4.1 Descrizione
Il secondo indicatore analizzato è il Percentage Price Oscillator (di seguito abbreviato con PPO). È anch’esso un indicatore di momentum, che mette in relazione alcune medie mobili esponenziali di breve termine; in particolare il PPO misura lo scostamento tra le due medie prese in considerazione e quindi la loro convergenza o divergenza ed è molto simile all’indicatore Moving Average Convergence Divergence (MACD analizzato nella sezione 2.1.2). Anche quest’ultimo infatti mette in relazione l’andamento di due medie mobili esponenziali, esprimendo però la variazione di tali medie in termini assoluti al contrario di quanto accade col PPO, che opera un confronto in termini percentuali; risiede proprio in questo dettaglio la principale differenza tra i due indicatori citati, con il PPO che offre quindi una diversa prospettiva di analisi rispetto al più comune MACD. I time span delle medie mobili esponenziali che compongono l’indicatore sono personalizzabili in base alle necessità delle singole circostanze, ma nel corso della trattazione verranno considerate quelle a 12 e 26 giorni come nell’indicatore MACD, per poter rendere possibile il confronto dei due indicatori.
Figura 4.1: Percentage Price Oscillator, titolo Telecom.
Il Percentage Price Oscillator è composto da tre differenti elementi, proprio come il MACD:
• Una fast line rappresentata dalla linea di colore blu che viene tracciata calcolando la differenza tra una media mobile esponenziale a 12 periodi e una media mobile esponenziale a 26 periodi, dividendo tale differenza nuovamente per la media esponenziale a 26 periodi e infine moltiplicando per 100 quanto ottenuto. L’MACD si ferma invece alla prima differenza tra medie mobili;
𝑃𝑃𝑂 =𝐸𝑀𝐴12 − 𝐸𝑀𝐴26𝐸𝑀𝐴26 × 100
• Una signal line rappresentata dalla linea rossa, che risulta una media mobile esponenziale a 9 periodi della fast line calcolata sopra;
• Un istogramma rappresentato dalle barrette di colore celeste che indica la distanza tra l fast line e la signal line appena elencate e che fornisce a primo impatto un’idea della forza del trend poiché più tali barrette sono alte (e quindi le linee sono distanti) più il trend ha forza e viceversa.
Questi tre elementi oscillano intorno alla linea dello zero (central line), esattamente come avviene nel caso dell’MACD e di conseguenza vale il principio secondo cui se l’indicatore si trova al di sopra della central line il trend caratterizzante sarà un rialzo poiché la media calcolata nel breve termine si trova ad un livello più alto rispetto a quella calcolata nel lungo termine, viceversa sarà un ribasso poiché sarà la media a lungo termine ad avere valori maggiori.
Anche i segnali generati dal PPO sono riconducibili a quanto esposto per il MACD. In particolare, è possibile individuare tre diverse metodologie per ricavare segnali di acquisto o di vendita utilizzando tale indicatore: ricercare i punti in cui la fast line taglia la signal line e il segnale da ricavare sarà di acquisto laddove ciò avvenga dal basso verso l’alto e al contrario sarà di vendita; ricercare eventuali divergenze dell’indicatore (fast line) con il trend dei prezzi, circostanza che testimonia l’esaurimento della forza del trend in corso; ricercare i punti in cui vi è un’intersezione tra la fast line e la central line (linea dello zero), evenienza che segnala un cambiamento del trend.
Anche in questo caso, l’importanza del PPO viene evidenziata da un articolo pubblicato in data 15 febbraio 2018 sul sito internet investopedia.com, che lo definisce un “indicatore elegante” mettendo in risalto il fatto che non risultando correlato a nessun tipo di variabile collegata al titolo (come per esempio il prezzo), possiede una scala di misurazione propria che lo rende uniforme, qualsiasi sia il titolo analizzato. Questo è quanto viene testualmente riportato nel pezzo: “One advantage to the percentage price
oscillator is that it’s a dimensionless quantity, a pure number that isn’t fixed to a value such as the price of the underlying stock or other security”.
