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Dipartimento di Ingegneria Civile

Email: fracoppola@unisa.it Abstract

Il modello urbano della città del futuro è strettamente connesso al concetto di sostenibilità. Lo stato della ricerca in materia, dal punto di vista urbanistico, restituisce un quadro non particolarmente ricco di studi condotti secondo un approccio ingegneristico quantitativo e una normativa nazionale disorganica e lacunosa. Manca, allo stato, qualsiasi tentativo di valutazione del livello prestazionale complessivamente offerto dal sistema degli elementi costituenti un insediamento. L’attenzione si sofferma sui protocolli di sostenibilità alla scala urbana più diffusi, a livello nazionale e internazionale (ITACA-SU, GBC-Q, LEED-ND, BREEAM-C, DGNB-UD) la cui analisi critica e il cui confronto evidenzia differenze e criticità presenti nei livelli e negli ambiti di cui tali sistemi si compongono e le difficoltà nell’approcciarsi a valutazioni di questo tipo. La singolarità di ciascun sistema di valutazione e l’assenza di un modello formale di riferimento determinano l’impossibilità di distinguere in maniera chiara e univoca il momento e l’ambito di applicazione degli stessi, la scala di riferimento, gli indicatori qualitativi/quantitativi più appropriati, i criteri utilizzati nell’attribuzione di pesi e punteggi e la confrontabilità del risultato finale. La rilevanza internazionale delle problematiche di sostenibilità e resilienza, e la necessità di ricostruire un equilibrio con l’ambiente naturale, richiedono un ripensamento dei protocolli urbani finalizzato ad una più attenta e articolata valutazione delle scelte effettuate in ambito urbanistico.

Parole chiave: settlements, urban regeneration, sustainability 1 | Dalla scala edilizia alla scala urbana

La volontà di estendere la scala di valutazione dal singolo edificio all’ambiente urbano scaturisce dal riconoscimento del ruolo fondamentale che le città possono svolgere quali «attrattori di flussi economici, ma anche quali strumenti per il riequilibrio ambientale e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici» (ISPRA, 2014).

Le città rappresentano, infatti, il luogo dove si concentrano le attività economiche e residenziali e, di conseguenza, la maggior parte dei consumi energetici e degli impatti sull’ambiente. Tuttavia, allo stesso tempo, le realtà urbane si configurano come il soggetto più idoneo a contrastare in maniera efficace gli effetti negativi causati dai processi di sviluppo che avvengono al loro interno.

In ambito europeo, partendo dalla Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili (2007), e nell’ambito delle

Dichiarazioni di Marsiglia (2008) e Toledo (2010), la città si identifica come fulcro del rilancio economico del

territorio, da perseguire essenzialmente attraverso interventi di rigenerazione urbana mediante i quali integrare gli obiettivi di sostenibilità ambientale con quelli sociali ed economici. Inoltre, la strategia europea per una progettazione urbana sostenibile, ribadisce l’importanza di un'espansione pianificata delle aree urbane che sostituisca processi isolati (CCE, 2004). Condizione indispensabile per la sostenibilità è, infatti, perseguire uno sviluppo urbano sostenibile.

Appare, dunque, evidente la necessità di un ripensamento complessivo dell’approccio sino ad ora impiegato e di un ampliamento della scala di valutazione della sostenibilità che si adatti ai nuovi obiettivi e alle sfide emergenti cui le aree urbane sono chiamate a rispondere e che supporti la pianificazione nella delineazione di insediamenti efficienti. Tale esigenza è soddisfatta mediante la creazione di protocolli di sostenibilità alla scala urbana.

2 | Protocolli di certificazione

I principali protocolli su scala urbana, di rilievo nazionale e internazionale, oggetto di analisi sono:

• ITACA-SU1: sistema di analisi multicriteria per la valutazione della sostenibilità degli interventi di rigenerazione e trasformazione urbana sviluppato in Italia, a partire dal 2013, da un Gruppo di lavoro

1 Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale-Scala Urbana.

interregionale2 istituito presso ITACA, in seguito ad un accordo con la Regione Toscana. Obiettivo di tale protocollo, strutturato sulla base del modello SBTool3, è quello di innalzare la qualità degli interventi e perseguire la riduzione degli impatti ambientali nel progetto e nella costruzione di aree urbane, nella valutazione di piani o programmi di rigenerazione urbana e nel monitoraggio degli stessi. (ISPRA, 2014).

