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La determinazione della soggettività di genere nelle Lettres persanes e

III. LA RAPPRESENTAZIONE DELLA SOGGETTIVITÀ NEL XVIII

5. La determinazione della soggettività di genere nelle Lettres persanes e

Lettres persanes e nelle Lettres d’une Péruvienne

Nel confronto tra le Lettres persanes e le Lettres d’une Péruvienne è determinante la localizzazione della soggettività nella differenza di genere dei rispettivi autori. Julia Douthwaite ritiene che ritiene che il punto di vista del testo, cioè la scrittura, sia infatti fortemente determinata dal genere410. L’analisi che ne consegue si riferisce alla strategia comparativa intertestuale di produzioni di autori maschili e femminili, che Nancy Miller chiama «reading in pairs»411 e che è diventata particolarmente fertile nella critica recente riguardo la produzione di Madame de Graffigny. La soggettività dei protagonisti dei romanzi di Montesquieu e di Madame de Graffigny sono molto differenti. L’analisi e il confronto della soggettività dei due romanzi si risolve nella differenza principale che caratterizza i due romanzi in oggetto: la soggettività di genere. I due protagonisti Usbek e Zilia sono infatti marcati dalla differenza sessuale.

Il presente lavoro ha cercato di mostrare come il linguaggio rappresenti nelle Lettres

d’une Péruvienne il mezzo imprescindibile per l’esperienza soggettiva, cioè come

la scrittura non sia soltanto strumento per i contenuti, ma elemento costitutivo della soggettività stessa. Nel romanzo Zilia non è rappresentata come oggetto del

410 Madeleine Dobie, The subject of writing : language, epistemology, and identity in the «Lettres

d’une péruvienne ». In: The Eighteenth Century, Vol. 38, No. 2, 1997, p. 99.

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discorso, ma come soggetto dello stesso discorso, che diventa così immediatamente significativo. Per la protagonista Zilia, il «dramma è tutto linguistico»412, in altre

parole, il dramma del racconto è in realtà il dramma del linguaggio. È possibile infatti tracciare sin dall’inizio del romanzo una riflessione sul linguaggio e sulla scrittura che è sostenuta ovunque nel testo. La scrittura si rivelerà per la protagonista un mezzo di espressione e auto-determinazione.

Per quanto concerne il linguaggio di genere, Nancy Miller ha associato i quipos « qui tenaient lieu de l’art d’écrire »413 a una rappresentazione testuale specificatamente femminile. Infatti, Zilia scrive dei suoi quipos come « le dernier tissu de mes pensées », confermando il collegamento fra tessile e testuale. Zilia si inserisce perfettamente nella tradizione delle eroine forti che sopravvivono al rapimento, all'abbandono e alla privazione del linguaggio, tutti accadimenti che la protagonista sperimenta e racconta attraverso la propria voce, in un’operazione che può essere assimilata a quella di una «tessitura»414 del testo. In questo senso, i

quipos possono essere riletti come un sistema linguistico autonomo e resistente che

esprime la piena potenzialità della differenza di genere nella tradizione letteraria. Per Zilia scrivere non è semplicemente un canale di comunicazione, ma chiaramente è il mezzo per l’auto-riflessione. La lettera, metafora e metonimia dell'assenza e della separazione, media la relazione con l'altro, ma nelle Lettres d’une Péruvienne

412 Madeleine Dobie, The subject of writing : language, epistemology, and identity in the «Lettres

d’une péruvienne ». In: The Eighteenth Century, Vol. 38, No. 2, 1997, p. 100.

413 F. Graffigny, Lettres d’une Péruvienne, Lettre XIX. In : Raymond Trousson, Romans de femmes du XVIII siècle, Cit., p. 118.

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è simultaneo alla costituzione dell’Io. Come una forma di autobiografia, l’epistolarità tematizza la costituzione identitaria della protagonista che nell'entità linguistica comporta il frazionamento dell’io, alienandolo in un sistema linguistico. Nel caso di Graffigny la critica riconosce ed afferma l'esperienza soggettiva nella scrittura femminile, localizzandola nella differenza di genere relativa all’autrice415.

Nel romanzo non c'è un’originaria identità pre-linguistica, piuttosto l'identità soggettiva emerge attraverso processi di trasferimento dell’Io nel linguaggio. Di conseguenza, il romanzo di Graffigny fornisce un racconto narrativo di esperienza sensoriale che è la fondazione di conoscenza in un individuo, corpo sessualizzato, e la storia di Zilia può essere letta come una testimonianza di esperienza vissuta di alienazione che è soggettiva e corporalmente localizzata416. Graffigny complica e

radicalizza l'alterità critica rappresentata nelle Lettres persanes di Montesquieu mettendo in scena un soggetto che scrive marcato dalla differenza sessuale e da quella culturale.

