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Fiducia e nuova democrazia

Abbiamo parlato di opinione pubblica, dalla sua nascita ad oggi, affrontando le problematiche che hanno ridotto i cittadini in sudditi, i cittadini in una “massa di senza opinione”. In questo rapporto, anche se malato, deve esistere un presupposto vivo e condiviso tra governanti e governati. Il presupposto principale che regge il sistema democratico occidentale e la convivenza civile è, secondo Francis Fukuyama, “la fiducia nelle istituzioni”55. Il marxismo è

crollato, lo stato sociale vacilla, il liberismo mostra inquietanti e sempre più larghe crepe. Quale sarà allora il sistema che dominerà il nuovo millennio? Hanno fallito le società che hanno screditato l'individuo a scapito della collettività, ma versano in una crisi irreversibile anche quelle che sono cadute preda di un individualismo egoistico e senza freni. Fukuyama suggerisce allora che a vincere le sfide dell'economia sarà il sistema che meglio metterà a frutto il suo capitale sociale: la fiducia. La fiducia è una forza irrazionale che nasce dalla morale, l'ethos e la cultura che governano ogni società e concorrono a determinare ogni comportamento economico, sociale, politico, istituzionale. Fukuyama descrive il cambiamento sociale dovuto alla nuova tecnologia mediatica, soprattutto causata dallo sviluppo della comunicazione telematica. Gli stati industrializzati hanno raggiunto il culmine economico e produttivo e si apprestano a ripartire alla volta di una nuova società basata sulla informazione telematica e sui mezzi di comunicazione. Questo cambiamento comporterà secondo Fukuyama dei danni sociali, che scaturiranno i seguenti problemi correlati a questo processo: diminuzione del capitale sociale, deterioramento morale causato da un estremo individualismo, indebolimento della famiglia e diminuzione delle nascite, aumento della criminalità, aumento della disoccupazione, radicale cambiamento dei rapporti interpersonali. Nello stesso tempo le società adotteranno dei metodi per poter superare queste difficoltà. Ci saranno nuove forme di etica, ad esempio l'etica mediatica56, ma soprattutto si riuscirà a superare questa situazione sociale grazie al sostegno e la ristrutturazione del capitale sociale. Il capitale sociale per Fukuyama rappresenta un'indicazione valida per stabilire se una società sia capace di autogestirsi. Il capitale sociale viene definito come l'insieme delle norme formali

55

F. Fukuyama, Fiducia. Come le virtù sociali contribuiscono alla creazione della prosperità, Rizzoli, Milano, 1996.

56

F. Fukuyama, La grande distruzione. La natura umana e la ricostruzione di un nuovo ordine sociale, Baldini Castaldi Dalai, Milano, 1999.

e informali, che vengono condivise dalla maggior parte dei membri di una società e che permettono una cooperazione effettiva. Ma questo discorso può valere per l’Italia, può valere nel paese dove tutto èpossibile, può valere nel nostro paese? Beppe Grillo, specialmente negli ultimi periodi, ci ha proprio insegnato, che il principio della fiducia nello stato non esiste: i cittadini italiani non hanno per nulla fiducia nelle istituzione e soprattutto negli uomini che li guidano e li rappresentano, e viceversa le istituzioni e i suoi rappresentanti non hanno fiducia nei loro cittadini e soprattutto non li rispettano. Attaccare pubblicamente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano57, equivale attaccare lo Stato e la Repubblica nel suo essere più profondo. Il pedagogista John Dewey dedica due recensioni alle opere di Lippmann, in quanto egli ne condivide il pessimismo, a cominciare dalla difficoltà di individuare nella democrazia americana un pubblico, scrive Dewey: «Se un pubblico esiste, è certamente così

poco sicuro di dove esso stesso stia quanto lo sono stati i filosofi, dopo Hume, di dove stia l’io e la sua struttura»58.

Il corpo elettorale è secondo Dewey disinteressato, deresponsabilizzato, scettico sull’efficacia del diritto di voto, il cittadino è indifferente alla politica non solo per la mancanza di volontà e di virtù civica, ma ad oggettive difficoltà derivanti dalla complessità delle società contemporanee e dalla presenza di una molteplicità di interessi concorrenti con l’interesse politico. In The Public and it’s Problems si legge: “l’uomo non è solo un animale politico, ma

anche un consumatore e uno che ama svagarsi”59

.

Il cittadino delle società contemporanee è troppo impegnato per dedicarsi alle faccende politiche, ne deriva un’apatia politica dettata dall’incapacità di identificazione con precise istanze ed imbarazzo quando si devono prendere decisioni su questioni pubbliche che richiedono una competenza tecnica, in quanto la nostra attenzione alla vita è in genere in sufficiente,“gli uomini si sentono presi nel vortice di forze troppo grandi per capirle e

dominarle. Il pensiero è costretto ad arrestarsi e l’azione è bloccata”60

.

Compito fondamentale di una democrazia è allora fornire quelle condizioni che facciano dell’uomo un cittadino ben informato. Solo una piccola parte del nostro bagaglio di

57 V –Day2, Torino, 28.04.08.

58 J. Dewey, Comunità e potere, La Nuova Italia, Firenze 1979, cit. pag. 17. 59 Ibidem

conoscenze è ottenuto attraverso la nostra esperienza personale diretta, la formazione di un buon cittadino democratico dipende, dunque, dalle possibilità che egli ha di entrare in possesso e di acquisire consapevolezza di un fondo comune di conoscenza; scrive Dewey “un

noi consapevole e cosciente si dà soltanto quando si percepiscono le conseguenze di un'azione combinata e quando queste diventano un oggetto di desiderio e di sforzo”61

.

Per poter arrivare ad un'azione comune il pubblico democratico dovrebbe prima di tutto riconoscere la propria esistenza ed avere un'idea del valore che potrebbe avere la propria azione. Solo con il passaggio dalla Great Society alla Great Communit sarà possibile, per Dewey, un vero risveglio del pubblico62

. Questa grande comunità è per Dewey l’ideale di una società democratica in cui non vi siano ostacoli alla comunicazione umana, la prima barriera alla comunicazione è la limitazione della diffusione delle notizie, infatti Dewey scrive: «Non

può esserci pubblico senza una piena pubblicità rispetto a tutte le conseguenze che lo riguardano. Tutto quello che ostacola e limita la pubblicità, frena e distrae l’opinione pubblica e ostacola riflessioni sulle questioni sociali»63

.

61 Ibidem

62 Ibidem 63 Ibidem