Un groviglio di problemi e di aspetti contrastanti caratterizza la nostra epoca, da molti definita postmoderna. La nostra società, tuttavia, è tanto dinamica e complessa da sfuggire a qualsiasi definizione univoca efficace.
Negli ultimi anni, nella società occidentale sta avvenendo una sorta di rivoluzione, innescata dallo sviluppo delle nuove tecnologie, che hanno determinato rapide trasformazioni economiche, politiche, sociali, influenzando la vita individuale e collettiva. Alcuni parlano di società in crisi, una crisi che si riflette sugli individui, coinvolgendoli, in quanto non riuscendo a rinvenire in essa mete vivibili e sicure, si ritrovano smarriti e soli nell’organizzare il proprio itinerario di vita. L’individuo di oggi, per questo, è paragonato ad un pellegrino, ad un viandante che ha la possibilità di vivere esperienze impensabili prima d’ora, senza però riuscire a costruire un’identità ben definita.
In effetti, essa presenta una crisi di valori quanto mai evidente, terreno fertile per l’affermarsi dei mezzi di comunicazione, dei quali oggi la società è pervasa, che hanno favorito la nascita ed il consolidarsi della cultura di massa, che ha modificato ogni rapporto tra gli individui, portando all’omologazione e ad una certa uniformità di pensiero, ma anche ad una maggiore partecipazione popolare alla vita politica ed ad un aumentato benessere economico, che ha determinato altre esigenze, bisogni e necessità. È cresciuto, di molto, l’interesse per i diritti umani, per le cosiddette categorie deboli e per le fasce di popolazione che vivono in condizione di disagio ed esclusione, poiché anche nella fatica, nel dolore, nella povertà e nell’emarginazione ci può essere immensa umanità. L’uomo ha acquistato una nuova importanza, perché è divenuta centrale l’idea della persona umana, portatrice di valori e di dignità. Allo stesso tempo, sono venuti meno la fiducia nella razionalità, nella scienza, nella tecnologia come strumenti per guidare l’individuo nelle proprie scelte e la fede nella capacità umana di trasformare la società e di instaurare rapporti interpersonali corretti e leali.
È anche l’era della globalizzazione, del cosiddetto villaggio globale64
del quale noi siamo
cittadini: le distanze spaziali, temporali ed anche culturali, si sono accorciate e, in alcuni casi,
64 Il canadese Marshall McLuhan, uno dei più importanti studiosi di comunicazione e media, conia la
famosissima definizione nel 1964, per descrivere i cambiamenti culturali, politici ed economici che stavano avvenendo, sotto l’impulso dei mezzi di comunicazione. M. McLuhan, B.R. Powers, Il villaggio globale, Sugarco, Varese 1994.
annullate, favorendo l’apertura di nuove opportunità e possibilità di pensiero ed azione, nonché nuovi codici linguistici e canali comunicativi. La dimensione comunicativa originaria è modificata: se alle origini per comunicare era necessario essere nello stesso luogo, nello stesso momento, per potersi vedere “faccia a faccia”, oggi, si può comunicare anche non condividendo gli stessi segmenti di spazio e tempo.
Occorre ricordare che la comunicazione è uno dei primi bisogni avvertiti dall’uomo, per relazionarsi con i propri simili, organizzare l’ambiente circostante e per dare un significato a persone, eventi o cose. Rispetto al passato, sono cambiati i mezzi, ma non le ragioni profonde. Il villaggio globale rappresenta un territorio dai confini illimitati, contraddistinto però dall’ambiguo sortilegio, utilizzando le parole di Z. Bauman,65 di produrre benessere e
ricchezza per una parte della popolazione mondiale e, contemporaneamente, di provocare guerre, povertà ed alienazione per un’altra gran fetta di popoli. La globalizzazione, infatti, è un processo di interdipendenza tra i Paesi, un fenomeno economico, politico e culturale che se da una parte ha annullato ogni distanza, favorendo un’intensa circolazione delle informazioni, rendendole accessibili a tutti, a poco prezzo, d’altro canto, secondo alcuni, ha contribuito ad accrescere inesorabilmente il gap tra Paesi ricchi e Paesi poveri o in via di sviluppo.
La società contemporanea è diventata anche multietnica e multiculturale; in essa l’incontro con l’altro, soprattutto negli ultimi decenni, sta diventando scontro e la situazione si acuisce sempre di più, forse perché siamo diventati altri a noi stessi,66
eppure il concetto di
democrazia come qualcosa di più che una semplice forma di governo, ossia come way of life67 include il dialogo, lo scambio, la partecipazione, l’accettazione proficua ed il rispetto anche di chi è “diverso”.
È, dunque, un panorama veramente stratificato e sfaccettato e la varietà di definizioni, utilizzate per etichettare il nostro tempo, ognuna delle quali cerca di tracciare e definirne un aspetto, fornisce proprio l’idea di questa complessità.
Sosteneva Benjamin Franklin: «La democrazia è due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a colazione. La libertà è un agnello ben armato che contesta il voto». Se manca la
65 In G. Greco, L’avvento della società mediale, Franco Angeli, Milano 2004,cit. pag. 17. 66 Idem, cit. pag. 34.
67 J. Dewey, Democrazia ed educazione, 1916. L’espressione indica un particolare modo di vivere, un
libertà è perché mancano il riconoscimento e il rispetto dell'universale dignità della persona umana e l'agnello, comunque voti, finirà mangiato a meno che non riesca a farsi lupo a sua volta. Nessuno ormai è tanto ingenuo o inesperto da pensare che le decisioni per il bene comune, ammesso che c’è ne siano, vengano prese democraticamente in un paese in cui interessi privati e particolari opprimono i processi democratici: non basta riunire in un salone qualche centinaio di persone, anche se scelte dalla popolazione, per chiamarle Parlamento. Nel contesto dove ci troviamo non possiamo non prendere in considerazione il ruolo importante della comunicazione nel contesto democratico e di come la comunicazione può diventare elemento costitutivo della democrazia stessa. Analizzeremo la necessità della comunicazione pubblica distinta nelle sue aree: comunicazione istituzionale, sociale e politica, mettendo in evidenza come la comunicazione politica staccandosi da quella pubblica è andata nel corso degli anni a collocarsi vicina alla comunicazione aziendale carpendo tecniche, professionalità, strategie e fini. Da questa considerazione nasce un’esigenza di costruire strumenti di servizio pubblico come: pensiero critico, ruolo delle scuole e delle università e professionisti della comunicazione pubblica consapevoli e con elevate competenze specifiche. Rifletteremo sulle leggi che regolamentano la comunicazione pubblica cercando di marcare strategie di sviluppo pubblico attraverso la comunicazione e l’informazione istituzionale. Ci soffermeremo sull’etica della comunicazione pubblica analizzando i 4 problemi della comunicazione pubblica: quello dell’accesso, delle regole, dei media e della formazione. Parleremo di insegnamento della democrazia: “Individuo e Società esistono reciprocamente. La democrazia consente la relazione ricca e complessa tra individuo e società, nella quale gli individui e la società possono aiutarsi, schiudersi, regolarsi, controllarsi gli uni con l’altri. La democrazia si fonda sul controllo dell’apparato di potere da parte dei controllati e, con ciò, riduce l’asservimento; in questo senso, la democrazia è più che un regime politico; è la rigenerazione continua di un anello complesso e retroattivo: i cittadini producono la democrazia che produce i cittadini.”68
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