Per illustrare questo pensiero Madeleine Dobie nota come nelle Lettres persanes le donne esprimano la propria voce soltanto dal luogo marginalizzato e chiuso del serraglio. Inoltre, soltanto alla fine del romanzo un nuovo linguaggio e una scrittura soggettiva emergono in concomitanza al suicidio e alla morte della ribelle eroina Roxane. L’implicazione è quella che per le donne la morte è l’unico modo per far sentire la propria voce. Le Lettres d’une Péruvienne allora possono essere

415 Madeleine Dobie, The subject of writing : language, epistemology, and identity in the «Lettres

d’une péruvienne ». In: The Eighteenth Century, Vol. 38, No. 2, 1997, p. 103.

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interpretate come una radicale riscrittura delle Lettres persanes, dove nel romanzo monofonico si ode soltanto la voce della protagonista che riflette una soggettività tutta femminile, escludendo completamente la voce maschile.

Il romanzo di Montesquieu si conclude drammaticamente. Le leggi del serraglio d’Ispahan finiscono per rovesciarsi e per vendicarsi del loro padrone tiranno, travolgendolo e facendolo precipitare nel caos delle passioni. La sicurezza del viaggiatore filosofo vacilla sin dal momento in cui si confronta con la molteplicità di voci delle mogli. Nell’ultima lettera del romanzo Roxane confessa il proprio tradimento scrivendo che ha deciso di mettere fine alla propria vita. L’inchiostro della lettera di Roxane rappresenta una metafora del sangue che sarà versato nel serraglio di Ispahan similmente al veleno che scorre nelle vene di Roxane.

I personaggi femminili, Zilia e Roxane, anche se prodotti da una scrittrice e da uno scrittore condividono in parte gli stessi ideali, sono donne che mirano a far sentire la propria voce per ottenere di essere riconosciute come soggetti. Si tratta di una emancipazione dalla posizione di vittima per sfuggire dalla situazione personale. Se l’emancipazione in Zilia si sviluppa soprattutto con l’accesso al sapere per poter padroneggiare un discorso critico sulla società francese, in Roxane l’emancipazione è manifestata dalla necessità di fingere per non essere interpretata. Entrambe vittime di società governate dagli uomini, rimangono incatenate alle rispettive culture. L’interpretazione personale della propria appartenenza di genere si risolve in Zilia con il rifiuto delle peculiarità femminili: matrimonio e maternità; Roxane non ha un

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protettore come Déterville, ma un marito dispotico ed eunuchi che la sorvegliano, dimora in un serraglio, non a Parigi, l’unica via per la libertà è il suicidio.

Nella lettera finale delle Lettres persanes Roxane disillude Usbek delle proprie credenze, adesso che ha piena padronanza del proprio corpo e della propria mente. Ella lo schernisce per mezzo di un « language nouveau » scoprendo il nuovo e inconsueto potere liberato nella scrittura femminile417:

Ce langage, sans doute, te paraît nouveau. Serait−il possible qu'après t'avoir accablé de douleurs, je te forçasse encore d'admirer mon courage?418

« Ce language nouveau » di Roxane costringe a una rilettura delle Lettres persanes in una nuova prospettiva, per esempio diventa necessario reinterpretare l’opinione di Usbek quando attribuiva a Roxane una « vertu ferouce ». La soggettività dei protagonisti delle Lettres presanes si svela attraverso un language inconnu e un

langage nouveau a cui è legata una necessità di lettura e di rilettura419.

La concezione dispotica del linguaggio di Usbek è caratterizzata dagli ordini « sanglants »420 che egli impartisce. La convinzione in un’autorità solenne è

inseparabile da una convinzione che l’autorità del linguaggio significhi e produca elementi unitari di significato ed effetto. In altre parole, il modello dispotico orientale è traslato nel linguaggio dispotico di Usbek, che attraverso la scrittura

417 Madeleine Dobie, The subject of writing : language, epistemology, and identity in the «Lettres

d’une péruvienne ». In: The Eighteenth Century, Vol. 38, No. 2, 1997, p. 105.

418 Montesquieu, Lettres persanes. Édition présentée établie et annotée par Jean Starobinski, Gallimard, 2003, Lettre CLXI, p. 341.

419 Madeleine Dobie, The subject of writing : language, epistemology, and identity in the «Lettres

d’une péruvienne ». In: The Eighteenth Century, Vol. 38, No. 2, 1997, p. 106.

