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situational contrast» 312 : se l'affioramento intertestuale maggiormente significativo, condotto attraverso la metafora del kalÚptein della nera morte, illumina lo stridente contrasto tra

l'empio assassinio dell'anziano, inerme Priamo (Tro. 1315s. mšlaj g¦r Ôsse katek£luye /

q£natoj Ósioj ¢nos…aij sfaga‹sin) e l'uccisione in battaglia di un guerriero (Erimante per

mano di Idomeneo, in Il. XVI 350 qan£tou dł mšlan nšfoj ¢mfek£luyen), è nel lamento

monologico di Ecuba sul cadavere di Astianatte (vv. 1156-1250

313

) che Euripide dispiega,

attraverso il pregnante medium metaforico dello scudo di Ettore

314

, una strategia

312

Ibid. 70. Solo in parte differente l'approccio alla questione da parte di Di Benedetto (in Di Benedetto-Cerbo 1998, 5-17): le Troiane drammatizzano il modulo formulare iliadico ™pˆ dł sten£conto guna‹kej (4x nell'Iliade: XIX 301, XXII 515, XXIV 722, 746), dando compimento alla «forte attesa di morte nell'Iliade» (9), e certamente il confronto col poema omerico «punteggia il testo delle Troiane in modo sistematico» (13); nella tessitura del personaggio di Andromaca, in particolare, i riusi iliadici (in netta prevalenza dal VI libro, in una costante tensione nostalgica verso Ettore) garantiscono la tenuta di «un confronto competitivo, con l'autore più recente che gareggia con il modello» (14), ed è il modulo allocutivo il veicolo privilegiato dell'intenzione imitativo/allusiva: la profezia di Ettore in Il. VI 454s. Óte kšn tij 'Acaiîn calkocitènwn / dakruÒessan ¥ghtai è ormai realtà per Andromaca in Tro. 577 'Acaioˆ despÒtai m' ¥gousin, e l'invocazione al marito al v. 587 mÒloij, ð pÒsij, moi realizza le previsioni di Il. VI 462s. (con l'omerico nšon ¥lgoj riecheggiato da Ecuba al v. 596 ™pˆ d' ¥lgesin ¥lgea ke‹tai), ma l'affioramento allusivo a maggiore coefficiente letterario è costituito dalla sequenza quadripartita all'interno dell'apostrofe dei vv. 673s. sł d', ð f…l' “Ektor, eŁcon ¥ndr' ¢rkoànt£ moi / xunšsei gšnei ploÚtJ te k¢ndre…v mšgan, evidente rielaborazione di Il. VI 429s. “Ektor, ¢t¦r sÚ mo… ™ssi pat¾r kaˆ pÒtnia m»thr / ºdł kas…gnhtoj, sÝ dš moi qalerÕj parako…thj (per l'individuazione del portato intertestuale di questi versi cf. le considerazioni di Di Benedetto, ibid. 197 n. 189: nel segnalare le precedenti variationes euripidee, in Hcld. 229s. e Hec. 281, sulla celebre sequenza iliadica, lo studioso nota come «da una tragedia all'altra la distanza dal modello si accresce. Alla fine, nel verso delle Troiane a tre termini caratteristici della idealità aristocratica tradizionale si aggiunge, come elemento volutamente disomologo, un elemento moderno quale è il termine xÚnesij»). Di semplice «consonanza» parla infine Di Benedetto (ibid. 15) nel raffrontare Tro. 1186ss., l'allocuzione patetica di Ecuba al cadavere di Astianatte, intrisa di rimpianto per il fanciullo cui è stato negato di tugc£nesqai ¼bhj, con Il. XXIV 726ss., il gÒoj di Andromaca sul cadavere di Ettore, in cui la morte prematura del figlio è angosciosamente prevista, e figurata nell'immagine di una ¼bh irraggiungibile (vv. 727s. oÙdš min o‡w / ¼bhn †xesqai).

313

Con il Coro che, dal v. 1215, tenta invano di porsi come interlocutore antifonale di un kommos, in un ruolo subalterno, fino poi ad assumere le funzioni di œxarcoj ai vv. 1226-1230, 1235ss.: v. supra pp. 25ss.; sui caratteri retorico-stilistici del monologo di Ecuba cf. il fondamentale Battezzato 1995, 153-156: del resto, «l'assunzione dei vari temi del threnos nel monologo non avviene senza una rielaborazione profonda: uno dei temi più tipici, quello della morte prematura che viene pianta dai vecchi, che si aspettavano di morir prima, viene caratteristicamente inserito in un gioco di rovesciamenti e attese perversamente realizzate» (154).