4.2 Codice MATLAB
Così come è stato fatto per il Chande Momentum Oscillator, tramite il programma MATLAB è possibile scrivere una sequenza di comandi che restituiscono come risultato la visualizzazione grafica in questo caso del Percentage Price Oscillator, all’interno del piano cartesiano. L’impostazione del lavoro è del tutto analoga a quella utilizzata per il CMO, ovvero l’obiettivo è quello di creare una function che richieda come input le quotazioni del titolo che si vuole analizzare e le due date che racchiudono il periodo oggetto di analisi. È stato omesso come parametro di input il valore 𝑝 poiché in questo specifico caso è molto difficile che l’indicatore assuma time span diverso da quello standard fissato dalla letteratura; le medie mobili oggetto di analisi sono quindi quella a 12 giorni e quella a 26 giorni e la signal line verrà calcolata come media esponenziale a 9 giorni.
function PPO(T,day1,day2)
% BLOCCO 1: si estraggono dalla tabella i vettori dei dati
Date=T.Date; Close=T.Close; n=length(Close);
% BLOCCO 2: si cercano le righe corrispondenti a day1 ed a day2
for i=1:n if Date(i)>=day1 posd1=i; break; end end if day2>=Date(n) posd2=n; else for i=posd1:n if Date(i)>day2 posd2=i-1; break; end end end
La function creata prende il titolo dell’indicatore che si vuole creare ovvero PPO e tra parentesi vengono indicati gli input richiesti per l’avvio del processo, quali quotazioni (𝑇) e arco temporale (day1 e day2). I blocchi di comandi 1 e 2 sono esattamente uguali a quelli della function già analizzata per la creazione del CMO e quindi la loro spiegazione è rimandata al capitolo precedente44.
% BLOCCO 3: subfunction function M=MediaEspon(v,p) n=length(v); M=zeros(n,1); s=0; for h=1:p s=s+v(h); end M(p)=s/p; for k=(p+1):n M(k)=((p-1)*M(k-1)+2*v(k))/(p+1); end end
Il blocco di comandi numero 3 è la subfunction che permette di calcolare la media mobile esponenziale richiedendo come input soltanto le quotazioni del titolo e il time span che si desidera utilizzare per calcolare tale media. Questo passaggio è molto utile e viene svolto anche in questo caso per semplificare i passaggi successivi.
% BLOCCO 4: m. m. esponenziali a 12 e 26 giorni tramite ausilio subfunciotn
EMA12=MediaEspon(Close,12); EMA26=MediaEspon(Close,26);
% BLOCCO 5: calcolo PPO
PPO=zeros(n,1); for i=26:n
PPO(i)=(EMA12(i)-EMA26(i))/EMA26(i)*100; end
% BLOCCO 6: media mobile esponenziale a 9 giorni del PPO (signal line)
SL1=MediaEspon(PPO,9);
Infatti, come si nota dal blocco numero 4 riportato sopra in figura, è necessario un solo comando per calcolare tutte le medie mobili esponenziali necessarie45, richiamando la
subfunction del blocco precedente.
Una volta ottenute le medie mobili è possibile calcolare l’indicatore nella sua interezza: col blocco 5 viene infatti calcolato il PPO e scorrendo i comandi è possibile rintracciare la formula della fast line analizzata in fase di presentazione dell’indicatore stesso. La comodità di aver creato una subfunction per le medie esponenziali si nota perfettamente anche in occasione del blocco di comandi numero 6, dove tale subfunction viene utilizzata per calcolare anche la signal line dell’indicatore, che altro non è che la media mobile esponenziale a 9 giorni della fast line calcolata in precedenza.
Basterà quindi immettere come input di tale passaggio l’indicatore calcolato al blocco 5 al posto dei prezzi di chiusura del titolo e il time span corretto per ricavare con un unico passaggio la signal line utile per il continuo dell’analisi.
Con quest’ultimo passaggio è stato completato il quadro degli elementi necessari per il calcolo del PPO e resta soltanto da scrivere i comandi per impostare il plottaggio del grafico. % BLOCCO 7: plottaggio figure(1); subplot(2,1,1); Xleft=Date(posd1)-1; Xright=Date(posd2)+1; plot(Date(posd1:posd2),Close(posd1:posd2),'k-'); xlim([Xleft Xright]);
title('Titolo TELECOM'); legend('Quotazioni'); xlabel('Giornate'); ylabel('Quotazioni'); grid on; grid minor; subplot(2,1,2); Xleft=Date(26)-1; Xright=Date(posd2)+1; plot(Date(26:posd2),PPO(26:posd2),'b-'); hold on; plot(Date(26:posd2),SL1(26:posd2),'r-'); for i=26:posd2 plot([Date(i),Date(i)],[0,PPO(i)-SL1(i)],'c','LineWidth',3); end plot([Date(26),Date(posd2+1)],[0,0],'k'); hold off; xlim([Xleft Xright]);
title('Percentage Price Oscillator'); legend('PPO','Signal Line','Istogrammi'); xlabel('Sedute');
ylabel('Quotazione'); grid on;
grid minor;
La figura viene divisa anche in questa circostanza in due parti tramite il comando “subplot” per avere modo di posizionare nella sezione principale l’andamento delle quotazioni del titolo e nel grafico di supporto l’indicatore PPO. Nella seconda parte di
tale blocco, quella dove viene disegnato l’indicatore, sono state inserite tutte e tre le componenti che formano il Percentage Price Oscillator.
