la sola implementazione di eventi culturali creati appositamente come parte dell'anno di celebrazione. In effetti, le città vengono spesso premiate con l'ECoC proprio perché sono considerate città ‘culturali’ che dispongono di ricchi programmi ed eventi culturali. La strategia dei mega-eventi ombrello è utilizzata in modo diffuso e sembra quella che in modo più intenso si sovrappone con le altre tipologie. L'anno di celebrazione del mega-evento ha spesso il fine di realizzare il maggior numero possibile di eventi di varie dimensioni. Tuttavia questa raccolta di eventi preesistenti non sempre e necessariamente riesce a introdurre particolari innovazioni o cambiamenti nel lungo termine. Nessun apprendimento specifico viene sostenuto oppure nuove reti sono costituite tra vari attori per continuare la collaborazione o trarre vantaggio da una strategia condivisa rispetto ad eventi, politiche culturali e turismo. Un esempio di un mega-evento ombrello è quello di Maribor 2012 ECoC. Il programma ha incluso vari festival esistenti da molti anni – come il Festival di Maribor, Festival della Quaresima, Festival della Vecchia Vite e Festival di Teatro – e continuano successivamente.
I mega-eventi ‘incubatore’ utilizzano micro eventi preesistenti, facendoli crescere in termini di qualità e pubblico attraverso l'aumento del loro capitale culturale, dei mezzi e delle conoscenze che il mega-evento mette a disposizione per la città. Gli effetti positivi dell’incubatore si verificano durante l’anno, ma anche in quelli successivi, anche grazie ad un approccio più strategico o all'introduzione di una politica culturale più sistematica sul fronte della programmazione degli eventi e sullo sfruttamento dei loro effetti in termini turistici ed economici. Ad esempio la permanenza nel tempo dell’agenzia o di organizzazioni nate per l’evento è significativa. Nel caso di Expo 2015 a Milano si può notare un effetto di incubatore per gli eventi diffusi nella città, non tanto per l’esposizione in sé che si è svolta presso il sito espositivo situato nella periferia nord-ovest della città (Di Vita e Morandi, 2017). Nel centro della città sono stati organizzati eventi in numero notevolmente maggiore del consueto. Il programma Expoincittà ha composto un calendario molto ricco e variegato che continua a sostenere anche eventi grandi e medi pre-esistenti come il Salone del Mobile e il Fuorisalone, altri legati alla moda, Piano City, Book City e altri (la nuova denominazione dell’organizzazione di supporto è YesMilano) per tutto l’anno. La crescita del turismo leisure è un ingrediente evidente che i gruppi di interesse della città stanno sfruttando, così come sono evidenti i segni di una festivalizzazione e disneyficazione di luoghi centrali. Grazie al sistema istituzionale e di gestione di informazioni rafforzato per gestire gli eventi diffusi nell’anno di Expo, negli anni successivi, la città ha continuato a sostenere piccoli e micro eventi e si sta organizzando per diffonderli su tutto il territorio (come documentato nella ricerca HOMEE, attualmente in corso: http://www.tau-lab.polimi.it/research/homee ). Questo appetito per eventi grandi e piccoli e la forza della constituency politica del turismo possono essere notati considerando che la città di Milano (con Cortina) ospiterà le Olimpiadi Invernali del 2026.