420 Montesquieu, Lettres persanes. Édition présentée établie et annotée par Jean Starobinski, Gallimard, 2003, Lettre CL, p. 331.

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diventa allegoria della sua soggettività. La soggettività di Usbek si manifesta nella contraddizione tra passione e ragionamento filosofico. Una soggettività cresciuta in Oriente, intrappolata in un mondo tutto al maschile, anche se impregnata e retta dalla conoscenza filosofica non riesce ancora a emanciparsi. La fine del romanzo rivela questo disorientamento di Usbek. Le ultime parole scritte dalla moglie Roxane che annunciano l’imminente suicidio, non saranno comprese. Nell’ultima sua lettera, Usbek reagisce drammaticamente al collasso della propria autorità e a quello del serraglio di Ispahan dichiarando: « il me semble que je m’anéantis »421. Le Lettres d’une Péruviennes e le Lettres persanes contengono una riflessione sul considerare l’amore come una guerra tra i due sessi. Graffigny e Montesquieu denunciano nelle loro opere le differenze di genere accettate e legittimate dalla società del XVIII secolo in Francia. Costruiscono così dei personaggi femminili perfettamente coscienti della loro condizione di sottomissione che non è tuttavia disposta ad essere accettata passivamente e senza reagire. La critica di Zilia riguardo la concezione della donna in Francia diventa un nodo centrale nello sviluppo del romanzo, partendo dalla riflessione nello spazio intimo della lettera per arrivare ad un'accusa pubblica a carattere universale che giunge ad una denuncia politica. Agisce in modo implosivo dunque, ripiegandosi sull'intimità fornita dalla lettera. Roxane, in compenso, dopo avere fatto esperienza delle condizioni che regolano la cultura dispotica all’interno del serraglio, decide di vendicarsi ingannando Usbek

421 Montesquieu, Lettres persanes. Édition présentée établie et annotée par Jean Starobinski, Gallimard, 2003, Lettre CLV, p. 334.

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senza che egli se ne accorga se non soltanto quando è ormai troppo tardi. L'analogia di contenuti tra le due opere, apparentemente così distanti, è messa così in evidenza. Spingendo ancora più lontano il ragionamento, può essere avanzata l’ipotesi secondo cui il personaggio di Roxane rappresenti un prototipo del personaggio di Zilia, che alla morte preferisce l’approdo alla conoscenza e a una identità di femme

de lettres. Zilia approda nell’ultima lettera che chiude il romanzo una coscienza

auto-espansa tramite l’adozione di una seconda lingua e di una seconda cultura, celebrando il proprio potere linguistico nell’esprimere il piacere in un’esistenza cosciente. È chiaro dunque che i due personaggi femminili, anche se prodotti dalla mente di un autore e di un’autrice, rivendichino la condizione della donna nel secolo dei Lumi.

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CONCLUSIONI

…E

sso può molto aiutare gli uomini affinché, […] «connettano a tal punto la loro vita a quella degli altri, riescano ad identificarsi con gli altri così intimamente, che l'accorciamento della durata vitale propria risulti sormontabile. Se questo in particolare è vero, il piacere procurato dalla letteratura ha un'utilità ben più durevole per gli uomini che non le scappatoie infime del lapsus, le difese penose del sintomo e gli appagamenti allucinatori del sogno.

(F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura.)

L’argomento principale sviluppato in questo lavoro fa riferimento alla soggettività di Usbek e di Zilia, i protagonisti delle Lettres persanes e delle Lettres d’une

Péruvienne. Il recupero di una possibile correlazione tra genere e soggettività del

personaggio, nello specifico tra la voce femminile di Zilia e la voce maschile di Usbek, è al centro di questa analisi.

Nel primo capitolo è stato tracciato un profilo del contesto storico, sociologico e letterario della prima metà del XVIII secolo, ripercorrendo le origini e le finalità del

roman par lettres nel momento in cui si distanzia dal genere del roman-mémoire.

