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desintonizzata dell'interlocuzione proposta da Clitemnestra e dal Coro 329 , la sacerdotessa euripidea (nella trilogica e coerente continuità che dall'Alessandro porta alle Troiane 330 )

dispiega la propria identità, ben prima dell'ingresso in scena, già nel prologale appellativo di

parqšnoj drom£j

331

(Tro. 41s.), e la violazione della sua ¡gne…a

332

, ascritta all'¢sšbeia di

Agamennone (v. 43 tÕ toà qeoà te paralipën tÒ t' eÙsebšj) colpito da freccia d'amore

t£laina limoqn¾j ºnescÒmhn) ed ora ripagata dal dio m£ntij con la morte (vv. 1275s.); sull'imagery apollinea della scena cf. Loraux 2001, 129 n. 57.

329

Che nel linguaggio di matrice mantica di Cassandra scorgono piuttosto una qe…a man…a: la reazione della regina al silenzio della xšnh (v. 1064 Ã ma…neta… ge kaˆ kakîn klÚei frenîn) sembra riecheggiata dal Coro al v. 1140 frenoman»j tij eŁ qeofÒrhtoj: cf. Mazzoldi 2001, 213; l'effettiva impossibilità di interazione dialogica tra la profetessa ed il Coro non impedisce ad Eschilo di perseguire una strategia poetica che prevede la menzione, di pregnante valenza metamusicale, dei nÒmoi Órqioi al v. 1153: vd. supra pp. 44s.

330

Già nella pièce d'esordio della trilogia troiana Cassandra (la cui rilevanza drammatica nell'Alessandro, limitatamente ai frammenti pervenuti, emerge come un dato ineludibile, specie in relazione all'¢nagnwrismÒj di Paride e alla profezia sulle rovinose conseguenze della sua riammissione a palazzo: la trattazione di Mazzoldi 2001, 138-165, nel discutere i tentativi di integrazione dei frammenti papiracei e nel proporre l'attribuzione all'Alessandro dei frr. inc. fab. 867 e 1082 K., si configura peraltro come ben più di un aggiornato status quaestionis) sembrerebbe presentare già scoperti i connotati di bacchica main£j (cf. fr. 62e 1s. K. ]hj ½kous' œpoj [ / b]akceÚei fršna[ ) e di sacerdotessa apollinea (cf. fr. 62g K. ¥kranta g£r m' œqhke qesp…zein qeÒj, / kaˆ prÕj paqÒntwn k¢n kako‹si keimšnwn / sof¾ kšklhmai, prˆn paqe‹n dš, ma…nomai, e fr. inc. fab. 867 K. ¢ll' ¥gcimoj g¦r ¼de Fobe…a gun», in cui il riferimento alla sposa di Febo ben si attaglia alla caratterizzazione di Cassandra che emerge dalla trilogia troiana); cf. anche Scodel 1980, 69ss., sull'imagery bacchica che scandisce le apparizioni del personaggio dall'Alessandro alle Troiane; di opposto parere Meridor 1989, 26ss., che sulla presunta discontinuità nella caratterizzazione del personaggio lungo le due pièce si appoggia per asserire l'infondatezza della teoria trilogica per i drammi euripidei del 415: «Cassandra's untraditional sacred virginity, carefully stressed in the introductory soliloquy of the Troades, cannot have been acquired between the end of the first play (where Cassandra already is a "Cassandra", i.e., punished by Apollo) and the beginning of the third (where she is neither)» (28).

331

La ‘corsa’ del delirio (menadico) configura la prima caratterizzazione di Cassandra (per apollinea sanzione: vv. 41s. ¿n dł parqšnon / meqÁk' 'ApÒllwn drom£da Kas£ndran ¥nax) e torna, significativamente, all'annuncio della sua entrata in scena (vv. 307 main¦j qo£zei deàro Kas£ndra drÒmJ): agisce peraltro, nell'accostamento tra drom£j (e drÒmoj) e Kas£ndra, un'evidente attenzione agli effetti fonici.

332

Mazzoldi 2001, 21 rileva come la consacrazione di Cassandra ad Apollo, con ciò che ne risulta implicato sul piano dell'inviolabilità sacerdotale, detenga nelle Troiane lo statuto di gšraj, secondo quanto asserito da Ecuba nella parodo (cf. vv. 252s. Ã t¦n toà Fo…bou parqšnon, µ gšraj Ð / crusokÒmaj œdwk' ¥lektron zÒan;), giusto prima di un'ulteriore, esplicita attestazione dell'ufficialità del ruolo cultuale della l£trij Cassandra, invitata dalla madre a gettare zaqšouj klÍ- / daj kaˆ ¢pÕ croÕj ™ndu- / tîn stefšwn ƒeroÝj stolmoÚj (vv. 256ss.): ecco che, inevitabilmente, l'enfasi è da Euripide veicolata sull'empietà di un'unione segreta e adulterina (v. 251 lšktrwn skÒtia numfeut»ria).