• GBC-Q4: sistema di valutazione e certificazione, sviluppato da GBC Italia con il contributo dei Comitati Standard di Prodotto GBC Quartieri, del Comitato Tecnico Scientifico e dei Comitati Gruppi Tematici di Area, a partire dal 2011 e ispirato al sistema internazionale LEED-ND. Fornisce linee guida per la progettazione e la trasformazione di aree e quartieri sostenibili (GBCI, 2015).

• LEED-ND5: sistema di valutazione e certificazione volontaria della sostenibilità ambientale, sviluppato negli Stati Uniti dall’USGBC6, in collaborazione con NRDC7 e CNU8, e presentato nella sua versione ufficiale nel 2009. Tale protocollo si configura come strumento di supporto per la valutazione, progettazione e costruzione di progetti di sviluppo, tenendo conto dei benefici ambientali e sociali che ne derivano (LULC e USGBC, 2013).

• BREEAM-C9: sistema di certificazione della sostenibilità, sviluppato in Gran Bretagna a partire dal 1990. Primo metodo di valutazione ambientale al mondo riferito a nuovi progetti di edifici, ha successivamente ampliato la sua attenzione fino alla pianificazione generale degli sviluppi su larga scala. Attraverso un approccio olistico, integra la valutazione della sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica (BRE, 2017).

• DGNB-UD10: sistema di certificazione della sostenibilità ambientale sviluppato in Germania nel 2009. Si configura come strumento di pianificazione e ottimizzazione per la valutazione di edifici e quartieri urbani sostenibili, distinguendosi come il più avanzato nel suo genere. La sostenibilità è affrontata secondo un approccio olistico, tenendo conto in ugual misura di aspetti ambientali, economici e sociali11.

Tutti i protocolli su cui si sofferma l’attenzione si configurano come sistemi di analisi multicriteriale strutturati in più livelli gerarchici:

• aree tematiche: tematismi inerenti la sostenibilità che caratterizzano obiettivi e strategie da perseguire; • categorie: sottotematismi che esaminano particolari aspetti riferiti alla sostenibilità;

• criteri: regole per valutare il possesso di specifici requisiti, in relazione a un particolare aspetto della categoria su cui si concentrano;

• indicatori: grandezze mediante le quali quantificare le prestazioni relative a ciascun criterio; • peso: importanza assegnata a criteri, categorie e aree tematiche;

• crediti: punti ottenibili in ogni specifico criterio;

• punteggi: conseguiti tramite aggregazione di crediti per l’ottenimento del livello di rating scaturito dall’intero processo di certificazione.

3 | Confronto critico tra i protocolli12 3.1 | Aree tematiche e categorie

Il primo livello su cui si sofferma l’attenzione è costituito dalle aree tematiche, in merito alle quali i protocolli DGNB-UD, LEED-ND e GBC-Q risultano omogenei: esse sono rispettivamente pari a 6, 5 e 5. Il sistema di valutazione BREEAM-C non presenta tale livello gerarchico, mentre sono 11 i tematismi per ITACA-SU (Tab. I).

2 Gruppo costituito da Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Campania, Puglia, Sardegna, alcuni istituti di ricerca ed altri enti.

3 Sustainable Building Tool. 4 Green Building Council-Quartieri.

5 Leadership in Energy and Environmental Design-Neighborhood Development. 6 U.S. Green Building Council.

7 Natural Resources Defense Council. 8 Congress for the New Urbanism.

9 Building Research Establishment Environmental Assessment Method-Communities. 10 German Sustainable Building Council.

11 Per approfondimenti si veda: https://www.dgnb.de/en/index.php.

12 Fonti primarie per la stesura del paragrafo 3 sono i manuali tecnici relativi ai singoli protocolli (BRE, 2017; LULC e USGB, 2013; GBCI, 2015; ITACA, 2016) e Siano (2018).

