Capitolo 1 Definizione dell’oggetto di studio: di che cosa parliamo quando parliamo di revisione
1.2. Il metalinguaggio della revisione: ambito teorico
1.2.3 Definizioni da dizionari, repertori lessicali ed enciclopedici nell’ambito dei Writing Studies ed
La decisione di arricchire le definizioni formulate nell’ambito dei Translation Studies con uno sguardo ai repertori terminologici – glossari, raccolte di lessico specialistico, enciclopedie – nell’ambito degli studi sulla scrittura e sul lavoro editoriale si basa su una concezione della traduzione come forma di produzione scritta, se non addirittura come genere letterario a sé stante (Levy, 1969). Poiché questo lavoro di ricerca condivide appieno questa concezione, tanto da fare del rapporto traduzione – scrittura originale un costante momento di confronto in tutti e tre i principali settori di indagine presi in esame, appare logico indagare come la revisione venga definita all’interno del processo di produzione scritta, ambito in cui ha peraltro attratto l’interesse accademico di numerosi studiosi, soprattutto nell’area anglo-americana.
Pur avendo ricercato il termine e i suoi derivati in numerosi repertori cartacei, la presenza della revisione come voce a sé stante si è rivelata piuttosto lacunosa. Tra le fonti italiane, Il Manuzio –
Dizionario del libro a cura di Strepparola (2005) non riporta una voce specifica a essa dedicata, ma
riserva poche, imprecise righe alla figura del revisore:
1. Come revisore delle stampe o Censore, il funzionario pubblico addetto all’esame dei testi destinati alle stampe o al teatro. 2. Correttore, ovvero chi rivede le bozze di un libro. (p. 223)
Molto più numerose sono le risorse terminologiche reperite in rete, di cui viene qui riportata una selezione. Iniziando con la definizione di “revisore” contenuta nel “piccolo glossario dell’editoria a uso dei traduttori” formulato a cura di Maria Bastanzetti e Isabella Zani per il Sindacato dei traduttori editoriali STRADE (una risorsa “ibrida” in quanto riferita al mondo dell’editoria ma dalla particolare prospettiva dei traduttori), si legge quanto segue:
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Revisore
Nella filiera del lavoro editoriale su un testo tradotto, si occupa di “rivedere” il lavoro del traduttore, controllandone la correttezza e l’adeguatezza in termini di stile, espressività, contenuti, scorrevolezza. Il revisore esegue un controllo della traduzione “parola per parola”, verificando la resa finale e intervenendo, laddove necessario, per far sì che il testo che andrà impaginato sembri “nato” nella lingua d’arrivo. Il lavoro del revisore è strettamente legato a quello dell’editor (che sceglie i titoli da pubblicare, vedi) e del redattore (che segue il testo dal punto di vista strettamente redazionale).13
Di questo contributo preme segnalare un aspetto particolarmente positivo (la distinzione tra le figure di revisore/editor/redattore e i rispettivi ruoli) e uno meno felice, vale a dire la descrizione del fine ultimo della revisione, ovvero la produzione di un testo tradotto che sembri scritto nella lingua di arrivo. Non volendo entrare nel merito delle motivazioni che hanno portato le autrici a questa formulazione, si vuole sottolineare che questa idea del testo tradotto come perfettamente integrato e assimilato alla cultura e alla lingua di arrivo – peraltro ampiamente applicata nell’editoria di lingua inglese – può risultare per certi versi “pericolosa”. Se da un lato è innegabile che il rispetto delle convenzioni culturali e linguistiche della lingua di arrivo può rappresentare un fattore di qualità di un testo tradotto, dall’altro non può essere criterio esclusivo per valutare la bontà di una traduzione (o di una sua revisione). Si pensi ad esempio a quei testi letterari la cui peculiarità è proprio lo “scarto” dalla norma culturale, stilistica e linguistica: una traduzione che sembri “nata” nella lingua di arrivo, come potrebbe rendere conto di questo “allontanamento”?
Continuando a esplorare la Rete alla ricerca di contributi descrittivi della revisione e termini affini, ci si imbatte in numerosi glossari pubblicati su blog dedicati alla scrittura o siti di agenzie letterarie e studi editoriali. Uno di questi, in cui la revisione viene descritta non come voce a sé stante ma all’interno della definizione di editing, è elaborato dall’agenzia letteraria “Scritture scriteriate”14 e riporta quanto segue:
Editing
Complessa ed articolata revisione di un testo. A differenza della correzione delle bozze, con un’operazione di editing non ci si limita a individuare refusi: l’intervento riguarda anche lo stile (al fine di correggere eventuali cadute o impennate), il linguaggio (per emendare da eventuali regionalismi, termini gergali ecc…), la costruzione logica. Scopo dell’editing è ottenere un testo che
13 L’uso delle virgolette è presente così nell’originale. Il glossario può essere consultato all’indirizzo:
http://www.traduttoristrade.it/risorse/glossario/ Ultimo accesso: giugno 2015
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Consultabile all’indirizzo http://www.scritturescriteriate.it/content/20-glossario-glossario-di-editoria-elenco-di- termini-delleditoria. Ultimo accesso: giugno 2015.
