Paolo Martinatti1*, Paolo Zucchi2, Paolo Vinante3, Tommaso Pantezzi2 1 Centro Ricerca e Innovazione – Fondazione Edmund Mach IASMA – via E. Mach, 1 San Michele all'Adige (TN) 38010 2 Centro Trasferimento Tecnologico – Fondazione Edmund Mach IASMA – via E. Mach, 1 San Michele all'Adige (TN) 38010 3 Azienda Agricola Vinante Paolo – Consorzio Piccoli Frutti AURORAFRUIT – Via Nale 8/A, Telve (TN) 38050
Abstract
The trial enhances the sustainability of an extension of soilless strawberry mobile orchard technique from mountain to hill or valley floor environments. The vegeto-reproductive parameters and productive potentiality were evaluated on seasonal migrated plants from cultivation to more favourable climatic environments and on control plants of four pedo-climatic zones. For the migrated plants, results showed an advanced phenological stage of the primary inflorescence first flower, an increase in the total flower and inflorescence number. As the altimetric height decreases, there was a reduction in the quantitative productive parameters and consequently in the economical sustainability. This reduction is due to a drop in the synergic effect of induction process earliness and differentiation period lengthening, and it is as higher as lower is the thermo-climatic ∆ between the migration environments.
Parole chiave: Fragaria x ananassa, fragola unifera, svernamento delle piante, fuori suolo. Keywords: Fragaria x ananassa, junebearing strawberry, plant overwintering, soilless.
I
ntroduzioneLa diffusione della tecnica di mobilità dell’impianto negli ambienti trentini di montagna, a partire dai primi anni del nuovo secolo, è transitata attraverso un periodo iniziale di tentativi dalle alterne fortune. Successivamente è passata ad una metodica più definita derivante da osservazioni ed intuizioni pratiche ma, comunque, con risultati non sempre ideali. Infine ne è scaturita la standardizzazione delle operazioni colturali, con la messa a punto della tecnica, attraverso una prova sperimentale poliennale. La tecnica è risultata validata sia dall’incremento di produzione commerciale, sia dall’aumento del ricavo evinto dall’analisi economica. (Zucchi et al., 2012). La successiva applicazione in maniera pianificata della tecnica ha permesso di evidenziare come i vantaggi che ne derivavano siano plurimi: dalla riduzione del danno da freddo, all’anticipo dell'entrata in produzione, all’incremento della carica fiorale (Martinatti
et al., 2013).
I risultati pratici e le prime risposte sperimentali positive, in associazione al verificarsi sempre più frequente anche nelle zone più miti di difficoltà produttive primaverili, causate dalla non sufficiente differenziazione a fiore, hanno indotto ad appurare l’efficacia dell’applicazione della tecnica agli impianti posti a quote inferiori. Si è quindi voluta verificare l’estensibilità, intesa come sostenibilità tecnica e produttiva, della metodica ad altri ambienti climatici trentini.
Materiali e metodi
All’interno di fasce pedoclimatiche prefissate della zona storico-tradizionale di coltivazione della fragola in Trentino, la Valsugana (Martinatti et al., 2009), in quattro consecutive si sono individuati gli appezzamenti di fragola unifera oggetto d’indagine (tab. 1). Gli impianti si sono selezionati per omogeneità dei parametri agronomici e colturali: struttura (tunnel per fuori suolo trentino), substrato (torba), contenitore (vaschetta in plastica bianca), conduzione (densità d’impianto e fertirrigazione), cultivar (Elsanta), tipo e origine della pianta (minitray veronese), definibili come standard di riferimento locale. La data di trapianto è stata quella convenzionalmente stabilita dalla prassi operativa
nelle varie zone: decrescente proporzionalmente per fascia pedoclimatica, dalla I alla IV settimana di luglio.
Il 25 ottobre, sei vaschette di piante sono state prelevate dopo l’ultima raccolta commerciale utile, e precedentemente al termine ultimo indicato dalla tecnica adottata, e trasferite a Verona. Dei campioni analoghi sono stati circoscritti e utilizzati come tesi testimone in post-svernamento. Tutte le tesi sono state sottoposte allo stesso processo, agli stessi rilievi e alle stesse osservazioni nelle fasi vegeto-riproduttive come in Zucchi et al. (2013). I rilevi fenologici sono stati effettuati secondo la scala BBCH (Meier, 2001). Le analisi climatiche si sono basate sui dati delle centraline metereologiche FEM per il Trentino, e ARPAV per il sito veronese. Hanno previsto il calcolo delle medie storiche un decennali della sommatoria termica adattata per fragola delle GDH 4,5-28 (Growing Degree Hours) delle varie tesi (Richardson et al.,1975), considerando per ognuna di esse le reali condizioni dal momento induttivo medio stimato nei microclimi indagati secondo i fabbisogni foto-termici della cultivar (Sonsteby, 1997), passando per le diverse date di trasferimento, alla data di ricollocazione nel sito produttivo originario.
Tab. 1: Demarcazione dei siti produttivi.