Partendo dalle prefazioni degli autori dei due romanzi è stato possibile operare un parallelo tra le Lettres persanes e le Lettres d’une Péruvienne. Esse si sono rivelate utili e significative per la definizione del genere epistolare e del contesto culturale e letterario nel quale scrivono Montesquieu e Madame de Graffigny. Il confronto del contenuto tematico delle due opere letterarie risulta fondamentale per la caratterizzazione progressiva dei personaggi principali: se il pensiero di Zilia non

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può essere collocato interamente in una dimensione sentimentale, in egual misura quello di Usbek non può essere interamente ricondotto al discorso filosofico. Nel secondo capitolo è stato esplorato il funzionamento della soggettività di Usbek e di Zilia mediante una riflessione sulla questione dell’alterità nei due protagonisti cui essa è inestricabilmente legata. L’elaborazione dell’identità soggettiva dei due personaggi è scaturita dall’analisi della struttura dei due romanzi. Nelle Lettres

d’une Péruviennes, la monodia epistolare tradisce una soggettività tipicamente

femminile, riconducibile al linguaggio come mezzo di creazione dell’identità soggettiva; l’isolamento linguistico iniziale di Zilia porterà infatti a una presa cosciente di « venue à l’écriture comme auto-réflexion ». Nelle Lettres persanes la struttura del romanzo epistolare polifonico è invece riconducibile a un vasto pluralismo di coscienza, luogo in cui la soggettività di Usbek si relaziona con una dimensione intersoggettiva tra i personaggi. Pertanto il tema dell’intersoggettività diventerà fondamentale per penetrare la soggettività del protagonista.

Nel terzo capitolo vengono delineati i tratti della soggettività dei protagonisti delle

Lettres persanes e delle Lettres d’une Péruviennes. Dal paragrafo intitolato La ré- écriture de soi-même ou «exister par écrire», in cui viene affrontata la specifica

soggettività di Zilia, è emerso come l’eroina dimostri che la coscienza di sé sia acquisibile solo per contrasto, poiché non è possibile dire Io se non rivolgendosi a qualcuno. È proprio in questa corrispondenza e in questa dualità che viene costituita la soggettività di Zilia. La corrispondenza con l’amato è dunque determinante poiché, nell’atto di scrivere, essenzialmente ella riscrive se stessa e celebra il proprio

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potere linguistico nell’esprimere il piacere di un’esistenza cosciente. Nel paragrafo intitolato L’identité féminine dans les Lettres d'une Péruvienne sono stati recuperati gli elementi utili per sostenere le parole di Marijn Kaplan422, secondo cui Françoise de Graffigny è conosciuta dal pubblico moderno come la creatrice del personaggio femminile che possiede l’identità femminista più forte nella letteratura del secolo del Lumi.

Per ciò che concerne il personaggio di Usbek, Catherine Gallouët sostiene che egli non sia straniero, per quanto appartenga a una cultura orientale423. Ciò non toglie tuttavia che il tema dello straniero abiti il testo: Montesquieu non lo localizza geograficamente, ma nella differenza sessuale. Nelle Lettres persanes, sia per il lettore sia per Usbek, il solo elemento eterogeneo è costituito dalla donna, in quanto, essendo ella confinata nell’harem, sfugge tanto al lettore, che non può concepirla se non attraverso gli occhi di Usbek, quanto a Usbek stesso che, come il lettore, non può immaginarla se non attraverso il proprio carteggio. « L’autre » delle Lettres

persanes esiste, ed è il femminile. Curiosamente, è una conclusione analoga a quella

che emerge dal romanzo di Madame de Graffigny. Zilia infatti è in modo analogo straniera, non perché peruviana, ma perché risulta estranea al contesto culturale contemporaneo.

422 Marijn S. Kaplan, Le développement de l'identité féminine chez Françoise de Graffigny : Cénie

et Lettres d'une Péruvienne. In : Atlantis 32.1, 2007, p. 6.

423 Catherine Gallouët, La topique de l'Orient, selon les «Lettres persanes» et les «Lettres d'une

Péruvienne». In: Étrange topos étranger. Actes du XVIe colloque de la SATOR, Kingston, 3-5

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Per comprendere il funzionamento della soggettività di Usbek è stata approfondita la questione dell’alterità nel paragrafo intitolato L’Io di Usbek. Individuazione per

separazione. Tutto il pensiero di Usbek si riferisce a ciò che è lontano e che ha

perduto nel momento in cui ha deciso di mettersi in viaggio, cioè la Persia e gli affetti di Ispahan. L’Io di Usbek non può che essere compreso nella separazione e nella tensione del desiderio, nella nostalgia e nella responsabilità verso l’universo orientale che ha lasciato.