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abbia struttura solida, lingua corretta, stile definito, capacità di catturare e mantenere l’attenzione del lettore, assenza di errori, armonia e fluidità.
Nonostante lo zelo nel distinguere l’editing dalla correzione di bozze (ma non dalla revisione, che viene considerata sua sinonimo), qui si fa riferimento al lavoro su un testo presumibilmente non- traduzione, come lascia intuire il riferimento all’attenzione del lettore, che deve essere catturata e mantenuta viva e vivace anche tramite strategie di intervento sul testo.
La prossima definizione, scelta in quanto solleva e sottolinea diverse criticità interpretative su ciò che l’attività di revisione comporta, è tratta dal glossario del blog “Il mestiere di scrivere”. 15Pur non essendo definita individualmente, la parola revisione compare nelle diverse voci dedicate alle tipologie di editing, utili a comprendere l’applicazione di certi termini inglesi – “content editing”, “copyediting” – nel contesto editoriale italiano. Il glossario, tuttavia, inserisce la definizione di “international editing” come attività svolta su un testo tradotto descrivendola in questo modo:
international editing è l'editing che si esegue sui testi tradotti. Tradurre bene e correttamente i
contenuti è infatti solo il primo passo per rendere un testo credibile, scorrevole e piacevole da leggere. Di fronte a una traduzione il buon editor deve essere capace di riscriverne anche delle parti, senza tradire contenuti e informazioni. Se la traduzione è dall'inglese, per esempio, potrà prendersi la libertà di costruire nella versione italiana periodi un po' più complessi e articolati, dovrà controllare che tutto sia in british english [sic] o in american english [sic], farà attenzione a non tradurre "attractive" con "attrattivo", "monitoring" con "monitorizzando". Se invece si tratta di una lingua latina, massima attenzione alle insidie dei "falsi amici" e alle preposizioni rette dai verbi: sono quasi sempre diverse dall'italiano.
Le criticità contenute in questa definizione sono le stesse che caratterizzano il rapporto, spesso conflittuale, tra traduttore e revisore. Si fa infatti riferimento alla necessità che l’editor [sic.] debba “riscrivere” parti di traduzione per rendere il testo più scorrevole e fruibile, operando di fatto non una revisione correttiva e migliorativa della traduzione, bensì una riformulazione del testo per renderlo conforme alle aspettative culturali e linguistiche del pubblico di arrivo. La definizione contiene inoltre la pericolosissima locuzione “prendersi la libertà”, spesso usata dai traduttori che si sentono vittima di atteggiamenti di revisione troppo soggettivi, personali, se non addirittura idiosincratici. I suggerimenti conclusivi, infine, non possono essere considerati specifici di una buona revisione, bensì dovrebbero essere la base di ogni traduzione, anche a livello scolastico.
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Per concludere questa breve rassegna relativa ai lavori in lingua italiana, si riporta una definizione semiseria di revisione, il cui scopo è proprio quello di metterne in luce la criticità in relazione ai tempi, i modi e le disponibilità economiche della filiera editoriale. È tratta dal “Glossario del redattore precario” elaborato dalla Rete dei Redattori Precari.16 Qui la revisione è emblematicamente definita in questo modo:
correzione della traduzione di un libro in lingua straniera. Se il traduttore è pagato poco e ha poco tempo, traduce male, e al revisore, che riceve un compenso ancor più misero e tempi ben più stretti, tocca ritradurre. E se gli tocca ritradurre, visti i tempi stretti e la tariffa da fame, fa quel che può. Risultato: traduzioni vergognose. Di chi è la colpa?
Proseguendo la rassegna con l’esame delle fonti in lingua inglese, e rilevando anche in questo caso la presenza di poche occorrenze cartacee, si riporta quella – indiretta – contenuta in Harris e Hodges (1995) dove alla voce “edit” si legge:
1. to prepare materials for publication or presentation. 2. in the writing process, to revise or correct a manuscript. Note: As practiced in many school writing programs, edit more narrowly refers to the correction of mechanical features of writing, as spelling, punctuation, capitalization, etc., while revise refers to making structural and content changes in a manuscript. 3. To omit; take out.(p. 68)
Qui la distinzione tra editing e revisione è sostanziale e riguarda la tipologia e l’entità degli interventi sul testo: mentre l’editing è un lavoro di “cosmesi” del testo, la revisione opera più chirurgicamente in profondità.