La function è adesso completa e per visualizzare i risultati si ricorre sempre alla creazione di un Live Script, nella quale verranno inserite tutte le informazioni di input e visualizzato il grafico finale che è stato creato tramite i codici.
Figura 4.6
Nella prima sezione vengono inserite le quotazioni del titolo che si desidera analizzare, in questo caso è stato selezionato ancora il titolo Telecom; nelle sezioni successive vengono corretti i formati dei valori scaricati e visualizzati i contenuti per evitare errori nel richiamo dei valori; infine nell’ultima sezione della figura riportata in alto vengono
scelte le date di inizio e fine del periodo che si intende analizzare, che sono state scelte arbitrariamente e comprendono i primi tre mesi dell’anno solare 2017. Non rimane altro che effettuare il passo finale ovvero quello di “lanciare” la function che permetterà la visualizzazione dei grafici. Per lanciare la function è sufficiente scrivere un comando che presenti il titolo della function creata (in questo caso PPO) e che abbia indicati tra parentesi i parametri di input richiesti.
Figura 4.7
Il grafico visualizzato è suddiviso in due sezioni, come richiesto in fase di creazione del codice di plottaggio: in alto si trova il grafico lineare delle quotazioni del titolo nei tre mesi analizzati, mentre in basso è possibile apprezzare l’indicatore PPO nelle sue tre componenti quali la fast line in colore blu e denominata PPO nella legenda, la signal line in colore rosso e gli istogrammi di colore celeste che oscillano intorno alla linea dello zero.
4.3 Considerazioni e confronti
È stata già sottolineata la differenza che intercorre tra l’indicatore MACD e il PPO: il primo mette a confronto due medie mobili in termini assoluti, mentre il secondo opera lo stesso confronto ma in termini percentuali. Tale differenza può apparire irrilevante, ma in alcuni casi risulta invece di importanza fondamentale. Sono stati infatti analizzati una moltitudine di casi, tutti differenti tra loro, nella quale si nota la differente visione di analisi che offrono i due indicatori: di seguito viene proposto dunque uno degli esempi che si è rivelato essere il più adeguato ad illustrare quanto è stato fino ad ora descritto solo teoricamente.
Consideriamo i titoli di due colossi famosissimi a livello mondiale quali Amazon ed Apple, nell’arco temporale di due mesi che va dal 15 giugno 2018 al 15 agosto 2018: se ci si trovasse nella situazione di dover scegliere in quale dei due titoli investire una parte dei propri risparmi, sicuramente il primo passo sarebbe quello di andare a confrontare le quotazioni dei due titoli per giudicare ad un primo impatto i loro andamenti.
Figura 4.8: quotazione del titolo Amazon nei due mesi considerati.
Figura 4.9: quotazione del titolo Apple nei due mesi considerati.
I grafici mostrano due andamenti sostanzialmente crescenti, circostanza che testimonia il buon periodo che stanno attraversando entrambi i titoli. L’analista che si trovi davanti
attraversando il momento migliore e allora potrebbe decidere di operare il confronto non servendosi esclusivamente dei grafici delle quotazioni, ma piuttosto analizzando gli andamenti di un indicatore tecnico nei due casi specifici. Nell’ipotesi dunque che l’indicatore prescelto fosse l’MACD per valutare l’entità della forza dei due trend rialzisti che entrambi i titoli mostrano, i grafici che si otterrebbero sarebbero i seguenti.
Figura 4.10: indicatore MACD dei due titoli.
Come si evince dalla legenda posizionata in alto a destra, la linea blu indica l’MACD del titolo Amazon e la linea rossa rappresenta l’MACD del titolo Apple; le linee verdi invece rappresentano le rispettive signal line, mentre è stato scelto di omettere gli istogrammi per creare meno confusione all’interno del grafico e rendere il confronto più agevole46.
