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Per una definizione degli elementi fondamentali della nozione hegeliana di “Denken”.

Alcune note sulla nozione hegeliana di pensiero

1.1 Per una definizione degli elementi fondamentali della nozione hegeliana di “Denken”.

1.1.1 La concezione hegeliana del pensiero oggettivo. La distinzione tra pensiero conscio ed inconscio.

La nozione hegeliana di pensiero oggettivo rappresenta la base sulla quale è costruita la pretesa metafisica della logica come scienza40.

In essa si determina la specificità della posizione hegeliana in merito al rapporto tra essere e pensiero che, come osserva giustamente Jaeschke, rappresenta il cardine fondamentale della riflessione filosofica di Hegel41. L’idea dell’oggettività del pensiero costituisce la

soluzione concreta a quella che tradizionalmente in filosofia è trattata come un’opposizione: il rapporto tra soggettività e oggettività. Ciò che rileva Jaeschke e, in qualche misura, anche Horstmann42, è il rigetto

che tale posizione ha prodotto nella contemporaneità verso il sistema hegeliano e che ne delinea la specificità dell’intera proposta filosofica ad esso sottesa.

L’idea di pensiero, a cui Hegel dà anima nella Logica e corpo nel corso dell’Enciclopedia43, ha i tratti di una grande composizione

sinfonica, paragonabile all’imponenza dei lavori di Beethoven rispetto alla storia della musica. Purtroppo però il procedere argomentativo di un lavoro di scrittura filosofica, come il presente, è impossibilitato ad uscire dal limite della monodicità della voce singola. L’unica possibilità di poter rendere monodicamente una grande sinfonia, è quella di ripercorrerne le singole parti ed è per questo che si procederà da alcune considerazioni generali sulla nozione di pensiero, fino a determinarne

41 Cfr. W. Jaeschke, Objektives Denken. Philosophiehistorische Erwägungen zur

Konzeption und zur Aktualität der spekulativen Logik, in “The Independent Journal of

Philosophy” n.3 (1979), trad. it. di A. Nuzzo in La logica e la metafisica di Hegel, pp. 53 - 68, Carocci, Roma 1993, p. 23 – 24.

42 Horstmann ha dedicato un saggio al tema della difficile ricezione del pensiero

hegeliano nella contemporaneità. L’autore giunge peraltro a una soluzione dilemmatica secondo cui chi si occupa di Hegel è in qualche modo costretto a rientrare o nella categoria di chi estrapola dal testo hegeliano alcuni elementi isolati forzandoli nel proprio punto di vista o di ripetere vuotamente quanto già detto da Hegel (nella difficoltà del capire esattamente quanto gli oscuri passi hegeliani effettivamente esprimano). Si veda R. P. Horstmann, What is Hegel’s Legacy and What Should We

Do With It? in “European Journal of Philosophy”, n. 7 (1999) p. 275 – 287.

43 Non si legga in questa affermazione l’idea che l’Enciclopedia possa essere trattata

come uno scritto sistematico al pari della Logica; come qualcosa che ne dà continuità in senso diretto. È noto infatti che essa è un’opera che Hegel ha scritto in funzione dei corsi universitari e non ha l’intento di essere un lavoro pensato con i criteri di un testo filosofico in quanto tale. Tuttavia è nell’Enciclopedia che si trova la più matura formulazione organica del concetto di Spirito che è l’espressione del sapere concreto del pensiero logico.

gli aspetti più specifici nel procedere del capitolo; determinazioni che correggeranno di volta in volta le insufficienze delle approssimazioni iniziali. Saranno quindi inevitabili alcuni fraintendimenti terminologici e alcune vaghezze concettuali in questa prima fase della discussione.

L’originalità della trattazione hegeliana del pensiero consiste nel fatto che l’attività pensante non si limita ad essere considerata un fatto mentale o psicologico. I pensieri non sono degli oggetti mentali, contrapposti agli enti reali. Il pensiero è, per Hegel, sia l’insieme di tutte le attività soggettive degli individui (e quindi le percezioni, le intuizioni, le rappresentazioni, le leggi), sia l’elemento costitutivo della soggettività stessa, sia la struttura razionale e oggettiva del mondo naturale e spirituale (dalla struttura logico-razionale degli enti all’oggettività del mondo etico, artistico e religioso). Per dirla in modo introduttivo, quindi, l’originalità della dottrina hegeliana del pensiero oggettivo consiste nell’idea che il pensiero non è il risultato, o il prodotto, di un’attività di un soggetto empirico pensante che cerca, pensando, di comprendere o analizzare la realtà che lo circonda. Il pensiero è piuttosto la struttura omogenea della realtà e della conoscenza44.