314

Sulla connotata valenza simbolica dello scudo di Ettore (arma rappresentativa dell'antonomastico difensore di Troia, ma non solo: cf. ai vv. 1136s. l'enfasi sull'effetto terrorizzante dell'¢spˆj calkÒnwtoj dell'eroe troiano)

allusivo/contrastiva e metaletteraria di ampio respiro («epic self-reflexivity», secondo la

definizione di Segal 1993, 32), che sull'ipotesto iliadico, e dunque sul modulo della «epic

commemoration» (30) dell'eroe caduto (i lamenti di Andromaca e di Ecuba su Ettore in Il.

XXII 431-436, 477-514, XXIV 725-745, 748-759), una volta svuotato dei requisiti eroici e

rifunzionalizzato (nelle insistite allocuzioni ad Ettore) «into icons of loss and absence»,

innesta il paradigma tragico del qrÁnoj per il fanciullo morto; già dalla sua prima apparizione

in scena, in braccio ad Andromaca ¢p»nhj nètoisi (v. 572), Astianatte viene investito del

destino paterno (col termine ¢p»nh, 6x in Il. XXIV, è designato il carro su cui Ettore è

riportato a Troia da Priamo

315

), ed il compianto funebre tributatogli si alimenta di sistematici

riferimenti al padre, cui pure è assimilato lo scudo, oggetto (personificato) di una allocuzione

di sostenuto tessuto retorico

316

(e di matrice epinicia: vv. 1221ss. sÚ t', ð pot' oâsa

kall…nike, mur…wn / mÁter tropa…wn, “Ektoroj f…lon s£koj, / stefanoà: qanÍ g¦r oÙ

qanoàsa sÝn nekrù), che sostanzia quella che si potrebbe definire una ‘imagery

dell'assenza’, produttiva sino al termine della pièce (nell'ossessivo refrain sull'¢f£neia di

Troia e dei suoi abitanti: cf. vv. 1244 ¢fane‹j ¨n Ôntej oÙk ¨n Ømnhqe‹men, 1292 ¥polij

Ôlwlen oÙd' œt' œsti Tro…a, 1322 Ônoma dł g©j ¢fanłj eŁsin): l'assenza stessa di Ettore,

cioè, parrebbe metaforizzare la distanza tra l'epos (pur affiorante, in ‘iliadica’ filigrana, nella

second a parte del dramma) e la dimensione trenodica dell'universo espressivo delle Troiane,

cf. Dyson-Lee 2000, 22: «for Andromache the shield seems so close to Hector as almost to stand for him, [...] while for the audience it prepares for the way in which Hecuba will see her own son Hector in his shield»; l'associazione tra lo scudo ed il figlio dell'eroe, destinato a ripercorrerne le gesta, aveva avuto consacrazione letteraria nell'Aiace sofocleo (vv. 574-577 ¢ll' aÙtÒ moi sÚ, pa‹, labën toÙpènumon / EÙrÚsakej, ‡sce di¦ polurr£fou stršfwn / pÒrpakoj ˜pt£boion ¥rrhkton s£koj: / t¦ d' ¥lla teÚch ko…n' ™moˆ teq£yetai), e l'allusiva variatio euripidea gioca sul differente destino dei due fanciulli: «Eurysakes is a boy with a future: he may be expected to take his father's place [...]. Thus the burial is for Astyanax, whose being is likewise determined solely by his father's qualities, a grim travesty of the inheritance of Eurysakes» (26).

315

Pari la frequenza di impiego (6x in Il. XXIV), ad indicare il medesimo carro, del sostantivo ¥maxa. Cf. Davidson 2001, 72: «there is an added poignancy, then, in the Troades, for a cart to be the conveyance for Hector's widow, fatherless son and empty armour. This same armour itself has been put by Achilles on to his chariot at Il. XXII 399. Hector's shield, moreover, becomes the bier for the dead Astyanax».

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Ottimo Segal 1993, 31: «the metaphorical "mother" fuses family life with war, as the surrogate human mother invests the inanimate weapon with maternity. The trophy of victory is also the tomb of the defeated warrior's son, and monument itself seems to be involved in his dead».

che all'epica (odissiaca) allude (in questo caso senza svuotarla, ma anticipandone la genesi

317

)