La comparazione grafica però risulta difficile da operare e anche concettualmente
46 L’indicatore MACD viene calcolato in MATLAB nello stesso modo in cui è stato calcolato il PPO, ovvero
combinando in maniera opportuna le medie mobili esponenziali necessarie (EMA12 e EMA26) create tramite il comando che richiama la subfunction analizzata nel blocco di comandi numero 3 del paragrafo
sembra mostrare delle lacune: l’MACD del titolo Apple risulta poco definito ed è difficile assegnare un valore accurato ai punti individuati dalla linea dell’indicatore che risulta sostanzialmente piatta. Inoltre, l’MACD è un indicatore che opera un confronto assoluto tra medie mobili e per questo motivo, risentendo le medie mobili dei valori assoluti delle quotazioni dei due titoli, anche l’indicatore fornisce un grafico influenzato da variabili esterne come il prezzo. Un trader esperto infatti avrebbe riconosciuto nei grafici delle quotazioni due andamenti crescenti, ma con una differenza sostanziale nei livelli di quotazione, completamente diversi tra loro: se infatti il titolo Amazon quota ben oltre i 1700 euro per azione, il titolo della Apple si attesta intorno ai 200 euro per azione. Questo potrebbe in un primo momento trarre in inganno l’analista, che sarebbe tentato ad assegnare una forza rialzista maggiore al titolo Amazon sia perché l’indicatore presenta valori più alti, sia perché tale indicatore mostra momenti di trend rialzista più decisi e scostamenti dalla propria signal line più netti. Se l’analisi svolta dal trader si fermasse a valutare questi elementi, la situazione si presenterebbe alquanto distorta e le decisioni prese al riguardo potrebbe a posteriori rivelarsi sbagliate. Tutto ciò perché non è possibile mettere a confronto due indicatori MACD poiché non hanno la stessa scala di misurazione.
Per evitare di analizzare una situazione non conforme alla realtà, l’analista dovrebbe operare il confronto tramite il Percentage Price Oscillator, che esprimendo la differenza delle medesime medie mobili considerate dall’MACD in termini percentuali, offre uno strumento che ben si presta a comparazioni cercando di colmare i limiti dell’MACD.
Figura 4.11: indicatore PPO dei due titoli.
Analizzando il grafico dei due PPO allora, si nota che questo è molto definito a differenza di quello degli MACD, soprattutto per quanto riguarda la componente del titolo Apple, per la quale risulta molto più agevole l’assegnazione dei valori corrispondenti sull’asse delle ordinate e anche l’individuazione del punto esatto nella quale avviene il taglio con la rispettiva signal line, circostanza da non sottovalutare poiché permette all’operatore di ricavare importanti segnali sull’andamento del trend di mercato. Per di più, qualsiasi considerazione sul posizionamento reciproco dei due indicatori è adesso corretta, in quanto avendo la stessa scala di misurazione le due linee possono essere comparate senza commettere errori di valutazione.
All’inizio del mese di agosto si nota un’intersezione dei due indicatori, evenienza impensabile se si ricorda come erano disposti i due indicatori MACD: dal punto di vista strettamente tecnico, questo significa che la forza rialzista del titolo Apple è diventata maggiore rispetto a quella del titolo Amazon, nonostante gli indicatori MACD
mostrassero trend line molto distanti tra loro e i valori assoluti delle due quotazioni differiscano di molte centinaia di euro.
Le considerazioni finali da trarre sono che l’analista che si fosse fermato all’analisi dei due indicatori MACD avrebbe visto valori molto diversi l’uno dall’altro: sarebbe perciò stato indotto a pensare che stesse attraversando un periodo migliore il titolo Amazon, sia perché valori più alti di un indicatore tecnico portano a pensare che si tratti di un titolo migliore47, sia per l’andamento degli indici stessi visto che l’MACD di Apple si
presenta come una linea sostanzialmente piatta mentre l’MACD di Amazon mostra un trend rialzista (seppur piccolo) nelle due settimane finali. Estendendo però l’analisi all’indicatore PPO, tali supposizioni vengono smontate dai dati poiché nonostante l’indicatore PPO del titolo Amazon si mostri per larghi tratti superiore al PPO del titolo Apple, nel periodo finale di analisi quest’ultimo va ad intersecare e successivamente superare i valori dell’indicatore PPO del titolo Amazon, testimoniando una forza rialzista maggiore che era rimasta nascosta in prima analisi.