nei confronti della vergine œnqeoj

333

(v. 255 œrwj ™tÒxeus' aÙtÕn ™nqšou kÒrhj), determina

la tonalità del gesto di spoliazione dalle sacre insegne (vv. 451-454), intriso di un rimpianto

(ca…rete) che segnala la valenza contrastiva dell'allusione al precedente eschileo (Ag. 1267),

giocata sulla ripresa scoperta dell'imperativo ‡te. La sapiente strutturazione retorica

dell'imeneo è tramata di riprese e corrispondenze in responsione

334

, e la pregnanza

metaletteraria della menzione di Febo, nel contesto ‘ctonio’ dell'invocazione ad Ecate (v. 323)

e in un inserto di choral projection di matrice dionisiaca

335

(aperto dall'invito rituale p£lle

pÒda. / a„qšrion ¥nage corÒn: eÙ¦n eÙo‹, vv. 325s.), sigilla nel delirio di Cassandra

un'alleanza paradossale tra Apollo e Bacco

336

palese altresì agli occhi di Taltibio (vv. 408ss.

e„ m» s' 'ApÒllwn ™xeb£kceuen fršnaj, / oÜ t¨n ¢misqˆ toÝj ™moÝj strathl£taj /

toia‹sde f»maij ™xšpempej ¨n cqonÒj) e di cui la stessa bakceÚousa kÒrh (così al v. 342

il Coro, al termine della performance coreutica) sembra avere piena consapevolezza (vv.

366s. œnqeoj mšn, ¢ll' Ómwj / tosÒnde g' œxw st»somai bakceum£twn

337

), fino allo

sparagmÒj delle insegne apollinee (v. 453 ‡t' ¢p' ™moà crwtÕj sparagmo‹j).

333

Le cui bacchiche referenzialità dovrebbero, piuttosto, creare imbarazzo agli Achei: a„scÚna 'Arge…oisin è, a detta di Ecuba, Cassandra ™kbakceÚousa ai vv. 169ss., a conclusione della I strofe della parodo.

334

Cf. l'analisi di Biehl 1989, ad l.

335

Cf. Henrichs 1996, 54 n. 17; coglie nel segno Loraux 2001, 134: «è una Cassandra dionisiaca e metateatrale, ma anche apollinea fino alla trasgressione che, nel mezzo dell'evohe (euan, euoi), si invita da sola a danzare in un coro guidato da Febo, prima di farsi corifea per invitare Ecuba a entrare nella danza, al suono dell'urlo "Imeneo" e degli iakhai delle donne sposate»; la connotazione di ritualità bacchica dell'imeneo di Cassandra è puntualmente individuata da Mazzoldi 2001, 237: l'insistenza, in particolare, sull'area semantica della luce (evidentemente emanata dalle fiaccole: vv. 309s. flšgw lamp£si, vv. 320s. ¢naflšgw purÕj fîj / ™j aÙg£n, ™j a‡glan) «suggerisce il ruolo della componente fotonica nell'estasi dionisiaca e il suo potere di stimolo».

336

Il campo lessicale bacchico punteggia insistentemente la scena di Cassandra, definendone l'orizzonte di anomalia rispetto all'‘ortodossia’ divinatoria, regolarmente sotto l'egida apollinea: l'assimilazione della profetessa ad una baccante disegna il paradigma di percezione esterna (il Coro, Ecuba, Taltibio) ed interna (è Cassandra stessa a servirsi dell'imagery dionisiaca) del personaggio; cf. Mazzoldi 2001, 233-241: la studiosa, al termine di un'esaustiva disamina della Cassandra baccante nelle Troiane, rileva infine la produttività della caratterizzazione bacchica della profetessa all'interno dell'intera produzione euripidea (Hec. 121, 676s.; El. 1032; IA 757s.), concludendo che «Euripide sembra operare una precisa scelta nel connotare sistematicamente l'invasamento apollineo di Cassandra con tratti che afferiscono alla sfera dionisiaca, suggerendo la duplice immagine di una menade e di una pazza, per evidenziare il suo stato di eccezionalità e di emarginazione» (241).

337

Il passaggio dalla frenesia dei docmi al parlato dei trimetri non interrompe, in un primo momento (vv. 353- 360), il flusso divinatorio sui basilikoˆ g£moi, a cui ancora presiede Apollo (v. 356 e„ g¦r œsti Lox…aj), garante altresì degli oracoli rivelati nell'inserto profetico in tetrametri trocaici (vv. 428: poà d' 'ApÒllwnoj lÒgoi . . . ; si domanda Cassandra in merito alla futura sorte della madre).

Campo allusivo e metatestuale di singolare produttività nella definizione del rapporto