In termini di numerosità e di aspetti affrontati, invece, GBC-Q e LEED-ND, cui corrispondono, rispettivamente, 57 e 59 categorie, si distinguono per essere quelli maggiormente completi, mentre per i restanti tre i valori sono pari a: 11 (DGNB-UD), 10 (ITACA-SU) e 6 (BREEAM-C).

Tale confronto evidenzia la perfetta corrispondenza, a meno di una categoria13, del protocollo GBC-Q con il LEED-ND, del quale rappresenta la versione italiana.

3.2 | Criteri e indicatori di prestazione

In relazione ai criteri l’analisi mostra estrema disomogeneità, in termini di numerosità, tra i differenti sistemi di valutazione. Infatti, con riferimento ai protocolli analizzati - ITACA-SU, GBC-Q, LEED-ND, BREEAM-C, DGNB-UD - essi sono rispettivamente pari a 65, 94, 65, 41 e 30 (Tab. I). In linea generale, il parametro che differenzia gli strumenti di certificazione indagati è proprio l’aggregazione in categorie dei criteri ovvero la disaggregazione delle aree tematiche in categorie (Siano, 2018).

In merito agli indicatori di prestazione il confronto evidenzia una serie di problematicità di natura interpretativa, concettuale e applicativa. In primo luogo, occorre osservare la numerosità di questi ultimi: essendo ciascun indicatore associato ad un singolo criterio, complessivamente i cinque protocolli analizzati si compongono di 295 indicatori. Questi ultimi sono associati a criteri di natura quantitativa o qualitativa, caratterizzati da una differente modalità di valorizzazione14.

Emerge, inoltre, la ridondanza degli stessi, in alcuni casi apparente, quando si riscontra l’impiego di uno stesso indicatore per la misura delle prestazioni di criteri con differenti o uguali denominazioni, nell’ambito di uno o più protocolli differenti; ridondanze reali quando si ha a che fare con criteri denominati in modo differente ma cui è associata la medesima descrizione, sia nell’ambito di uno stesso protocollo che in protocolli differenti.

Alla sovrabbondanza si contrappone l’assenza di alcuni indicatori rilevanti e controllabili dal punto di vista urbanistico15 e le limitazioni nella valutazione che derivano dall’attribuzione rigida ad ogni criterio di un singolo indicatore: in alcuni casi la medesima prestazione può essere valutata in modi differenti e alcuni indicatori potrebbero rivelarsi più adatti di altri in determinati contesti di riferimento.

I criteri (indicatori) proposti dai protocolli analizzati sono di vario genere: alcuni di essi sono non controllabili urbanisticamente o relativi alla scala edilizia16; altri possono essere identificati come dei prerequisiti dell’efficienza di un insediamento che andrebbero garantiti a monte; altri ancora sono riferiti agli standard urbanistici, che corrispondono a requisiti minimi stabiliti dalla normativa e che non sempre vanno nella direzione della sostenibilità; alcuni, infine, risultano non interpretabili, in quanto la descrizione ad essi associata risulta poco chiara e ne impedisce la corretta applicazione.

3.3 | Ambito di applicazione e fasi della valutazione

L’analisi dei diversi sistemi di certificazione mette in luce alcune criticità e disomogeneità relative agli ambiti e alle fasi di applicazione degli stessi (Tab. I). Risulta, infatti, complesso stabilire in modo corretto la porzione di territorio su cui effettuare la valutazione della sostenibilità a causa dell’assenza, in alcuni casi, di informazioni dettagliate. Non uniformi risultano anche le fasi in cui è possibile implementare una stima di questo tipo che, a rigore, risulterebbe molto utile non soltanto in fase di progetto ma anche nel monitoraggio dei livelli di sostenibilità conseguiti.