Questa concezione si sviluppa come la risposta di Hegel all’approccio soggettivistico al pensiero (e conseguentemente alla realtà) che contraddistingue il suo tempo (e in rinnovate forme anche la contemporaneità). Tale approccio soggettivistico si fonda su di una distinzione originaria del soggetto e le sue strutture concettuali e percettive da una parte e il mondo empirico dall’altra; da ciò si delinea l’opinione che il mondo, nel momento in cui viene compreso, è il risultato dell’adoperarsi dei concetti soggettivi, ma al contempo rimane in sé una datità inconoscibile. L’idea soggettivistica, in sostanza,

44 Cfr. L. Illetterati, L’oggettività del pensiero. La filosofia di Hegel tra idealismo, anti-

idealismo e realismo: un’introduzione in “Verifiche” n. 36 (2007), p.127 – 156, p. 13

considera l’oggettività come la sfera dell’alterità rispetto a sé, come l’oggettualità che sta di fronte al pensiero e che il pensiero deve comprendere.

L’oggettività, il mondo di cui facciamo esperienza, è invece per Hegel permeato di razionalità. Vi è una struttura logica nelle cose che prescinde dal suo essere pensata da un soggetto. Il mondo, ciò che comunemente è inteso come l’oggetto della conoscenza, è logicamente strutturato indipendentemente dal fatto che un determinato soggetto empirico lo pensi45. Questo non deve condurre, come puntualizza

esplicitamente Hegel, a una sorta di animismo, ovvero al considerare che, giacché il pensiero è nelle cose, gli oggetti (e il mondo esterno in generale) siano dotati di una qualche forma di coscienza46. Questo non

sarebbe altro che un modo di screditare, mal interpretando al contempo, la posizione hegeliana.

Qui si trova il cuore di quanto Jaeschke e Horstmann considerano scandaloso rispetto all’approccio filosofico contemporaneo47 e che in

generale è espunto come irricevibile da quella prospettiva interpretativa che negli ultimi anni è stata chiamata Hegel

Renaissance48. Si tratta della concezione secondo cui da una parte i

45 Cfr. C. Halbig, Pensieri Oggettivi in “Verifiche” n. 36 (2007) pp. 33-60, p. 47. Cfr.

anche C. Halbig, Objektives Denken. Erkenntnistheorie und Philosophy of Mind in

Hegels System, Frommann-Holzboog, Stuttgart – Bad Cannstatt, 2002.

46 Cfr. EnzA, p. 81.

47 Su questo tema si interroga anche Illetterati in op. cit., p. 17.

48Con Hegel Renaissance si intende comunemente quella corrente interpretativa di

matrice anglo-americana della filosofia di Hegel che si è prodotta nella seconda metà del novecento (in particolar modo negli ultimi trent’anni) a partire dall’accostamento che Wilfrid Sellars fece tra la propria posizione sul “mito del dato” e la concezione hegeliana dei concetti di mediatezza e immediatezza. Cfr. W. Sellars, Empiricism and

the Philosophy of Mind, in H. Feigl e M. Scriven (a cura di), Minnesota Studies in the Philosophy of Science, Volume I: The Foundations of Science and the Concepts of Psychology and Psychoanalysis, University of Minnesota Press, 1956, p. 253-329, in

particolare p. 127 e p. 148. Successivamente molti sono stati i tentativi della tradizione analitica di reinterpretare ed elaborare alcune posizioni hegeliane. In particolar modo da parte degli allievi di Sellars: Robert Brandom e Malcolm Mc Dowell (per Brandom si vedano in particolare Holism and Idealism in Hegel's

Phenomenology" in “Hegel Studien” n. 36 (2001), p. 57-92; The Structure of Desire and Recognition in “Philosophy and Social Criticism”, n.1 (2007), p. 127-150 e

concetti logici mediante cui si parla e con i quali si pensa il mondo non dipendono dal soggetto che li applica, ma hanno un valore oggettivo, e che dall’altra anche gli oggetti di conoscenza hanno in loro stessi le determinazioni del pensiero e che quindi la loro comprensione non dipende dal modo in cui i concetti dei soggetti li organizzano, ma sono già razionalmente organizzati di per loro.

Per comprendere e argomentare questa tesi, radicalmente controintuitiva rispetto al senso comune, Hegel elabora analiticamente molte distinzioni all’interno della nozione di pensiero. Fin dall’inizio si deve puntualizzare che queste distinzioni vanno prese provvisoriamente, perché, l’obiettivo argomentativo hegeliano, è quello che nella loro comprensione esse saranno poi tolte (Aufgehoben) dall’esercizio della ragione (Vernunft) in una complessa, ma ad un tempo unitariamente semplice concezione di pensiero49.

