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6.2 Declino Cognitivo.

Il declino cognitivo, strettamente legato all’invecchiamento, è dunque destinato a diventare un rilevante problema clinico, sanitario ed economico. Le stime di prevalenza e incidenza di declino cognitivo variano nei diversi studi in relazione ai criteri diagnostici utilizzati per la definizione di declino cognitivo, alla popolazione campione, ed alle procedure diagnostiche utilizzate 3.

Stime della prevalenza e incidenza nella popolazione Italiana derivano principalmente dallo studio ILSA e indicano una prevalenza di declino cognitivo del 10,7% ed un tasso di inci- denza di 21,5 casi per 1.000 anni-persona.

La presenza di declino cognitivo, non solo è associata ad un aumentato rischio di demenza, con un tasso di conversione a demenza che va dal 10% al 12% annuo, ma è associata, inol- tre, a diversi eventi avversi quali perdita di indipendenza, istituzionalizzazione, ictus e au- mentata mortalità. Da questo punto di vista, dunque, il costo umano, sociale e sanitario di questa condizione si colloca fra i più alti. La demenza, per esempio, rappresenta una vera e propria “emergenza” sanitaria ed assistenziale. I costi, umani e non, sono elevati non solo per i pazienti e le loro famiglie, ma anche per il sistema sanitario e socio-assistenziale. Il co- sto di un paziente affetto da demenza, infatti, è oggi di circa 50mila euro l’anno, e il costo annuo nazionale, attualmente di 50 miliardi di euro, salirà nel 2035 a 120 miliardi di euro. Le degenerazioni del sistema nervoso dovute all’invecchiamento, hanno forme e livelli di gravità differenti, misurabili sia sull’insulto patologico che può ricevere l’organismo, sia sull’impatto funzionale e sociale che si ripercuote sul soggetto afflitto da tale male. Il decli- no cognitivo ha un grado di classificazione che sta tra la fisiologica degenerazione nervosa invecchiamento-associata e la demenza; questo viene definito declino cognitivo lieve o, dal- la terminologia inglese, MCI (mild cognitive impairment), noto anche come deterioramento isolato della memoria; questo si interpone tra i due processi di deterioramento e assume una diversità molteplice di sintomi; quando la perdita della memoria diventa il sintomo predo- minante, questo declino prende il nome di MCI Anamnestica, che rappresenta un fattore di rischio notevole per l’insorgenza della malattia di Alzheimer. Le statistiche prevedono che chi soffre di questa tipologia di deterioramento cognitivo, tenda a sviluppare la malattia di Alzheimer con una percentuale del 10% 15% per anno.

Il continuo accumulo di una proteina nel cervello sano che invecchia, può spiegare la vulne- rabilità degli anziani alle patologie neurodegenerative, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori della School of Medicine alla Stanford University.

I risultati inattesi dello studio potrebbero cambiare radicalmente il modo in cui gli scienziati pensano alle malattie neurodegenerative.

Il declino cognitivo (DC) è una delle più grandi minacce per la salute della vecchiaia; è cau- sato da un circuito neuronale impattato, ma i meccanismi molecolari responsabili sono sco- nosciuti. C1q, la proteina di avvio della cascata del complemento (insieme di proteine, che, insieme agli anticorpi, svolgono un ruolo di primaria importanza nei meccanismi di difesa dell'organismo), classico e potente effettore della risposta immunitaria periferica, media l'e- liminazione delle sinapsi nel SNC; C1q, nota come iniziatore chiave della risposta immuni- taria, si deposita sempre di più nei punti di contatto (sinapsi) che collegano tra di loro le cel- lule nervose del cervello. Concentrazioni elevate di C1q in questi punti di contatto possono provocarne la distruzione catastrofica da parte delle cellule immunitarie del cervello, attivate quando un evento catalizzatore (come una lesione cerebrale, una infezione sistemica o una serie di piccoli ictus) rilascia una seconda serie di sostanze sulle sinapsi. E’ stato dimostrato che i livelli di proteina C1q aumentano notevolmente nell’invecchiamento normale di un to- po e nel cervello umano di ben 300 volte. Tale incremento è stato prevalentemente localizza- to in prossimità delle sinapsi e più drammaticamente in alcune regioni del cervello, tra cui alcune ma non tutte le regioni note per essere selettivamente vulnerabile a malattie neurode- generative, vale a dire, l'ippocampo, sostanza nera, e corteccia piriforme.

Nel normale invecchiamento cerebrale le C1q, non le altre componenti proteiche del sistema di complemento, diventano gradualmente molto prevalenti a livello delle sinapsi. I ricercato- ri hanno trovato che, di per sé, questo accumulo di C1q non induce una perdita importante di sinapsi, anche se sembra deteriorarne la prestazione. I topi ai quali viene tolta Topi con defi- cit di C1q hanno esibito maggiore plasticità sinaptica nell'adulto e maggiore riorganizzazio- ne dei circuiti nel giro dentato dell'ippocampo invecchiato. Inoltre i topi da laboratorio con deficit di C1q dimostrano minore capacità cognitive e declino della memoria in alcuni test comportamentali ippocampo-dipendenti, rispetto ai loro fratelli di tipo selvatico. A differen- za del sistema nervoso centrale in via di sviluppo, la cascata del complemento del C3 (via di attivazione del complemento), era presente solo a livelli molto bassi nell’invecchiamento ce- rebrale. Inoltre, l'effetto di invecchiamento-dipendente di C1q sulla circuiteria ippocampale era indipendente da C3 e non accompagnata dalla perdita di sinapsi rilevabile, fornendo pro- ve per la letteratura, dove si conferma che l’avvio della cascata di complemento e l'elimina- zione delle sinapsi-indipendente, ad opera di C1q, dimostra il ruolo di questi nell’invecchiamento del SNC.

la capacità di produrre C1q, ottengono risultati leggermente migliori sui test di memoria e apprendimento rispetto ai topi normali anziani.

Questi risultati potrebbero spiegare la vulnerabilità specifica alle malattie neurodegenerative del cervello che invecchia, rimasta così a lungo misteriosa e spiegherebbe anche come mai i bambini non hanno l'Alzheimer o il Parkinson. L'attivazione profonda della cascata di com- plemento, associata alla perdita massiccia di sinapsi, è la caratteristica cardinale dell'Alz- heimer e di molte altre patologie neurodegenerative. Si pensava che questo dipendesse dal fatto che la perdita di sinapsi provoca infiammazione. Ma i risultati degli esperimenti che si trovano in letteratura e le conseguenti supposizioni, evincono che è l'attivazione della casca- ta di complemento a guidare la perdita di sinapsi, non il contrario.

Capitolo 7