Nel paragrafo La corporeità nella determinazione della soggettività di Usbek viene trattato il tema del corpo nel panorama letterario del XVIII secolo in Francia e i possibili legami con l’opera di Montesquieu. Si può ipotizzare che nelle Lettres

persanes il pensiero sia correlato a una dimensione materiale imprescindibile, per

cui anche la soggettività di Usbek è strettamente legata alla corporeità. Il paragrafo intitolato Tra soggettivazione e soggezione nel romanzo del serraglio è nato per spiegare come l’identità soggettiva di Usbek si possa riferire alla dimensione di soggezione ad altri, in un tentativo di possesso che si concretizza in un atteggiamento dispotico. La determinazione di Usbek è rilevabile in alcuni passi del romanzo dove all’identità di « raisonneur philosophe » si accosta anche quella di marito violento e geloso di un serraglio con cinque mogli. Questa duplice declinazione della soggettività di Usbek è stata descritta nel paragrafo La

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La soggettività di Usbek può riferirsi alla concezione freudiana che definisce la psiche personale come mediazione tra due forze contrapposte424. Usbek in tutto il

romanzo non è mai libero da conflitti. Per dare risposta all'inquietudine che lo tormenta, ha bisogno di credere che il serraglio sia gestito da uomini fedeli e abitato da donne virtuose. Il rifiuto di prendere in considerazione l'ipotesi del tradimento da parte di qualcuno è rafforzato da espressioni ora di sovrastimazione, ora di sottovalutazione, espressioni che hanno la funzione di condizionare responsabilizzando o reprimendo. Ma quelli che all'apparenza potrebbero sembrare autorevoli interventi di un'impassibile divinità che loda e condanna secondo i meriti e i demeriti si rivela poi una disperata difesa di fronte ad una verità che si teme e che non si accetta. Egli, pur nel completo tormento, desidera che il suo stato d’animo sia tenuto nascosto, affinché gli eunuchi e le donne non possano approfittarne. Di fronte alla catastrofe, il suo ultimo appello a Solim avrà i toni di una rinuncia più che di un’investitura:

Je te mets le fer à la main. Je te confie ce que j'ai à présent dans le monde de plus cher, qui est ma vengeance... […] Rends-moi mon sérail comme je l'ai laissé425.

La ribellione finale delle donne e degli eunuchi condurrà alla rovina totale. Perfino Usbek abbandona il proprio distacco, «accomunando la propria sorte a quella delle vittime del serraglio»426:

424 Carmelina Imbroscio, Per una lettura freudiana delle «Lettres persanes». In: Spicilegio Moderno. Pisa, 6, 1976, p. 31.

425 Montesquieu, Lettres persanes. Édition présentée établie et annotée par Jean Starobinski, Gallimard, 2003, Lettre CLIII, p. 333.

426 Carmelina Imbroscio: Per una lettura freudiana delle «Lettres persanes». In: Spicilegio Moderno. Pisa, 6, 1976, p. 39.

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J'irai m'enfermer dans des murs plus terribles pour moi que pour les femmes qui y sont gardées427.

Soltanto Roxane si salverà dalla rovina. In lei i desideri pulsionali, riconosciuti e accettati e, fieramente e consapevolmente espressi, si ergono a sfida della legislazione repressiva dell'harem. Il suicidio, la sua risposta a un sistema basato su pregiudizi culturali, è una affermazione di libertà. Questo basta a sottolineare la carica liberatoria, il giudizio che inconsapevolmente darà Usbek, quando scriverà all’amico Ibbi, indugiando in un pensiero filosofico sulla legittimità di tale gesto nella celebre lettera LXXVI:

Je suis obligé de suivre les lois, quand je vis sous les lois. Mais, quand je n'y vis plus, peuvent−elles me lier encore ?428

Il paragrafo intitolato Il dramma della libertà dell’Io nelle Lettres persanes fa emergere come la libertà, concepita dal filosofo come tragica e finita, risulti in ultima analisi non mortificata, ma si riveli liberata e restituita alla sua difficile dignità, grazie all’eroina femminile Roxane. Il tema della giustizia cui Montesquieu sembra soggiogare la soggettività ha un rapporto aperto e rischioso con l’accoglienza e la risposta dell’umana libertà. Contro ogni pessimismo sulla natura umana, tale soggettività non va quindi intesa come negazione dell’Io e assoggettamento all’alterità, ma come costruzione identitaria della sua propria natura. Nell’iperbole letteraria delle Lettres persanes Montesquieu sembra

427 Montesquieu, Lettres persanes. Édition présentée établie et annotée par Jean Starobinski, Gallimard, 2003, Lettre CLV, p. 335.

428 Montesquieu, Lettres persanes. Édition présentée établie et annotée par Jean Starobinski, Gallimard, 2003, Lettre LXXXVI, p. 187.

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concepire un’identità soggettiva che soltanto nel rispetto di tutte le proprie sfaccettature può salvarsi da una catastrofe identitaria, personale e filosofica. Nell’ultimo paragrafo dal titolo La determinazione della soggettività di genere nelle

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