La prima distinzione che qui si introduce è quella tra pensiero conscio e pensiero inconscio. È comprensibile che essa possa apparire alla mente di chi abitualmente considera il pensiero nell’accezione del senso comune (sia ai tempi di Hegel, sia ai giorni nostri) piuttosto singolare. Pensare è infatti comunemente associato alla coscienza: una versione della nozione di pensiero che è, per Hegel, solo una faccia della medaglia e per certi versi quella meno determinante.

Reason in Philosophy: Animating Ideas, Harvard University Press, Cambridge, 2009.

Nel caso di McDowell, soprattutto Mind and the World, Harvard University Press, Cambridge, 1994). Le interpretazioni della Hegel Renaissance si distinguono per concentrarsi principalmente sulle pagine di alcune parti della Fenomenologia dello

Spirito e per lo Hegel deflazionista e pragmatista che dipingono. Il rifiuto

dell’assoluto, della nozione di Dio e di pensiero oggettivo sono il presupposto di queste analisi, che preferiscono soffermarsi su concetti quali l’intersoggettività, la socialità della ragione, la funzione terapeutica della filosofia. Per una panoramica delle posizioni della Hegel Reinassance si vedano: L. Ruggiu, I. Testa (a cura di),

Hegel Contemporaneo. La ricezione americana di Hegel a confronto con la tradizione europea, Guerini, Milano, 2003; A. Nuzzo (a cura di), Hegel and analytic tradition,

Continuum, New York, 2011.

49 Quell’intersezione di pensiero oggettivo e pensieri oggettivi di cui giustamente

Die uns alle Vorstellungen, Zwecke, Interessen und Handlungen durchwirkende Thätigkeit des Denkens ist, wie gesagt, bewußtlos geschäftig (die natürliche Logik); was unser Bewußtseyn vor sich hat, ist der Inhalt, die Gegenstände der Vorstellungen, das, womit das Interesse erfüllt ist; die Denkbestimmungen gelten nach diesem Verhältniß als Formen, die nur an dem Gehalt, nicht der Gehalt selbst seyen50.

Hegel ritiene che, nell’agire quotidiano, il pensiero (Denken) opera come una natürliche Logik che organizza le sensazioni e le rappresentazioni umane. I desideri e le sensazioni non sono un possesso a disposizione di coloro che desiderano e sentono, infatti, se da una parte chi pensa riconosce il pensato – in questo esempio le sensazioni e i desideri – come proprio, dall’altro saranno proprio quei desideri e quelle sensazioni, in quanto oggetti del pensiero, a permettergli di riconoscersi come un ente pensante51. La coscienza

umana quando ha a che fare con questo operare “istintivo” del pensiero ne riconosce le determinazioni (Denkbestimmungen) solo come una forma rispetto a una sostanza. Per Hegel ciò che la coscienza umana ritiene erroneamente di avere d’innanzi a sé, nelle proprie rappresentazioni e intuizioni, è l’oggetto inteso come il contenuto della rappresentazione o della sensazione e quelle forme concettuali che lo individuano, che sarebbero forme da esso separabili.

50 WL, p. 26.

51 Cfr. WL p. 24. «Solcher Gebrauch der Kategorien, der vorhin die natürliche Logik

genannt worden ist, ist bewußtlos, und wenn ihnen in wissenschaftlicher Reflexion das Verhältniß, als Mittel zu dienen, im Geiste angewiesen wird, so wird das Denken überhaupt zu etwas den anderen geistigen Bestimmungen Untergeordnetem gemacht. Von unseren Empfindungen, Trieben, Interessen sagen wir nicht wohl, daß sie uns dienen, sondern sie gelten als selbstständige Kräfte “und Mächte, so daß wir dieß selbst sind, so zu empfinden, dieß zu begehren und zu wollen, in dieß unser Interesse zu legen. Aber wieder kann es vielmehr unser Bewußtseyn werden, daß wir im Dienste unserer Gefühle, Triebe, Leidenschaften, Interessen, ohnehin von Gewohnheiten stehen, als daß wir sie im Besitz haben, noch weniger, daß sie bei unser innigen Einheit mit ihnen uns als Mittel dienen».

