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12 CE12 – ESCLUSIONE DELLE AREE CHE NON SIANO AD ADEGUATA DISTANZA DAI CENTRI ABITATI
12.2 BASI CONCETTUALI E MODALITÀ DI APPLICAZIONE .1 Il fenomeno insediativo italiano
12.2.4 Definizione delle aree di esclusione
Per l’applicazione del criterio CE 12 è stato utilizzato il file poligonale dei centri abitati rilasciato da ISTAT per realizzare un filtro d’esclusione in ambiente GIS nel modo descritto nel documento DN GS 00056 che descrive la procedura operativa per la realizzazione della CNAPI.
L’esclusione è stata applicata alle aree dei centri abitati9 (località di tipo 1 e 2) e al territorio circostante, fino alla distanza di 1 km dal perimetro di ogni località presente sul territorio nazionale.
Ai fini dell’applicazione del criterio CE12 sono state aggregate anche le località produttive10(località tipo 3) censite; in quanto sede di attività antropica pur non essendo sempre sede di residenze.
9Per centro abitato si intendono tutte le Località abitate individuate dall’ISTAT nel censimento 2011 con esclusione delle Case sparse perché i dati ed esse associati non sono ubicati sul territorio ma sono restituiti a scala comunale e quindi non utilizzabili per esclusioni automatiche.
Definizioni del censimento 2001:
Località abitata. Area più o meno vasta del territorio comunale, conosciuta di norma con un nome proprio, sulla quale sono situate una o più case raggruppate o sparse. Si distinguono in centri abitati, nuclei abitati e case sparse:
o Centro abitato. Località di tipo 1. E’ un aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e simili o comunque brevi soluzioni di continuità per la cui determinazione si assume un valore variabile intorno ai 70 metri, caratterizzato dall’esistenza di servizi o esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia, negozio o simili) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale e generalmente determinanti un luogo di raccolta dove sono soliti concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili, in modo da manifestare l’esistenza di una forma di vita sociale coordinata dal centro stesso. I luoghi di convegno turistico, i gruppi di villini, alberghi e simili destinati alla villeggiatura, abitati stagionalmente sono considerati centri abitati temporanei, purché nel periodo dell’attività stagionale presentino i requisiti del centro;
o Nucleo abitato. Località di tipo 2. E’ una località abitata, priva del luogo di raccolta che caratterizza il centro abitato, costituita da un gruppo di case contigue e vicine, con almeno cinque famiglie, con interposte strade, sentieri, piazze, aie, piccoli orti, piccoli incolti e simili, purché l’intervallo tra casa e casa non superi trenta metri e sia in ogni modo inferiore a quello intercorrente tra il nucleo stesso e la più vicina delle case manifestamente sparse.
La distanza di un chilometro assume la valenza di distanza “di rispetto” per non interferire con l’insediamento antropico, dato che, per quanto detto in precedenza, non è necessario assumere alcuna distanza minima di sicurezza in relazione alle precauzioni per motivi radioprotezionistici afferenti al carico radiologico del Deposito.
I perimetri dei centri abitati disponibili in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale sono quelli dell’ISTAT che sono stati tracciati dallo stesso istituto per le esigenze del rilevamento statistico. Tali dati sono validati dall’ISTAT alla risoluzione della scala 1:10.000.
Per quanto richiesto dalla GT29 in merito all’orizzonte temporale da prendere in considerazione per l’applicazione del criterio CE12, è stato sviluppato e applicato un modello di aggregazione nel tempo dei centri abitati e del territorio limitrofo di potenziale urbanizzazione. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di lavoro indicato in premessa e la sua illustrazione è contenuta nel documento DN GS 00198.
I risultati sono visualizzati nella Figura 12.2/1 che segue.
Nella figura sono raggruppate le aree definibili come “urbanismi locali”11 e le “aree metropolitane” intese come la composizione degli urbanismi locali in riferimento alle città metropolitane, come definite nell'ordinamento dello Stato italiano.12
simili, o comunque brevi soluzioni di continuità non superiori a 200 metri; la superficie minima deve corrispondere a 5 ettari.
11Definiti come gli organismi urbani che inglobano i centri abitati di un dato Comune ed eventualmente quelli contigui compresi in un'are di massimo 5 km anche se appartenenti a Comuni diversi, tenendo conto anche delle relazioni che tra essi si instaurano.
12Legge 7 aprile 2014 n. 56.
Figura 12.2/1 – Territorio individuato come ambito di sviluppo dell’urbanizzazione delle città con più di 20.000 abitanti, e rappresentato come inviluppo degli “urbanismi locali” e delle “città metropolitane” (in celeste)
Ai fini dell’applicazione del criterio d’esclusione, in linea con quanto detto al paragrafo 12.2.3 e per tenere in debito conto l’entità del territorio individuato dalla proiezione modellistica riguardante la potenziale urbanizzazione, si è proceduto in modo cautelativo ma non soggettivo. Il criterio CE12 è stato applicato escludendo il territorio circostante i
di essi. Il fattore di proporzionalità è tale da permettere l’espansione per 10 volte della superficie dell’attuale dimensione del centro abitato.
I valori dell’estensione delle località abitate sono desumibili dai dati dei pregressi censimenti della popolazione. Utilizzando i poligoni dei centri abitati disponibili in formato digitale del periodo dal 1991 al 2011 è stato individuato il trend d’espansione.
L’espansione dei centri abitati ha interessato in totale nel ventennio indicato 2510 km2 (Tab. 12.2/1). Tuttavia, come si può osservare in figura 12.2/2, per passare da 1,9 milioni di ettari ad un valore 10 volte più grande, cioè 19 Mha, nei prossimi 20-30 decenni, deve essere ammessa una fortissima impennata della curva di estrapolazione (Fig. 12.2/2).
Censimento Area totale località tipo 1 + tipo 2 (km2)
1991 16.840
2001 18.610
2011 19.350
Tabella 12.2/1- Estensione totale dalle località abitate italiane riportate nei censimenti ISTAT
Figura 12.2/2 – Andamento temporale dell’espansione delle località abitate italiane
In Figura 12.2/3 si illustra la distribuzione dei centri abitati in funzione dell’ampiezza del buffer d’esclusione necessaria per ottenere una superficie 10 volte maggiore di quella del centro abitato stesso attualmente occupata. Ne risulta che applicando il criterio CE12 come sopra descritto, solo per il 6% dei casi il buffer di esclusione risulta maggiore di 1 km. Infatti, come illustrato nella figura 12.2/4, il 94% dei centri abitati ha una limitata estensione e, di conseguenza, l’ampliamento di 10 volte della superficie attuale rientra all’interno del buffer minimo d’esclusione di 1 km.
ettari
decenni
Figura 12.2/3 – Ampiezza dei buffer d’esclusione in relazione all’estensione delle località abitate (tipo 1, 2 e 3) del censimento ISTAT 2011
Fig. 12.2/4 – Istogramma delle 61.486 località abitate italiane classificate rispetto alla loro estensione (dati censimento ISTAT 2011)