A differenza dei primi due tipi, che sono caratterizzati dalla forte presenza e utilizzo di eventi culturali preesistenti, i mega-eventi ‘generatore’ sono quelli che portano alla creazione di nuovi piccoli e micro eventi che prima non esistevano nella città. Questo non significa che i mega-eventi di questo tipo non utilizzino
altri eventi preesistenti, ma che un numero significativo di nuovi eventi vengono creati come parte del mega- evento e continuano ad esistere dopo la fine del mega-evento. Questa continuità può essere spiegata in molti modi, non solamente dalla modificazione della base economica verso il settore terziario economie culturali e turistiche più avanzate, ma anche, tra gli altri, dal rafforzamento politico di attori del settore che mobilitano risorse politiche per continuare la propria attività (e sostenere gli effetti collaterali a cui altri attori possono essere interessati). Un chiaro esempio può essere visto con l'ECoC di Liverpool 2008 e il successo dei Giant Puppets. Il primo evento – un gruppo di enormi marionette hanno sfilato per le strade di Liverpool – si è svolto per l’inaugurazione dell'ECoC nel 2008, diventando uno degli eventi più memorabili dell'anno. I Giant Puppets sono tornati in città nel 2012, 2014 e 2018 insieme ad altre nuove offerte culturali. Altri esempi includono i casi di Hull Città della Cultura del Regno Unito 2017 e dell'ECoC di Mons 2015; entrambe le città hanno creato organizzazioni culturali che sono sopravvissute, garantendo nuove offerte ed eventi culturali nel lungo termine a cui l’industria turistica è interessata. Un altro aspetto riguarda la generazione di nuove infrastrutture e luoghi per la vita culturale. Spesso avviene che i mega-eventi generino nuovi teatri, musei, complessi culturali che in qualche modo possono diventare l’icona dell’evento, ma anche avere una propria vita costituita da eventi minori dopo il mega-evento. Più generalmente la durata dell'agenzia o dell’organizzazione che gestisce il mega-evento culturale non è necessariamente un requisito per classificare i mega-eventi ‘generatore’, ma è uno dei fattori da considerare, dato che in molti casi la permanenza di un nuovo attore votato al coordinamento può fare la differenza.
L'ultima tipologia è costituita dagli eventi ‘killer’, che hanno un impatto negativo sui piccoli eventi preesistenti al mega-evento. Vari fattori possono spiegare tali effetti. La concentrazione dei finanziamenti molto superiori al budget ordinario in un breve periodo di tempo può portare a drastiche riduzioni negli anni successivi e l’impossibilità di sostenere eventi nel tempo, anche quelli che precedentemente hanno consolidato la propria presenza in città. Questo tipo può in parte dipendere anche da un effetto di burnout per cui, dopo un periodo molto intenso di attività legate al mega-evento, crolla l’interesse per gli eventi culturali minori da parte degli organizzatori e del pubblico. Ciò può comportare la perdita di importanti expertise (dato che gli specialisti culturali possono lasciare la città alla ricerca di migliori opportunità altrove) più generalmente della qualità nell’offerta culturale. Questo può avere ripercussioni sul turismo leisure e sull’attrattività della città negli anni successivi al mega-evento. Recentemente è divenuto comune per le città che ospitano un mega-evento avere un budget dedicato alla legacy nei 2-5 anni successivi, per evitare l’effetto di collasso dell’offerta culturale e per mettere a frutto le innovazioni introdotte durante il mega-evento. Conclusioni e prospettive di ricerca
Questo articolo costituisce una prima esplorazione del tema. Non escludiamo che ci possano essere tipi e categorie diverse per discutere la relazione tra mega-eventi e piccoli eventi. Siamo convinti che alcune questioni emergano chiaramente da questa nostra tipologia e che sia necessario approfondire l’analisi empirica con casi studio e raccolte di dati sistematiche in varie dimensioni. La dimensione politica sembra importante dato che la pianificazione e la gestione di mega-eventi può rafforzare alcuni gruppi e constituency, creare agenzie e nuovi attori che influiscono nelle fasi successive sia in termini di governance che più generalmente nella definizione dell’agenda politica della città. Anche la struttura della governance culturale spesso evolve sulla base delle sollecitazioni del mega-evento. La localizzazione nello spazio della nuova vita culturale e degli attrattori può avere un impatto significativo sulla rigenerazione di alcune aree e sulla loro caratterizzazione funzionale e sociale; questi aspetti sono talvolta stati studiati in relazione al mega- evento e solo in minor misura rispetto agli eventi minori. Un importante aspetto è ancora una volta politico. Considerando in modo più complesso l’evoluzione delle politiche culturali e dello sviluppo di una città a valle di un mega-evento, degli effetti di gentrificazione e festivalizzazione di alcune aree, resta da chiedere chi beneficia e chi paga non solo per i mega-eventi e per quelli minori, ma anche, nel medio termine, per la modificazione della città e dell’organizzazione funzionale e sociale nello spazio collegate agli effetti dei grandi eventi.
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