Die unerläßliche Grundlage, der Begriff, das Allgemeine, das der Gedanke, insofern man nur von der Vorstellung bei dem Worte: Gedanke, abstrahiren kann, selbst ist, kann nicht nur als eine gleichgültige Form, die an einem Inhalte sey, angesehen werden. Aber diese Gedanken aller natürlichen und geistigen Dinge, selbst der substantielle Inhalt, sind noch ein socher, der vielfache Bestimmtheiten enthält und noch den Unterschied einer Seele und eines Leibes, des Begriffs und einer relativen Realität an ihm hat; die tiefere Grundlage ist die Seele für sich, der reine Begriff, der das Innerste der Gegenstände, ihr einfacher Lebenspuls, wie selbst des subjektiven Denkens derselben ist. Diese logische Natur, die den Geist beseelt, in ihm treibt und wirkt, zum Bewußtseyn zu bringen, dieß ist die Aufgabe52.

Per Hegel però la logica naturale del pensiero inconscio non è e non può essere una mera forma di un dato contenuto. Dopotutto è la sua razionalità interna che struttura la cosa e la rende quel che è: l’universalità che le è propria e in cui tutti gli attribuiti e predicati che le pertengono ineriscono e si mantengono. Essa esaurisce l’oggetto nella sua totalità. Senza quell’essenzialità non si potrebbe nemmeno più parlare di quella cosa. C’è però una condizione: «insofern man nur von der Vorstellung bei dem Worte: Gedanke, abstrahiren kann». L’universalità del pensiero – ciò che permane in ogni determinazione del percepire e dell’agire umano e ne dà regola – non può essere determinato da una parola (da una rappresentazione). Il pensiero in quanto Denken universale, per essere colto nella sua universalità, deve essere astratto dal termine che lo denota. Con astrarre si intende qui “separare” e “rendere universale”. Il punto è che nel senso comune, così come nella tradizione filosofica, la parola “Gedanke” denota ai tempi di Hegel (ma nella maggior parte dei casi anche oggi) qualcosa che è prodotto, conosciuto e contenuto nella mente di un soggetto pensante: uno stato mentale. In questa prospettiva si genera la considerazione che ciò che determina formalmente qualcosa (un

oggetto, un concetto, un sentimento) sia una forma separabile dalla sostanza della cosa, sia nel caso che quella forma sia una idea innata, sia nel caso che sia una categoria a priori, sia che sia una forma unitaria indotta. L’uso improprio della parola Gedanke non è però l’unico motivo per il quale secondo Hegel si rende necessaria l’astrazione del concetto da essa, anzi, forse è la ragione meno importante. Il problema principale è che essa è una rappresentazione e proprio per questo non ha la capacità di contenere in sé la prospettiva complessa che egli cerca di presentare in questi argomenti sui modi in cui il pensiero è attivo sia nell’ambito dell’umano – o dello spirito – sia nell’ambito delle cose – o la natura – sia nell’ambito del pensiero stesso – la logica. La parola

Gedanke costituisce un limite da superare; se ci si limitasse ad essa,

magari a correggerne il significato, comunque si verrebbe a strutturare una nozione di Gedanke incompleta e unilaterale. Ad esempio, se si volesse riformare la parola Gedanke con il significato “pensiero che struttura le cose in loro stesse” anziché “forma inerente alla sostanza delle cose”, ciò comunque non sarebbe sufficiente. Così infatti non si includerebbe il pensiero che riconosce l’azione del pensiero delle cose. L’unico effetto infatti sarebbe quello di creare una somma di significati del tipo: Gedanke = “pensiero che struttura le cose in loro stesse” + “pensiero che riconosce il pensiero che struttura le cose in loro stesse”; in questo modo i due significati del pensiero che compongono la parola

Gedanke, così artificialmente ricostruita, rimarrebbero come una

somma di elementi diversi e la parola non sarebbe altro che un contenitore di cose diverse e separate tra loro. La rideterminazione della parola Gedanke sarebbe al massimo un gioco di parole, un trucco. Per capirsi: dire che la parola A che può significare X non deve significare solo X ma anche Y e Z non otterrà che il risultato di avere tre significati diversi A = (X,Y,Z) dove da un lato ne sarà usato solo uno, a seconda del contesto in cui è usata, e dall’altro, se presa come l’insieme indistinto dei propri significati, si ridurrebbe