L’indicatore PPO risulta quindi uno strumento di primaria importanza per l’analista che intenda operare confronti: tale considerazione può essere verificata nel caso appena esposto di confronto tra due titoli differenti, che però non è l’unico esempio in cui è possibile sfruttare tale opportunità. L’analisi del PPO è infatti un valido supporto nel caso in cui si vogliano analizzare e comparare diversi periodi di un medesimo titolo48, nel
quale a causa del passare del tempo si può riscontrare una notevole differenza tra il valore della quotazione di un’epoca rispetto all’altra, oppure nel caso in cui si voglia
47 Supposizione non sempre corretta e del tutto errata se ci riferiamo al caso specifico dell’indicatore
confrontare l’indice di settore con il prezzo di un titolo del medesimo settore per comparare il momentum delle due componenti.
Per concludere, anche in questo caso gli studi sopra esposti non intendono affermare che il PPO sia un indicatore migliore rispetto all’MACD, ma vuole soltanto far riflettere il lettore su come i due indicatori abbiano caratteristiche diverse che li rendono utili per situazioni e analisi differenti.
CONCLUSIONI FINALI
Nello svolgimento del presente trattato si possono individuare due parti ben distinte: nella prima sono stati ampiamente descritti i principi fondamentali dell’analisi tecnica classica, ovvero tutte le informazioni che un qualsiasi trader dovrebbe conoscere alla perfezione in quanto risultano essere la base di ogni tentativo di approccio allo studio dei mercati finanziari. Nella seconda parte invece ci si è voluti concentrare sull’analisi di alcuni elementi di utilizzo non molto diffuso ma che, come è stato dimostrato, posso rivelarsi fedeli alleati durante il percorso di studio e comprensione di un particolare titolo quotato o indice sul mercato azionario.
Ecco, l’essenza di tale lavoro è individuabile riflettendo principalmente proprio sull’impostazione della seconda parte; il messaggio che vuole passare è quello di mettere in guardia chiunque voglia approcciarsi all’analisi dei mercati finanziari intimando che sì, è corretto (oltre che strettamente necessario) studiare la materia partendo dalle basi fondamentali che la caratterizzano, ma si rivela poi assolutamente controproducente rimanere ancorati esclusivamente a tale dottrina senza porsi l’obiettivo di ampliare i propri orizzonti e le proprie conoscenze. L’analisi tecnica è infatti una materia dinamica: vengono studiate particolari evenienze o coincidenze in teoria che l’operatore va a ricercare durante i propri approfondimenti; egli deve essere in ogni caso pronto però a scovare minime differenze o similitudini che possano rimandare a quanto studiato, dimostrando una mentalità duttile e tutt’altro che schematica.
Proprio per questo, lo studio della materia non si esaurisce con l’acquisizione dei concetti base dell’analisi tecnica, ma il trader è chiamato a fare tesoro di tutti i casi
operativi che gli si presentano dinanzi, incrementando giorno dopo giorno il proprio bagaglio di conoscenze e competenze. Oltre a memorizzare le esperienze fatte sul campo, è fondamentale anche ampliare la gamma di strumenti utilizzabili per le analisi, poiché essendo l’analisi tecnica un’analisi di tipo probabilistico, ogni segnale che faccia pensare ad un determinato evolversi delle circostanze acquista importanza e rafforza l’ipotesi partorita in partenza: più indizi si hanno a disposizione, più la prova sarà affidabile.
In tale quadro si va a inserire l’esperienza di lavoro effettuata tramite il programma MATLAB, che è risultato un supporto determinante. Tramite tale programma è infatti possibile sviluppare qualsiasi indicatore tecnico di mercato che l’operatore desideri analizzare, anche quelli più innovativi che non sono disponibili sulle piattaforme gratuite di trading che oramai invadono il web. L’altro aspetto che merita di essere citato è la facilità con cui il programma, una volta creata la serie di comandi utili per visualizzare l’indicatore, consente di modificare i parametri fondamentali dell’analisi quali arco temporale o time span dell’indicatore, permettendo così di poter effettuare una quantità di tentativi pressoché infinita con un dispendio di tempo veramente minimo. Il mix tra la volontà dell’operatore di ampliare il proprio sapere e gli strumenti che semplificano tale processo crea dunque la situazione ideale per permettere di operare sui mercati finanziari in maniera consapevole e responsabile.
BIBLIOGRAFIA
Fornasini A. , “Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line” , Etas (2003)
M. J. Pring , “Analisi tecnica dei mercati finanziari” , McGraw-Hill (1995)
J. J. Murphy , “Analisi tecnica dei mercati finanziari: metodologie, applicazioni e strategie