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CAPITOLO 3: Il Chande Momentum Oscillator

3.1 Descrizione

Il CMO è un indicatore di momentum presentato da Tushar Chande, ingegnere e trader americano, nel manuale “The New Technical Trader” scritto nel 1994, grazie anche alla collaborazione con il collega Stanley Kroll. Le prime apparizioni di tale indicatore risalgono però al marzo 1992, quando lo stesso Chande lo aveva introdotto al pubblico tramite la rivista specializzata “Technical analysis of stock and commodities”.

Chande parte da alcune considerazioni preliminari come le seguenti: gli indicatori di momentum comunemente utilizzati (RSI, stocastico, ecc.) non sono indicatori di momentum puri, cioè che non misurano il momentum in maniera diretta, ma rispecchiano solamente l’andamento dei prezzi non fornendo ulteriori elementi di valutazione; l’orizzonte temporale generalmente impiegato è fisso, dando così differenti immagini dell’azione del mercato a seconda degli orizzonti temporali prescelti; data la loro costruzione, non mostrano con una certa facilità i livelli veramente estremi dei prezzi.

Egli propone quindi un indicatore di momentum che risulta essere una variante dell’RSI di Wilder, da cui differisce per una serie di elementi: viene misurato direttamente il momentum, dato che impiega nel suo computo sia i valori dei giorni al rialzo sia i valori dei giorni al ribasso, mentre l’RSI impiega solo i primi; non presenta meccanismi di smorzamento e ponderazione che vadano ad inficiare i suoi valori, a differenza dell’RSI dove le variazioni assolute vengono divise per il numero di sedute ottenendo così delle medie; varia teoricamente da -100 a +100, in modo tale da consentire ad un rapido sguardo la visione del momentum “netto”, laddove l’RSI variando da 0 a 100 presenta il

ipervenduto in corrispondenza dei valori +50 e -50 anche se non è raro trovare valori quali +60 e -60, abbandonando i valori tipicamente utilizzati nel caso dell’indicatore di Wilder ovvero 30 e 70.37

La costruzione di tale indicatore è tutto sommato abbastanza semplice e vengono racchiuse tutte le considerazioni appena elencate:

𝐶𝑀𝑂 = 100 ∗𝑆H− 𝑆I 𝑆H+ 𝑆I

dove:

𝑆H = sommatoria delle variazioni assolute dei prezzi nei giorni al rialzo;

𝑆I = sommatoria dei valori assoluti delle variazioni assolute dei prezzi nei giorni al ribasso.

In altre parole, volendo calcolare il Chande Momentum Oscillator a 10 giorni, si dovranno seguire una serie di passaggi: se la chiusura della seduta odierna è maggiore di quella di ieri, si segna la variazione positiva altrimenti se è minore si segna zero e 𝑆H

verrà calcolato come somma degli ultimi 10 valori così ottenuti; per calcolare 𝑆I invece

vengono prese le stesse 10 sedute e se la chiusura di oggi è inferiore a quella della giornata di ieri, si segna il valore assoluto della variazione altrimenti se è superiore si segna zero e successivamente si calcolerà la somma dei valori così ottenuti. L’esempio proposto nel riguardo di seguito chiarisce bene quanto appena spiegato.

Figura 3.1: esempio di calcolo di CMO a 10 giorni dell’indice FTSE-Mib.

Figura 3.2: indice FTSE-Mib nel grafico principale e CMO a 10 giorni nel grafico di supporto.

Analizzando il grafico dell’indice FTSE-Mib nel mese di gennaio, a cui è stato abbinato anche quello dell’indicatore CMO, si trovano evidenze a supporto dei calcoli svolti nella

tabella: inizialmente si notano in prevalenza sedute al rialzo (evidenziate in verde) e di conseguenza il CMO si trova nella parte superiore del grafico, andando anche a sconfinare nella fascia di ipercomprato. Il picco (valore di 99,05) viene raggiunto nella prima seduta in cui si rende disponibile l’indicatore, poiché nelle 10 sedute precedenti si notano tutti rialzi ed un solo ribasso. Dopo aver stazionato ripetutamente in tale fascia estrema, l’influenza delle sedute al ribasso (evidenziate in rosso) aumenta e perciò l’indicatore inizia lentamente a scendere; alla fine del mese di gennaio poi si nota una rilevante discesa dell’indice e nell’ultima seduta analizzata (30 gennaio 2018) assume addirittura valore negativo. Questo sta a significare che anche se in maniera non prepotente, la forza dei ribassi ha superato quella dei rialzi, che invece aveva dominato per tutto il periodo analizzato, e l’indicatore sta entrando in una fase ribassista. La conclusione che è lecito trarre dalla situazione come delineata sopra rispetto all’andamento dell’indice FTSE-Mib è quindi quella di un trend che ha esaurito la sua forza al rialzo e si sta avviando ad una fase di ribasso, similmente a quanto accade nel grafico dell’indicatore.

L’oscillatore permette quindi di individuare in maniera chiara la tendenza seguita dal mercato: un sano trend rialzista deve essere accompagnato da un CMO crescente e positivo, che confermi la salita dei prezzi; viceversa accade in un trend ribassista. I segnali operativi che si possono ricavare dal CMO sono del tutto analoghi a quelli ricavabili dall’RSI di Wilder, quindi l’analista andrà in cerca di divergenze nelle fasce estreme per ipotizzare delle inversioni di tendenza mentre effettivamente potrà operare acquisti o vendite nel momento in cui si verificherà l’intersezione tra il trend dell’indicatore stesso e i livelli di ipercomprato e ipervenduto delle fasce critiche. Inoltre,

si potrà anche sfruttare l’intersezione dell’indicatore con la linea dello zero, circostanza che indica il passaggio da un up-momentum a un down-momentum e viceversa.

Figura 3.3: divergenza tra indice FTSE-MIB e CMO.

Un altro metodo assai utilizzato per fare trading con tale indicatore è quello di combinarlo con una sua media mobile, solitamente a 10 giorni; l’operatore si servirà quindi degli incroci del CMO con la sua media mobile semplice. Il vantaggio sta nel migliorare il timing delle proprie mosse, ovvero si potrà entrare nel mercato ancora prima che il down-momentum diventi up-momentum (cioè quando il CMO taglia la linea dello zero) grazie al segnale offerto in anticipo proprio dall’incrocio del CMO con la media mobile.

Lo svantaggio rispetto agli altri indicatori di momentum (in particolar modo rispetto all’RSI) sta invece nella possibilità tutt’altro che remota di imbattersi in falsi segnali e in questi casi il trader dovrà essere capace di individuarli ed evitarli, magari servendosi di altri strumenti come supporto. Si intuisce difatti come un oscillatore che riesce a

raggiungere più facilmente le zone estreme sia anche più propenso ad accentuare i falsi segnali, che invece vengono smorzati nel caso di un indicatore meno reattivo.

L’importanza dell’indicatore in questione è aumentata notevolmente nel corso degli ultimi anni. Tale circostanza è sottolineata da un articolo che il famoso quotidiano finanziario “Milano Finanza” gli ha dedicato in data 14 marzo 2010: nel pezzo infatti viene evidenziato come il CMO sia un indicatore capace di individuare in maniera accurata il trend di mercato in corso e fornire ottimi spunti di trading in situazioni in cui gli indicatori tradizionali di momentum si mostrano timidi.

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