all’incomprensibilità. Tornando quindi alla parola Gedanke, essa, anche in un’ipotetica rideterminazione del suo significato, potrebbe comunque essere usata nella separatezza dei suoi significati individuali; ad esempio dicendo: “per Kant il Gedanke era una forma, mentre ormai si è capito che il Gedanke è altro”. Il Gedanke qui è dapprima X e poi Y e Z, ma il concetto di Gedanke sarà, nella forma del significato, pensato e conosciuto sempre come (o X o Y o Z o Y+Z) e mai nella sua unità. Nella rideterminazione del significato non si renderebbe il concetto che Hegel vuole presentare, ovvero la intima interconnessione e unità dei modi in cui il pensiero appare nelle rappresentazioni che di esso ha l’uomo. È in questo senso che Hegel scrive che il Gedanke deve essere astratto dalla parola Gedanke e non che il filosofo deve sostituire il Bedeutung della parola Gedanke con una somma di nuovi significati più appropriati. Si ritiene qui che è proprio per evitare un confuso accavallamento di significati nella stessa parola che Hegel usa distintamente i termini “das Denken” – inteso come il pensare attivo, che agisce inconsciamente, ma anche il pensare soggettivo – e “der Gedanke” – il pensiero come determinazione e sapere del Denken sia nel senso inconscio, sia nel senso di prodotto dell’intelletto nell’attività della riflessione, sia come sapere proprio e autodeterminato del

Denken.

Dopo questa breve digressione con cui si è introdotto uno dei temi principali di questo lavoro, il rapporto tra significato linguistico e determinazione del pensiero, ma che ha costretto ad anticipare alcune questioni non ancora illustrate, si torni ora alla specificità all’argomento sul pensiero inconscio.

Il pensiero inconscio, per Hegel, mantiene in sé diverse determinatezze (le diverse determinazioni logiche che costituiscono le cose e i pensieri), ma quella ultimativa è il pensiero puro.

La locuzione pensiero puro significa “pensiero in quanto pensiero”, non relato a qualcosa di diverso da sé. Si tratta del pensiero oggetto

della logica e di fatto esso costituisce la «Lebenspuls» di tutte le cose, siano esse gli oggetti (das Innerste der Gegenstände), o siano esse le rappresentazioni dei soggetti pensanti (das subjektive Denken). Questa anima pulsante è la stessa; sia essa presa dal punto di vista del Denken in quanto pensiero inconscio che opera nelle cose e nelle intuizioni, percezioni e rappresentazioni dell’uomo. Sia essa nel pensiero soggettivo consapevole; ovvero quel pensiero inteso come arbitrio o stato mentale. Compito della logica e della filosofia è trasformare questo operare inconscio e istintivo che accomuna la natura delle cose e l’agire del pensiero soggettivo e che è ciò che anima lo spirito – ovvero la dimensione dell’umano, tutto ciò che riguarda l’umanità in quanto tale, dalle percezioni, alla vita sociale ed etica, fino alla conoscenza in tutte le sue forme – in qualcosa di consapevole.

Das instinktartige Thun unterscheidet sich von dem intelligenten und freien Thun dadurch überhaupt, daß dieses mit Bewußtseyn geschieht, indem der Inhalt des Treibenden heraus aus der unmittelbaren Einheit mit dem Subjekte zur Gegenständlichkeit vor dieses gebracht ist, beginnt die Freiheit des Geistes, der in dem instinktweisen Wirken des Denkens befangen in den Banden seiner Kategorien in einen unendlich mannigfachen Stoff zersplittert ist. In diesem Netze schürzen sich hin und wieder festere Knoten, welche die Anhalts- und Richtungspunkte seines Lebens und Bewußtseyns sind, sie verdanken ihre Festigkeit und Macht eben dem, daß sie vor das Bewußtseyn gebracht an und für sich seyenden Begriffe seiner Wesenheit sind. Der wichtigste Punkt für die Natur des Geistes ist das Verhältniß nicht nur dessen, was er an sich ist, zu dem was er wirklich ist, sondern dessen, als was er sich weiß; dieses Sichwissen ist darum, weil er wesentlich Bewußtseyn, Grundbestimmung seiner Wirklichkeit. Diese Kategorien, die nur instinktmäßig als Triebe wirksam sind, und zunächst vereinzelt, damit veränderlich und sich verwirrend in das Bewußtseyn des Geistes gebracht, und ihm so eine vereinzelte und unsichere Wirklichkeit gewähren, zu reinigen und ihn damit in ihnen zur Freiheit und Wahrheit zu erheben, dieß ist also das höhere logische Geschäft53.

In questo passo Hegel spiega cosa significhi questo compito logico e filosofico di trasformare il pensiero nella consapevolezza del pensiero. Il punto di partenza è la posizione di una fondamentale distinzione. La coscienza, la consapevolezza che costituisce il compito della filosofia, è la differenza che intercorre tra il pensiero inteso come la logica naturale