Più precisamente, ITACA-SU si configura come strumento di valutazione transcalare, in grado di misurare la sostenibilità degli interventi in ambito urbano alla scala dell’isolato, del comparto e del quartiere. Il protocollo può essere applicato: in fase di progetto, per definire le prestazioni e supportare le decisioni; in fase di realizzazione delle opere per la verifica dei livelli di sostenibilità prefissati; in fase di esercizio come strumento di monitoraggio.

Il protocollo GBC-Q può essere applicato a nuove costruzioni o riqualificazioni urbane, senza alcuna prescrizione relativa alla destinazione d’uso o dimensione dell’area oggetto di certificazione. Per una corretta applicazione dello stesso, tuttavia, il progetto dovrebbe contenere un minimo di due edifici e dovrebbe poter essere governato in un unico processo o, in caso contrario, suddiviso in più aree. L’applicazione dovrebbe riguardare preferibilmente interventi soggetti a pianificazione attuativa in

13 L’unica differenza riscontrata riguarda l’inserimento di un’ulteriore categoria relativa al clima acustico all’interno dell’area tematica attinente l’organizzazione del quartiere.

14 I primi risultano misurabili mentre i secondi sono valutabili ricorrendo esclusivamente al parere di esperti e, dunque, rendono la valutazione affetta da soggettività.

15 Gli indicatori (criteri) controllabili urbanisticamente sono intesi come quelli che consentono di descrivere forme e/o funzioni del territorio.

16 Si tratta di criteri non associati a forme o funzioni del territorio. In tale categoria rientrano anche tutti gli indicatori (criteri) relativi alla scala edilizia e non urbanistica.

relazione ai quali individuare una dimensione massima di riferimento mediante analisi degli strumenti di pianificazione presenti a livello locale. Il processo è strutturato in fasi e impone, per la certificazione completa, la verifica dei prerequisiti, del progetto e del cantiere.

L’ambito di applicazione del LEED-ND è relativo a porzioni di quartiere, interi quartieri o più quartieri, mentre le fasi in cui poter effettuare la valutazione sono tre: progetto, costruzione e fine-costruzione. Il protocollo BREEAM-C è orientato specificamente a progetti di nuovi insediamenti, di dimensione medio-grande, che rispettino alcuni requisiti. La valutazione si svolge durante le fasi di progettazione e pianificazione. Infine, DGNB-UB ha come oggetto di interesse i distretti urbani che possiedono requisiti specifici e consente la valutazione dell’intero ciclo di vita degli stessi.

3.4 | Pesi e sistemi di rating

Analogamente ai livelli gerarchici analizzati in precedenza, estrema disomogeneità tra i protocolli si è riscontrata anche in relazione al processo di pesatura e ai sistemi di rating.

In particolare, in merito al confronto tra pesi, si osserva come la complessità del processo di pesatura influenzi il ricorso a tale metodo.

Nel dettaglio, ITACA-SU a scala urbana è caratterizzato dalla mancata pesatura dei criteri, a causa dell’assenza di un modello di città di riferimento rispetto al quale poter effettuare una taratura dei singoli criteri. Questa circostanza lo rende non utilizzabile nel confronto tra le valutazioni di casi studio differenti, in quanto basato su una scala univoca di punteggio.

Il sistema di valutazione GBC-Q non ricorre ad un sistema di pesatura mentre nel protocollo LEED-ND è previsa l’attribuzione di un peso unico e fisso a ciascun credito il cui valore, tuttavia, non è specificato. Nell’ambito del sistema BREEAM-C per ciascun criterio è prevista una ponderazione individuale, mentre il DGNB-UD attribuisce un peso massimo in percentuale a ciascuna area tematica.

L’operazione di confronto termina con l’analisi del sistema di rating. Il protocollo ITACA-SU, è articolato in quattro livelli prestazionali - negativo, sufficiente, buono, ottimo - con punteggi compresi nell’intervallo [-1; 5]. Le modalità di assegnazione di questi ultimi sono espressamente indicate per i criteri di tipo qualitativo, mentre la mancanza di valori soglia di riferimento rende molto complessa l’operazione di valorizzazione dei criteri quantitativi. Inoltre, a differenza di tutti gli altri sistemi di valutazione, tale protocollo consente l’assegnazione di un punteggio negativo, pari a -1, che corrisponde a una prestazione inferiore allo standard e alla pratica corrente, impedendo un qualsiasi tentativo di normalizzazione.