Tab. 1: Production site demarcation.
fascia pedoclimatica
(esposizione-altitudine) località
comune amministrativo montagna (Sud/Est 800-1000 m.s.l.m) Grauno Baselga di Pinè
alta collina (Sud/Est 600-800 m.s.l.m.) Pianezze Scurelle
bassa collina (Sud/Est 400/600 m.s.l.m.) Murogne Pergine Valsugana
fondovalle (Sud/Est 200/400 m.s.l.m.) Stradelle Carzano
Risultati e Discussione
I rilievi effettuati sugli aspetti vegetativi hanno evidenziato come, a fronte di un ininfluente effetto sul grado di accestimento delle piante, inteso come numero di corone per pianta, le gemme differenziate a fiore delle tesi transumate aumentano significativamente rispetto ai testimoni per tutti i siti produttivi. Conseguenza diretta è il risultato riproduttivo misurato in termini di carica fiorale. I valori che spiccano per importanza sono il numero di fiori totale per pianta, a livello quantitativo, e la tipologia di infiorescenze che lo determina, a livello qualitativo. Il numero di fiori totali rilevati nelle varie tesi rispecchia, come
per gli altri parametri, una differenza significativa nel confronto testimone - trasferito a favore di quest’ultimo. Le infiorescenze primarie sono strettamente correlate al numero di corone, e pertanto la variabilità è imputabile al numero di infiorescenze secondarie, presenti in numero elevato nelle tesi trasferite, e quasi assenti nelle tesi testimone (tab. 2). Tab. 2: Parametri della pianta. Lettere diverse indicano valori diversi al test protetto HSD di Tukey (P<0,05).
Tab. 2: Plant quantitative parameters. Diverse letters mean different value at protected HSD Tukey’s test (P<0,05).
pianta testimone trasferito
n° di infiorescenze secondarie montagna 0,1 a 2,8 b alta collina 0,1 a 2,0 b bassa collina 0,3 a 1,6 b fondovalle 0,5 a 1,9 b MEDIA 0,2 A 2,1 B n° di fiori totali montagna 13,6 a 39,6 c alta collina 17,0 a 31,8 bc bassa collina 16,4 a 32,9 c fondovalle 20,0 ab 31,8 bc MEDIA 16,7 A 33,6 B
I risultati della prova evidenziano come l’effetto ambientale derivato dal trasferimento si ripercuota sulle piante provenienti da tutti gli ambienti oggetto d’indagine aumentandone la differenziazione. Ciò sia favorendo una maggior induzione a fiore con aumento del numero di infiorescenze, ma anche prolungando il periodo di differenziazione, fenomeno che genera un incremento di numero e ordine dei fiori per infiorescenze, ma anche del loro stadio di sviluppo (tab. 3).
Tab. 3: Grado di sviluppo delle infiorescenze primarie. Lettere diverse indicano valori diversi al test protetto HSD di Tukey per il numero di fiori, e al test di Kruskal-Wallis per lo stadio fenologico (P<0,05).
Tab. 3: Primary inflorescence developmental degree. Diverse letters mean different value at protected HSD Tukey’s test for flower number, and at Kruskal-Wallis’s test for phenological stage (P<0,05).
stelo primario testimone trasferito
n° di fiori montagna 8,1 ns 10,3 ns alta collina 9,4 ns 10,0 ns bassa collina 8,6 ns 11,8 ns fondovalle 9,6 ns 12,0 ns MEDIA 8,9 A 11,0 B mediana stadio di sviluppo (BBCH) montagna 56 a 65 c alta collina 60 ab 65 bc bassa collina 60 bc 65 c fondovalle 60 ab 65 c MEDIANA 60 A 65 B
Conseguentemente i benefici produttivi sono innanzitutto nel maggior potenziale intrinseco delle piante trattate, per i maggiori fiori e quindi frutti (Mason and Rath, 1980). Inoltre se ne evince un ciclo produttivo prolungato per l’elevato numero di infiorescenze/infruttescenze secondarie ma anche per la presenza di fiori/frutti di ordine maggiore sulle stesse. Infine l’evidenza di uno stadio di sviluppo maggiore in queste tesi permette di desumere un anticipo dell’entrata in produzione e relativa dilatazione della stagione produttiva primaverile (Le Mière et al., 1997; 1998).
La differenza testimone – trattato, che pur rimane in tutti gli ambienti indagati, diminuisce col decrescere dell’altitudine: infatti nelle tesi testimone, la differenziazione a fiore è maggiore per il prolungarsi delle condizioni ambientali ideali in autunno negli ambienti più miti. Per contro, l’anticipo dell’induzione a fiore negli ambienti delle quote più alte
determina un effetto sinergico con il prolungamento della differenziazione dato dal trasferimento delle piante, incrementandone il divario. La conferma di ciò è esplicitata dai risultati delle indagini climatico-ambientali, che mostrano come il ∆ fra le sommatorie termiche medie rilevate nelle varie interazioni ambiente – tecnica ripercorra le medesime dinamiche rilevate nelle indagini fisio-morfologiche (tab. 4).
Tab. 4: Sommatoria media (2003/2004 - 2013/2014) in GDH.
Tab. 4: Average GDH summation (2003/2004 - 2013/2014).
montagna alta collina bassa collina fondovalle testimone 12.032 12.140 14.022 16.268
trasferito 20.606 19.964 19.625 18.512
∆ 8.574 7.824 5.603 2.244
Conclusioni
L’estensione della tecnica agli ambienti testati risulta efficace dal punto di vista fisiologico-produttivo anche nelle zone di collina e fondovalle, ma con risultati quantitativi progressivamente decrescenti al diminuire della quota altimetrica.
All’uopo le analisi climatiche storiche permettono di individuare i valori di riferimento utilizzabili a pre-determinare nei vari ambienti l’estendibilità della tecnica. A una diminuzione progressiva del delta differenziale di incremento della sommatoria termica, si avvalora l’ipotesi di una riduzione progressiva anche della sostenibilità economica dell’adozione della tecnica nelle diverse fasce climatiche.
Ringraziamenti
Si ringraziano le aziende agricole Berryplant, Ioriatti Andrea, Vinante Paolo e Stelzer Laura per il supporto logistico fornito.
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