Nel testo di Morrison (2010), pur non comparendo come voce a sé stante, il lavoro di revisione sulle versioni intermedie di uno scritto è oggetto di trattazione alla voce “draft”, in cui si sottolinea un aspetto fondamentale di ogni lavoro di revisione, e cioè la necessità di “rivisitare” il testo a distanza di tempo per creare il giusto distacco dal proprio lavoro e dunque operare una revisione qualitativamente migliore. Secondo l’autore, la troppa vicinanza con il testo conduce spesso a veri e propri vizi, ovvero la tendenza a sorvolare su passaggi del testo che si considerano perfetti anche se non lo sono. Solo concedendosi una vacanza dalle proprie parole è possibile, almeno in parte, dimenticarle e acquisire così la capacità critica necessaria a una rilettura.
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Consultabile all’indirizzo http://www.rerepre.org/index.php?/component/option,com_glossary/. Ultimo accesso: giugno 2015
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Di nuovo, più fortunata è stata la ricerca in Rete, del cui esito si dà brevemente conto qui di seguito.
Nel Glossary of Writing Terms17, si trova la seguente definizione più che sintetica della revisione: “Revising: Making changes to improve the writing”. Il “Glossary of Writing Terminology for the Kansas Writing Assessment”18, invece, riporta la revisione in maniera diretta e indiretta in almeno quattro voci:
editing (proofreading) – the correction of mechanical features of writing, such as spelling,
punctuation, capitalization, etc. See also revising.
polishing – the stage of a writing process involving reviewing and improving a previous draft,
ensuring that the essay meets the needs of the audience, has included all necessary information, and that the presentation of ideas is clear and effective. Although the essay may need some additional small-scale revision and further editing, it is generally “one draft away” from the publishing stage.
recursive process – moving back and forth among the planning, drafting, and revising stages of
writing.
revising – making structural and content changes to a draft. See also editing (proofreading).
Riguardo all’annoso problema della falsa sinonimia tra i termini editing e revisione, sembra interessante riportare le definizioni pubblicate online dallo University of Nebraska Writing Center, all’interno del glossario dedicato ai termini di uso comune nell’insegnamento della scrittura19, soprattutto considerata la finalità e il contesto didattico in cui le definizioni si inseriscono. Qui la distinzione tra le due attività sul testo è legata alla loro diversa distribuzione temporale nell’arco del processo di scrittura:
Editing – revising a close to final draft for sentence-level errors, spelling, grammar, and typos; not to
be confused with revision, which often happens early on and throughout the writing process.
Revision – process by which a writer looks again or re-sees ideas presented in an early draft.
17 Consultabile all’indirizzo http://www.word-mart.com/html/glossary.html Ultimo accesso: giugno 2015 18
Consultabile e scaricabile all’indirizzo http://www.swprsc.org/pages/uploaded_files/glossary_of_terminology.pdf. Ultimo accesso: giugno 2015
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Una distinzione simile è quella riportata nel “Writing glossary: key words and concepts for writers”20 della East Carolina University, in cui editing e revisione si differenziano invece per la portata, l’entità e la finalità degli interventi:
Editing: The process of making changes to word choice, spelling, sentence structure, grammar, or
other semantic issues within a text without making significant revisions to content and purpose. Also referred to as proofreading.
Revision: Making substantial changes to a text beyond fixing typos, shifting word order, addressing
grammatical issues, making spelling changes, or addressing other semantic issues. Revision, unlike editing, significantly alters the purpose, organization, audience, tone, and/or content of a text.
Quest’ultima coppia di definizioni, accennando ai diversi livelli di intervento sul testo e alle componenti testuali ed extra-testuali che concorrono a indirizzare il lavoro di revisione, riporta l’attenzione su questioni che non sono certo appannaggio della scrittura originale, ma costituiscono anche l’oggetto di interesse e di studio di una ricca letteratura intorno alla revisione e al modo in cui viene intesa sia nei Translation Studies sia nella retorica della scrittura. Nel prossimo sottocapitolo verrà presentata una selezione di contributi sulla revisione che, seppure non in forma di apporti lessicali e terminologici, vanno ad aggiungere un tassello importante al quadro conoscitivo sulla revisione.