GBC-Q e LEED-ND sono caratterizzati dal medesimo sistema di rating, strutturato in quattro fasce prestazionali: base, argento, oro, platino, con punteggio variabile da un minimo di 40 punti a un massimo di 100. Nel dettaglio: 40-49 punti (base), 50-59 punti (argento), 60-79 punti (oro), 80 e oltre (platino). Entrambi i sistemi prevedono, inoltre, 10 punti opzionali da assegnare, eventualmente, per innovazione nella Progettazione e Priorità Regionale. L’assegnazione dei punteggi è, solo in pochissimi casi, regolata da una specifica indicazione, mentre per la maggior parte dei criteri mancano indicazioni specifiche.

Il protocollo DGNB-UD prevede tre fasce di prestazione - oro, argento, bronzo - suddivise rispettivamente nel seguente modo: 80-100%, 65-80%, 50-65%.

Il sistema di rating per il BREEAM-C è strutturato, invece, in 6 livelli - eccezionale, eccellente, molto buono,

buono, accettabile, non classificabile - corrispondenti a precisi benchmark, rispettivamente pari a: ≥85, ≥70,

≥55, ≥45, ≥30, <30.

Tabella I | Confronto tra i livelli gerarchici dei protocolli di sostenibilità a scala urbana analizzati.

ITACA-SU GBC-Q LEED-ND BREEAM-C DGNB-UD

Aree tematiche 11 5 5 0 6

Categorie 10 57 59 6 11

Criteri 65 94 65 41 30

Pesi Assenti Assenti

Peso unico e fisso per ciascun

credito, non specificato Ponderazione individuale per ciascun criterio Peso massimo attribuito a ciascuna area tematica

Rating 4 livelli 4 livelli 4 livelli 6 livelli 3 livelli

Ambito di applicazione Transcalare: isolato, comparto, quartiere Nuove costruzioni e riqualificazioni urbane. Buona pratica: almeno due edifici,

governabile in un unico processo o Porzione di un quartiere, intero quartiere o più quartieri Insediamenti medio grandi (requisiti) Distretti urbani (requisiti)

suddiviso in più aree Fasi della valutazione Progetto, realizzazione, esercizio Verifica dei prerequisiti, del progetto e del cantiere Progettazione, costruzione, post-costruzione Progettazione e pianificazione Valutazione dell’intero ciclo di vita dei distretti urbani 4 | Valutazioni di sintesi

Il confronto tra i differenti protocolli alla scala urbana evidenzia differenze e disomogeneità nella stima dei livelli di sostenibilità.

Essendo ciascun protocollo caratterizzato da uno specifico sistema di valutazione, l’assenza di un modello formale di riferimento determina l’impossibilità di distinguere in maniera chiara e univoca il momento e l’ambito di applicazione degli stessi, la scala di riferimento, gli indicatori qualitativi/quantitativi più appropriati poiché spesso ridondanti e inadeguati rispetto alle prestazioni che intendono misurare, i criteri utilizzati nell’attribuzione di pesi e punteggi e la confrontabilità del risultato finale.

La rilevanza internazionale delle problematiche di sostenibilità e resilienza, e la necessità di ricostruire un equilibrio con l’ambiente naturale, richiedono un ripensamento dei protocolli urbani finalizzato ad una più attenta e articolata valutazione delle scelte effettuate in ambito urbanistico.

Riferimenti bibliografici

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1.2:2012.

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Sitografia

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German Sustainable Building Council System https://www.dgnb-system.de/de/

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Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale-Scala Urbana http://www.itaca.org/

U.S. Green Building Council https://new.usgbc.org/leed

Il cambiamento dello spazio pubblico: